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Assoenologi svela il Congresso n. 72, di scena a Firenze dal 17 al 20 novembre: il leit motiv sarà la “sostenibilità”, con dedica a Tachis, protagonista del Rinascimento del vino italiano, e tanti ospiti, da Joly a Matthiasson, da Farinetti a Vespa

Italia
Il presidente Riccardo Cotarella ha presentato oggi a Firenze il Congresso n. 72 di Assoenologi

“Sarà il congresso della “sostenibilità”, intesa a tutto tondo: sostenibilità in vigneto, in cantina, dal punto di vista del consumatore, nella cooperazione, in azienda, nell’alta cucina. Ma soprattutto una sostenibilità vista con gli occhi della scienza, ovvero supportata dal metodo scientifico”. Oggi, a Firenze, gli enologi italiani, nelle parole del presidente Riccardo Cotarella, hanno lanciato il loro Congresso, di scena nel gioiello del Rinascimento italiano, dal 17 al 20 novembre. Un congresso dedicato anche alla memoria di uno dei padri dell’enologia italiana, Giacomo Tachis. Il Congresso n. 72, tra bellezza e armonie di Toscana, a Firenze, quindi, culla di quel Rinascimento del vino italiano iniziato oltre 40 anni fa e che oggi continua la sua corsa verso l’innovazione e il progresso tecnologico, grazie anche all’opera dei professionisti sempre più colti e competenti.
La “sostenibilità” e l’analisi dell’agricoltura sostenibile saranno affidate a personaggi di primo piano: da Ruggero Mazzilli (fondatore di Sopevis) al francese Nicolas Joly, considerato il guru della biodinamica; dal californiano Steve Matthiasson, grande promotore della agricoltura sostenibile ad Oscar FarinettiRuenza Santandrea, che tratterà il tema della sostenibilità nella cooperazione, a Renzo Cotarella, direttore generale della Marchesi Antinori, di quella aziendale; non mancherà la parte dedicata alla sostenibilità nell’alta ristorazione, con una tavola rotonda tra chef e ristoratori, moderata da Fiammetta Fadda, contributing editor de “La Cucina Italiana”; il tema “sostenibilità” sarà, dunque, sviscerato sotto ogni punto di vista, in modo razionale, limpido e approfondito, anche al fine di fare chiarezza in questo periodo di grandi incertezze e allarmismo sul futuro del pianeta.
Ma nel Congresso, che avrà anche momenti dedicati alle relazioni tecniche (il 18 e 19 novembre), se ne affiancheranno altri dedicati alle analisi sensoriali. La prima riguarderà i vini del territorio: la Toscana è una delle prime regioni italiane a produrre vini che hanno fatto grande l’Italia. L’analisi sensoriale sarà dedicata principalmente ai suoi grandi rossi prodotti con uve Sangiovese - fra questi Chianti, Chianti Classico, Brunello di Montalcino, Vino Nobile di Montepulciano - ma anche a bianchi prodotti da uve autoctone, come la Vernaccia di San Gimignano. Conduttori di questa sessione due simpatici personaggi: Pierluigi Gorgoni e Filippo Bartolotta (il globe trotter wine teacher che ha guidato la degustazione del presidente Obama, attraverso grandi e particolari vendemmie e vini d’Italia, ndr), affiancati da giovani enologi toscani. Una seconda degustazione riguarderà, invece, i vini del Portogallo, continuando la scia che ha visto Paesi ospiti negli ultimi congressi: la Francia, la Spagna e, lo scorso anno, la Germania. Il programma del Congresso 2017 avrà poi un’ulteriore perla: in aggiunta alla degustazione alla cieca dei vini più rappresentativi della Toscana, verranno presentati direttamente dai loro produttori due vini “simbolo”, la cui importanza storica è indiscutibile: Tignanello e Sassicaia, raccontati rispettivamente dal marchese Piero Antinori e dal marchese Nicolò Incisa della Rocchetta.
Un altro segmento congressuale, organizzato in collaborazione con Pitti Immagine e il Comune di Firenze, con il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole e Regione Toscana, sarà invece dedicato alla presentazione delle nuove tecnologie sviluppate dalle migliori aziende tecnologiche, sempre al fianco degli enologi italiani, per supportarli nel loro lavoro. Una preziosa occasione di scambio di opinioni finalizzato all’ottenimento di soluzioni sempre più mirate e all’avanguardia. Congresso, che avrà anche tante serate d’eccezione e momenti di intrattenimento, su tutti un esclusivo gala in Palazzo Vecchio, nel meraviglioso Salone dei Cinquecento, un mega concerto del Maggio Fiorentino e, con la regia del giornalista Bruno Vespa, “un faccia a faccia” con i presidenti dei più importanti Consorzi di tutela vini della Toscana e con personalità dello spettacolo e dell’arte, con un solo filo conduttore: il vino.

Il presidente degli enologi italiano Riccardo Cotarella ha anche comunicato che il prossimo Congresso, nel 2018, sarà a Trieste.

Focus - La Toscana e Firenze, fulcro di quel Rinascimento viticolo ed enologico che ha fatto grande l’Italia del vino

Il Congresso degli Enologi Italiani torna in Toscana, una tra le regioni sicuramente più vocate, per tradizione, terreni e clima, ad una produzione vitivinicola di qualità, dopo ben 28 anni (nel 1989 fu Siena ad ospitare i tecnici del vino, ndr). Con un congresso importante, anche perché vennero gettate le basi per la proposta di legge sul riconoscimento del titolo di enologo, che poi fu promulgata nel 1991 con il n. 129, fissandone la preparazione a livello universitario e attribuendolo, per sanatoria, ad oltre 3.000 enotecnici con almeno 3 anni di attività nel settore vitivinicolo alle spalle. E, quest’anno, gli enologi italiano tornano in questa meravigliosa terra, scegliendo il suo capoluogo storico, artistico e culturale: Firenze.

Firenze è la culla del Rinascimento. Ovunque è caratterizzata da quello straordinario sviluppo letterario, artistico e scientifico che ebbe luogo tra il XV il XVII secolo. Con i propri artisti, pensatori, letterati, scienziati di fama mondiale, fu sicuramente uno dei più importanti centri della rinascita culturale del nostro paese. Basti pensare a Leonardo da Vinci, che qui creò i suoi capolavori, come, per esempio, la Gioconda, Michelangelo, Raffaello, Sandro Botticelli, Niccolò Machiavelli, Filippo Brunelleschi, Galileo … per dirne solo alcuni.

Ma la Toscana, con il suo capoluogo, è anche capostipite di quel Rinascimento che ha fatto grande l’Italia del vino. Frutto di uomini, impegno, tecnologia e conoscenza enologica che da sempre contraddistinguono la tenace e, nel contempo, serena e schietta popolazione. Siamo nella terra del Chianti, dove Gaiole, Greve, Castellina, Radda, fanno da corona a quel castello di Brolio dal 1300 feudo dei Ricasoli.

A dominare la scena dei vini più famosi, c’è il Brunello. La prima Docg nel 1980, con la sua collina quasi quadrata, e chiusa da tre fiumi. Ma ad andare più indietro fino all’anno Mille, troviamo il Nobile di Montepulciano, che apre la rosa di quei vini largamente noti in tutto il mondo, quali Sassicaia, Solaia, Ornellaia. Vini che hanno dato vita alla schiera dei Supertuscan, per anni al top su tutti i mercati. E poi tanti nobili casati come quello degli Antinori e degli Incisa della Rocchetta, che hanno legato attraverso i loro vini, il loro destino a quello dell’enologia toscana. Valgano per tutti il Tignanello e il Sassicaia.
Con 41 Doc e 11 Docg, la Toscana si afferma come terra di vini rossi. Non vanno però dimenticati, nei bianchi, la Vernaccia di San Gimignano e il Vermentino e, nei dolci, il Vin Santo. A guardia delle Doc e delle Docg 14 Consorzi di tutela vigilano perché vengano rispettate le regole dei disciplinari e promuovono nel contempo l’immagine dei vini e dei territori toscani.

Così il fascino della Toscana non va ricercato solo negli eccezionali tesori d’arte, ma anche nella fatica di quelle generazioni di vignaioli che hanno dato vita al Chianti, al Carmignano, al Chianti Classico, al Bolgheri, al Brunello, alla Vernaccia, per citarne solo alcuni. Tutti vini che hanno portato il nome dell’Italia nel mondo, con altrettanta dignità.

Un Rinascimento quello del vino italiano sia tecnico che economico, grazie al quale l’Italia enoica di oggi ha assunto posizioni da leader. E qui va detto, che molti dei protagonisti di questo Rinascimento sono per lo più toscani: Piero Antinori e al suo Tignanello, il vino che ruppe definitivamente con il passato; Franco Biondi Santi, figlio di Tancredi, creatore di quel magnifico Brunello che ha vinto le classifiche dei migliori vini del XX secolo; Vittorio Frescobaldi e al suo progetto Luce della Vite, il primo vino che sia mai stato prodotto in Montalcino, unendo alla struttura del Sangiovese la rotondità del Merlot. Ma anche a tutte quelle piccole aziende, con nomi meno altisonanti ma non per questo inferiori in qualità, che hanno contribuito a far grande la Toscana.
E poi il “grande” Giacomo Tachis.
Sebbene fosse piemontese, è in Toscana che sviluppò studi e innovazioni. Nei primi anni Sessanta, iniziò la collaborazione durata 32 anni con le cantine Antinori, divenendo il loro direttore storico. Il sodalizio Tachis-Antinori permise di dare vita a una sorta di “rivoluzione” in vigna e in cantina. Tachis é colui che ha cambiato radicalmente il mondo enologico, ha “aiutato a nascere” i più importanti vini italiani degli ultimi cinquant’anni ... il Sassicaia, il Tignanello, il Solaia. Nel 1999 l’Università di Pisa, dove insegnava enologia, gli ha conferito la laurea honoris causa in Scienze e tecnologie agrarie. È stato un maestro, oltre ad essere stato il presidente degli enologi toscani.
Sicuramente una grande spinta al miglioramento qualitativo della viticoltura e dell’enologia italiana (e della Toscana, in particolare) è stata data dal riconoscimento del titolo di enologo che fu voluto da Assoenologi, e che si è formalizzato con la pubblicazione di una legge della Repubblica Italiana, la 129 del 1991. Il riconoscimento di questo titolo ha portato all’apertura di numerosi corsi di laurea in viticoltura ed enologia presso le università italiane, e quindi alla formazione di professionisti con una solida base tecnico scientifica. Dalle Università di Pisa e di Firenze sono usciti ed escono giovani enologi che tanto hanno dato e daranno al nostro settore. Ma non va dimenticato il fondamentale ruolo dell’Istituto “Bettino Ricasoli” di Siena che, dai primi anni Cinquanta, ha formato tantissimi enotecnici.

Il Congresso n. 72 a Firenze, quindi, culla di quel Rinascimento del vino italiano iniziato oltre 40 anni fa e che oggi continua la sua corsa verso l’innovazione e il progresso tecnologico, grazie all’opera di qualificati professionisti sempre più colti e competenti ovvero agli enologi ed enotecnici italiani.

Focus - Il libro di Assoenologi “Vinifera - L’Italia dei vitigni”, dedicato ai più importanti vitigni del nostro Paese
Sarà distribuito, in anteprima, il libro “Vinifera - l’Italia dei Vitigni”, edito da Assoenologi. È il frutto dell’opera di numerosi enologi, ricercatori, professori universitari, esperti e storici della vite e del vino, che hanno lavorato per dare ai professionisti del settore uno strumento unico e completo sui più rappresentativi vitigni italiani, utile per il loro lavoro, ma anche per la loro cultura del territorio.

Il volume, forte di oltre 400 pagine, complete di immagini, foto e tabelle, si rivolge a tutti gli appassionati che vogliono arricchire le proprie conoscenze sul patrimonio viticolo italiano.
Il libro costituisce un’opera unica nel suo genere, poiché alla base ha un’ottima ricerca aggiornata alla luce delle più recenti indagini, come quelle sul Dna. È suddiviso in due parti. La prima riporta un’introduzione al lavoro svolto a cura di Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi; un capitolo di Attilio Scienza sul paesaggio vitivinicolo italiano ed un contributo di Enzo Vizzari sul rapporto tra cibo, vino e paesaggio. Protagonisti delle successive 400 pagine trentadue vitigni simbolo del territorio italiano.

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