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L’Asia continua a crescere, specie grazie alla Cina, ma in Europa non si arresta il trend negativo: ecco i dati sulle importazioni di vino imbottigliato nel mondo del terzo trimestre dell’anno, nell’ultimo report “Wine by Numbers” by Uiv

La buona notizia è che l’Asia continua a crescere, con il contributo fondamentale della Cina, quella cattiva è che non si arresta il trend negativo dell’Europa, come raccontano i dati sulle importazioni di vino imbottigliato nel mondo del terzo trimestre, esclusi gli sparkling, dell’ultimo report di “Wine by Numbers” (www.uiv.it). Da luglio a settembre 2015, Cina, Hong Kong, Giappone e Corea del Sud hanno importato poco meno di 1,9 milioni di ettolitri, con una crescita del 29% sullo stesso periodo del 2014, per un valore complessivo di 1,1 miliardi di dollari, una cifra che conferma e addirittura migliora l’andamento del secondo trimestre 2015, per una crescita anno su anno del 19%.
Grazie all’Asia, l’import enoico mondiale dell’imbottigliato monitorato da “Wine by Numbers”, che analizza i dati di Europa, Asia ed Americhe, nel terzo trimestre 2015 sale complessivamente a 8,8 milioni di ettolitri (+3% sullo stesso periodo 2014), per un valore di 4,1 miliardi di dollari, un balzo in avanti che riduce il calo sul 2014 dal -7% dei due primi trimestri dell’anno al -5% del periodo luglio-settembre.
Come detto, le note dolenti arrivano dalla Vecchia Europa, dove la Russia, nonostante il lieve miglioramento sul semestre precedente, mostra di avere ancora bisogno di tempo per tornare ad avere un peso positivo sul trend continentale, con un calo dell’import sul 2014 del 33,1%. E non aiutano, del resto, neanche il calo della Germania né il sostanziale immobilismo del mercato della Gran Bretagna, che portano i volumi importati dai big europei (Gran Bretagna, Germania, Russia e Svizzera) a quota 4,1 milioni di ettolitri, il 6% in meno dello stesso trimestre 2014 , per 1,5 miliardi di dollari, ben il 19% in meno dello scorso anno. Dall’altra parte dell’Oceano, Stati Uniti e Canada godono i vantaggi di una moneta forte sull’euro, che si traduce in un calo del 3% dei valori importati, a quota 1,5 miliardi, ma in un trend commerciale decisamente positivo se si considera che il dollaro, nel periodo luglio-settembre 2015, ha guadagnato il 16% sull’euro. Per quanto riguarda i volumi, invece, Stati Uniti, Canada e Brasile toccano insieme i 2,8 milioni di ettolitri di vino importato, con un saldo positivo del 4%.
Merita un discorso a parte l’andamento dei prezzi: da sottolineare, innanzitutto, la tendenza nettamente negativa dell’Asia, dove il prezzo medio pagato nel Continente è sceso, per la prima volta, sotto i 6 dollari al litro, sia a causa di un riallineamento verso il basso dei consumi cinesi, sia per la ritrovata stabilità della valuta giapponese, lo Yen, fluttuante invece nel 2014 e nella prima metà del 2015. Stabili invece i prezzi sul Continente americano, a quota 5,51 dollari al litro, sugli stessi livelli dei trimestri precedenti, mentre la caduta dei prezzi non rallenta neanche in Europa, dove il valore del litro di vino importato perde 10 centesimi, e si ferma a 3,58 dollari. Mettendo insieme questi dati, ne scaturisce un prezzo medio globale di 4,66 dollari al litro pagati nel terzo trimestre 2015, il 3% in meno sul secondo trimestre 2015 e l’8% in meno sullo stesso periodo del 2014.

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