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Il vino dei Cavalieri: da Vittorio Frescobaldi a Piero Antinori, da José Rallo a Sandro Boscaini, Francesco Argiolas e Annibale Rossi di Medelana, i vignerons “Cavalieri del Lavoro” in una “tavola rotonda” a Castello Nipozzano (12 novembre)

Il vino dei Cavalieri: da Vittorio Frescobaldi a Gino Lunelli, da Gennaro Pieralisi a José Rallo, da Francesco Argiolas a Piero Antinori, da Paolo Panerai a Gian Annibale Rossi di Medelana, da Lapo Mazzei ad Aldo Brachetti Peretti, da Bruno Ceretto a Sandro Boscaini, sono solo alcuni dei vignerons italiani Cavalieri del Lavoro che il 12 novembre si riuniscono con i loro vini attorno ad una tavola rotonda a Castello Nipozzano, storica Tenuta della famiglia Frescobaldi, nel cuore del Chianti Rùfina. Una “reunion” quella de “I Cavalieri del Lavoro presentano i loro vini”, all’edizione n. 5 in Toscana dopo la Sicilia, che è soprattutto un momento di confronto e di comprensione su dove va il mondo del vino, tra un gruppo di imprenditori qualificati a rispondere alla domanda e tracciare scenari futuri, tra questioni di governance e ciò che i loro vini in degustazione esprimono nel calice.
Dal Trentodoc Perlè Nero 2008 di Ferrari al Castelli di Jesi Verdicchio Classico Le Giuncare Riserva 2013 di Pieralisi - Monte Schiavo, dal Contessa Entellina Bianco Vigna di Gabri 2011 di Donnafugata al Nasco di Cagliari Iselis 2015 di Argiolas, dall’Aleatico Rosato 2015 della Fattoria Aldobrandesca di Antinori al Baffonero 2013 della Rocca di Frassinello, dal Lupicaia 2011 del Castello del Terriccio al Chianti Classico Gran Selezione 2010 del Castello di Fonterutoli, da Il Pollenza 2009 de Il Pollenza, al Barolo Brunate Bricco Rocche 2006 di Ceretto, dall’Amarone della Valpolicella Classico Costanera Riserva 2011 di Masi Agricola, al Pomino Spumante Metodo Classico Leonia 2013 del Castello di Pomino di Frescobaldi, sono solo alcune delle etichette protagoniste del simposio, simbolo dei celebri terroir da cui provengono. A partire dalla sede dell’incontro, Castello Nipozzano, una Tenuta di 626 ettari, simbolo della continuità, della tradizione e della storia viticola dei Frescobaldi, che vanta ben 300 ettari di vigneto allevati a Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Syrah, e dove la qualità dei terreni poco ricchi e il clima asciutto e ventilato costituiscono l’ambiente ideale per la coltivazione della vite.
Ma dicevamo della varietà di terroir che racconterà questa degustazione. Le uve del Perlé Nero (Pinot Nero in purezza) di Ferrari provengono dalle zone più alte delle Tenute di Villa Margon, Maso Orsi e Maso Valli, a oltre 400 metri sul livello del mare. Particolarmente adatte a produrre vini freschi e longevi da basi spumante di bella energia acida e dal profilo aromatico intrigante. Le uve Verdicchio de Le Giuncare provengono dalla vigna dell’Imperatore nel Comune di Arcevia, ad un’altitudine di 350 metri sul livello del mare. Le buone escursioni termiche e il carattere del Verdicchio riescono in queste condizioni a raggiungere un’espressività netta e tipica. Catarratto, Chardonnay, Sauvignon Blanc e Viognier formano l’uvaggio del Vigna di Garbi. Un bianco che nasce nella Sicilia Sud Occidentale, in un ambiente generoso, delimitato nel vigneto omonimo, ad un altitudine dai 200 ai 300 metri sul livello del mare. I terreni particolarmente ricchi e reattivi garantiscono complessità a questo vino che racconta tutta la sua mediterraneità.
Ancora mediterranietà nel vino di Argiolas, ottenuto da uve tradizionali Nasco. Un bianco delicato e dagli aromi sfaccettati che difficilmente lascia indifferenti. Le uve Aleatico in purezza danno un rosato profumato e di bella finezza. Anche grazie al particolare microclima che si trova a Sovana, in Maremma, dove ad un’altezza di 200 metri sul livello del mare questo particolare vitigno trova le migliori condizioni per esprimersi ad alto livello. Il Merlot che produce il Baffonero, proviene dall’omonimo vigneto posto ai piedi della cantina costruita da Renzo Piano. Qui, in Maremma, il Merlot trova tutto il tepore di cui ha bisogno per esprimere profumi profondi e gusto morbido e appagante. Cabernet Sauvignon e Petit Verdot che trovano nel Lupicaia una espressione davvero particolare, rimandando a note balsamiche e a netti sentori di eucalipto. Un vino generoso, figlio della Maremma, ma decisamente originale e riconoscibile. Chianti Classico davvero, verrebbe da dire: Sangiovese, Malvasia Nera e Colorino nascono su terreni ad Alberese e Galestro, tra i 220 e i 500 metri sul livello del mare, per una Gran Selezione, quella di Fonterutoli, che incrocia il meglio della denominazione. Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc, Petit Verdot, ovvero un taglio bordolese alla marchigiana per un vino, quello de Il Pollenza, che potrebbe essere denominato un “SuperMarche”.
Siamo invece nel Comune di La Morra, nelle Langhe, dove il Nebbiolo nasce e cresce nelle migliori condizioni, per il Barolo Brunate di Ceretto che ne è una espressione classica e da ricordare, sempre. Corvina, Rondinella, Oseleta, Molinara, coltivate nei Comuni storici di produzione dell’Amarone (Marano, Negrar, Sant’Ambrogio e San Pietro in Cariano), sono l’“imprimatur” di eccellenza per questo vino di Masi. Chardonnay, Pinot Nero, trovano infine, il loro perfetto habitat nei vigneti del Castello di Pomino a 600 metri sul livello del mare, dai terreni leggermente acidi che restituiscono delle bollicine di finezza assoluta.
La serie dei Cavalieri del Lavoro è molto ampia e solo per fare gli esempi più eclatanti possiamo citare, insieme a Piero Antinori anche suo padre Niccolò Antinori ed insieme a Vittorio Frescobaldi suo padre Lamberto Frescobaldi. E l’elenco delle famiglie toscane di peso del mondo vitivinicolo della Regione e non solo continua: Cavalieri del Lavoro sono stati anche Alessandro Augusto Contini Bonacossi che diede vita alla Tenuta Capezzana, Luigi Ricasoli Firidolfi e Lapo Mazzei fondatore del Castello di Fontrerutoli. Ma non è l’unica Regione enoica ad aver dato il suo contributo ai Cavalieri del Lavoro produttori di vino, da Antonio Carpenè, il padre del Prosecco, a Giorgio Lungarotti, figura centrale dell’enologia italiana e patron delle cantina di famiglia in Umbria, da Arnaldo Caprai, che insieme al figlio Marco ha riportato sul palcoscenico dell’Italia enoica il Sagrantino, ad Ezio Rivella, più noto come enologo di Castello Banfi ma anche lui produttore nel nativo Piemonte con la Tenuta Bel Sit, da Bruno Ceretto, figura centrale del Barolo e della produzione di Langa, a Gino Lunelli, per mezzo secolo presidente della trentina Ferrari, da Dino Illuminati, patron dell’azienda di famiglia in Abruzzo, a Luigi Barba, che dette il là alla modernizzazione della sua cantina sempre in Abruzzo, da Spartaco Sparaco “inventore” della Fazi Battaglia e delle sue caratteristiche bottiglie di Verdicchio ad anfora, ad Aldo Brachetti Peretti, petroliere e produttore di vino nelle Marche con Il Pollenza, da Gennaro Pieralisi, patron del gruppo marchigiano Pieralisi e dell’azienda viticola Terre Monte Schiavo, a Lamberto Vallarino Gancia, iniziatore del successo dell’azienda di famiglia, da Ottavio Riccadonna, personaggio centrale dell’enologia di Canelli, a Giuseppe Tasca Mastrogiovanni che portò innovazioni profonde nel vigneto di Regaleali che successivamente avrebbero rilanciato la Sicilia enoica, da Diego Planeta, il “deus ex machina” del successo planetario dei vini siciliani, a Giacomo Rallo, creatore di quella splendida realtà dell’enologia siciliana che è Donnafugata, da Giuseppe Benanti che nell’azienda di famiglia ha lanciato il successo dell’Etna, a Sebastiano Messina che produce vino a Noto, da Venerando Faro rapito dal fascino enologico dell’Etna ad Antonio Mastroberardino, colui che ha avuto un ruolo fondamentale nel rilanciato dell’Irpinia enoica, da Pellegrino Capaldo che con il sogno di Feudi San Gregorio ha portato la Campania nei mercati enoici più importanti, a Gianni Zonin, artefice del successo della Zonin1821, una delle più grandi realtà del vino italiano, da Salvatore Leone De Castris, protagonista assoluto del successo del “rosato” pugliese nel mondo, ad Onofrio Spagnoletti Zeuli, patron dell’omonima azienda vitivinicola pugliese, fino a Guglielmo Bertani, senza l’apporto del quale, insieme al fratello Giovan Battista, probabilmente l’Amarone non avrebbe l’attuale successo, e, sempre per rimanere nel terroir di produzione di questo grande rosso, Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola, e Maria Cristina Loredan Rizzardi, la “lady” dell’Amarone. E per andare più indietro nel tempo ci sono anche Erminio Sella, nipote di Quintino Sella e fondatore insieme a Edgardo Mosca della sarda Sella e Mosca, Francesco Argiolas, erede della forse più grande stirpe di vignaioli sardi, e, tornando in Toscana e concludendo questo piccolo viaggio, Gian Annibale Serafini Ferri Rossi di Medelana, patron del Castello del Terriccio, Franca Malfatti Spinola, alla guida dell’azienda e della denominazione Parrina in Maremma, Italo Zingarelli, fondatore di Rocca delle Macìe, e Lorenzo Pinzauti, imprenditore dell’abbigliamento con la passione del vino che coltiva nella Tenuta Collebereto di Radda in Chianti.

Focus - I Cavalieri del Lavoro
I Cavalieri del Lavoro sono imprenditori, donne e uomini, insigniti dell’Ordine al “Merito del Lavoro” dal Presidente della Repubblica. Il titolo di Cavaliere del Lavoro è un riconoscimento per i risultati raggiunti nell’attività di impresa, nella creazione di sviluppo e di posti di lavoro, ma soprattutto per l’impegno ad una responsabilità etica e sociale diretta al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro del Paese.
L’azione dei Cavalieri del Lavoro si ispira alla solidarietà, al merito e ai valori del lavoro e si esplica, sia individualmente che come insieme, attraverso le attività promosse dalla Federazione e l’adozione, nelle proprie aziende, di corrette relazioni industriali e di innovativi modelli di welfare. Sono stati Cavalieri del Lavoro grandi personaggi del mondo economico italiano, pionieri della prima industrializzazione, tecnici e scienziati, artefici del “miracolo economico”, dello sviluppo sociale del Paese e dell’affermazione del “made in Italy” e della cultura d’impresa.
L’Ordine cavalleresco al “Merito del Lavoro” fu istituito nel 1901 da Vittorio Emanuele III come riconoscimento a imprenditori la cui vita fosse ispirata alla cultura e all’etica del lavoro. Oggi l’onorificenza è conferita dal Presidente della Repubblica, che nomina ogni anno fino a 25 nuovi Cavalieri del Lavoro, in occasione della festa della Repubblica (2 giugno). Dal 1901 sono stati nominati 2.797 Cavalieri del Lavoro. Il processo di selezione è particolarmente rigoroso ed è regolato dalla legge n. 194 del 1986.

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