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Sempre meno consumatori e consumi di vino, birra e spirits in Italia. Ma cresce la consapevolezza della cultura mediterranea del mangiare e bere, e l’educazione è preferita ai divieti contro gli eccessi. Così la ricerca Nielsen by Federvini

Italia
Cresce la consapevolezza della cultura mediterranea del mangiare e bere, e l’educazione è preferita ai divieti contro gli eccessi

Sempre meno consumatori e consumi di bevande alcoliche (vino, birra e spirits) in Italia, dove però cresce la consapevolezza della cultura mediterranea del mangiare e bere, e dove l’eccesso è sempre meno di moda, con le persone che preferiscono di gran lunga la cultura dell’educazione a quella divieto. Ecco, in estrema sintesi, gli atout della ricerca Nielsen per Federvini, nell’assemblea di scena oggi a Roma. Da cui emerge che i consumi di bevande alcoliche in Italia (vino, birra e alcolici) in 10 anni, tra il 2005 ed il 2015, sono diminuiti del 25%, da 31,1 milioni di ettolitri a 22,9 milioni di ettolitri. E questo a causa di cambiamenti di varia natura: demografici (la popolazione italiana invecchia), sociali (sono cambiati momenti e luoghi di consumo), economici, ma anche per nuovi atteggiamenti alimentari sempre più orientati al salutismo e, non ultimo, per una sempre maggiore competizione con gli altri settori del beverage.
In pochi anni, dal 2011 al 2015, i consumatori di bevande alcoliche sono diminuiti di 1,8 milioni di unità, dai 34 milioni del 2011 ai 32,2 del 2015, con un percentuale di penetrazione sulla popolazione scesa dal 65% al 61%. Tra i bevitori si è registrata anche una diminuzione della frequenza media di consumo, da 4 volte a settimana del 2011 a 3,6 del 2015. Con il consumo che è nettamente diminuito nel momento del pranzo (nel 2011 beveva in questo pasto il 60% dei consumatori, oggi il 52%), mentre è cresciuto nell’aperitivo serale (dal 12% al 19%), nella cena (dal 74% all’80%) e nel dopo cena (dal 20% al 25%). Nello stesso tempo, sono tornati a crescere i consumi fuori casa in ristoranti, pizzerie, bar e pub.
Si è consolidato anche l’approccio “mediterraneo” al consumo di vino e alcolici, visto che crescono le persone che dicono di bere per accompagnare il pasto (74%) e perché gli piace assaporare e degustare le bevande (60%). Anche perché in Italia l’84% degli intervistati da Nielsen è d’accordo nell’affermare che sia forte la cultura enogastronomica mediterranea, che vede nel bere accompagnato i pasti uno dei suoi “pilastri”. Una consapevolezza che cresce (era il 78%, nel 2011), come cresce il numero delle persone (83% sul 73% del 2011) che ritengano che bere in eccesso e perdere il controllo sia sbagliato e fuori moda. E per limitare quei comportamenti sbagliati nell’approccio al vino e alle bevande alcoliche, che pure esistono, l’85% degli italiani sostiene che sia più utile investire nella formazione alla cultura del bere, che puntare sulla logica del divieto. Anche perché, spiega la ricerca, un consumatore più responsabile diventa più attento agli stimoli della comunicazione, e ne esce rassicurato: il 67% (sul 60% del 2013) dice di aver notato una maggiore presenza di messaggi sul “bere responsabile”, il 53% (sul 45% del 2013) cerca di tenerne conto, e il 69% (sul 65% del 2013) ritiene che la salute del consumatore sia più tutelata dai limiti suggeriti per il consumo di alcolici.
Tutti aspetti da tenere in considerazione per un settore, come quello del vino e del beverage che, forte dei successi dell’export degli ultimi anni (non ultimo il record di 5,4 miliardi di euro di esportazioni enoiche nel 2015), sembra voler tornare ad investire anche sul fondamentale mercato nazionale, che vale da solo la metà del business, e dove sono tanti gli sforzi da mettere in campo per invertire, o quanto meno fermare, una tendenza al ribasso che, fino ad oggi, in molti hanno ritenuto inarrestabile.

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