La Champagne è uno dei territori più importanti del vino mondiale, con un blasone ed una storia inattaccabili, e un giro d’affari che oggi vale 4,5 miliardi di dollari, poco meno dell’intero export del vino italiano. Eppure, anche tra le Maison, seppur non ufficialmente, qualche preoccupazione, stando alle voci di corridoio, comincia a serpeggiare per la perdita (seppur piccola e graduale) di quote sui mercati internazionali. Soprattutto dovuta al boom del Prosecco, che pur essendo un prodotto completamente diverso per caratteristiche e, molto spesso, per posizionamento di prezzo, sta pian piano rimpiazzando le bollicine francesi. Che ora, per non subire passivamente questo cambiamento, rispondono accelerando su una strada già battuta, tra gli altri, anche dagli stessi produttori e consorzi del Prosecco Doc e del Prosecco Docg, quella della sostenibilità.
E così come i territori italiani hanno lavorato di squadra con tanti progetti (come “WineZero”, con l’Università di Padova e lo Studio Agronomico Sata, ndr) per perseguire questo obiettivo, tanto per chi consuma il Prosecco, che per chi lavora e vive tra i suoi vigneti, anche in Francia, il Comité Interprofessionnel des Vins de Champagne (www.champagne.fr) ha rilanciato il proprio progetto per arrivare ad una certificazione di “viticoltura sostenibile 100%” attraverso il Ministero delle Politiche Agricole Francesi.
Intanto, il Comitè ha messo a punto un manuale inviato a 20.000 viticoltori, con un piano in 125 punti da seguire, soprattutto (ma non solo) in vigna, per centrare l’obiettivo, con pratiche in parte dettate dalla legge (un 25%), ma in gran parte a cui i viticoltori di Champagne dovranno aderire, per ora, in maniera volontaria, e dare una decisa accelerata ad un percorso che nella Regione, in realtà, non è totalmente nuovo, e che ha già visto negli ultimi 10 anni, per esempio, la riduzione del 15% della “carbon foot print” di ogni bottiglia. E se il traguardo finale da raggiungere è davvero molto ambizioso, non sono da meno quelli a medio termine: giù fissati diminuire del 50% l’utilizzo di fitosanitari entro il 2018-2020, arrivare al 50% di vigneti non diserbati entro il 2015, valorizzare il 100% degli scarti di produzione e ridurre l’impronta carbonica del 25% entro il 2020.
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