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Parte bene l’Italia del vino in Cina nei primi tre mesi del 2016: +7% in volume e +15,3%. Ma i competitor, Francia e Australia su tutti, corrono (ancora) dieci volte più veloci. A dirlo i dati della dogana cinese, riportati da “DecanterChina.com”

È partito bene il 2016 per il vino italiano in Cina: le esportazioni del Belpaese verso la Grande Muraglia nei primi 3 mesi dell’anno, sono cresciute del 7% in volume (6,2 milioni di litri) e del 15,3% in valore (26,1 milioni di dollari) sullo stesso periodo 2015, con un prezzo medio di 4,2 dollari al litro (+7,7%). A dirlo i dati della dogana cinese riportati da “DecanterChina.com”. Da cui, ad un primo sguardo, emerge un quadro positivo per il Belpaese, pur sempre al n. 5 tra gli esportatori di vino in Cina. Che, però, in quello da molti indicato come uno dei più importanti mercati del futuro, corre ancora assai meno velocemente degli altri competitor, pur partendo da valori assoluti decisamente più bassi: la Francia, che si conferma leader assoluta in Cina, fa segnare +33,4% in volume (41,4 milioni di litri) e addirittura +77,9% in valore (256 milioni di dollari), con un +33,76% del prezzo medio, a 6,16 dollari al litro. Dato che è di 8,51 dollari al litro per l’Australia, secondo Paese importatore che, nel 2016, mette a segno fin qui una crescita del 50% sia in volume (16,8 milioni di litri) e valore (143,5 milioni di dollari).
Una performance sicuramente aiutata anche dall’accordo di libero scambio Cina-Australia (ChAFTA) firmato tra i due Paesi nel 2015, che prevede di abolire gradualmente le tasse d’importazione sui vini australiani entro il 2019. Ma bene fanno anche il Cile, con +42,4% in volume (14 milioni di litri) e +34,4% in valore (47,3 milioni di dollari) e la Spagna, a +37% in quantità (16,5 milioni di litri) e +26,9% in valore 33,8 milioni di dollari). Una crescita, però, quella dei due Paesi, che arriva a scapito del prezzo medio, sensibilmente in calo: -4,88% per il Cile, a 3,37 dollari al litro, -7,4%, a 2,04 dollari al litro, che sono anche i due valori nettamente più bassi tra i 10 principali esportatori di vino in Cina, (dopo Francia, Australia, Cile, Spagna e Italia, vengono a distanza Stati Uniti, Argentina, Nuova Zelanda - che spunta il prezzo medio più altro in assoluto, 11,4 dollari al litro - Sudafrica e Portogallo). Tutto questo in un quadro complessivo che vede le importazioni di vino in Cina crescere sia per quanto riguarda il vino imbottigliato (+31% in volume a 107,3 milioni di litri e +47,2% in valore, a 557,2 milioni di dollari, con un prezzo medio di 5,19 dollari al litro) che quello sfuso (+58,7% in quantità, a 29 milioni di litri, +58,6% in valore, a 22,5 milioni di dollari, per 78 centesimi al litro), e con gli spumanti che registrano un modesto +4,9% in volumi (2,7 milioni di litri), e una significativa riduzione in valore: -18,2%, a 11,7 milioni di dollari.
Una crescita robusta quella delle importazioni di vino in Cina, nel complesso, in questo primo quarto dell’anno, in cui hanno raggiunto la cifra totale di 591,4 milioni di dollari (+45,38%) per 139,1 milioni di litri (+35,3%)
che, secondo “decanterchina.com” è dovuta anche al fatto che colossi dell’ecommerce (che, in Cina, veicola il 20% del mercato del vino) come JD.com e Alibaba hanno iniziato a importare vino direttamente dai produttori. E chissà che le promesse fatte proprio dal fondatore di Alibaba, Jack Ma, a Vinitaly, non aiutino il Belpaese a marciare al ritmo degli altri, in un futuro che tutti sperano non sia troppo lontano ...

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