Secondo la Global Soil Partnership della Fao, “ci sono più organismi in un grammo di suolo sano che persone sulla Terra. Il 95% del nostro cibo proviene dal suolo, ma il 33% del suolo terrestre è già degradato e questa percentuale potrebbe salire al 90% entro il 2050”. Sono i pesticidi e i fertilizzanti chimici di sintesi i primi accusati della perdita di vitalità dei terreni agricoli. Sempre la Fao avverte che “l’uso eccessivo e improprio dei pesticidi causa danni indesiderati a specie non target, mentre la persistenza nell’ambiente e i residui tossici possono impattare su specie utili e organismi non target, come gli umani, e possono contaminare le acque e i suoli a scala globale”. Ma se le sostanze chimiche sono controllate e limitate nell’acqua e nell’aria, questo non succede per i terreni, che sono il primo sistema naturale in cui finiscono le molecole di sintesi utilizzate nei campi dell’agricoltura convenzionale. Per lanciare l’allarme sullo stato di salute di una risorsa ambientale finora dimenticata da leggi e convenzioni internazionali, è nata la “La Compagnia del Suolo”, nel progetto “Cambia la Terra”, promosso da FederBio con Legambiente, Lipu, Medici per l’Ambiente, Slow Food e Wwf, raccontato a Festambiente che si è chiusa nei giorni scorsi a Rispescia, in Maremma.
Un “giro d’Italia” in 9 tappe (come quelle già realizzate nelle province di Ravenna, Verona e Grosseto) e in 18 campi italiani, biologici e convenzionali, che vedrà “La Compagnia”, composta da quattro persone (tre giovani esperti di comunicazione ambientale a cui si aggiungono agronomi qualificati che si danno via via il cambio nelle varie tappe), prelevare campioni di suolo che verranno poi esaminati da laboratori specializzati accreditati per verificare la presenza nei terreni di sostanze chimiche derivate dall’uso di insetticidi, diserbanti, fungicidi. Prelievi che saranno accompagnati da altrettanti eventi di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, con la partecipazione delle associazioni locali di agricoltura biologica e delle associazioni ambientaliste. I risultati delle analisi dei vari campioni di terreno saranno presentati e discussi in un evento finale che si terrà a Roma a inizio novembre.
“Per tutelare una risorsa preziosa come il suolo - sostiene Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio - oltre a non utilizzare sostanze di sintesi chimica bisogna garantire la fertilità del suolo con un costante apporto di sostanza organica, e in questo la zootecnia è fondamentale. L’obiettivo deve essere la creazione di un “ciclo chiuso” grazie al quale il letame prodotto nell’azienda o nel territorio possa essere reintegrato nel terreno. Con gli allevamenti intensivi siamo arrivati a un paradosso per cui le deiezioni animali, che un tempo erano una risorsa indispensabile per l’agricoltura, sono diventate un agente inquinante. Dobbiamo tornare a un allevamento biologico che oltre a garantire il benessere animale riporti il letame a essere una risorsa sostenibile e preziosa per la salute del suolo”.
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