Tutto il mondo è paese. Anzi, tutto il vigneto è paese. E tanto basta, semplificando all’osso un’analisi ed un racconto decisamente più ricchi e complessi, per raccontare la vendemmia nei maggiori territori del vino d’Europa. Dal racconto, a WineNews, di alcuni dei produttori più prestigiosi di Francia, Germania, Spagna e Portogallo - da Scharzhof Egon Müller a Famille Moutard, da Domaine Combier a Chateau de Beaucastel, da Domaine Cailbourdin a Domaine Jean Marc Brocard, da Domaine de la Commaraine a Maison Joseph Drouhin, da Symington Family a Van Zellers & Co, alla Compañía Vinícola del Norte de España - emergono dei tratti capaci di accomunare i vigneti di ogni latitudine, almeno nei confini del Vecchio Continente. Le temperature record hanno investito, in maniera non troppo dissimile, tutta l’Europa, con i picchi maggiori in Portogallo, dove la siccità ha messo a dura prova la resistenza della vite. Che, però, grazie alle piogge agostane - che in rari casi, in Germania e Francia, si sono sommate a quelle primaverili - affronta la vendemmia, iniziata quasi dappertutto, con un certo ottimismo, per quella che sarà sì una raccolta dimensionalmente inferiore alla media, ma che che sta portando in cantina uve sane e concentrazioni, per un’annata che, un po’ ovunque, “rischia” di rivelarsi decisamente superiore alle aspettative.
In Mosella, culla dei migliori Riesling del mondo, Egon Müller, alla guida della celebre Scharzhof Egon Müller, conta i giorni che lo separano dalla vendemmia, che a queste latitudini inizierà “non prima del 19 settembre. Le nostre vigne hanno risposto bene alla stagione calda e secca, con le maturazioni delle uve che stanno procedendo al meglio. Siamo molto ottimisti, sia sul fronte della quantità che della qualità, ma molto dipenderà dall’andamento meteo di queste ultime settimane”.
In Champagne, dove il Comité ha alzato le rese per venire incontro alle richieste del mercato, il grande caldo estivo “non ha creato problemi ai nostri vecchi vitigni dimenticati (Arbane, Petit Meslier e Pinot Bianco)”, spiega Alexandre Moutard (Champagne Moutard). “Dal 2000 facciamo costantemente i conti con gli effetti dei cambiamenti climatici, ma nonostante le temperature, che hanno anticipato la raccolta al 25 agosto, ci aspettiamo un’annata molto bella. Abbiamo un buon grado alcolico, una bella acidità e raggiungeremo le rese previste (120 quintali ad ettaro, ndr). Abbiamo già raccolto le uve di Pinot Nero per la nostra cuvée “Les 6 Cépages” e le uve di Pinot Meunier, Pinot Bianco e Petit Meslier, e sono magnifici”.
Restando in Francia, nel cuore del Rodano, a Crozes-Hermitage, tra i filari di Domaine Combier, “è stata un’annata del tutto eccezionale, con la vendemmia iniziata, precocemente, già il 24 agosto, con 35 gradi, dopo tre grandi ondate di caldo che hanno portato temperature addirittura superiori ai 38 gradi”, dice Laurent Combier. “Non abbiamo mai iniziato a raccogliere così presto, neanche nel 2003, ma la qualità delle uve, che hanno avuto bisogno di pochissimi interventi, è ottima, meno le rese. I bianchi sono ben bilanciati a nord, con 13 gradi potenziali, con i rossi dalle parcelle più giovani (15-25 anni) che mostrano buona qualità e un succo molto concentrato: produrremo di meno... ma meglio”. Poco distante, a Châteauneuf-du-pape, anche César Perrin, ultima generazione della Famille Perrin, che nel Rodano controlla Chateau de Beaucastel, dà un primo giudizio positivo all’annata: “per il momento, sta andando tutto bene, abbiamo già raccolto le varietà a bacca bianca e ci soddisfano. I Roussane sono magnifici. Abbiamo iniziato anche la vendemmia del Syrah, con rese un po’ al di sotto delle medie, ma i mosti sono bilanciati. Aspettiamo ancora qualche giorno, e qualche pioggia, per raccogliere le uve di Grenache e Mourvèdre. Nel complesso, la 2022 si presenta molto bene a Beaucastel, dove abbiamo avuto anche la fortuna di essere stati risparmiati dalle grandinate”.
Spostandoci in Loira, nella denominazione del Pouilly Fumé, come racconta Loic Cailbourdin di Domaine Cailbourdin, “la vendemmia (del Sauvignon, ndr) inizierà all’inizio di settembre, e come abbiamo fatto negli ultimi anni raccoglieremo di notte, per mantenere la freschezza delle uve, che comunque sembrano ottime: chicchi piccoli che dovrebbero darci mosti concentrati. Ci sono tutti i presupposti per una bella annata, ma molto ancora dipende dai prossimi giorni, partendo però da un presupposto importante: da noi la vite non è andata in stress, abbiamo avuto l’acqua necessaria quando ce n’è stato bisogno”. Da un grande bianco all’altro, dalla Loira alla Borgogna, tra i filari di un simbolo dello Chablis, come Domaine Jean Marc Brocard, “la vendemmia 2022 inizierà il 4 settembre”, dice Julien Brocard. “Le uve sono in perfetta salute, e continuano a maturare. Abbiamo buone acidità, che promettono una buonissima energia per il futuro dei nostri vini. A causa della siccità, le quantità saranno in calo sulla media, ma comunque superiori rispetto agli ultimi anni”.
Sempre in Borgogna, a Pommard, “la vendemmia è iniziata da qualche giorno e sta entrando nel vivo”, dice Jean Luc Vitoux, alla guida di Domaine de la Commaraine. “Sia le quantità che la qualità sembrano buone, le alte temperature alla fine hanno lasciato conseguenze minori a quelle viste nel 2020. In effetti, grazie alla pioggia caduta in primavera ed a quella di due settimane fa, le uve hanno resistito bene sia alla siccità che alle alte temperature dell’estate. Nelle uve di Pinot Nero si nota giusto qualche leggero appassimento, speriamo in altra pioggia nei prossimi giorni”. Véronique Drouhin, quarta generazione della famiglia Drouhin (Maison Josepg Drouhin), da 140 anni tra i punti di riferimento della Borgogna, sottolinea, invece, “l’eterogeneità delle precipitazioni cadute sul territorio - diverse da un paese all’altro e pure da una parcella all’altra -, con la vite che ha reagito in maniera diversa ad un’estate che ha portato temperature di 38-39 gradi. Le piante più giovani, con apparati radicali meno profondi, hanno sofferto maggiormente, mentre quelle con gli apparati radicali più profondi hanno reagito meglio. I vigneti comunque sono sani, senza marciume nero né altre malattie, ad eccezione di qualche sporadico caso di oidio in alcuni Chardonnay. Gli acini sono piccoli e le bucce spesse, ricchi di sapore e molto buoni, sia gli Chardonnay che i Pinot Nero, e le analisi mostrano un buon equilibrio tra acidità, zuccheri e Ph. Sintetizzando: un’annata potenzialmente molto buona con rese eterogenee”.
Lasciando la Francia, un altro grande vino che ha scritto la storia dell’economia e del commercio enoico europeo è il Porto, con la Symington Family Estates che nel Douro è presente da più di 130 anni. Abbastanza da poter dire, come fa Harry Symington, che “l’andamento meteo di questo 2022, nel Douro, non ha precedenti, e mostra in pieno gli effetti dei cambiamenti climatici. Da gennaio a fine luglio abbiamo avuto solo 114 millimetri di pioggia a Quinta do Bomfim (nel cuore dell’Alto Douro, che usiamo come indicatore delle condizioni generali nella nostra regione), ossia la quantità che solitamente cade in media in un mese invernale. È il quarto anno consecutivo in cui le precipitazioni sono abbondantemente sotto la media degli ultimi 30 anni”.
Oltre alle precipitazioni, anche le temperature hanno vissuto un andamento eccezionale, “con un luglio che ha registrato una media di 3,5 gradi in più della media degli ultimi 30 anni, con ben 11 giorni sopra i 40 gradi. E non è andata troppo meglio ad agosto. L’impatto sulle viti, ovviamente, è stato significativo, gli acini sono generalmente più piccoli del solito e produrranno meno mosto, il che ci porta ad una facile previsione: per il Douro sarà uno dei raccolti con le rese più basse mai viste. Nel frattempo, la raccolta dei bianchi è iniziata la scorsa settimana, e due giorni fa la vendemmia è entrata nel vivo. La straordinarietà di questa annata si può esemplificare bene con una curiosità: nelle antiche lagares di pietra di Quinta do Vesuvio, che risale al 1565, non si era mai pigiata l’uva ad agosto. Sono condizioni difficili, ma è anche vero che il Douro è una regione enorme, con 40.000 ettari di vigneto dai 110 metri di altitudine ai 650 metri, che guardano ad ogni esposizione. Nel nostro caso, i vigneti esposti ad Est e a Nord, così come quelli più alti, hanno risposto meglio al caldo e alla siccità. In sostanza, ci aspettiamo di produrre Porto e vini del Douro molto buoni, ma in quantità decisamente basse”.
Poco lontano, Cristiano Van Zeller, che nel 2006 ha riportato sotto il controllo familiare la griffe Van Zellers & Co., fondata nel 1780 come esportatore di Porto, individua una problematica diversa: “la scarsa escursione termica tra il giorno e la notte, con temperature rimaste sempre molto alte nelle ultime settimane, tra i 28 ed i 41 gradi. La vite ha bisogno di temperature decisamente più fresche la notte per non andare in stress idrico ed evitare che si secchino le uve, come accaduto invece in qualche occasione nel Douro, dove i vigneti più giovani e maggiormente esposti a caldo e siccità non daranno frutti. A livello quantitativo, ci aspettiamo di produrre meno di un anno fa, anche se la 2021 fu la più ricca vendemmia degli ultimi 15 anni”.
Questo breve viaggio tra i filari d’Europa si conclude in Spagna, nel suo territorio più rappresentativo, la Rioja. Qui, Victor Urrutia, alla guida della storica Compañía Vinícola del Norte de España, racconta che “la raccolta non è ancora iniziata, in nessuna delle nostre aziende della Rioja. La gente spesso non ci pensa, ma i nostri vigneti sono a quote piuttosto elevate, e di norma è molto difficile che la vendemmia inizi prima della metà di settembre. Quest’anno, invece, inizieremo in maniera decisamente inusuale il 2 settembre: la 2022 passerà agli annali come un’annata molto calda, segnata dalla siccità e dalle eccezionali temperature estive, mitigate fortunatamente dalle piogge abbondanti del 22 agosto, almeno nella Rioja Alta. Le uve sono sanissime, non c’è traccia di odio, muffa o botrite. Le rese, comunque, saranno basse, ma non è quella la nostra preoccupazione principale, che riguarda invece la minore acidità, a causa del caldo. È un aspetto fondamentale per l’affinamento dei nostri vini migliori. Ricorda molto l’annata 2003, che fu molto calda in tutta Europa”.
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