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AND THE GRAN NOE’ 2011 GOES TO … TOROS (PER IL MIGLIOR FRIULANO) E VILLA RUSSIZ (PER IL MIGLIOR PINOT GRIGIO). ASSEGNATI A SAN DANIELE GLI OSCAR PER IL MIGLIOR FRIULANO E PER IL MIGLIOR AMICO DEL FRIULANO DEL 2011, IL PINOT GRIGIO

San Daniele festeggia i vini del Friuli e, nella cornice di “Aria di Festa”, l’appuntamento che ogni anno celebra il prosciutto friulano, premia il miglior Friulano dell’anno con il Premio Gran Noè 2011 Friulano&Friends: Toros, l’azienda di Cormòns del patron Franco, ha la meglio sugli altri 23 finalisti ed è il miglior Friulano (ex Tocaj), mentre Villa Russiz, secondo la giuria di esperti, è la miglior espressione friulana del Pinto Grigio, “amico”, per l’edizione 2011 del premio, del Friulano. (Info: www.ersa.fvg.it)
È stato un lungo percorso quello organizzato dall’Ersa - Agenzia Regionale per lo Sviluppo rurale: all’inizio erano 143 Friulano e 124 Pinot grigio, poi ridotti dalla Commissione degli enti organizzatori a 23 ed 8. Come si è arrivati al responso finale? Attraverso una degustazione, rigorosamente alla cieca, cui hanno partecipato 12 giornalisti del settore, italiani e stranieri: dal degustatore più conosciuto dell’enologia italiana, Daniele Cernilli, all’esperto Giampaolo Gravina della guida de L’Espresso, da Marco Sabellico del Gambero Rosso al blogger tedesco Steffen Mas, fino a Morello Pecchioli dell’Arena, Franco Pallini di WineNews e il volto di Tg5 Gusto Gioacchino Bonsignore. Dai 23 Friulano iniziali ne sono stati poi selezionati 8, tutti su livelli d’eccellenza molto vicini l’uno all’altro, tanto che Toros, miglior declinazione del territorio, si è lasciato alle spalle, tra gli altri, aziende simbolo del Friuli, come Venica&Venica e Livio Felluga. Meno avvincente, anche per i soli 8 vini selezionati, la gara tra i Pinot Grigio, in cui alla fine ha primeggiato Villa Russitz.
L'edizione 2011 è stata rilanciata da Ersa (L'Agenzia regionale per lo sviluppo rurale Friuli Venezia Giulia), che ha affiancato al ruolo del protagonista rivestito dal Friulano, un altro vino, individuato tra quelli storicamente prodotti in regione: il Pinot grigio. Ecco il perché della denominazione Friulano & friends che rimanda, nel nome, all’alternarsi dei vini che di volta in volta si abbineranno al Friulano nelle successive edizioni del Gran Noè.

I 23 Friulano arrivati in finale
Aquila del Torre Friulano Ronc di Miez 2008, Colli Orientali del Friuli - Povoletto (Ud)
Borgo Judrio Friulano 2009, Colli Orientali del Friuli - Corno di Rosazzo (Ud)
Borgo San Daniele Friulano 2009, Friuli Isonzo - Cormòns (Go)
Branko Friulano 2010, Collio - Cormòns (Go)
Canus Friulano 2010, Colli Orientali del Friuli - Corno di Rosazzo (Ud)
Castello di Buttrio Friulano 2010, Colli Orientali del Friuli - Buttrio (Ud)
Castello di Spessa Friulano 2010, Collio - Capriva del Friuli (Go)
Colle Duga Friulano 2010, Collio - Cormòns (Go)
Keber Renato Friulano Zio Romi 2008, Collio - Cormòns (Go)
Le Vigne di Zamò Friulano Vigne 50 anni 2009, Colli Orientali del Friuli - Manzano (Ud)
Lis Fadis Friulano Sbilf 2009, Colli Orientali del Friuli - Cividale (Ud)
Livio Felluga Friulano 2010, Colli Orientali del Friuli - Cormòns (Go)
Magnas Friulano 2010, Friuli Isonzo - Cormòns (Go)
Raccaro Friulano Vigna del Rolat 2010, Collio - Cormòns (Go)
Ronchi di Manzano Friulano 2010, Colli Orientali del Friuli - Manzano (Ud)
Ronco dei Tassi Friulano 2010, Collio - Cormòns (Go)
Ronco del Gelso Friulano Toc Bas 2010, Friuli Isonzo - Cormòns (Go)
Schiopetto Friulano 2009, Collio - Capriva del Friuli (Go)
Tenuta Luisa Friulano 2010, Friuli Isonzo - Mariano del Friuli (Go)
Toros Friulano 2010, Collio - Cormons (Go)
Venica&Venica Friulano Ronco delle Cime 2010, Collio - Dolegna del Collio (Go)
Vie di Romans Friulano Dolée 2009, Friuli Isonzo - Mariano del Friuli (Go)
Villa Russiz Friulano 2010, Collio - Capriva del Friuli (Go)

Gli 8 Pinot Grigio finalisti
Castello di Spessa Pinot Grigio 2010, Collio - Capriva del Friuli (Go)
Colle Duga Pinot Grigio 2010, Collio - Cormòns (Go)
Lis Neris Pinot Grigio Gris 2009, Friuli Isonzo - San Lorenzo Isontino (Go)
Schiopetto Pinot Grigio 2009, Collio - Capriva del Friuli (Go)
Torre Rosazza Pinot Grigio 2010, Colli Orientali del Friuli - Manzano (Ud)
Vie di Romans Pinot Grigio Dessimis 2009, Friuli Isonzo - Mariano del Friuli (Go)
Villa Russiz Pinot Grigio 2010, Collio - Capriva del Friuli (Go)
Vosca Pinot Grigio 2010, Isonzo - Cormòns (Go)

Il profilo aziendale del vincitore: Villa Russiz

Quella dell'azienda agricola Villa Russiz (che non è altro che la cantina dell’Istituto A. Cerruti per l’assistenza ai minori) è una storia lunga e di grande importanza per il Collio, ma anche per tutto il Friuli del vino. Fu un francese, Teodoro de La Tour che, nel 1869, decise di scegliere questo angolo di terra friulana per cominciare a produrre vino. Ne nacque quella che ancora oggi è la base fondamentale di Villa Russiz: nuove varietà più adatte al territorio e in grado di sviluppare la qualità ai massimi livelli, una cantina a grandi volte completamente interrata. Dopo la Grande Guerra, Adele Cerruti proseguì l’attività agricola insieme al sostegno ai bambini più sfortunati, che prosegue ancora oggi, con la configurazione di Villa Russiz in un ente morale. Oggi, l'azienda di Capriva del Friuli si estende per 94 ettari, di cui 30 destinati alla coltivazione dei vigneti, con particolare attenzione al mantenimento della giusta densità d’impianto (numero di ceppi per ettaro fra i 4.500 e i 7.000).

Il profilo aziendale del vincitore: Franco Toros

È un sempio paradigmatico dell’alto artigianato enologico del Friuli, quello dell’azienda di Franco Toroso, 10 ettari a vigneto per una produzione complessiva intorno alle 70.000 bottiglie. Vini tecnicamente ineccepibili, ma dal grande legame con il territorio, i prodotti di Franco Toros, un vignaiolo che evita i clamori ma che si dedica con grande amore alla vigna e alla cantina, tenendo fermo agli antichi saperi tramandati dall’antenato Edoardo, che si stabilì agli inizi del Novecento a Novali, vicino a Cormons, dove ha sede l’azienda.

Focus - La storia di un vitigno di antica tradizione

Fino al 2007 era “Tocai” oggi è "Friulano", ma la contesa con l’ungherese Tokaji non ha turbato il valore e soprattutto il gusto del vino dalle origini francesi. La storia del vino Tocai friulano in molti punti si intreccia con quella del Tokaj ungherese, contribuendo a creare una certa confusione riguardo al vitigno dal quale si ottengono i due vini. Secondo un'interpretazione storica piuttosto diffusa sembra che il vitigno Tocai friulano sia stato trasportato dal Friuli all'Ungheria sotto il regno di Béla IV; altre fonti bibliografiche attribuiscono allo stesso re la richiesta di far venire dall’Italia e dalla Francia alcuni esperti per produrre il “Furmint”, ovvero il vitigno usato in maggior percentuale per produrre il Tokaji ungherese. Secondo una terza ipotesi nel 1623 Aurora Formentini andò in sposa al Conte Batthyány e i coniugi, andando a vivere in Ungheria, portarono con sé il vitigno di S. Floriano, detto Formint, che divenne poi Tokaji prendendo il nome dalla zona nella quale fu trapiantato.

Studi più recenti sembrano dimostrare che l’origine del Tocai friulano sia in realtà diversa. Negli anni ’70 iniziò a Conegliano un programma di selezione clonale che mise in rilievo alcune somiglianze con il vitigno Sauvignon. L’analisi del Dna, in seguito, rivelò che il vitigno Tocai friulano altri non era che il Sauvignonasse, vitigno presente nei vigneti del Bordolese, oggi quasi scomparso in quella zona della Francia e arrivato in Friuli, probabilmente assieme al Sauvignon, nel periodo in cui, a metà dell’Ottocento, si iniziarono a coltivare i vitigni francesi nei vigneti friulani.

Quest’ultima ipotesi confermerebbe la completa autonomia dei due vitigni indagati, ovvero l’origine francese del Tocai friulano e la derivazione della denominazione di quello ungherese dalla regione in cui da sempre è stato coltivato. Tale affermazione troverebbe inoltre il suo fondamento nella diversità che caratterizza i due Tocai, sia per vitigno che per vino. Basti solo ricordare che il Tocai friulano è un vino secco, fruttato con una delicata nota di mandorla gentile; quello ungherese, benché possa esistere anche in versione secca (Szàraz) o abboccata (éder) è famoso per la sua versione dolce, anzi dolcissima, di colore ambrato, con circa 15 gradi di alcol ed una altissima concentrazione di zuccheri residui.

A fare luce sulla questione che nel passato ha coinvolto conti, frati e cavalieri di Francia, Italia e Ungheria interviene, nel 1993, la Comunità Europea, che dopo aver mediato un accordo tra Italia e Ungheria, vieta l'utilizzo della dicitura “Tocai” per il vino friulano a partire dal marzo del 2007, in quanto giudicato troppo simile all’omologo doc ungherese “Tokaji”.

Nel gennaio 2008 la Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia intenta l'ennesimo ricorso per annullare la sentenza, ma il 15 novembre dello stesso anno la Corte Costituzionale giudica incostituzionale la legge regionale 24/2007 del Friuli Venezia Giulia che stabiliva la possibilità di utilizzare il nome Tocai per la vendita sul territorio italiano.

Dalla vendemmia 2008, il nome Tocai non può più essere utilizzato e da allora sostituito dal nome “Friulano”, a sottolineare il forte legame del vino col territorio, una scelta appoggiata sia dal Ministero delle Politiche Agricole che dalla Regione Friuli Venezia Giulia, che hanno stanziato un fondo per la promozione della nuova denominazione. L’obiettivo è quello di informare i consumatori italiani e stranieri che il vecchio Tocai non è scomparso, ma ha solamente cambiato nome. Il suo gusto, la qualità e la relazione con il territorio rimangono quelli di un tempo, quelli eccellenti di sempre, custoditi sotto la nuova denominazione di Friulano. Ciò che si auspica è un aumento della commercializzazione del Friulano, contestualmente ad una crescita vitivinicola di qualità estesa a tutto il territorio di produzione.

Focus - Le caratteristiche del Friulano

Condizione indispensabile per la produzione di un Friulano di qualità è che i vigneti abbiano un’età media superiore ai 10 anni. Le viti sono nodose e contorte e richiedono cure attente. La vigoria del vitigno è elevata e la produzione è abbondante. La qualità delle uve ottenute ripaga degli sforzi profusi. Il grappolo è semi compatto, di forma cilindrica, con due ali contenute. Gli acini sono rotondi e contengono in media due vinaccioli. La buccia è sottile ed è ricoperta di pruina. Rispetto alle altre varietà a bacca bianca è caratterizzato da un germogliamento tardivo, una maturazione media e un’acidità titolabile più bassa quando giunge a maturità. Produce uve di ottima qualità quando è coltivato in terreni asciutti e poco profondi, come quelli delle sette zone Doc di tutela del vino Friulano: Collio , Colli Orientali del Friuli, Friuli Annia, Friuli Aquileia, Friuli Grave, Friuli Isonzo, Friuli Latisana. Il Friulano è un vino fine, delicato, elegante, ricco di struttura ed equilibrato. Il colore è giallo paglierino o dorato chiaro, luminoso. Il bouquet è ampio, si percepisce la prevalenza dell’armonia delle note vegetali del fieno, dei fiori di campo, del timo, della camomilla fusi a rimandi vinosi e minerali di esemplare pulizia. Quanto promette al naso, il Friulano lo conferma al gusto che individua la sua caratteristica principale nel sentore di mandorla gentile che lascia nel finale in bocca.

Focus – Il marchio “Tipicamente friulano”

“Tipicamente friulano” è un marchio registrato dalla Direzione centrale delle risorse agricole, naturali e forestali della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia che ha nell’Agenzia regionale per lo sviluppo rurale, Ersa, il suo ente attuatore. Utilizzabile in quattro versioni, tre delle quali contraddistinte dalla presenza per esteso della scritta Tipicamente friulano e una in cui l’aquila patriarchia, che contiene un cuore, è giocata sui colori del giallo e del blu, il marchio Tipicamente Friulano riunisce, sotto un’unica bandiera, tutto quello che cresce nelle campagne e si trasforma nelle aziende della regione Friuli Venezia Giulia. Può essere impiegato per contrassegnare prodotti agroalimentari la cui produzione e/o trasformazione avviene nell'ambito del territorio regionale, o per i quali è prevista l'utilizzazione anche parziale di materie prime ottenute all’interno della regione ed può venire esteso anche a prodotti che concorrono ad essere espressione della tradizione agricola, gastronomica e agroalimentare del Friuli Venezia Giulia. Una declinazione specifica del Tipicamente friulano è quella che promuove la nuova denominazione del vino bianco Friulano, per la sua caratteristica di identificarsi marcatamente con il territorio delle sette zone Doc accreditate a produrlo. Il Friulano è Tipicamente friulano perché dal genoma del cuore del vitigno, alle barbatelle di Rauscedo, ai terreni e al clima in cui cresce fino alle centinaia di cantine in cui soggiorna prima di essere consumato, tutto si realizza entro i confini regionali. Altri prodotti facenti parte del paniere “Tipicamente friulano” sono: il prosciutto di San Daniele e il formaggio Montasio la trota, la mela, la patata, il mais ed i suoi derivati, il Fico Moro da Caneva, il miele, la brovada, l’olio.

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