Dare ulteriore impulso alla crescita del 2016 in Germania, primo mercato in volume per i vini italiani (5,5 milioni di ettolitri +0,5% sul 2016), e terzo in valore (997,9 milioni di euro, +1,7%), e stringere ancora di più la partnership con i player di mercati fondamentali come quelli del Nord Europa, dal Regno Unito alla Scandinavia, ma anche dell’Est Europa e non solo: ecco la missione dell’Italia del vino alla Prowein di Düsseldorf (19-21 marzo 2017, www.prowein.com), che apre la stagione delle grandi fiere enoiche (alle viste c’è già Vinitaly, 9-12 aprile a Verona, presentata ieri, https://goo.gl/G1x5hx, e che il vicepresidente di Unione Italiana Vini Ernesto Abbona ha definito “la “nostra” fiera, patrimonio culturale e strumento di promozione strategica per le nostre aziende, i territori e il comparto nel suo complesso”, mentre c’è chi, come “il re del Barbaresco Angelo Gaja”, oggi sul “Corriere della Sera” - https://goo.gl/SyZDTO - in un’intervista a Luciano Ferraro, lancia l’idea anche di una “Biennale del vino” a Milano, come ulteriore momento dedicato al business del vino, ndr),
dove gli espositori del Belpaese come sempre saranno protagonisti e presenti in massa (oltre 1.500 dei 6.300 espositori da 60 Paesi e 265 territori del vino di tutto il mondo, con i Paesi più rappresentati dopo l’Italia che sono Francia, con 1.400, e la Germania, con 960), con i vini italiani sotto i riflettori con tante iniziative e degustazioni, promosse da consorzi ed importatori, ma anche da quelle dedicate a produttori e territori tricolori dalle riviste top del Paese tedesco, da Vinum a Meininger, da Weinwirtschaft a Falstaff e, con la intessissima attività della Desa - Deutschland Sommelier Association guidata da Sofia Biancolin (che quest’anno avrà come focus la Calabria del vino, ma proporrà monografie e verticali su tanti territori e produttori top d’Italia, da Caprai a Ferrari, da Tenuta San Leonardo a Casanova di Neri, da Le Famiglie dell’Amarone d’Arte a La Scolca, per citarne alcune, www.deutschlandsommelierassociation.de). Un fiera sempre più internazionale, che sarà anche un momento di confronto con le produzioni vinicole di tutto il mondo, dalla Francia alla Spagna, dagli Stati Uniti al Cile, dall’Australia al Sudafrica, dall’Argentina al Sudafrica, con delle vere e proprie novità, come Ecuador, Azorre, Polonia e, soprattutto, il debutto dell’Asian Wine Producers Association, che mette insieme produttori dall’India al Giappone, dall’Indonesia alla Thailandia, fino al Myanmar. Ovviamente si parlerà tanto di evoluzione e prospettive sui mercati più importanti, dagli Usa alla Cina, e non mancheranno focus sulle tendenze che stanno caratterizzando in questi anni il mondo del vino, come il tema del biologico, con tanti espositori ed associazioni (tra cui l’italiana DI.VI.BIO - Associazione di vini e viticoltori naturali italiani) e lo spazio ad hoc “Organic World”, o quello degli spumanti, in una Germania che è il terzo più grande importatori di bollicine italiane al mondo (244.063 ettolitri nel 2016 appena concluso, +6,9%, per 91 milioni di euro (+5,7%).
Tanti, come detto, i momenti di approfondimento sui mercati. Il 19 marzo, per esempio, il Comitè Champagne (che di recente ha stretto una importante partnership con il Consorzio del Chianti Classico), presenterà dati e prospettive sul futuro del territorio più prestigioso delle spumantistica mondiale, e a cui anche il settore degli sparkling wine italiani guarda con attenzione, ma ci sarà anche un focus sul futuro del vino in Cina con il professor Demei Li, tra i massimi esperti della scena produttiva e di mercato del grande Paese Asiatico. E, ancora, il 20 marzo, ci saranno la presentazione del “ProWein Business Report”, realizzato dalla fiera tedesca in collaborazione con l’autorevole Geisenheim University,raccogliendo dai e opinioni intervistando buyer e produttori di tutto il mondo. O, sempre nello stesso giorno, “Italian Wine: Figures and Outlook”, dove si parlerà di rischi e opportunità in mercati come Usa, Cina, Germania e Regno Unito (in prospettiva Brexit) con il presidente di Unione Italiana Vini Antonio Rallo (fresco di conferma anche alla guida del Consorzio Doc Sicilia, ndr), l’Ice, Il Ministero delle Politiche Agricole ed Herbert Dorfmann, presidente dell’Intergruppo Vino al Parlamento Europeo. E nello stesso giorno, l’agenzia di ricerca inglese Wine Intelligence parlerà della “Costruzione di brand di successo”, mentre il 21 marzo presenterà una ricerca su uno dei temi più gettonati del momento, ovvero quello dei “Millennial wine drinkers: myths and realities”.
E non mancheranno anche i momenti per la consegna di premi e riconoscimenti, come quelli della rivista di rifermento del mercato tedesco Meiningers, che eleggerà il “2017 Meiningers Sommelier”, il 19 marzo, e consegnerà premi “Excellence in Wine & Spirits” (da rumors si annunciano molti riconoscimenti per l’Italia, ndr), o il prestigioso “Winemakers’ Winemaker Award 2017”, promosso dal Master Of Wine Institute e dal magazine Uk “The Drink Business” (il 20 marzo), all’edizione n. 6, andato negli anni a nomi come Àlvaro Palacios, Egon Müller, Anne-Claude Leflaive di Domaine Leflaive, Paul Draper di Ridge, Peter Gago di Penfold’s, e Peter Sisseck di Dominio de Pingus”.
Tante, come detto, le degustazioni dedicate al vino italiano. Si parte già sabato 18 marzo, con il tasting dei “Tre Bicchieri” promosso dal Gambero Rosso, che sarà di scena al Congress Center Ost della Messe Dusseldorf, ma il clou, come detto, in fiera sarà nello spazio della Desa - Deutschland Sommelier Association: ogni giorno ci saranno approfondimenti dedicati ai vini di Calabria, ma non mancheranno monografie e verticali su territori e vini top.
Si parte il 19 marzo, quando saranno di scena la verticale del Gavi dei Gavi 2016, 2012, 1995 e 1989 e de La Scolca d’Antan 2005, 2003 e 2000 della griffe La Scolca, con Chiara Soldati, quella dedicata al Brunello di Montalcino Cerretalto Casanova di Neri 2012, 2008, 2006, 2004 e 1999, con il produttore Giacomo Neri, e poi ancora approfondimento sul Sagrantino di Montefalco ed il suo territorio con i vini della cantina leader che l’ha rilanciato, Caprai, per finire con i vini delle Famiglie dell’Amarone d’Arte (Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Torre d’Orti, Venturini e Zenato).
Il 20 marzo, invece, sotto i riflettori lo spumante italiano in alcune delle sue massime espressioni, come la degustazione dedicata al Giulio Ferrari - Riserva del Fondatore di Ferrari, leader del Trentodoc, e quella sul Franciacorta con il Palazzo Lana della storica Berlucchi, in verticale con le annate 2004, 2005, 2006 e 2007 del Riserva Extreme, e con la 2004 e la 2006 del Riserva Satén. In mezzo, ancora una verticale, che avrà per protagonista il Chianti Classico Fontalloro di Felsina, con le annate 2012, 2009, 2004, 2001 e 1999, e poi la chiusura di giornata con il vino icona della cantina trentina dei Marchesi Guerrieri Gonzaga, il San Leonardo, annate 2011, 2010, 2004, 2001 e 1999. Il 21 marzo, si chiude con una panoramica dedicata ai vini rosati del Belpaese , e con un focus sui Pinot Nero del Friuli Venezia Giulia.
“C’è una grande voglia di made in Italy - racconta Sofia Biancolin, presidente Desa - e la nostra associazione ha strutturato uno stand che potrà soddisfare appieno questo desiderio di approfondire la conoscenza del Vigneto Italia. Abbiamo raddoppiato gli spazi rispetto all’edizione precedente che ha fatto registrare, per noi della Desa, un successo straordinario. Oltre 1.500 visitatori professionali tra giornalisti, buyers, ristoratori, enotecari, food&beverage manager sono transitati nel nostro stand nel 2016, con oltre 1.200 incontri tra i nostri espositori e i compratori internazionali. Contiamo di aumentare queste cifre, confermando il trend di crescita che da anni caratterizza la nostra presenza al ProWein. Sarà un viaggio attraverso l’Italia del vino - conclude Biancolin - dove si alterneranno momenti di approfondimento a incontri dedicati al puro business. Questo è il nostro format, in grado di esaltare l’enorme patrimonio varietale che fa del nostro Paese un unicum apprezzato da tutti gli appassionati. Nelle tre giornate non mancheranno appuntamenti con alcuni dei grandi classici del nostro panorama vitivinicolo ma già destano curiosità i momenti dedicati a realtà meno conosciute. Un mix di grande appeal, in linea con la nostra tradizione enoica”.
Ma tante, come detto, saranno le occasioni per approfondire la conoscenza del vino italiano: il 19 marzo (ed in replica il 21) da segnalare il tasting promosso dal Wine & Spirits Education Trust, ovvero “Showcase on Italian Sparkling wines”, dedicata a Prosecco, Franciacorta e Moscato d’Asti, quello sui Grandi Rossi Italiani di Falstaff (con i vini di Cascina Chicco, Tenuta Carretta, Oddero, Principe Corsini, Viticco, Castello di Meleto e Mandrarossa), quelle promosse da Vinum sui vini dell’Oltrepò Pavese, ma anche su vini di Langhe, Valpolicella e Valdobbiadene, sul Nobile di Montepulciano (di cui la Germania assorbe il 46% dell’export, ricorda il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, ndr), sui vini di Puglia e sul Lambrusco.
Il 20 marzo, ancora Vinum dedicherà spazio ai vini della Valtènesi, sul Lago di Garda, al Morellino di Scansano e ai vini della Maremma, ma anche al Brunello di Montalcino, mentre Falstaff puntrerà sui vini rossi della Campania, dall’Aglianico al Taurasi, dal Taburno al Sannio.
Il 21 marzo, ancora con Vinum, focus sul Montecucco, mentre Falstaff torna sul Brunello di Montalcino con focus sui vini di Tenute Silvio Nardi.
Curiosa la degustazione “The Italian Job” proposta da Wine Australia, dove saranno in assaggio i vini prodotti nella terra dei canguri con varietà autoctone italiane come Dolcetto, Nebbiolo e Fiano.
Ma tantissimi saranno anche gli eventi, gli approfondimenti e le degustazioni presentati dai singoli Consorzi dei più importanti territori e vini italiani. Da quello del Chianti che, ricorda il presidente del Consorzio Giovanni Busi, vede nelle Germania il suo mercato europeo più importante, e che assorbe il 30% dell’export, a quello del Prosecco Doc, che ad Amburgo aprirà un nuova sede di “Casa Prosecco Doc” (dopo quella in Cina, a Xi’An), e che vede arrivare nel mercato tedesco il 13% dei suoi 300 milioni di bottiglie esportate (il 75% della produzione complessiva) esportazioni, da quello del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, che da Düsseldorffarò partire il suo “tour mondiale” alla conquista dei calici di tutto il pianeta, e che quest’anno ancora di più sulla narrazione del territorio, che è anche candidato a Patrimonio dell’Umanità Unesco, a quello del Franciacorta, che si presenta a Prowein all’insegna delle “Franciacorta Italy’s Best Bubbles”, con le degustazioni condotte dal giornalista del prestigioso magazine Feinschmecker Jens Priewe). E ancora, l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, con i più importanti vini della Regione come Verdicchio, Rosso Conero, Bianchello del Metauro, Colli Maceratesi, Lacrima di Morro d’Alba così via che hanno nella Germania il primo sbocco commerciale europeo. Che è fondamentale anche per il Soave, che rappresenta la punta di diamante degli “oltre 40 milioni di bottiglie di vino bianco Veneto che arrivano ogni anno in questo mercato”, ricorda il Consorzio del Soave guidato dal direttore Aldo Lorenzoni che, tra le tante iniziative, a ProWein, sarà protatonista con alcune aziende del Big Bottley Party, una sorta di “anteprima” di scena il 18 marzo, un “fuorisalone” firmato da Falstaff a cui sono invitate solo un centinaio di aziende che potranno così già incontrare buyer e operatori selezionati, mentre in fiera punterà sulla scoperta della “Next Generation”, ovvero dei giovani produttori del Soave, ma anche, tra le altre cose, di un curioso wine tour tra gli stand, guidato da Veronika Crescelius di Weinwirstschaft tra gli stand delle aziende alla scoperta di “Piccoli vignaioli, grande terrori: stile di produzione e varietà dei terreni della zona del Soave”.
Senza dimenticare, tra gli altri, la presenza del Consorzio Vini Venezia (sempre sotto l’egida della Desa), che presenterà al pubblico l’edizione inglese del libro “Il vino nella storia di Venezia” edito da Carlo Favero, con il contributo, tra gli altri, del Professor Attilio Scienza dell’Università di Milano, e che lancerà anche alcune novità, come i progetti di sviluppo delle nuove tipologie rosè e sparkling del Pinot Grigio (che con una produzione di 10 milioni di bottiglie è una delle produzioni più importanti sotto la Doc), o “Bio Venezia”, un cluster di produttori di vino, ma anche di frutta, verdura, latte, formaggi e non solo, che complessivamente “cura” un’area di 800 ettari sul territorio. E tante iniziative e degustazioni saranno organizzate e promosse anche dal Consorzio della Valpolicella o da quello della Vernaccia di San Gimignano, senza dimenticare la collettive dell’Ice (con focus e degustazioni sulle etichette di prezzo inferiore ai 10 euro) tra gli altri, per raccontare una volta di più, alla Germania e al mondo, la grande ricchezza, varietà, tipicità e diversità che il vino italiano, come nessun altro, è in grado di esprimere.
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