Il vino è, senza dubbio, il prodotto che, tra quelli dell’agroalimentare, ha più appeal, fascino, e valore aggiunto. Ecco perchè molte frodi e truffe si concentrano sul nettare di Bacco e spesso fanno notizia, al di là dei numeri effettivi. Ma i ogni caso, ogni volta che succede è un danno non solo per l’immagine dei territori e dei produttori onesti, ma anche per i consumatori. Che però non invocano, come spesso accade, nuove norme, ma un’applicazione più efficiente di quelle già in vigore, magari con l’introduzione di innovazioni tecnologiche che coinvolgano in prima linea anche i consumatori, nella battaglia di civiltà contro le frodi, passando in primis dalle etichette. È, in estrema sintesi, il senso delle proposte di Confconsumatori e del portale “Ioleggoletichetta.it”, dopo le indagini che, nei giorni scorsi, hanno portato alla scoperta di una truffa commerciale su falsi Brunello di Montalcino, Chianti, Sagrantino di Montefalco e così via.
“Per il vino, come per gran parte dei prodotti alimentari - ha dichiarato ad AgenParl l’avvocato Massimiliano Valcada (direttivo di Confconsumatori, responsabile del settore sicurezza alimentare) - esistono normative specifiche. È tuttavia frequente, in Italia, reagire allo scandalo invocando l’adozione di nuove leggi che disciplinino la materia prevedendo sanzioni più forti. Non ritengo che la soluzione migliore sia sempre e comunque la richiesta di nuova produzione normativa, a volte neppure coordinata con la precedente. Il punto di partenza per un’efficace azione di tutela non può che essere l’applicazione della normativa già in vigore. Il nodo dei controlli è, infatti, di fondamentale importanza. Adottare nuove norme, senza implementare la possibilità di controllarne l’applicazione - aggiunge Valcada - è del tutto inutile. È buona demagogia, ma non risolve minimamente il problema. L’ultimo scandalo ha coinvolto vini pregiati che sono il fiore all’occhiello della produzione nazionale. Tutti questi vini devono essere prodotti nel rispetto di rigidi disciplinari. Occorre cercare di implementare i controlli dei consorzi di tutela e la denuncia dei produttori disonesti. All’interno di ogni settore gli operatori spesso conoscono chi lavora con serietà e chi, invece, cerca scorciatoie per conseguire facili guadagni. Anche il consumatore deve essere educato: bere meno e bere meglio è la strada da seguire. Il vino, tuttavia, è anche un prodotto che fa parte della tradizione non solo enogastronomica italiana, ma anche della più genuina cultura popolare. Il vino non può certo diventare un prodotto a portata di pochi. E’ possibile commercializzare anche vini di buona qualità a prezzi accessibili: non è, invece, ammissibile porre in essere pratiche commerciali sleali al solo fine di commercializzare vini “normali”, spacciandoli per vini pregiati. Un’unica avvertenza: che la tutela delle produzioni pregiate non diventi lo strumento per presentare e mantenere sul mercato prezzi artificialmente alti”.
“Per settori particolari come il vino, dove sull’etichetta si può risalire al produttore - ha aggiunto Raffaele Bronga, ideatore del sito www.ioleggoletichetta.it - bisogna migliorare il sistema di verifica. Utilissimi e preziosi i controlli delle forze dell’ordine che però dovrebbero poter essere aiutati anche da noi consumatori che vogliamo tutelare la nostra salute. Come? Informatizzando. Siamo nel 2014 ed è incredibile come ancora oggi non vi sia un sistema centralizzato di tutte le informazioni digitalizzate riportate sull’etichetta. È quello che con il progetto “Ioleggoletichetta” sto cercando di fare - continua Brogna - creando il primo sistema centralizzato italiano ed europeo di tutte le etichette. Se il consumatore potesse, attraverso la scansione dell’etichetta, con il proprio smartphone ad esempio, verificare che il numero del lotto di produzione Univoco, corrisponda effettivamente ad un lotto registrato ed esistente (caricato dal produttore nel database delle etichette e non un numero “inventato” che non corrisponde a nulla) si avrebbe una verifica immediata che ci direbbe se una data bottiglia è effettivamente registrata correttamente e legata al vero produttore che si assume la responsabilità di ciò che viene venduto. I consumatori - dice ancora Brogna - sarebbero i primi detective a scovare le frodi, e segnalarle così alle forze dell’ordine in un sistema di efficace contrasto alle truffe alimentari. Immaginiamoci 1.000 consumatori che verificano se la propria bottiglia di vino è realmente censita: sono 1000 bottiglie controllate. Se, di questi 1.000, 1 consumatore trova che il numero di Lotto è falso e lo comunica, le forze dell’ordine possono immediatamente attivarsi e approfondire le indagini. L’unica strada percorribile è lavorare e investire per innovare il sistema di etichettatura, non solo a livello di informazioni veicolate (ancora troppo poche, pensiamo ad esempio al fatto che l’indicazione dello stabilimento di produzione secondo il regolamento 1169/2011 europeo non è obbligatoria), ma anche di digitalizzare queste informazioni in un sistema centralizzato su cui sia gli addetti ai lavori, sia le forze dell’ordine, sia i consumatori possono effettuare le proprie verifiche”.
Focus - Contraffazioni e frodi, la tecnologia può smascherare i falsi (fonte AgenParl)
Attraverso la tracciabilità del Dna di un vitigno, si può scoprire anche la varietà da cui proviene un vino; infatti i ricercatori stanno sviluppando tecnologie per risalire dal calice alla varietà delle uve che compongono un vino definendo la qualità del prodotto stesso. La certezza che un vino sia davvero prodotto da uve Sauvignon o Sagrantino, Merlot, Sangiovese, sarebbe un’importantissima leva di marketing. La tracciabilità varietale assume infatti grande rilievo anche sotto il profilo della lotta alle contraffazioni. Un metodo in grado di risalire al vitigno utilizzato avrebbe, ad esempio, evitato il blocco dell’export negli Stati Uniti che, qualche anno fa, ha colpito il Brunello di Montalcino sospettato di non essere prodotto da sole uve Sangiovese come previsto dal disciplinare di produzione. Un problema, inoltre, non solo italiano visto che mesi fà sono state individuate partite di falso Chardonnay australiano realizzate da produttori cinesi. Col ricorso alla realt Pcr (reazione di polimerizzazione a catena che consente di amplificare le quantità di Dna), invece, dal prodotto finale si riesce a risalire ai microsatelliti, ovvero alle sequenze di Dna che differenziano un vitigno da un altro. Con la crisi dilaga la contraffazione dei beni di lusso e la Cina, si conferma capitale mondiale della falsificazione, la forte concorrenza sta ora alimentando questo fenomeno anche nel Vecchio Continente. In Italia, ad esempio, una storica tenuta toscana, per tutelare l’originalità dei suoi prodotti, ha investito nella sperimentazione di un nuovo sistema di identificazione tramite radio frequenza (Rfid) per tutti i suoi vini ad eccezione di quelli distribuiti in Usa e in Canada (dove la legislazione locale non lo permette). In questa maniera è stato possibile tracciare la distribuzione tramite canali diversi da quelli autorizzati dal produttore, garantendo l’autenticità del vino allo scopo di prevenire ogni tentativo di imitazione e falsificazione. La tecnologia Rfid consiste infatti in un piccolo chip elettronico (Tag) incorporato nel retro etichetta della bottiglia, sulla scatola o cartone che la contiene, a cui viene associato un numero identificativo unico e collegato al congegno elettronico presente nella linea di etichettatura, creando così le informazioni di tracciabilità tra il Tag e il database cliente/distribuzione. Anche altri grandi vini, come i Bordeaux non sono da meno, utilizzando tecnologie sempre più all’avanguardia. Il famoso gruppo tedesco Tesa, produttore di nastro adesivo, ha recentemente ideato un’apposita app per smartphone in grado di inviare in tempo reale il codice della bottiglia al servizio clienti per capire all’istante se il vino è originale o falso”.
Focus - Vino contraffato: “le norme europee schiave di grandi brand e multinazionali, occorre specificare l’origine dei prodotti”. Così Filippo Gallinella, deputato del Movimento 5 Stelle e membro della Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati
“La contraffazione nel settore agroalimentare è un fenomeno che danneggia fortemente la nostra economia e i cui effetti non sono limitati all’aspetto commerciale e di frode al consumatore, ma coinvolgono evasione fiscale e lavoro irregolare”. Lo dichiara ad AgenParl il deputato del Movimento 5 Stelle della Commissione Agricoltura, Filippo Gallinella.
“La soluzione a questo problema, le cui dimensioni crescono di giorno in giorno, è tutt’altro che semplice e richiede uno sforzo complessivo tanto delle Istituzioni che dei cittadini consumatori”, continua Gallinella.
“Per le prime siamo convinti che molto si può fare con l’etichettatura d’origine, ovvero l’indicazione chiara in etichetta della provenienza dei prodotti e degli ingredienti; in questo senso il legislatore italiano già si è espresso, approvando la legge 4/2011 che è però ad oggi inapplicabile per mancato “via libera” da parte di Bruxelles. Mi riferisco all’annosa questione della compatibilità delle norme interne con quelle comunitarie. È questo senza dubbio il tema dirimente - aggiunge ancora il deputato - sappiamo tutti che le norme europee sono frutto di compromessi il più delle volte dettati da multinazionali e grandi brand molto più interessati al “made by” piuttosto che al “made in” ed ogni nostro tentativo di specificare chiaramente l’origine di un prodotto si rivela un buco nell’acqua. Ecco, questo modello di Europa unita è in crisi? Allora occorre ripensare a molte delle modalità dello “stare insieme”. In materia agroalimentare, “stare insieme” vuol dire adeguamento (o meglio conformità) al ribasso alla normativa europea; questo non è possibile perchè il valore aggiunto dei nostri prodotti è proprio l’originalità, una originalità data da esperienza, tradizione, sapienza e materia prima unica.
Allora la strada è soltanto una: l’evoluzione della normativa comunitaria nel senso di riconoscere le specificità e le peculiarità territoriali. Sono convinto che partendo da qui anche i più “euroconvinti” riconoscano l’esistenza di criticità: dopo tutto se l’antieuropeismo è qualcosa diciamo di misterioso, anche questo europeismo lo è forse anche di più. Da parte dei consumatori occorre essere più attenti a ciò che si acquista. Come si può pensare che un vino “Sagrantino di Montefalco” venduto a 3 euro non sia contraffatto, se soltanto il tappo costa 0,60 euro e la capsula 1 euro?”.
“Il M5Stelle c’è e vuole vincere questa battaglia - afferma Gallinella - e per quanto mi riguarda sto facendo tutto il possibile: sto chiedendo la convocazione della commissione di inchiesta sulla contraffazione che per trafile burocratiche non si è ancora riunita, ho presentato una proposta di legge che inasprisce le pene per chi commette frodi ai prodotti certificati, i cui costi per i produttori non ammettono nè contraffazioni ne imitazioni. Le regole europee devono cambiare, le pene per chi froda devono inasprirsi, dando anche più risorse e aiutare il coordinamento a chi fa i controlli, oltre questo occorre aiutare i consumatori per renderli più consapevoli dei loro acquisti”.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025