02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

Aspettando Vinexpo Hong Kong (24-26 maggio), i numeri Iwsr prospettano una crescita media dei consumi nel Continente asiatico del 5,2% tra il 2015 ed il 2019. Tra l’incognita Cina e la “Asian Wine Review”, la prima guida dedicata ai vini dell’Asia

Mancano ancora due mesi all’appuntamento asiatico di Vinexpo, la più importante fiera francese dedicata al vino, che sbarcherà ad Hong Kong, dal 24 al 26 maggio, con un’ospite d’onore, l’Italia, primo produttore al mondo e leader nell’export sui mercati più maturi e strutturati, dagli Usa alla Gran Bretagna, passando per la Germania, ma ancora indietro in Estremo Oriente. Dove, però, è difficile per tutti analizzare e comprendere al meglio le dinamiche che attraversano un settore, quello del vino, in continuo movimento, capace di grandi performance, come il +18,4% annuo dei consumi registrato dall’International Wine & Spirits Research tra il 2010 ed il 2014, e brusche frenate, che porteranno ad una crescita media, tra il 2015 ed il 2019, del +5,2% (www.vinexpo.com).
Nel 2014, nell’area Asia Pacifico, sempre secondo i dati Iwsr (www.theiwsr.com) per Vinexpo, il consumo di vini fermi si è assestato sui 3,171 miliardi di bottiglie, pari all’11% dei consumi mondiali. Un consumi pro capite, per la verità, ancora molto basso, ed è proprio questo il primo motivo di ottimismo tra gli analisti: dopo la crescita degli ultimi cinque anni, che ha riguardato in modo particolare Cina, Taiwan e Vietnam, per il 2019 sono attesi gli exploit di India (+90,5%), Filippine (+26,5%), Corea del Sud (+18,5%), Vietnam (+18,2%) e Giappone (+14,9%).
Previsioni troppo ottimiste per la Cina, vero obiettivo dei grandi esportatori, dove, come ricorda il quotidiano Shanghai Daily (www.shanghaidaily.com), gli effetti della crisi si sono tradotti in un calo dei consumi di vino rosso di 86,88 milioni di bottiglie sul 2014, a quota 1,582 miliardi di bottiglie. Ecco perché, a Pechino, è difficile parlare di ripresa, anche se i problemi riguardano più la produzione nazionale, frenata dai soliti, annosi, problemi, dai prezzi troppo alti ad una comunicazione stantia e deficitaria. Tanto che, tra il 2013 ed il 2014, la crescita dell’import ha resistito, al +3,3%, con la Francia in testa, con una quota del 40%, seguita dall’Australia, mentre la Spagna, nel periodo gennaio-maggio 2015, ha messo a segno un prodigioso +55,6%.
Le difficoltà commerciali, però, non devono far pensare ad un arretramento sul fronte della qualità, perché la viticoltura, pur se marginale in Asia, sta facendo passi da gigante, non solo in Cina, ma anche in India, Giappone, Indonesia, Myanmar e Thailandia. È da qui che arrivano i 100 migliori vini, da 30 aziende diverse del Continente, protagonisti della “Asian Wine Review”, la prima guida dedicata ai vini asiatici (sul mercato dall’8 aprile, ndr), selezionati dal Flying Winemaker Eddie McDougall, Yvonne Cheung, direttrice vino della catena Swire Hotels, Jeremy Stockman, direttore di Watson’s Wines, e Ronny Lau, wine educator tra i più noti ad Hong Kong (www.asianwinereview.com).

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli