Che cosa ha lasciato il 2013 appena concluso, al 2014 del mondo del vino italiano? Ecco un breve “viaggio nel tempo” guidato da WineNews. Partiamo dalle certezze, soprattutto in campo economico. Come l’export, che supererà (notizia da confermare, ma i presupposti ci sono tutti) i 5 miliardi di euro in valore, segnando il record storico. L’estero, a guardare i numeri e a sentire i produttori, rimane fondamentale, visto un mercato interno che, pur rappresentando ancora il 50% del business del settore (anche se le cantine e i territori top hanno ormai una propensione all’export del 60-70% del loro fatturato), è in una spirale involutiva da cui difficilmente verrà fuori. Fortunatamente, almeno a giudicare dai numeri della gdo, che distribuisce ormai il 70% del vino in Italia, va meglio in termini di valori, con la spesa media in crescita sul 2012. Ma tornando all’export, il 2013 ha anche riposizionato l’equilibrio tra mercati “maturi”, come Usa, Germania, Uk, Canada e Giappone, che hanno dato le risposte migliori (in termini di fatturato, ma anche di posizionamento e di immagine, al vino del Belpaese) ed “emergenti” che, invece, tra politiche di stampo “proibizionistico”, come in Russia, frenata della crescita economica e non solo, come in Cina (vedi l’indagine antidumping e antisussidi sul vino importato dall’Ue), hanno visto rallentare il boom degli ultimi 2 anni e raffreddato (ma non spento) qualche entusiasmo, pur rimanendo obiettivi importanti per il futuro.
Tante, come spesso accade visto l’appeal del vino italiano, delle sue cantine e dei suoi territori, le acquisizioni aziendali. Su tutte quella di Argiano, nome top di Montalcino, venduta da Noemi Marone Cinzano ad un gruppo di investitori brasiliani, senza dimenticare la prima volta dei cinesi nel Chianti Classico, dove un imprenditore del settore farmaceutico di Hong Kong ha acquistato una tenuta agricola di Greve in Chianti, Casa Nova, 8 ettari di vigneti e 1 di oliveto, più due gruppi di case coloniche.
Ma il 2013 è stato un anno importante anche dal punto di vista “politico” per il vino del Belpaese. Al di là delle celebrazioni dei 50 anni dalle “Legge Desana”, ovvero la legge che istituì le Denominazioni d’Origine, è a livello europeo che si sono giocate le partite più importanti. Prima tra tutte, quella che ha portato allo stop della liberalizzazione dei diritti di impianto dei vigneti, che era prevista nel 2015, e che preoccupava, non poco, soprattutto i Paesi storici per la produzione del vino, come Italia, Francia e Spagna e che, almeno fino al 2030, è stata scongiurata. Ma, non meno importante, visti i tagli che comunque ci sono stati a livello agricolo, è arrivata anche la conferma della disponibilità dei fondi dell’Ocm vino, che hanno dato un grande contributo alla crescita del vino italiano nel mondo negli ultimi anni, soprattutto con il budget destinato alla promozione, che è stato confermato dall’Ocm Unica nella prossima Pac, con un’importante novità, come aveva annunciato a Vinitaly 2013 a WineNews, in anteprima, il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue Paolo de Castro: i fondi potranno essere utilizzati non solo nei Paesi extra Ue, ma anche in Europa, seppur con delle limitazioni.
Da non dimenticare, poi, la discussione ancora aperta tra l’Icaan, l’istituto americano che regolamenta la distribuzione e l’utilizzo dei domini internet e che vorrebbe mettere sul mercato domini come “.wine e .vin”, e l’Efow (European Federation of Origin Wines), che, con l’Ue e le altre organizzazioni della filiera enoica, si oppone con forza, tanto che dopo mesi di incontri non si è ancora trovata una sintesi che metta d’accordo le parti. A livello nazionale, invece, abbiamo assistito al settimo cambio di Ministro dell’Agricoltura in 6 anni, con Nunzia de Girolamo che ha preso il posto di Mario Catania a fine aprile e che, tra le altre cose, a WineNews, in ottobre, ha annunciato la nomina di un “Comitato di Saggi” per la gestione del tanto chiacchierato padiglione Vino e Olio all’Expo 2015 di Milano, su cui ancora tutto tace.
Economia, comunicazione e media, ovviamente, “terza colonna” del business mondiale del vino. Settore che, per l’Italia, è stato particolarmente florido di notizie. A partire da quelle sui grandi magazine internazionali: ad inizio anno la querelle tra il dimissionario Antonio Galloni e “The Wine Advocate”, all’epoca appena passato dal controllo totale di Robert Parker ad un gruppo di investitori asiatici, e poi, anticipata da WineNews, l’arrivo di Monica Larner, per anni voce italiana di un’altra importante rivista, “Wine Enthusiast”, alla corte dell’“avvocato del vino” per seguire il Belpaese. E, di conseguenza, l’arrivo di Kerin O’Keefe al posto della Larner, a “Wine Enthusiast”.
Chiaramente non sono mancate la grandi classifiche internazionali, che se da un lato hanno confermato l’Italia tra i Paesi più presenti, hanno segnato il boom della Spagna, al n. 1 di due tra le più importanti, la “Top 100” di “WineSpectator” e la “Top 50” di “Decanter”.
A livello italiano, invece, da registrare l’arrivo di Sergio Lovrinovich alla guida della Michelin Italia al posto di Fausto Arrighi, ma anche la querelle di fine anno (e ancora in corso) tra l’Ais Italia, guidata da Antonello Maietta, e l’Ais Roma, capitana da Franco Ricci, che nel frattempo ha dato vita al progetto della Federazione Italiana Sommelier. Ma da segnalare, tra le altre cose, anche la chiusura de “Il Mio Vino”, segno di come la crisi non risparmi proprio nessuno, ed il cambiamento di “Tre Bicchieri”, la rivista digitale del Gambero Rosso, che da quotidiana è diventata settimanale. Senza dimenticare, ovviamente, il valzer delle guide enoiche ed il nostro ormai tradizionale “incrocio”, che ha visto 5 vini (Barolo Villero Riserva 2006 Vietti, Bolgheri Sassicaia 2010 Tenuta San Guido, Brunello di Montalcino Riserva 2007 Biondi Santi, Il Caberlot 2010 de Il Carnasciale, Primitivo di Manduria Es 2011 Gianfranco Fino) mettere d’accordo le guide top di Gambero Rosso, Slow Food, Bibenda, Veronelli e L’Espresso (e solo l’Es se si considera anche l’Annuario di Luca Maroni).
Non sono mancate, ovviamente le vicende che hanno avuto per protagonisti grandi personaggi del vino e non solo. A partire da quella più triste, la scomparsa del “signore del Brunello” Franco Biondi Santi, che colpì tutta l’enosfera proprio a Vinitaly. E come non ricordare la morte di Nelson Mandela, uno dei personaggi più grandi della storia recente dell’umanità, proprio nell’anno i cui la cantina dei suoi discendenti, “House of Mandela”, ha debuttato sul mercato con i suoi vini. In positivo, il personaggio dell’anno è stato indiscutibilmente Papa Francesco, amato dalle folle cattoliche e non solo, che appena eletto definimmo il “Papa del Grignolino”, viste le sue origini piemontese e il fatto che il nonno producesse vino nella vigna di famiglia, che spesso ha fatto richiami positivi al mondo enoico, come quando ha ricordato che “il “segno” del vino é irrinunciabile nella vita cristiana, come testimonia il sacramento dell’Eucaristia”, o come quando ha telefonato al fondatore di Slow Food, Carlin Petrini, definendo il lavoro fatto dall’associazione della “chiocciolina” come “stupefacente”.
Senza dimenticare Oscar Farinetti, che con il suo “Eataly” è diventato, di fatto, il mattatore dell’enogastronomia italiana di qualità nel mondo, al punto di guadagnarsi la copertina di “Wine Spectator”, e Matteo Renzi, assoluto protagonista della scena politica italiana, che a Vinitaly salì sul palco con lo stesso Farinetti e con Angelo Gaja, eleggendo la virtuosità del vino del Belpaese a esempio da seguire per portare l’Italia fuori dal pantano della crisi economica. A proposito di nomi top, il 2013 è stato anche l’anno in cui Riccardo Cotarella, tra gli enologi italiani più quotati nel mondo, è diventato presidente di Assoenologi, e in cui Domenico Zonin, esponente di uno dei gruppi vinicoli più importanti del Belpaese, è stato confermato alla guida di Unione Italiana Vini.
Ma il 2013 potrebbe essere ricordato come uno degli anni più importanti per la celebrazione della cultura del vino italiano. A partire dalla mostra che gli è stata dedicata al Vittoriano di Roma, curata, tra gli altri, dallo storico dell’alimentazione Massimo Montanari, senza dimenticare partnership internazionali importanti, come quella che ha visto il Prosecco diventare vino ufficiale del Museo dell’Hermitage, tra i più importanti di Russia e del Mondo, o come quella che ha visto la griffe dell’Amarone, Allegrini, ospite d’onore di tanti importanti eventi della Fondazione Peggy Guggenheim, per citare i casi più eclatanti.
Dalla cultura alla tecnologia, nel 2013 si è tenuto il Simei di Milano, kermesse di riferimento del genere, dove l’Italia si è confermata leader mondiale nel settore delle macchine per la viticoltura e l’enologia. Dal punto di vista scientifico, invece, tra le cose più interessanti del 2013 la scoperta, di una molecola, il “3-methyl-2,4-nonadiene”, che, secondo il gruppo di ricerca guidato da Denis Dubourdieu, uno degli enologi più importanti del mondo, all’Isvv (l’Institut des Sciences de la Vigne et du Vin de l’Université de Bordeaux), centro di riferimento per la ricerca applicata al mondo del vino, sarebbe capace di “predire”, in tempi precoci, quanto sarà la capacità di invecchiare nel tempo di un vino.
Di certo non sono mancate le notizie curiose: dal debutto dei vini prodotti sull’Isola di Gorgona, grazie al progetto che vede lavorare insieme la Marchesi Frescobaldi e i detenuti nel carcere toscano, al celeberrimo report di Morgan Stanley, che raccontava di una possibile penuria di vino a livello mondiale, subito contraddetto e smentito da diverse fonti, tra cui, a WineNews, quella di Federico Castellucci, presidente dell’Organizzazione Internazionale della Vite del Vino, “l’Onu” del settore.
Passando, ovviamente, per l’acquisto di grandi bottiglie a prezzi da capogiro, come i 474.000 euro pagati da un compratore asiatico per 12 bottiglie di Domaine della Romanée Conti 1978, in un’asta di Sotheby’s ad Hong Kong. Aste che, per altro, hanno visto un riequilibrio del rapporto tra Occidente ed Oriente, con il “Vecchio Mondo” che ha riconquistato peso su un comunque dominante Est Asiatico, e dove, va detto, per una volta gli italiani si sono distinti, con i Supertuscan, Masseto in testa che, secondo il Liv-Ex, il “bench-mark” del mercato secondario del vino, sono una delle tipologie il cui valore è cresciuto di più in un anno, nel complesso, negativo, a causa della brutte performance, in termini percentuali, dei grandi vini di Bordeaux.
Ed ancora tante, e tante altre, sarebbero le cose da ricordare, di un 2013 spumeggiante. Chiudiamo con una, positiva, per guardare con il massimo dell’ottimismo possibile al 2014: il Campione del Mondo dei Sommelier è ancora tricolore, Luca Martini ha vinto il titolo della “World Wide Sommelier Association”, ricevendo lo scettro dal suo predecessore, Luca Gardini.
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