- Germania, il declino del vino tedesco attraverso i numeri
È incredibile quello che un testimonial può fare per un vino. La notizia che tra i regali per il pensionamento del celeberrimo cestista Kobe Bryant ci fosse anche un magnum di Barbaresco 1996 Gaja, la scorsa settimana, ha causato un enorme picco di interesse su Wine Searcher. Le ricerche sul vino sono state abbastanza normali fino al 14 febbraio, ma il giorno dopo, quando i dettagli sui regali di Kobe sono usciti, le ricerche sono salite di quasi il 46.000%. Insomma, di fatto, sono suonate come un’approvazione. Allo stesso modo quando il rapper Jay-Z ha dimostrato interesse per lo Champagne Asso di Picche della maison Cattier - tanto che, successivamente, ha investito nell’azienda - le ricerche su questo vino sono schizzate in alto e per breve tempo è entrato nella lista dei Top 100 vini più ricercati del sito. Quindi, forse ciò di cui la Germania ha bisogno è di un Kobe Bryant o di un Jay-Z.
Certamente ha bisogno di qualcosa, come di recente ha suggerito in un servizio James Lawrence. Nell’articolo si dipinge un quadro fosco del settore, con gravi problemi di mercato e quindi abbiamo pensato di fare una ricerca sull’interesse per i vini tedeschi e sull’immagine non proprio luminosa.
Le ricerche globali per il vino tedesco sono diminuite da 403.727 nel corso dell’ultimo trimestre 2013 a 402.762 dell’ultimo trimestre 2015. Una diminuzione che non è drammatica, ma quando si prende in considerazione l’aumento delle ricerche globali tra i due periodi (da 28 milioni a 37,2 milioni) ciò equivale a un calo della ricerche complessive da 1,44% all’1,08%. Il calo non è universale, però. Mentre i bianchi di tutte le classi sono in calo dallo 83% al 75%, le ricerche sul vino rosso tedesco sono aumentate leggermente (da 9,55 a 9,9%), suggerendo la vaga possibilità che il Pinot Noir potrebbe rivelarsi come l’improbabile salvatore del vino tedesco.
Nella categoria del vino bianco, sembrerebbe che classici vini della Germania - i vini dolci, a base di Riesling - siano in declino ad un ritmo più veloce rispetto alle loro controparti più secche. I vini etichettati da Kabinett a Eiswein costituiscono il 49,8% di tutte le ricerche di vini tedeschi nel quarto trimestre 2013, ma questa percentuale era scesa al 41,6 % due anni dopo. Nel frattempo, i vini etichettati Trocken, Grosses Gewächs e Erstes Gewächs sono diminuiti, dal 26,9 % di tutte le ricerche di vini tedeschi al 23,4%, con un calo meno marcato a suggerire che i vini più asciutti mantengono un livello più stabile di interesse per gli utenti di Wine-Searcher.
Dal punto di vista geografico, è una storia familiare, con Mosel di gran lunga la più ambita regione in Germania, però, i numeri sono in calo. Mosel ha rappresentato il 42% delle ricerche tedesche nel 2013, ma il 38% alla fine del 2015: un calo di quasi il 10%. Altre regioni sono diminuite in proporzione, a parte Rheinhessen, che in controtendenza, con il trend sono salite leggermente, dal 8,97% al 9,75%. Ciò rende Rheinhessen la seconda regione più ricercata, a parte Rheingau. Così i numeri sembrerebbero avvalorare la teoria di Lawrence, secondo cui la Germania è esterna al giro dei consumatori di vino internazionali. Forse l’ultimo schiaffo in faccia alle fiere tradizioni del vino tedesco è che il quarto vino più ricercato è il Jägermeister (noto amaro tedesco a base di erbe). Forse è il momento che J-Lo o Taylor Swift inizino a dare un po’ d’amore al Riesling, la Germania potrebbe certamente avvantaggiarsene.
Fonte: www.wine-searcher.com
- Australia, solo lievi aumenti per le uve 2016
In Australia i prezzi delle uve della vendemmia 2016 mostrano solo lievi incrementi nonostante la valuta sia nuovamente competitiva e nonostante l’entrata in vigore dei nuovi accordi di libero scambio con l’abbassamento dei prezzi del vino nei mercati asiatici e le esportazioni che, per la prima volta in quasi 10 anni, hanno superato 2 miliardi di dollari. Insomma la ripresa per l’industria vinicola australiana, sembra ancora lontana.
I prezzi medi di mercato suggeriscono che lo Chardonnay potrebbe essere in ripresa, ma ha ancora strada da percorrere prima che sia nuovamente considerato redditizio. Pinot Gris ha avuto ancora una volta una buona performance. I principali rossi, che in media costavano poco meno di $ 300/tonnellata nel 2015, stanno venendo fuori ma ancora presto per dire che sono fuori dalle secche.
Il direttore generale WGGA Andrew Weeks ha detto che è stato indispensabile che l’industria e il Governo abbiano lavorato insieme per sfruttare le potenzialità del settore. “Per i viticoltori è stato un lungo periodo molto difficile, con i prezzi medi del 2001 di circa $ 933/tonnellata, un lontano ricordo”, ha sostenuto Weeks.
“I prezzi nel 2014 sono scesi a $ 441/tonnellata, in leggero aumento nel 2015 per una media di $ 463/tonnellata. È un passo nella giusta direzione, ma indicativo quanto lavoro deve essere fatto per dare alle imprese familiari una possibilità di sopravvivere”. Week ha concluso invocando una riforma strutturale del settore.
Di seguito, ecco i prezzi con le differenze tra 2016 e 2015.
Chardonnay $ 277 per tonnellata febbraio 2016 ($ 233 per tonnellata, Febbraio 2015)+ 24% Pinot Gris $ 530 - stabile sul 2015
Sauvignon Blanc $ 330 ($ 319) +3,5%
Cabernet Sauvignon $ 330 ($ 295) +8%
Merlot $ 320 ($ 293) +6%
Shiraz $ 323 ($ 289) +12%
Fonte: www.winetitles.com.au
- Treasury Wine Estates, mette in stand by il 30% delle proprie referenze
Mike Clarke, ad del gruppo Treasury Wine Estates (Twe), una delle più grandi aziende vinicole del mondo, ha deciso di pensionare, ritirandole dal mercato, il 30% delle sue referenze.
I marchi in questione non saranno venduti bensì saranno tenuti in deposito per un potenziale impiego futuro. Clarke sta supervisionando un taglio molto vigoroso del numero delle singole linee di prodotto che complessivamente contano più di 3000 referenze e 100 e più marchi, decidendo che è molto più intelligente mantenerli in casa, senza venderli, piuttosto che lasciare che un concorrente li compri e rinvigorisca le proprie vendite.
L’operazione di razionalizzazione - stock-keeping units - sarà compiuta entro metà 2016 e dopo l’arrivo di 25 nuovi marchi, dovuti all’acquisto della divisione vino Usa della britannica Diageo per $ 754.000.000, si è fatta più urgente.
Clarke non ha specificato quali marche possono scomparire o dove stanno avvenendo la maggior parte dei tagli. Twe il 18 febbraio 2016 ha rivelato che i 15 top brands dell’azienda guidati da Penfolds, Wolf Blass e Wynns, generano l’85% del fatturato aziendale. Clarke è entrato in azienda come amministratore delegato nel marzo 2014 e dice di essere dove si aspettava di trovarsi nella ricostruzione dell’attività dopo quasi due anni al timone. Twe ha registrato un aumento del 42% dell’utile netto a $ 60,6 milioni nella prima metà di questo tempo; “è piacevole essere in uno stato migliore di quanto ci immaginassimo” ha affermato Clarke.
Fonte: www.smh.com.au/business/
- Giappone, impennata del vino cileno che supera la Francia
Secondo i dati diffusi dal Ministero delle Finanze giapponese, nel 2015, le importazioni di vino cileno nel paese si sono impennate del 18,1% raggiungendo i 51,59 milioni di litri mentre le importazioni di vino francese sono scese del 2,8% a 51,51 milioni di litri. La notizia è stata riportata da The Japan Times.
L’incremento del vino cileno nel mercato giapponese risale al 2007 quando ogni anno è cresciuto mediamente del 20%. Inoltre i dazi giapponesi sul vino cileno saranno completamente eliminati nel 2019. Nel 2005 il Cile è stato il quinto più grande importatore, arrivando al secondo posto nel 2013, quando ha superato le importazioni dall’Italia. Ora è il numero uno.
È la prima volta che le importazioni cilene hanno superato quelle della Francia, che per molto tempo è stato il vino più importato nel paese. Secondo il Japan Times, una bottiglia da 75 cl di vino cileno nel 2015 ha avuto un costo medio di ¥ 602, il 40% inferiore alla media di ¥ 1029 per una bottiglia di vino francese.
Un ulteriore accordo di libero scambio tra il Giappone e l’Australia vedrà le tariffe di importazione sul vino australiano abolita in sette anni, mentre l’accordo di libero scambio tra il Giappone e l’Unione europea è ancora in discussione.
- Sotheby’s, per il terzo anno, Drc in testa alle classifiche
Domaine de la Romanée-Conti (Drc), la celeberrima azienda immagine della Borgogna, per il terzo anno consecutivo, si è classificata, con più di $ 10 milioni di vendite, in testa alle classifiche della casa d’aste Sotheby’s.
La Top 10, giunta alla sua terza edizione, calcola le vendite dei vini pregiati delle aste e delle vendite al dettaglio di Sotheby’s. Nel 2015 i proventi delle audizioni della case d’aste sono state pari a $ 60.4milioni, in calo del 7,5% sul 2014, nonostante una lunga serie di vendite di alto profilo e di vendite dirette delle cantine.
La Borgogna è stato il grande vincitore dello scorso anno, rappresentando il 40% del totale delle vendite di Sotheby (+26%), non lontano da Bordeaux con una quota del 46% (- 62%). Drc da sola rappresenta il 17% delle vendite mondiali della società.
Nel gennaio 2015, un’asta di vini di Château Mouton Rothschild ha contribuito a elevare Mouton al secondo posto nella lista, superando Pétrus, Château Lafite Rothschild e Château Latour con un fatturato totale di $ 6,1 milioni - ancora ad una certa distanza da Drc a $ 10,3 milioni.
Un’altra vendita diretta di Château Margaux ha innalzato la proprietà al quarto posto, nonostante un leggero calo delle vendite totali. Ma tra sei Château di Bordeaux presenti nella top 10, solo Mouton ha registrato un incremento delle vendite nel 2015, a differenza del leader di Borgogna Drc (+16%), Armand Rousseau (+88%) e Georges Roumier (+113%). I compratori asiatici hanno rappresentato il 52% delle vendite (in leggero calo dal 55% del 2014), rispetto al 30% dal Nord America (24% nel 2014), il 15% dall’Europa (18% nel 2014) e il 3% dall’America Latina (2 % nel 2014). Il lotto campione di incassi dell’anno è stata una cassa di sei bottiglie Drc 1990, che ha raccolto 158.000 $ a Hong Kong.
Fonte: www.decanter.com
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