Si chiamano Fleurtai, Soreli, Sauvignon Kretos, Sauvignon Nepis, Sauvignon Rytos, Cabernet Eidos, Cabernet Volos, Merlot Khorus, Merlot Kanthus, Julius, i primi cinque a bacca bianca, i secondi a bacca rossa, e sono i primi vitigni resistenti alle malattie prodotti in Italia, dai ricercatori dell’Università di Udine (www.uniud.it) e dell’Iga - Istituto di Genomica Applicata di Udine, che verranno presentati il 18 gennaio nella città friulana. Ad introdurre le “magnifiche dieci”, frutto di 15 anni di lavoro di ricerca, in sinergia tra pubblico e privato (il progetto è sostenuto, tra gli altri, da Ministero delle Politiche Agricole, Regione Friuli Venezia Giulia, Vivai Cooperativi di Rauscedo e da produttori come Livio Felluga, Marco Felluga, Venica & Venica, Pierluigi Zamò e il Consorzio del Collio), il convegno “Resistere per competere: presentazione delle nuove varietà di vite”, che racconterà i segreti, le caratteristiche ed i vantaggi di queste nuove varietà di viti, su tutti la possibilità di abbattere notevolmente i costi delle viticoltura, grazie al risparmio sui trattamenti (presenti anche Raffaele Testolin, che ripercorrerà la “Storia di un progetto di successo”; Francesco Miniussi che parlerà su “L’impegno della Regione Friuli Venezia Giulia”; Enrico Peterlunger su “Le nuove varietà di vite resistenti alle malattie”, Michele Morgante su “Il contributo della genetica” ed Eugenio Sartori su “Il potenziale mercato e la valenza economica dei nuovi vitigni resistenti”).
“Il progetto congiunto dell’Università di Udine e dell’Iga per la costituzione di viti resistenti alle malattie attraverso processi naturali di incrocio e selezione - spiega il rettore dell’Università di Udine, Alberto De Toni - ha ottenuto uno straordinario risultato sia grazie alla capacità dei ricercatori dell’ateneo friulano di coniugare ricerca di eccellenza ed esigenze del territorio, sia grazie alla fondamentale sinergia tra pubblico e privato”.
Gli fanno eco i ricercatori dell’ateneo friulano che hanno avviato il progetto, Enrico Peterlunger, Raffaele Testolin e Michele Morgante: “un progetto di successo che ci rende orgogliosi, frutto di una ricerca d’eccellenza e del sostegno convinto delle amministrazioni pubbliche e delle aziende della filiera vitivinicola, ma anche della determinazione tutta friulana nel voler portare a termine, nei tempi previsti, il programma di selezione”.
Focus - Le tappe del progetto
Più di 15 anni di lavoro, centinaia di incroci, decine di migliaia di piante valutate, oltre 500 micro-vinificazioni ripetute negli anni dall’Unione Italiana Vini di Verona e dai Vivai Cooperativi di Rauscedo. Sono soltanto alcuni numeri del progetto congiunto di selezione di nuove varietà di vite resistenti alle malattie dell’Università di Udine e dell’Iga, avviato sin dal 1998 con il principale scopo di ridurre l’utilizzo di pesticidi in questo settore della produzione agricola e rispondere alla situazione critica della viticoltura in Europa, attività agricola tra le più impattanti sull’ambiente, che, pur occupando soltanto il 3,3% della superficie agricola, utilizza ben il 65% di tutti i funghicidi impiegati in agricoltura. Gli incroci sono stati eseguiti all’Azienda Agraria Universitaria “Antonio Servadei” di Udine, dove a oggi sono state valutate più di 24.000 piante derivanti da incrocio.
I vitigni selezionati sono stati valutati dall’Università di Udine, in collaborazione con i Vivai Cooperativi di Rauscedo, in impianti sperimentali a Fossalon di Grado (Gorizia), in Toscana, nella zona del Chianti, e sul Collio sloveno. Nel 2015 c’è stata la copertura con brevetto europeo e internazionale delle nuove selezioni e l’inserimento delle nuove varietà nel registro nazionale italiano presso il Ministero delle Politiche Agricole. L’Università di Udine, inoltre, ha preparato la cessione dei diritti di moltiplicazione.
L’interesse dei produttori potrà essere enorme, non soltanto in Friuli Venezia Giulia, ma in tutta Italia, in Europa e negli altri Paesi a vocazione vitivinicola nel mondo. In viticoltura, infatti, i costi di produzione sono elevati a causa del numero elevato di interventi per la difesa dei vigneti, e la disponibilità di varietà che non richiedono trattamenti è molto attraente.
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