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BOOM DI CONSUMATORI DI ALCOOL FUORI PASTO: NELL’ULTIMO DECENNIO IN ITALIA (2002-2012) SONO SOPRATTUTTO I GIOVANI DI 18-24 ANNI AD ABUSARE, PASSATI DA 34,1% A 44%. È QUANTO EMERGE DALLA RELAZIONE DEL MINISTERO DELLA SALUTE SULL’ALCOL

Boom di consumatori di alcool fuori pasto passati dal 23,1% al 26,9% nella popolazione di oltre 14 anni. Nell’ultimo decennio in Italia (2002-2012) sono soprattutto i giovani di 18-24 anni ad abusare, passati da 34,1% a 44%, mentre le donne che bevono lontano da pranzo e cena sono passate dal 12,1% al 16%. A dirlo la Relazione del Ministero della Salute sull’alcol, inviata al Parlamento.
“Si conferma nel nostro Paese il consolidamento di nuovi comportamenti di consumo alcolico sempre più vicini alle culture del bere prevalenti nei Paesi del Nord Europa - spiega nella presentazione il ministro Beatrice Lorenzin - appare sempre meno diffuso il modello di consumo mediterraneo, basato sulla assunzione quotidiana e moderata di vino, tipico della nostra tradizione, che resiste nella popolazione anziana ma viene progressivamente abbandonato dalle persone più giovani, a favore di un consumo occasionale e al di fuori dei pasti”.
Tuttavia, nonostante i cambiamenti emergenti, i valori di alcuni importanti indicatori di rischio pongono l’Italia in una posizione migliore rispetto a molti Paesi europei.
Tra i Paesi dell’Unione Europea, l’Italia occupa il posto più basso nella graduatoria relativa al consumo annuo pro-capite di alcol puro, cioè di alcol consumato tramite tutti i tipi di bevande alcoliche, che, considerato nella popolazione di età superiore ai 15 anni, è secondo l’Oms il miglior indicatore del consumo complessivo di alcol di una popolazione: tale parametro nel 2009 ha raggiunto i 6,94 litri, valore che si presenta in costante calo - molto maggiore di quello registrato dalla media dei Paesi dell’Ue - e consentirà presumibilmente all’Italia di raggiungere il livello di consumo raccomandato dall’Oms per l’anno 2015 (6 litri l’anno per la popolazione al di sopra dei 15 anni e 0 litri per quella di età inferiore).

Focus - Alcol: “binge drinking”, allarme per 20% giovani maschi italiani

Le cattive abitudini, quando prendono piede, sono difficili da scardinare. La pericolosa “moda” del “binge drinking” - che comporta l’assunzione di più bevande alcoliche al di fuori dai pasti in un breve arco di tempo, con gravi rischi per la salute - è ancora assai diffusa in Italia, anche se nell’ultimo anno si è registrato il calo dei consumatori a rischio. Nel 2012 i “binge drinker” rappresentano complessivamente il 6,9% della popolazione di 11 anni e più, l’11,1% tra i maschi e il 3,1% tra le femmine; ma tra i giovani maschi di 18-24 anni il fenomeno interessa ben il 20,1%. è il quadro che emerge dalla Relazione del ministero della Salute sull’alcol, inviata al Parlamento.
Dal rapporto emergono, però, anche dati incoraggianti. Continua, tra il 2011 e il 2012, il trend discendente, in atto dal 2010, dei consumatori a rischio, che passano dal 15,2% al 13,8% nella popolazione di oltre 11 anni, con un calo che riguarda sia i consumatori giornalieri non moderati che i consumatori binge drinking. E ancora. Nella popolazione over 65 si conferma la tendenza al calo dei consumi giornalieri non moderati, passati tra il 2003 e il 2012 dal 49,8% al 39,7% tra i maschi e dal 13% al 9,5% tra le femmine. Tra i giovani di 14-17 anni i consumi fuori pasto, caratterizzati da tempo e fino al 2011 da un trend tendenzialmente in crescita, tra il 2011 e il 2012 registrano un notevole calo, che riporta i valori allo stesso livello rilevato all’inizio del decennio (15,1%).
“Fra i giovani studenti di 15-19 anni monitorati dall’indagine Espad - spiega il ministro Beatrice Lorenzin nella presentazione del rapporto - sembra consolidarsi il contenimento di comportamenti a rischio quali le ubriacature e il binge drinking, che nel 2012 presentano prevalenze sostanzialmente stabili o in lieve calo rispetto a quelle all’anno precedente e comunque vicine ai valori minimi della serie storica per questi dati. Tra gli stessi giovani studenti si conferma inoltre chiaramente il trend in diminuzione degli atteggiamenti favorevoli ad alcuni comportamenti a rischio, quali l’ubriacarsi una volta a settimana o il consumo quotidiano eccedentario. Le indagini europee - conclude - rilevano inoltre che i nostri giovani sono, in rapporto ai loro coetanei europei, fra quelli che percepiscono maggiormente (oltre la media europea) il rischio del bere regolare e sono al primo posto per la percezione del rischio del bere occasionale”.
Focus - Alcol: cala in Italia tasso mortalità per cirrosi epatica
Continua a diminuire in Italia, con un andamento più rapido e consistente rispetto alla media dei Paesi europei, il tasso nazionale di mortalità per cirrosi epatica, uno dei più importanti indicatori di danno alcol correlato: 8,09 per 100.000 abitanti nel 2010. Un valore molto inferiore a quello rilevato nello stesso anno sia per la media dei 27 Paesi dell’Unione europea (13,01 per 100.000) che per la media dei Paesi di tutta la Regione europea (17,34 per 100.000). E’ la fotografia scattata dalla Relazione del Ministero della Salute sull’alcol, inviata al Parlamento. In diminuzione anche il tasso nazionale di ospedalizzazione per diagnosi totalmente alcol attribuibili, soprattutto nelle fasce di età 15-35 anni, con un riscontro anche a livello regionale sebbene con andamenti diversi nelle singole Regioni.
“La percentuale di mortalità alcol correlata rispetto alla mortalità totale, secondo studi realizzati in ambito Oms, presenta in Italia un valore tra i più bassi di tutta la Regione europea, con valori molto inferiori alla stessa media dei Paesi dell’Ue, soprattutto tra i maschi - spiega nella presentazione il ministro Beatrice Lorenzin - i dati attualmente disponibili sui fenomeni alcol correlati fanno emergere negli ultimi anni qualche tendenza positiva che sembra confermare la validità delle politiche di contrasto attivate a livello nazionale e regionale e incoraggia un loro ulteriore rafforzamento”.

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