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“ENOLOGICA 34” (MONTEFALCO, 20/22 SETTEMBRE): SOSTENIBILITÀ ECONOMICA, RESPONSABILITÀ SOCIALE, COMPATIBILITÀ AMBIENTALE E CLIMATICA, RICERCA. ECCO LE PAROLE D’ORDINE PER LA “VITICOLTURA DI DOMANI”

Italia
Sostenibilità la chiave del futuro della viticoltura

Mentre le uve Sagrantino sono ancora in pianta, in attesa di una vendemmia, la 2013, che potrebbe diventare molto interessante, a Montefalco si discute di futuro: in una situazione generale di grande complessità come l’attuale, si impongono scelte importanti per rispondere alle sfide sempre più impegnative che attendono il comparto vitivinicolo del Bel Paese, interessato da un riassetto complessivo che trova nel tema generale della sostenibilità uno dei suoi asset fondamentali di riorganizzazione. Alcune risposte arrivano dal convegno “Sostenibilità=Competitività: Expo 2015 una sfida per i territori agricoli d’Italia”, uno dei luoghi di confronto della kermesse del Sagrantino “Enologica 34”, che ha messo al primo posto, ormai da anni, questo tema, sottolineando non solo la sua importanza generale, ma anche il cammino intrapreso dal territorio di Montefalco e del Sagrantino per adeguarsi in modo concreto a questa sollecitazione che rappresenta una delle sfide più intriganti per i vari terroir enoici del Bel Paese in vista del vicinissimo “Expo 2015” di Milano, appuntamento internazionale strategico per l’Italia tutta.
Il modello vitivinicolo sviluppato negli ultimi decenni si trova oggi ad affrontare nuove sfide: cambiamento climatico, richiesta di produzioni più sostenibili, mercati internazionali, concorrenza di Paesi emergenti, impongono la ricerca di nuove strategie di sviluppo e produzioni innovative che non si possono più limitare alle singole aziende e ai singoli prodotti, ma devono coinvolgere interi territori, con l’obbiettivo di uno sviluppo economico, sociale ed ambientale sostenibile, accanto al mondo della ricerca e a quello delle istituzioni nazionali e comunitarie.
“Evidentemente - spiega Leonardo Valenti, professore di viticoltura all’Università di Milano - fare viticoltura sostenibile, non significa tornare a modelli produttivi del passato, ma mantenere l’avanzamento tecnologico conquistato in equilibrio con l’esigenza di crescere garantendo una riduzione dell’impatto ambientale. Sostenibilità economica, compatibilità ambientale, responsabilità sociale del viticoltore, multifunzionalità, viticoltura di precisione, marchi di eco compatibilità, alleanza tra produttori e consumatori. Queste le nuove parole d’ordine per la viticoltura del domani. Il futuro della viticoltura non sarà più nella separazione tra la produzione ed il consumo - prosegue Valenti - ma sarà necessaria una visione olistica del mondo dove l’espressione sviluppo sostenibile non deve più essere considerato traguardo irraggiungibile ma raggiungibile con i risultati della ricerca e dell’innovazione”.
Un approccio olistico che viene fissato anche dalle linee guida per una vitivinicoltura sostenibile della Oiv (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino) che indica nell’approccio globale su scala dei sistemi di produzione e di trasformazione delle uve, associando contemporaneamente: la perennità economica delle strutture e dei territori, l’ottenimento di prodotti di qualità, la presa in considerazione delle esigenze di una viticoltura di precisione, dei rischi legati all’ambiente, alla sicurezza dei prodotti e alla salute dei consumatori e la valorizzazione degli aspetti patrimoniali, storici, culturali, ecologici e paesaggistici. Temi che si ritrovano in larga parte anche negli indirizzi generali dell’Unione Europea tratteggiati da “Agenda 2020”, nella quale trova spazio anche un’altra tematica di assoluta preminenza, legata alla preoccupazione relativa ai cambiamenti climatici che si riflettono su: l’innalzamento delle temperature medie, l’aumento dei gas serra, la penuria delle risorse idriche e l’urbanizzazione.

“I cambiamenti della circolazione, registrati a partire dai primi anni ‘90 e ancora in attività - suggerisce il professor Luigi Mariani, agrometereologo e meteo-climatologo dell’Università di Milano - hanno determinato un cambiamento climatico che, pertanto non è riconducibile agli epifenomeni più recenti. Un cambiamento che evidentemente ha interessato in modo non secondario la viticoltura con, solo per fare gli esempi più immediati, una riduzione delle acidità e un aumento degli zuccheri nei grappoli. Sono condizioni che impongono una gestione del vigneto diversa, per esempio con carichi produttivi maggiori per ceppo. Ma questi interventi diversi non possono essere fatti - prosegue Mariani - se non facciamo i conti con questa nuova situazione quantitativamente e cioè misurando la diminuzione dell’acqua o la maggiore intensità del calore ... Bisogna lavorare in equilibrio con questo clima, non perdendo di vista, chiaramente, la sostenibilità economica di tale impegno. Sto studiando, in Iran, considerata dagli studi più recenti la “culla” della viticoltura, lo stato climatico di quella zona 7.000 anni fa. Era un’area piovosa, oggi le precipitazioni sono ridotte a 300-400 millimetri di acqua all’anno. Impensabile coltivare la vite in queste condizioni. E infatti, la coltivazione della vite si è progressivamente spostata verso occidente. Bisogna essere pronti - conclude Luigi Mariani - a pensare che nel lungo periodo potrebbe accadere di nuovo”.
La coltivazione delle vite storicamente occupa gli stessi luoghi da secoli, ad eccezione di pochissimi casi. Le superfici vitate italiane sono in tendenziale diminuzione e le aree in allargamento sono davvero poche. La viticoltura ha aumentato notevolmente la sua attenzione verso l’ambiente: è cresciuta l’estensione coltivata a biologico, sono aumentate le pratiche agronomiche di sostegno all’ambiente come l’inerbimento. Sostanzialmente si può considerare il viticoltore un “conservatore”, nel senso che tende a mantenere e a lavorare sul proprio ambiente perché questo riesca a non perdere le sue caratteristiche principali. Di più, anche dal punto di vista dell’immagine, l’ambiente, il paesaggio e la sua integrità funzionano da volano per la promozione e la vendita del prodotto finito. Certo, le possibilità di combinare dei disastri sono sempre in agguato, ma questo rischio è basso in viticoltura, anche in quella più specializzata e industriale. Quindi la viticoltura porta con sé, per sua stessa essenza, i “germi” della sostenibilità: la caratteristica di un processo o di uno stato che può essere mantenuto ad un certo livello indefinitamente.

 Focus - Storia & vino: Montefalco ritrova l’eredità di San Francesco. Il messaggio di Benozzo Gozzoli: “Elogio del buon rifiuto in nome dell’arte”

“Io o necessita d’andare per infino a Viterbo e avevo diterminato di far la via de chosta. Ora me occhorso un pocho de chaso e non mi posso partire per di qui. Se la facenda che voi avete importa o chosa chio possa fare in vostro servizio mi farete grati.mo piacere a star dua d[ies] chon esso mecho. Se fusse dificile io verro chosta al tempo datto...(...) Benozzo di Lese dipintore. Montefalcho In san Francesco”: così scrive Benozzo Gozzoli, in risposta al Brancacci, che lo voleva in Firenze per affidargli un incarico assai ben remunerato. E’ la lettera datata 27 giugno 1452 che finalmente torna a casa. Ma quelle righe del “dipintore” autore dell’affresco che narra la vita di frate Francesco non possono essere considerate un mero, per quanto prezioso, cimelio. Esse ci interrogano sul nostro presente. Così il Comune di Montefalco ha deciso di avviare una riflessione più ampia sul tema del “buon rifiuto”, sulla capacità dell’uomo rinascimentale di essere al centro del proprio universo. E’ riflessione, oggi, al centro del convegno: “Essere per agire: la centralità dell’uomo, l’etica per operare”, uno degli appuntamenti qualificanti di “Enologica 34”, alle radici del Sagrantino.
Con questa riflessione che trova fondamento nelle parole di Benozzo Gozzoli e testimonianza concreta nel modo con cui Montefalco ha potuto acquistare l’autografo del pittore, Montefalco si è candidato ad essere il fulcro di una riflessione sul nostro presente, sui modelli economici, sul rapporto uomo ambiente, sull’etica dell’intraprendere. E per farlo mette in campo tre valori fondamentali: il territorio, la propria comunità ed il vino, il suo Sagrantino, che proprio Benozzo Gozzoli “cita” e “ritrae” negli splendidi affreschi rinascimentali della Chiesa di San Francesco.
“Ma la nostra sfida - dice Donatella Tesei, Sindaco di Montefalco è quella di costruire qui nella nostra città una modello armonico di sviluppo che ritrovi l’eredità di San Francesco: lo abbiamo fatto con l’iniziativa #montefalconelcuore che ci ha permesso di acquistare la lettera di Benozzo Gozzoli. Questa iniziativa è stata intimamente rinascimentale perché ha messo in rete un’impresa, un vino, una comunità, i nostri valori al fine di conseguire un risultato di bene comune”.
L’acquisto della lettera di Benozzo Gozzoli - come si sa - è stato possibile grazie alla sinergia avviata dal Comune con la “Cruciani”, che nel marzo 2013 ha creato un esclusivo braccialetto griffato “CrucianiC”: la vendita di questo oggetto cult nell’iniziativa “#montefalconelcuore”, ha costituito i fondi necessari ad acquistare la lettera del pittore, che la casa d’aste Minerva Auctions di Roma ha alienato ad un privato ed è stata poi dichiarata, su iniziativa del Sindaco del Comune di Montefalco, dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio, di interesse storico e passibile di acquisizione al patrimonio pubblico in via di prelazione. Ora l’operazione è conclusa e la lettera è tornata a Montefalco.
“Non la esporremo subito - dice ancora Donatella Tesei - perché dobbiamo costruire un percorso di riflessione, che sfocerà in una presentazione ufficiale della lettera alla città e in iniziative culturali attorno al senso del buon rifiuto. In totale sintonia con San Francesco e con le scelte di Benozzo Gozzoli: un uomo che per amore dell’arte e per il rispetto che egli portava alla sua opera rinuncia a facili guadagni ed onori”.

“Oggi per uscire dalla crisi abbiamo bisogno di produrre e vendere valori e il primo valore è quello dell’economia etica, della sostenibilità dell’armonico rapporto tra uomo e Creato in totale spirito francescano e nel solco del Rinascimento di cui Benozzo Gozzoli è come pittore, ma prima ancora come uomo interprete e testimone. I nostri valori - sostiene ancora Donatella Tesei - sono il territorio da cui per opera dell’uomo nasce il nostro vino. Ma quel territorio non esisterebbe se non ci fosse lo spirito del luogo che per noi è uno spirito modernamente francescano. E’ lo spirito del Cantico delle Creature, è lo spirito di papa Francesco, è l’affermare il valore della comunità nell’armonia. Del resto produrre grandi vini non è possibile se non si hanno grandi valori. E oggi Montefalco, anche grazie a questo sforzo che è stato compiuto da tutta la comunità per far tornare qui il pensiero e l’azione di Benozzo Gozzoli testimoniati in quelle poche righe, quei valori non solo li ritrova e li assimila, ma li propone al mondo”.

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