02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2025 (175x100)

Il mercato dei fine wine nel mondo è cresciuto del 234% in dieci anni, e non sembra volersi fermare: così il rapporto commissionato alla Intelligent Partnership da Cult Wines, specialista Uk nell’acquisto, gestione e valutazione di vini rari

Il mercato dei fine wine nel mondo è cresciuto del 234% in dieci anni e, avanti di questo passo, presto la produzione potrebbe non essere sufficiente a soddisfare le esigenze di un segmento capace ormai di attirare sempre più attenzioni, specie tra le classi agiate di Cina ed India. A dirlo è un rapporto commissionato alla Intelligent Partnership da Cult Wines, specialista britannico nell’acquisto, gestione e valutazione di vini rari, che, con il lavoro ha preso in considerazione sia i dati di Morgan Stanley sulla domanda mondiale di vino, stimata in 3 miliardi di casse (36 miliardi di bottiglie), a fronte di una produzione totale, nel 2014, di 2,8 miliardi di casse, sia il Knight Frank’s Luxury Investment Index, l’indice di investimento di riferimento dei beni di lusso.

“Collezionare bottiglie di vino pregiato - spiega al magazine Uk “The Drinks Business” (www.thedrinksbusiness.com) Guy Tolhurst, ad Intelligent Partnership - è sempre stato un hobby per centinaia di anni, ma adesso le grandi etichette sono universalmente riconosciute come un vero e proprio investimento di natura finanziaria”. E spostando l’attenzione dai soliti noti, essenzialmente i grandi vini di Bordeaux e Borgogna, per il futuro prossimo potrebbe essere lo Champagne l’investimento migliore, come consiglia il fine wine merchant londinese Woolf Sung, che prevede una crescita del 10% nelle quotazioni medie da qui ad un anno.

“Gli ultimi quattro anni - spiega ancora Guy Tolhurst - hanno chiaramente dimostrato che scommettere sul mercato dei fine wine non è certo un’attività priva di rischi, ma anche che chi si rivolge alle conoscenze degli esperti per trovare il giusto rapporto qualità prezzo, scegliere il momento migliore per investire, diversificando la propria collezione e comprendendo che non può trattarsi di un investimento a breve termine, può trarre enorme benefici da un investimento che, comunque, rimane altamente liquido”. Nonostante il parere, del tutto personale, ma certamente in grado di spostare l’opinione di molti, di Robert Parker, che di recente ha criticato gli investimenti enoici, sottolineando come l’apprezzamento sia lentissimo ed i costi di gestione troppo elevati.

Copyright © 2000/2025


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025

Altri articoli