Nella storia del cinema ricorre spesso la presenza del vino, vero e proprio attore, a volte protagonista, altre meno, in decine di film, senza dimenticare i casi in cui attori e registi spingono talmente in là la propria passione per Bacco, da non accontentarsi più di omaggiarli sul grande schermo, riscoprendosi vigneron. Come lo scomparso Sidney Pollack, wine lover dallo straordinario sguardo indagatore, e Francis Ford Coppola, di cui ho visitato la cantina in Napa Valley, tra barrique e bottiglie illuminate dagli occhi di bue come fossero le star di un suo film. Proprio Coppola, disse in un’intervista: “ho salvato la mia vita con la mia etichetta di vino, per fortuna la gente che continua a bere ogni anno si mantiene costante, mentre il pubblico di un film è sempre un’incognita, il vino, oltre che un amore, mi dà i soldi necessari per produrre i miei film da solo, ed avviare così una produzione indipendente”. Un universo parallelo e “disordinato”, messo insieme da uno dei massimi esperti italiani della materia, Carlo Montanaro, docente di Storia del Cinema all’Università di Venezia (e moderno mecenate, con il progetto che regalerà alla città lagunare un archivio di 15.000 titoli) che, con l’iniziativa “Cin Cin Cin ... Cinema”, andata in scena, a Villa della Torre, la splendida tenuta a Fumane di Valpolicella della griffe dell’Amarone Allegrini, ha presentato, nei giorni scorsi, una carrellata di 35 spezzoni di film, attraverso un secolo di cinema, da “Giorno di paga” di Charlie Chaplin del 1922 a “Il grande silenzio” di Groning del 2006, “anche se chissà quanti altri verranno in mente ai cinefili, e quanti altri avrei potuto scegliere, andando fino alle radici della storia del cinema, quando i primi spot animati mettevano in guardia, ai primi del Novecento, dall’abuso, specie di assenzio”.
In mezzo, tante storie e tanti sketch, alcuni dei quali, come ricorda Giancarlo Mastella, di Villa Della Torre, con la tenuta di Allegrini e con i vini della Valpolicella protagonisti.
“Villa della Torre, nel 1971, venne utilizzata da Patroni Griffi - racconta Mastella - per girare “Addio fratello crudele”, con Charlotte Rampling, con le musiche di Ennio Morricone e le scenografie di Mario Ceroli, un film che all’epoca fece scandalo, e che persino Moravia recensì con parole innovative. Nel 1972, Pasquale Festa Campanile utilizzò la cantina di Allegrini (Corte Giara), e le sue botti grandi, per ritrarre alcune scene del “Merlo Maschio” con Lando Buzzanca e Laura Antonelli, nella parte di un violoncellista dell’Arena di Verona. Due anni fa, invece, Carlo Carlei e Milena Canonero (costumista premio Oscar per “Barry Lyndon”) - continua Mastella - hanno deciso di immortalare tra i camini e i mascheroni di Bartolomeo Ridolfi di Villa della Torre, l’ultima versione di Romeo & Juliette, con Paul Giamatti e Laura Morante, che uscirà in Usa ad autunno. Una villa, dunque, cinematografica, da cui nasce l’idea di riproporre con un esperto come Carlo Montanaro i brani di ogni tempo, genere e cultura che trattassero di cibo e di vino, segmenti identificativi oltre l’arte, del profilo di Allegrini, azienda moderna ma fortemente ancorata alle tradizioni, cercando di focalizzarci su quei film che hanno il vino come protagonista ed interprete di valore come piacere, devianza, eccesso, amore, convivialità, speranza e riscatto”.
Del resto, molti uomini e donne del cinema amano e producono il vino, e Mastella ne ricorda due: “lo scomparso Sidney Pollack, wine lover dallo straordinario sguardo indagatore, e Francis Ford Coppola, di cui ho visitato la cantina in Napa Valley, tra barrique e bottiglie illuminate dagli occhi di bue come fossero le star di un suo film. Proprio Coppola, disse in un’intervista: “ho salvato la mia vita con la mia etichetta di vino, per fortuna la gente che continua a bere ogni anno si mantiene costante, mentre il pubblico di un film è sempre un’incognita, il vino, oltre che un amore, mi dà i soldi necessari per produrre i miei film da solo, ed avviare così una produzione indipendente”. Per Gianni Moriani della Venice International University, invece, “parlare di cinema e vino vuol dire introdurre un attore: quando compare il vino nelle scene non è soltanto un fatto materiale, se compare una bottiglia compare un attore perché, bevendo il contenuto di questa bottiglia, cambiano i comportamenti di chi beve, il percorso narrativo subisce un’evoluzione, come è successo, almeno in tre occasioni, con i vini della Valpolicella, che è citato, o compare, in tre spezzoni. Mi sono concentrato sul vino rosso, nonostante nel cinema prevalgano le bollicine: il primo film è del 1975, firmato da Robert Aldrich, un noir e si chiama “Hustle” (in italiano “Un gioco altamente pericoloso”, ndr) con Burt Reynolds e Catherine Deneuve. Lui è uno di quei poliziotti un po’ al margine, bastardi, e la sua devianza rispetto alla legge è anche nelle frequentazioni che ha, tra cui quella della questa prostituta d’alto bordo Catherine Deneuve. La scena proposta è una scena d’amore, in cui sorseggiano del whisky e lei gli chiede di parlare di un suo viaggio in Italia ... Lui parla di un pranzo da Rosati, in Piazza del Popolo, e di un vino, il Valpolicella, che lui chiama “Valpolicello”, subito corretto da Catherine Deneuve. Nel secondo il Valpolicella è stato “sfrattato”, si parla di pochissimi secondi tratto da “Il Silenzio degli Innocenti” (del 1991, diretto da Jonathan Demme, ndr), in cui il serial Killer Hannibal Lecter (Anthony Hopkins) dice a Clarice Starling (Jodie Foster) qual è il vino che ama accompagnare al suo piatto preferito, il fegato umano accompagnato da un purè di fave: nel libro è l’Amarone (“a big Amarone”), nel film gli sceneggiatori l’hanno fatto diventare Chianti, considerato più conosciuto da pubblico americano dell’epoca. Nel terzo, un film canadese del 2006 (Away from Her - Lontano da lei, diretto da Sarah Polley, ndr), molto triste, in cui Julie Christie, lontana dai fasti degli anni Sessanta, interpreta una donna colpita dall’Alzheimer che progressivamente perde la memoria. In questa scena ha una crisi di perdita di contatto con la realtà, tenendo in mano una bottiglia di vino, la cui etichetta era un Masi Campofiorin, una delle famiglie storiche produttrici del Valpolicella. Rappresentano anni diversi, e quindi l’evoluzione dell’importanza della Valpolicella nella storia del consumo e della sua affermazione”.
Info: www.allegrini.it
Focus - I film citati da “Cin Cin Cin ... Cinema”
1) Giorno di paga - C. Chaplin - 1922
2) I giorni del vino e delle rose - B. Edwards - 1962
3) Queen Kelly - E.Von Stroheim - 1928
4) Il prigioniero di Zenda - J. Cromwell - 1937
5) Il prigioniero di Zenda - R. Thorpe - 1952
6) Casablanca - M. Curtiz - 1942
7) Quando torna l’inverno - H. Verneuil - 1963
8) Il segreto di Santa Vittoria - S. Kramer - 1969
9) Il profumo del mosto selvatico - A. Arau - 1995
10) Ulisse - M. Camerini - 1954
11) Salomè - C. Bene - 1972
12) Le Nozze di Cana - La vie e la passion de Jesus Christe - F. Zecca, L. Nonguet 1902-1905
13) Il Messia - R. Rossellini - 1976
14) Marcellino pane e vino - L. Vajda - 1955
15) Il grande silenzio - P. Groning - 2006
16) Allòsanfan - P. V. Taviani - 1974
17) Policarpo de Tappeti ufficiale di scrittura - M. Soldati - 1959
18) Penne nere - O. Biancoli - 1952
19) Il Casanova - Federico Fellini - 1976
20) Alle dame del castello piace tanto fare quello - J. Zachar 1967
21) La cena delle beffe - A. Blasetti - 1941
22) Novecento atto II - B. Bertolucci - 1976
23) Una di domenica d’agosto - L. Emmer - 1950
24) Ladri di biciclette - V. De Sica - 1948
25) Il grido - M. Antonioni - 1957
26) La notte - M. Antonioni - 1961
27) Nodo alla gola - A. Hitchcock - 1948
28) Dr. No (Agente 007 licenza di uccidere) - T. Young - 1963
29) The blues brothers - J. Landis - 1980
30) Racconto d’autunno - E. Roemer - 1998
31) Un’ottima annata - R. Scott - 2006
32) Blood and wine - B. Raphelson - 1997
33) Barbapapà: La Vendemmia (Prima Serie TV) - Tison & Teylor - 1974
33) Il bisbetico domato - Castellano & Pipolo 1980
34) Fantasia - W. Disney - 1940
Focus - La “Grande Abbuffata” al cinema: volti, sapori e profumi in celluloide
Si può parlare di un filone “gastronomico” della cinematografia mondiale? Sì, se solo si pensa al susseguirsi di straordinarie scene madri in cui i piatti si preparano non solo per evocare colori, sapori e profumi, ma anche per esprimere, nel gesto culinario, le metafore della vita ed il senso profondo delle relazioni umane. Dal grande Charlot a Babette, dal Pasolini di “Vangelo secondo Matteo” a “Tom Jones”, da “Mamma Roma” a “C’era una volta in America”, dal mitico Sordi di “Un americano a Roma” a “La grande abbuffata” di Ferreri, naturalmente senza dimenticare Totò, tutto nel cinema è un ribollire di pentole, incroci di sguardi, fame, sete, sfinimento dei sensi e del cuore. Senza il binomio “cinema e cucina” saremmo tutti più poveri nello spirito e meno innamorati del piacere.
Satyricon - F. Fellini (1969)
2001 Odissea nello spazio - S. Kubrick (1968)
Behind the screen - C. Chaplin (1916)
Le repas de bébé - Lumière (1895)
Salle à manger fantastique - G. Méliès (1899)
Intolerance - D.W. Griffith (1915)
La vie et la passion de Jésus Christ - F. Zecca (1902/1905)
Il Vangelo secondo Matteo - P.P. Pasolini (1964)
Mamma Roma - P.P. Pasolini (1962)
Donne in amore - K. Russel (1969)
La febbre dell’oro - C. Chaplin (1925)
Miseria e nobiltà - M. Mattoli (1954)
Un americano a Roma - S. Vanzina (1954)
La grande abbuffata - M. Ferreri (1973)
Tutti a casa - L. Comencini (1960)
Una vita difficile - D. Risi (1961)
Indiana Jones e il tempio maledetto - S. Spielberg (1984)
C’era una volta in America - S. Leone (1984)
Il pranzo di Babette - G. Axel (1987)
Tempi moderni - C. Chaplin (1936)
Il fantasma della libertà - L. Buñuel (1974)
Tom Jones - T. Richardson (1963)
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