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DALL’ANTEPRIMA

Viaggio nelle Langhe, il cui ritratto è racchiuso in un calice del Barolo di Serralunga d’Alba 2022

I produttori della prima menzione comunale al mondo, riuniti a Fontanafredda, svelano la nuova annata. E si confrontano con il Brunello di Montalcino

L’eccezione che conferma la regola. In un’annata solare, dal calore incessante e precipitazioni minime, culminata in una vendemmia anticipata, ci si potrebbe aspettare una deriva verso densità e opulenza, ma, al contrario, i Barolo 2022 esprimono finezza e armonia, sono agili, dinamici, golosi, esuberanti, e già oggi c’è equilibrio tra tensione, succo e sapidità con un’inconfondibile interpretazione dell’autenticità territoriale. Questo perché i produttori hanno ascoltato la loro terra e risposto con sapienza, saggezza e rispetto, senza lasciare spazio all’indecisione. E in un’annata sfidante sin dall’inizio anche la vite si è autoregolata per adattarsi alle avversità. Tra purezza, fedeltà e capacità di evoluzione, in un millesimo dalla visione chiara e lineare rivolto ad un pubblico che può scoprire o riscoprire questo grande vino, ecco il ritratto dell’annata 2022 del Barolo del Comune di Serralunga d’Alba, la prima denominazione comunale al mondo, che il “re” dei vini italiani può vantare, nata oltre 30 anni fa e più che mai identitaria. I suoi produttori, ogni anno, si riuniscono nel “Serralunga Day”, l’anteprima della nuova annata - quest’anno 26 cantine, in crescita - al Villaggio Narrante di Fontanafredda, che fu teatro della storia d’amore tra il primo Re d’Italia, Vittorio Emanuele II, e Rosa Vercellana, “La Bela Rosin”, alla quale il futuro sovrano donò la terra in cui sorge la cantina come pegno d’amore, da dove a fine Ottocento fu spedito il primo Barolo all’estero, dove nel 1964 nacque il Barolo Vigna La Rosa, il primo con indicazione della vigna in etichetta, dove nel 1988 fu prodotto il primo Barolo a menzione comunale, vinificando separatamente le uve del Comune di Serralunga d’Alba, e che oggi è di proprietà della famiglia Farinetti (come WineNews racconterà in un video prossimamente online).
“Il mondo dei vinti ha vinto: era la Langa della Resistenza e della fatica contadina, oggi è la Langa del Barolo”: le parole del fondatore Slow Food Carlin Petrini, langarolo Doc, ci hanno accompagnato in Langa, da dove, come ormai, da tradizione, in settembre ripartiamo con i nostri viaggi nei territori del vino italiano, raccontando il fascino di queste colline vitate Patrimonio Unesco dall’anima contadina e nobile - che si ritrova in alcune delle pagine più belle della letteratura italiana, da Cesare Pavese a Beppe Fenoglio - e che porta a fare le cose sempre come si deve, prendendo molto seriamente la qualità di ciò che vi si produce: dal vino, a partire dal Barolo, nato a metà Ottocento grazie all’intuizione della Marchesa di Barolo, Giulia Colbert Falletti, ed a Camillo Benso Conte di Cavour, e il Barbaresco, la Barbera, l’Asti, l’Alta Langa, il Roero e il Gavi, ma non solo, al tartufo bianco d’Alba, e molto altro. Un legame quello del Barolo con le Langhe, la cui forza è la diversità nell’unicità, essendo suddiviso tra 11 comuni, ognuno con i suoi Cru, per poco più di 2.200 ettari e una produzione di oltre 13 milioni di bottiglie, che, nel 2024 hanno visto il Barolo tornare a crescere del +3,8%, con un valore ad ettaro, da stime WineNews, attorno ai 2 milioni di euro per i Cru più prestigiosi, che ne fanno i più preziosi d’Italia e che attraggono nuovi investimenti. In poco più di mezzo secolo, infatti, segnato dal passaggio epocale del riconoscimento della Docg nel 1980, i vini delle Langhe sono tra i più scambiati del Liv-ex, tra i più battuti nelle grandi aste e tra le Riserve più desiderate dai collezionisti con quotazioni stellari, grazie ad annate di grande longevità ed invecchiamento. Oggi il Barolo è un vino che presenta tre caratteristiche fondamentali: è monovarietale, proviene da un vitigno autoctono, il Nebbiolo, ed è prodotto per la maggior parte da piccole realtà a conduzione familiare, e accanto all’eccellente qualità, questa forte identità è rappresentata alla perfezione dalle Menzioni Geografiche Aggiuntive (Mga) nate nel 2010. Una strada sempre più fondamentale per far crescere ancora il valore ed il prestigio del vino italiano, al quale si chiede sempre più tipicità, storicità e riconoscibilità (come racconteremo in un video prossimamente online).
Celebrare e valorizzare la menzione comunale del Barolo di Serralunga d’Alba è l’obbiettivo del “Serralunga Day”, all’edizione n. 4, oggi a Fontanafredda, una sorta di “giornata mondiale” dedicata a questo vino, che nasce dal desiderio di tutti i produttori della denominazione - da Alessandro Rivetto ad Angelo Negro, da Bersano a Boasso Franco, da Ca’ Rome’ a Cantina del Nebbiolo, da Cascina Adelaide a Damilano, da Domenico Clerico ad Enrico Serafino, da Ettore Germano alla Famiglia Anselma, da Fontanafredda a Garesio, da Giovanni Rosso a Luigi Baudana, da Luigi Vico a Palladino, da Pico Maccario a Podere Gagliassi, da Principiano Ferdinando a Tenuta Cucco, da Tenuta Rocca a Villadoria, da Mauro Veglio a Vite Colte - di dare vita a un momento di confronto e scambio sulle diverse interpretazioni del territorio e delle annate, concretizzandolo in un’anteprima dei loro Barolo più iconici a critici, media e ristoratori, ai quali hanno presentato l’annata 2022 e alcune novità. A partire dall’introduzione di uno studio del territorio di Serralunga d’Alba con il “cartografo del vino” Alessandro Masnaghetti, che ha affiancato Gabriele Gorelli, primo Master of Wine italiano e brand ambassador Vinventions, alla guida della degustazione “alla cieca”, insieme a Michaela Morris, wine writer, educator and judge, e Justin Knock, Master of Wine australiano. Ma anche il coinvolgimento di Wine Club internazionali, come The Dutch Wine Apprentice (Olanda), VIaamse Wijngilde (Belgio) e una rappresentanza di Ais-Associazione Italiana Sommelier Belgio e Lussemburgo. Presenti anche Sergio Moscone, sindaco Serralunga d’Alba, Lorenzo Olivero, presidente della Strada del Barolo e Grandi Vini di Langa, con i giornalisti europei in visita in Piemonte per un educational tour, e Sergio Germano, presidente del Consorzio del Barolo e Barbaresco, che ha sottolineato come l’anteprima “conferma ulteriormente l’importanza di Serralunga e dei suoi produttori nell’espressione territoriale. La menzione comunale di Serralunga si distingue come una delle più apprezzate, guadagnando sempre più riconoscimento, specialmente tra le cantine e il mercato. La comunale, grazie alla sinergia dei produttori, riesce a rappresentare appieno il territorio, mettendo in luce la sua forza, struttura e capacità di invecchiamento”.
E nel segno del dialogo tra i vini rossi italiani “ambasciatori” nel mondo del made in Italy, con molti punti di contatto come tradizione, purezza, identità, longevità, eleganza e una visione contemporanea, l’anteprima ha visto anche il confronto con 20 produttori del Consorzio del Brunello di Montalcino (da Argiano ad Armilla, da Banfi a Casanuova delle Cerbaie, da Castello Tricerchi a Centolani, da Col d’Orcia a Croce di Mezzo, da Fanti a Fattoria dei Barbi, da Ferrero a La Fiorita, da La Fortuna a La Gerla, da La Magia a Patrizia Cencioni, da Tenute Donna Olga a Tenute Silvio Nardi, da Tiezzi a Uccelliera). “Montalcino e le Langhe sono territori che hanno scritto e continuano a scrivere la storia del vino italiano nel mondo - ha detto Giacomo Bartolommei, presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino - eventi come questo rafforzano la consapevolezza che l’unione e lo scambio tra realtà di così alto profilo siano fondamentali per affrontare le sfide del futuro e per continuare a parlare a un pubblico internazionale sempre più attento e appassionato”.
E con i produttori del Brunello, che, insieme ai produttori di Barolo, Master of Wine e giornalisti, hanno fatto parte di una “super giuria” sull’annata 2022 che ha dato vita al ritratto dell’annata, un commento approfondito che ne rivela le molteplici sfumature e le caratteristiche che la contraddistinguono. Esaltate anche dal nuovo calice dedicato al Nebbiolo di Serralunga d’Alba “Sf Serralunga”, firmato da Eisch Glass, maestri vetrai della Baviera dal 1946, e nel quale si verseranno anche 26 etichette di Barolo del Comune di Serralunga d’Alba 2021 e 20 etichette dei produttori del Brunello di Montalcino con l’annata 2020, nella Cena di Gala “Serralunga incontra Montalcino. In magnum”, una cena a sei mani aperta al pubblico con i ristoratori di Serralunga Vinoteca Centro Storico, Osteria Tre Case e Guido Ristorante degli chef Ugo e Piero Alciati, stella Michelin nella Villa Reale di Fontanafredda, ed il cui ricavato verrà devoluto a La Collina degli Elfi di Govone a favore di un progetto dedicato alle famiglie con bambini malati di cancro che hanno ultimato le terapie e iniziato il loro percorso di recupero.
Sullo sfondo, intanto, è tempo di nuova vendemmia in Langa, che, ancora una volta, vedrà vecchie e nuove generazioni di barolisti far nascere fianco a fianco una nuova annata di uno dei più grandi vini italiani, ricordando come queste terre hanno conosciuto la povertà, poi grazie al vino la rotta si è invertita, con le Langhe che, unico esempio in Italia, sono state storicamente il teatro di un confronto squisitamente enoico tra “Barolo Boys”, “tradizionalisti”, “anarchici” e “classicisti”, capace di accrescere confronto e diversità interpretative, ed amplificando la curiosità del pubblico più esperto, cioè il “target” principale per un vino come il Barolo. E se è vero che fare previsioni in un mondo del vino sempre più complesso, sta diventando difficilissimo, conoscere la visione di uno dei più importanti vini italiani, può essere utile a tutti.
Luigi Einaudi, il primo Presidente della Repubblica d’Italia, produttore di vino nella sua Dogliani, ma artefice anche del restauro che negli anni Cinquanta del Novecento fece rinascere il Castello di Serralunga d’Alba, tra i più belli del Piemonte, edificato dai Marchesi Falletti, gli inventori del Barolo, diceva: “nella vita delle nazioni, di solito, l’errore di non saper cogliere l’attimo fuggente è irreparabile”.

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