“Dall’analisi dei dati Istat che abbiamo appena elaborato, stimiamo che l’obiettivo dei 5,5 miliardi di valore dell’export vinicolo nel 2016 sia ormai a portata di mano”. A dirlo Domenico Zonin, presidente dell’Unione Italiana Vini (Uiv), che commenta così i dati Istat sull’export del vino italiano nei primi 7 mesi del 2015 dai quali emerge che le vendite all’estero segnano in valore una crescita del 6,1%, con punte di oltre l’8% delle Dop. “Si conferma la crescita delle nostre esportazioni ormai stabilizzate sopra il +6% - spiega Ezio Castiglione Presidente di Ismea - che potranno ulteriormente accelerare a fine anno, considerando il prevedibile sprint degli spumanti nel periodo di Natale”. Nel complesso, nei primi 7 mesi del 2015, l’Italia ha spedito 11,5 milioni di ettolitri per 3,05 miliardi di dollari, con gli Usa che si confermano il partner n. 1 in valore, con 764,7 milioni di euro (+17,8% sul 2014) e n. 2 in volume (1,9 milioni di ettolitri, +9,1%), seguita dalla Germania con 563 milioni di euro per 3,2 milioni di ettolitri, primo sbocco in volume e secondo in valore, ma con entrambi i parametri in negativo, rispettivamente, del -8,5% e del -1,6%), e poi dal Regno Unito, con 1,7 milioni di ettolitri (+6,4%) per 392,6 milioni di euro (+10,7%). A seguire, tra imercati più importanti per il Belpaese, in valore, e tutti in crescita, vengono Svizzera (186,7 milioni di euro, +5,7%) e Canada (168,2 milioni di euro, +9,7%) e Giappone (95 milioni di euro, +5,6%.
“A trainare il segno positivo delle nostre esportazioni vinicole, dunque, sono i dati in crescita che arrivano da mercati importanti quali gli Usa, Regno Unito, ma anche Giappone, aiutati da una inaspettata e confortante ripresa del mercato cinese - aggiunge ancora Castiglione - che compensa in parte il crollo dell’esportazioni verso la Russia, legato a una situazione di grave difficoltà economica del Paese. La buona remunerazione all’export del nostro vino specie nel segmento Dop e Igp conferma una strategia produttiva del “Sistema Paese” ormai orientata stabilmente sulla territorialità e, quindi, su prodotti ad elevato valore aggiunto”.
“Continua in parallelo la flessione dei volumi che ha fatto registrare un -3,1%, ma non per le Dop che crescono del 5% - sottolinea però Domenico Zonin un dato sul quale dovremo lavorare nei prossimi mesi, forti anche di una vendemmia eccellente come quella che abbiamo appena concluso”.
Un pensiero a parte, pensando al grande mercato asiatico, Zonin lo dedica al Giappone, “che si conferma un mercato strategico per il vino italiano - commenta il presidente Uiv - dove il nostro export è però messo in pericolo dal protrarsi delle trattative bilaterali di libero scambio con la Ue a fronte dell’accordo raggiunto tra gli Usa e i paesi dell’area del Pacifico (TPP - Trans Pacific Partnership) che faciliterà gli scambi di vino tra alcuni importanti competitori come USA, Cile, Australia e Nuova Zelanda proprio verso il mercato nipponico”.
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