- Australia, respinta la richiesta di registrazione della Doc Prosecco
Il 22 novembre l’Australian Trade Marks Office Geographical Indication raccogliendo un’obiezione presentata dalla Winemakers’ Federation of Australia, ha respinto la domanda di registrazione della Doc Prosecco come Indicazione geografica in Australia. Se la domanda fosse stata accettata, ai produttori australiani sarebbe stata inibita la possibilità di utilizzare il termine Prosecco sulle etichette come già succede. La contestazione alla proposta di registrazione avanzata dall’Unione Europea si è basata sul fatto che Prosecco è stato utilizzato in Australia “come il nome di una varietà d’uva”.
L’amministratore delegato della Wfa, Paul Evans, ha commentato sottolineando che “(la decisione) è il trionfo del buon senso e salvaguarda il diritto dei produttori di Prosecco in Australia, di commercializzare il loro prodotto come vogliono”.
Il pioniere del Prosecco in Australia è stato Otto Dal Zotto, un emigrato italiano originario di Valdobbiadene, fondatore di una delle più note aziende del paese, la Del Zotto Wines della King Valley. La Del Zotto è stata la prima cantina australiana che ha prodotto Prosecco, in quantità cospicue, sin dal 2004.
Il Prosecco, sostengono gli australiani, è stato utilizzato, come nome di uva, nel Paese ed a livello internazionale, da molto tempo. Il sito “The Wine Business” riporta che Roland Wahlquist, amministratore delegato della Brown Brothers ha accolto con favore la decisione sostenendo che “questo è un risultato molto importante per i produttori della King Valley. Il Prosecco è così conosciuto in Australia che, nel 2011, il Tourism Victoria ha lanciato la King Valley Prosecco Road, una strada del vino e del cibo progettata per aiutare i visitatori a scoprire i piaceri della Prosecco nella King Valley del North East Victoria.
La varietà ha origini italiane ma la King Valley fa una propria versione del vino, con particolare attenzione alla freschezza e delicatezza”. Si stima che la Doc Prosecco venda ogni anno 30.000 casse sul mercato australiano. La Commissione Unione Europea può impugnare la decisione di fronte al Tribunale federale. Per il testo completo della sentenza dell’Australian Trade Marks Office Geographical Indication, vedere http://www.austlii.edu.au/au/cases/cth/ATMOGI/2013/1.html).
Fonte: www.wfa.org.au - www.winebiz.com.au
- Nuova Zelanda, vendemmia record e il consolidamento del settore
Il 2013 è stata una vendemmia record che ha portato nelle cantine neozelandesi 345.000 tonnellate di uva, il 28% in più sul 2012. Secondo la società di consulenza globale Deloitte, l’industria vinicola del paese dovrebbe superare meglio che in passato i problemi causati dall’eccesso di offerta.
Se nel 2008 e 2009 i raccolti abbondanti hanno, infatti, portato verso il basso i prezzi, ora secondo la società, i neozelandesi hanno imparato la lezione e faranno fronte all’aumento dei volumi. Tim Burnside, direttore associato della divisione finanza aziendale della Deloitte Christchurch, osserva che il surplus era stato prodotto dall’arrivo sul mercato di nuovi operatori in un periodo di piena espansione del settore “il mercato non era calibrato per una situazione come quella del 2008-09, quindi c’era un sacco di vendita di vino sfuso e a prezzi d’occasione”, ha detto alla Agenzia France Press “ora, invece, ci sono mercati esteri disponibili e i viticoltori ha un’idea esatta di quanto è stato piantato, cosa si sta producendo e quanto vino sta arrivando sul mercato”. Inoltre, ha aggiunto Burnside, i momenti di difficoltà causati dalla sovrapproduzione avevano costretto i viticoltori a ridurre i costi e ad operare con margini più bassi, snellendo l’intero settore e permettendo di aumentare gradualmente la redditività. Sempre Deloitte, in un recente report, ha affermato che, nell’industria vinicola neozelandese,“c’è un livello di ottimismo che non era presente tre o quattro anni fa”. Infatti ora l’export è di $ 1 miliardo all’anno. Il rapporto prosegue affermando che le aziende più grandi si sono dimostrate finanziariamente più stabili delle aziende più piccole, spianando la strada al consolidamento del settore. “Con le difficoltà finanziarie incontrate dalle piccole aziende, si apre un’opportunità per i concorrenti più grandi e più stabili di crescita aziendale, attraverso fusioni o acquisizione di cantine in difficoltà, e potenzialmente migliorare le proprie economie di scala”. Burnside ha concluso dicendo che “è una tendenza che abbiamo osservato negli ultimi anni e che si allinea con l’interesse per il settore, di ricchi investitori stranieri”.
Fonte: www.therawstory.com
- India, presentato lo Chandon Nashik Brut
Moet-Hennessy ha lanciato una nuova linea di spumanti, da uve coltivate e prodotte in India, nel tentativo di creare una nuova “cultura del consumo” tra i giovani e i benestanti indiani.
La casa vinicola francese sta lanciando una campagna di marketing molto aggressiva per presentare lo Chandon Nashik in un paese dove “il consumo di vino è ancora basso ma il potenziale di crescita è molto elevato” ha dichiarato Mark Bedingham di Moet-Hennessy Asia Pacific, in occasione di un’intervista a Harpers.co.uk.
Lo spumante, prodotto nella regione di Nashik nell’India occidentale, beneficia del clima secco e delle temperature più moderate della zona oltre che dell’altitudine. Il Chandon Brut è ottenuto da uve Chenin Blanc, Chardonnay e Pinot Noir mentre il Rosé è a base di Shiraz. La strategia di marketing del marchio di lusso è di intercettare il consumo, sia di mercato che demografico, mentre è ancora giovane. Ciò vuol dire creare fedeltà alla marca tra i giovani e cosmopoliti consumatori indiani mentre la cultura del vino sta iniziando a muovere i primi passi.
Chandon Nashik India è stato lanciato nelle enoteche, ristoranti, bar, alberghi e locali notturni in tutto il paese, tra novembre e dicembre 2013. Moët & Chandon, negli anni, ha fondato cantine per la produzione dello spumante di qualità e che portano la sua etichetta, in Argentina (1959), California (1973), Brasile (1973), Australia (1986) e in India (2011).
Fonte: “The Malay Mail” on Line/Afp
- UK, il mercato del vino online vale £ 800.000.000
Il mercato del vino online del Regno Unito, secondo un rapporto di “Wine Intelligence”, presentato nel dicembre 2013, vale 800.000.000 sterline, pari al 11% delle vendite totali di vino nel paese. Nel 2005 la società di ricerche stimava che il mercato on line del vino nel Regno Unito, fosse 170 milioni di sterline, il nuovo dato significa che il settore è cresciuto del 470% negli ultimi 8 anni, pari ad un tasso di crescita annuo composto del 21%.
Secondo “Wine Intelligence”, la gran parte del successo viene dai consumatori che ordinano on line il vino al supermercato e usufruiscono della consegna a domicilio, a svantaggio dei venditori specializzati più tradizionali che generalmente vendono vino a casse. Il sito di Tesco ha appena fatto un record di vendite online con un aumento di ben il 51% nelle ultime due settimane di novembre 2013 sullo stesso periodo dello scorso anno.
Il rapporto di “Wine Intelligence”, denominato Uk Consumer Behaviour in the Convenience and Direct-to-Home Channels, ha anche osservato che la crescita di negozi alimentari on-line e la proliferazione dei dispositivi Internet portatili è tale, che il 25% dei bevitori di vino nel Regno Unito ora fanno shopping di vino on-line. Attualmente, secondo WI, i canali on line per l’acquisto di vino sarebbe utilizzato da oltre 12 milioni di adulti, con i supermercati in forte progresso. Secondo il Retail Bulletin ( Bollettino delle vendite al dettaglio) in Uk le vendite on line in tutte le categorie merceologiche ha superato, per la prima volta, 10 miliardi di sterline in un solo mese, il novembre 2013.
Fonte: The Drink Business
- Usa/Washington State, gruppo canadese acquista terra da vino per 16 milioni di dollari
Aquilini Investment Group, un gruppo di investimento canadese già proprietario della squadra Vancouver Canucks National Hockey League, ha acquistato all’asta 31 lotti di terreno, oltre 270 ettari di terreno, nella Red Mountain Ava, Indicazione Geografica nel Washington State. Per battere le decine di concorrenti e accaparrarsi tutti i lotti messi in vendita dalla Irrigation District Kennewick (Kid), un’agenzia statale, sono stati pagati più di 16 milioni di dollari.
L’importo comprende $ 8,3 milioni per i terreni, quasi $0,5 milioni per la casa d’aste, $ 7,5 milioni di quota parte per i progetti di irrigazione e sistemazione fondiaria. L’offerta complessiva su tutti i lotti dell’Aquilini Investment Group ha messo fuori gioco molti pretendenti tra cui Napa Valley Duckhorn Vineyards, Kiona Vineyards & Winery, Upchurch Vineyard, Hedges Family Estate e altre aziende di primo piano che aspiravano ad acquistarne una parte.
Secondo molti commentatori, l’investimento canadese è uno dei sintomi più evidenti della crescente importanza di Washington State come una zona vinicola degli Stati Uniti. Il fondatore e patriarca del gruppo, Luigi Aquilini, un bresciano emigrato in Canada, ha dichiarato alla stampa che intende piantare il prima possibile.
Aquilini Investment Group è una società proprietaria di immobili commerciali e residenziali, alberghi, campi da golf impegnata anche in agricoltura come una delle più importanti società per la produzione di mirtilli del Nord America.
Fonte: The Globe and Mail - Wine Business ...
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