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Arriva a gennaio 2018 Omnibus: il pacchetto per l’agricoltura stralciato dal resto del Regolamento Ue, riguarda da vicino il comparto vino, dalla possibilità di intervento sul mercato dei Consorzi al Value Sharing per la filiera vitienologica

Omnibus? Dopo il voto all’unanimità del Coreper (Comitato dei Rappresentanti Permanenti degli Stati Membri), il sostegno dei Presidenti dei gruppi del Parlamento europeo, la validazione della Plenaria, la fase autorizzativa dello stralcio del pacchetto agricolo dal resto del Regolamento Omnibus (si tratta, in pratica, della rivisitazione della Pac 2014-2020 in cui sono contenute tutte le modifiche della politica agricola Ue fino al 2020), con il voto in Commissione Agricoltura di ieri fa un deciso balzo in avanti, prima del voto finale del Parlamento durante la sessione plenaria di fine anno, per la sua definitiva convalida per entrare in vigore operativamente il 1 gennaio 2018.
La parte agricola è, quindi, un Regolamento autonomo, di fatto una vera e propria riforma di metà percorso della Pac ed entrerà in vigore dal 2018 come richiesto da tutto il mondo agricolo europeo. In questa fase procedurale, il recente incontro, per esempio, tra Federdoc e la Confederazione Nazionale delle Indicazioni d’Origine francesi (Cnaoc), ha cominciato a discutere degli sviluppi operativi che l’approvazione del provvedimento porterà con sé.
D’altra parte il comparto vino, per l’Europa a 27, sta assumendo sempre più un ruolo da protagonista ed è impossibile che i principali attori di questa filiera, Francia e Italia, non si incontrino per, prima di tutto, rinnovare una collaborazione che va avanti da tempo immemore e poi per cominciare a disegnare i possibili scenari futuri.
Sotto i riflettori, per quanto riguarda il comparto vitivinicolo, il pacchetto di revisione dell’Ocm unica. Dove risultano di rilievo almeno due provvedimenti: il ruolo delle Organizzazioni di Produttori che viene rafforzato per tutti i settori, in particolare riguardo la contrattazione, la possibilità di pianificare l’offerta e l’esenzione da talune regole della concorrenza. “Si tratta di un riconoscimento ai Consorzi, una organizzazione migliore dei ruoli - spiega, a WineNews, Riccardo Ricci Curbastro, presidente Federdoc - che mette chiarezza sui possibili problemi con l’anti-trust, qualora si operi sul piano dei prezzi dei vini, per esempio”. E, il modello di contratto value sharing, che prevede una condivisione del valore su tutta la filiera, fino ad oggi previsto solo per il settore dello zucchero. “Anche in questo caso - continua Curbastro - si tratta di un passo in avanti e di un riconoscimento allargato dell’intera filiera vino”.
Un elemento quest’ultimo, che alla luce delle recenti crisi economico-finanziarie rappresenta un nuovo modello decisamente adattabile al mondo agricolo in generale e al comparto vitivinicolo in particolare. Nessun’azienda è un’entità a sé stante. Il successo di tutte le imprese è influenzato dai servizi e dalle infrastrutture che le circondano; la produttività e l’innovazione vengono fortemente influenzate dal territorio. Lo sviluppo di un’impresa dipende dunque dalla (qualità e quantità della) domanda domestica. Gli attori che operano sul territorio possono creare condizioni di contesto favorevoli allo sviluppo del business. Di contro, un contesto sociale e territoriale in salute dipende dalla presenza di imprese che sono in grado di dare lavoro, acquistare beni e servizi di qualità, pagare le tasse, proteggere l’ambiente, utilizzare le risorse in modo efficiente, etc. Le aziende devono attivarsi per riconciliare business e società e la strada da percorrere è quella di “creare Valore Condiviso”, ovvero creare valore economico in modalità tali da generare contemporaneamente valore per l’azienda ma anche per la società, rispondendo a un tempo alle necessità dell’azienda e alle esigenze di tipo sociale. Un nuovo punto di vista che concerne la valorizzazione del know how dell’impresa e la riconfigurazione delle relazioni lungo la catena del valore, creando, per esempio, distretti produttivi.
Inoltre si individuano anche l’introduzione della possibilità di porre dei limiti, massimi e minimi, alle domande di autorizzazione di nuovi impianti e una maggiore flessibilità in relazione all’aumento del titolo alcoolimetrico dei vini (fino a +0,5%) in caso di annate con clima sfavorevole.
“Grazie alle misure del regolamento Omnibus sulle attività che le Organizzazioni professionali possono svolgere senza violare le norme antitrust, i produttori vitivinicoli, soprattutto i consorzi dei vini Doc, potranno beneficiare di un miglioramento della loro posizione nella filiera, con strumenti adeguati di gestione economica”, ha detto il relatore del provvedimento Ombibus Paolo De Castro, che ha annunciato anche delle novità sul tema dei diritti di impianto: “lo Stato membro potrà “definire limiti minimi e massimi di assegnazione di nuovi diritti per richiedente”, i giovani potranno avere la precedenza per la concessione di nuovi diritti, ed è Prevista l’esclusione dalla platea dei beneficiari dei nuovi diritti per i richiedenti in possesso di superfici vitate impiantate in precedenza senza autorizzazione”.
Il Regolamento Omnibus modifica il regolamento finanziario del bilancio dell’Ue nonché 15 atti legislativi settoriali, anche nel settore dell’agricoltura (quelli scorporati). Le norme convenute apportano una serie di miglioramenti tecnici ai quattro regolamenti che disciplinano la politica agricola comune (Pac): pagamenti diretti, sviluppo rurale, organizzazione comune dei mercati e regolamento orizzontale. Le nuove misure rientrano nello sforzo istituzionale congiunto teso a semplificare la politica agricola comune alla luce dell’esperienza acquisita nella sua attuazione, e offrono agli Stati membri un maggiore margine di manovra per agire in linea con le specifiche esigenze nazionali o regionali. Per il settore agricolo nel suo complesso, il provvedimento Ue comprende:
La conferma della figura dell’agricoltore attivo come beneficiario dei pagamenti, anche se nel compromesso raggiunto si prevede la possibilità per gli Stati Membri di identificare gli agricoltori attivi anche attraverso l’iscrizione ai registri fiscali e/o previdenziali (Inps e Iva). Inoltre, lo Stato Membro potrà utilizzare uno solo o più criteri per considerare agricoltori attivi i beneficiari esclusi attraverso la black list.
Una flessibilità accresciuta per gli aiuti accoppiati a livello nazionale e la deroga all’aumento dei limiti quantitativi per ciascun settore, fatto salvo il plafond assegnato a ciascuna misura.
La possibilità di assegnare titoli dalla riserva nazionale anche per le fattispecie aree svantaggiate e aree montane a partire dal 2018.
Il greening, con uno suo snellimento che prevede l’esenzione dall’obbligo di 3 colture per le aziende che coltivano riso per più del 75% della superficie a seminativo. Inoltre, sarà prevista l’esenzione dalle misure greening per le aziende che coltivano leguminose in purezza (incluso erba medica, favino) per almeno il 75% della superficie a seminativo. Ci sarà anche l’innalzamento da 0,7 ad 1 del coefficiente per le colture azotofissatrici, come ad esempio la soia ed il favino, dichiarate come aree ecologiche (Efa). Nell’ottica di un’ulteriore semplificazione, vengono tolti i limiti dei 30 ha nel caso in cui più del 75% dei seminativi siano coltivati a foraggio, riso, pascolo permanente, terreni a riposo e leguminose.
Provvedimenti per i giovani agricoltori ai quali sarà garantito un pagamento supplementare per 5 anni consecutivi, con la facoltà di richiedere il pagamento supplementare fino a 5 anni dalla data di insediamento, e la possibilità per gli Stati Membri di aumentare, dal 25% fino al 50%, il pagamento supplementare.
Una tolleranza tecnica rispetto alle superfici ammissibili dichiarate dai piccoli agricoltori nel 2015, per salvaguardare il sostegno a questa categoria.
La possibilità di finanziare anche il capitale di esercizio fino al 30% del valore dell’investimento totale o fino a 200.000 euro.
La possibilità per l’Autorità di gestione di essere il beneficiario dei servizi di consulenza , che potrà fornire attraverso soggetti terzi opportunamente selezionati, oppure con proprie strutture.
Il regime di qualità anche per gli agricoltori che hanno iniziato uno schema di certificazione di qualità (Dop, Igp, biologico, agricoltura integrata) nei 5 anni precedenti la presentazione della domanda.
Lo slittamento della data limite per la ridefinizione delle aree con vincoli naturali (dal 2018 al 2019).
Introduzione dello strumento di stabilizzazione del reddito settoriale con la possibilità di compensazione finanziaria già con un calo del reddito del 20% rispetto alla media dei 3/5anni precedenti.
La possibilità di finanziare direttamente il capitale dei fondi di mutualizzazione o degli strumenti di stabilizzazione del reddito e l'innalzamento dal 65% al 70% del contributo pubblico per le assicurazioni, fondi di mutualizzazione e per gli strumenti di stabilizzazione dei redditi generali e settoriali.
Riduzione dal 30% al 20% della soglia di danno per le assicurazioni, in modo tale da rendere tale strumento più attrattivo per gli agricoltori beneficiari.
Innalzamento della soglia per il non recupero degli indebiti da 100 euro a 250 euro e mantenimento della regola 50/50 (status quo) sui recuperi
Modifica del meccanismo per la riserva di crisi in futuro e semplificazione per la fissazione della riduzione annuale dei titoli per la riserva di crisi.
La possibilità di finanziare il coaching ed i programmi di promozione attraverso i programmi operativi ortofrutta.
Mantenimento del finanziamento alle Organizzazioni di Operatori nelle Regioni con bassa aggregazione.
Estensione pacchetto latte anche al post 2020.

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