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Australia: Twe cerca vigna “fresca” ... Usa: ricercatori UC Davis e aroma di Brett ... Usa: 19 anni di crescita in vendite di vino ... Francia: Château Margaux e bio ... Francia: classificazione crus St. Emilion truccata?
di Andrea Gabbrielli

- Australia, Treasury Wine Estates cerca vigneti “freschi”
Treasury Wine Estates, la seconda azienda vinicola più grande del mondo, con sede a Melbourne, è alla ricerca di vigneti situati nelle zone più fredde dell’Australia. A causa dei cambiamenti climatici in atto, la maturazione delle uve è sempre più anticipata e, per questo, gli esperti dell’azienda stanno cercando di acquistare o di affittare vigneti in Tasmania, ha raccontato in un’intervista alla stampa il Ceo, David Dearie.
Secondo uno studio, pubblicato dalla National Academy of Sciences of the United States of America, entro il 2050, a causa del clima, ci potrebbe essere una contrazione della superficie vitata del mondo, con percentuali variabili del 68% nell’Europa Mediterranea al 73% dell’Australia, mentre a risultare favorite ci sarebbero la Nuova Zelanda e in generale sia il Nord Europa che il Nord America.
“Mentre il mondo si riscalda, la Tasmania è molto ben posizionato a causa del clima più fresco”, ha detto Dearie. Treasury Wine Estates ha già venduto i suoi vigneti nella Hunter Valley, a nord di Sydney, dove ha avuto origine Lindemans, uno dei suoi marchi più famosi, come inizio dello spostamento verso aree che in futuro avranno condizione climatiche migliori e, quindi, saranno più redditizie. D’altra parte, nel 2011, il premio al più prestigioso vino australiano è andato ad uno Shiraz del sud della Tasmania, regione nota per la qualità sia dei vini bianchi che del Pinot nero.
Gli esperti dell’azienda stanno monitorando diversi vigneti aggiornando i dati sulla crescita, in relazione dell’impatto locale del cambiamento climatico, e stanno ritardando le operazioni di potatura. Le azioni di Treasury alla borsa di Sydney sono cresciute del 39%, negli ultimi 12 mesi, superando lo S&P/ASX 200 Index’s del 18% di incremento nel periodo. L’azienda per soddisfare la domanda di vini di qualità è alla ricerca di nuove opportunità in Usa, Australia, Nuova Zelanda mentre la Francia, chiave per ottenere l’accesso al mondo asiatico, è considerata ancora troppo cara.
In aprile, l’azienda ha aumentato i prezzi del Penfolds Grange 2008 che adesso costa A$ 785 ($ 827) a bottiglia, con un aumento del 26% sulla produzione dell’anno precedente ed una crescita del 15 % del prezzo iniziale di gennaio a causa della crescente domanda cinese dei vini di fascia alta.

- Usa, i ricercatori di UC Davis e l’aroma di Brett
Il Brett non significa solo strani e non sempre piacevoli odori ma anche santoreggia, vegetale, fruttato e floreale. Sono questi alcuni dei quattro raggi della ruota degli aromi di Brettanomyces messa a punto da Linda Bisson e Lucy Joseph dell’University of California Davis. Per quanto vilipeso, il Brettanomyces ha i suoi sostenitori in coloro i quali pensano che un po’ di sentore di cortile o di cane bagnato conferisca una precisa identità ai loro vini. Le moderne pratiche enologiche promosse dall’Università di Davis, hanno situato il Brett tra le minacce del winemaking. Linda Bisson, che studia il metabolismo dei lieviti, tuttavia, lo ha paragonato ad un colore nella tavolozza di un pittore.
“Certo potrebbe essere un colore simile ad un verde fluorescente quindi è meglio utilizzarlo con parsimonia” ha dichiarato alla rivista Wines & Vines. Bisson e Lucy Joseph, quest’ultima membro dello staff del Viticulture & Enology Department di UC Davis, hanno disegnato la ruota aromatica del lievito partendo da una collezione di 83 ceppi Brett, 17 dei quali sono stati identificati come positivi e 5 come negativi da un panel sensoriale.
I ceppi che hanno destato una reazione negativa sono stati quelli che hanno generato più aromi nella categoria marcio e putrido, al contrario di caratteristiche positive come floreale e speziato. Altri ceppi hanno dato vita ad una correlazione di descrittori come terroso e putrido o Band-Aid e soia. In sostanza i ceppi positivi, secondo la ricerca, aggiungono qualcosa di buono al vino e lo studio sottolinea la sostanza del dibattito sul Brett tra i disgustati dai suoi effetti e gli altri incuriositi dalla sua complessità. Bisson ha detto che l’effetto Brett nel vino è influenzato dal ceppo trovato in vigna o cantina così come nel gusto valgono le differenze culturali e regionali. Ciò che può essere considerato un difetto in un Napa Valley Cabernet potrebbe essere descritto come parte integrante della personalità di un Pinot nero di Borgogna. “Il deterioramento è negli occhi di chi guarda”, ha spiegato Bisson. La ruota divide gli aromi di Brett nelle principali categorie come “animale”, che viene ulteriormente diviso per cane bagnato, sudato/acido, urina, feci, da cortile e cavalli. Le altre categorie sono salate, legnoso, putrido, chimico/solvente, vegetariano, frutta, spezie floreale, fermentazione, da latte e terroso. Joseph ha già rivisto la ruota un paio di volte da quando è stato presentata.
Ulteriori perfezionamenti ci saranno in futuro con l’avanzare della ricerca. Per Bisson il Brett è ancora troppo imprevedibile per essere raccomandato ai produttori, magari per flirtare con i suoi aspetti più piacevoli. E’ molto più adattabile ai cambiamenti di pH e della temperatura, in grado di metabolizzare una serie di altre sostanze, non solo lo zucchero, e può adattarsi rapidamente a qualsiasi condizione si trova in un vino, ed essenzialmente “vive fuori della terra.
“I produttori di vino - ha detto - non dovrebbe cercare di “inoculare” i loro vini, utilizzando fusti infettati di una cantina che produce vino con le caratteristiche positive del Brett. “Un sacco di gente lo fa ma finisce sempre in un disastro”, ha detto Bisson. La ricerca futura sui Brett potrebbe portare a ceppi “neutri” oppure alla definizione di quelli “buoni” con i caratteri esotici più spiccati.

- Usa, 19 anni di crescita consecutiva delle vendite di vino
In un reportage, pubblicato dal sito economico www.finchannel.com, si evidenzia che nel 2012 le vendite complessive di vino (prodotto in California, negli altri Stati o importato dai paesi esteri) nel mercato americano, sono aumentate del 2% sull’anno precedente raggiungendo i 360,1 milioni di casse da 9 litri con un valore stimato di 34,6 miliardi dollari. Le cifre sono stati diffusi dal consulente dell’industria vinicola Jon Fredrikson di Gomberg, Fredrikson & Associates. Del totale quasi due terzi o 207.7 milioni di casse, sono da attribuire al vino della California con un valore stimato di vendita al dettaglio di $ 22 miliardi di dollari.
Secondo il Wine Institute, nel 2012 le spedizioni di vino californiano, comprese le esportazioni, sono arrivate a 250,2 milioni di casse. “Gli Stati Uniti sono il più grande mercato del vino nel mondo con 19 anni consecutivi di crescita del volume,” ha dichiarato Robert P. Koch, presidente e ceo del Wine Institute. “I viticoltori della California continuano a rispondere alla crescente domanda in tutto il mondo con una vasta gamma di ottimi vini provenienti da tutto lo Stato con il supporto del Wine Institute che sostiene lo sforzo per l’apertura dei nuovi mercati e l’eliminazione delle barriere commerciali negli Stati Uniti e all’estero”.
Secondo Fredrikson le spedizioni di vino nel mercato americano sono salite di quasi il 50% dal 2001 ed è probabile che il consumo interno continuerà ad espandersi nel prossimo decennio. “L’incredibile varietà di scelte e nuove entusiasmanti offerte stanno attirando nuovi consumatori favorendo il consumo. Tra i principali fattori di crescita, i dati demografici positivi, l’allargamento della base dei consumatori, l’aumento dei punti di distribuzione e di vendita (per esempio, Starbucks ora serve vino in alcuni mercati chiave e Amazon.com e Facebook Gifts vendono vino online).
Per le preferenze, tra i varietali, il vitigno Chardonnay è rimasto il più popolare con una quota del 21% del volume, seguito da Cabernet Sauvignon, (12%), il Merlot (9%), Pinot Grigio / Gris (8%). Le maggiori crescite, in percentuale, sono state quelle del Muscat / Moscato (+ 33% in volume con una quota di mercato del 6%,) e i blend di rossi nazionali/vini rossi dolci (+22% in volume e il 5% di quota di mercato). Da segnalare anche il Malbec, in crescita del 21% in volume e una quota dell’1%.

- Francia, Château Margaux e la biodinamica
L’amministratore delegato di Château Margaux, Paul Pontallier ha dichiarato alla testata thedrinkbusiness che l’azienda sta sperimentando la biodinamica in comparazione con la viticoltura “biologica”. “Ho difficoltà a credere che il voodoo (cioè la biodinamica, secondo Paul Pontallier) porterà qualcosa in più ai vini: io non sono una persona religiosa, ma l’unico modo per scoprirlo, è provare”.
Pontallier ha paragonato la biodinamica ad una religione: “la gente ci crede e così pensano sia questa la strada da seguire e che il loro dio è migliore del dio del vicino”. “Non ho ancora visto molte differenze ad essere onesti e sto guardando obiettivamente. Trovo tutto un po’ strano e a volte mi fa ridere, ma abbiamo un consulente biodinamico che ci guida e ci dice cosa fare”, ha raccontato. Al contrario dei suoi dubbi sulla biodinamica, Pontallier è fermamente convinto che Margaux debba adottare un approccio sempre più “biologico” alla viticoltura.
“Non è una scelta religiosa, ma a lungo termine dobbiamo sempre più andare verso il biologico: per noi è questa la via da seguire. Il fatto che siamo ormai quasi completamente biologici e non abbiamo perso un solo acino nel 2012, è la prova che ce la possiamo fare. L’anno scorso è stato impostato per essere il nostro primo Château Margaux biologico, ma alla fine abbiamo dovuto trattare una volta”, ha detto. “Se in un anno c’è il rischio elevato di perdere una parte del nostro raccolto, io faccio il trattamento. Non ha senso sacrificare i vostri bambini per i vostri principi, e le mie uve sono come figli per me. Io non voglio il suicidio commerciale, bisogna essere pragmatici, ma l’obiettivo è di utilizzare meno trattamenti ogni anno e di adottare un approccio biologico”.

- Francia, la classificazione dei crus di St.Emilion è truccata?
La rivista americana “Wine Spectator”, in un servizio pubblicato recentemente, ha riportato che tre châteaux hanno sporto tre distinte querele con la richiesta di indagare su delle presunte illecite interferenze nell’ambito della classificazione di St. Emilion. “La classificazione è stato truccata” ha dichiarato Francois de Contencin, avvocato dei querelanti Château Corbin Michotte, La Tour du Pin Figeac e Croque-Michotte.
Nelle denunce sono stati individuati due viticoltori come esempio di presunto traffico d’influenza: Hubert de Boüard, co-proprietario di Château Angélus e presidente del comitato regionale e membro del comitato nazionale dell’Inao (Institut National des Appellations d’Origine), e Philippe Castéja, ceo della società della sua famiglia Borie Manoux, nonché di Château Trotte Vieille e membro dei comitati regionali e nazionali dell’Inao.
“Entrambi sono membri del comitato nazionale dell’Inao”, ha detto l’avvocato de Contencin. “In questa posizione avevano, al tempo stesso, il potere amministrativo, il potere di supervisione e di approvazione di tutte le operazioni inerenti la classificazione. Ed a quanto sappiamo, non si sono mai astenuti dal partecipare alle deliberazioni essenziali. Il comitato nazionale ha scelto anche la giuria per la classific”. Insomma secondo i querelanti si tratterebbe di un caso di conflitto d’interesse. In Francia la condanna per prise illegal d’intérèt (un reato che include un guadagno finanziario, politico o morale, diretto o indiretto, e comprende le azioni con cui si potrebbero preparare, proporre o presentare segnalazioni o consigli che verranno utilizzati da altri per prendere delle decisioni) prevede una pena detentiva al massimo di 5 anni e fino a di 75.000 euro di multa.
De Contencin ha notato che Angélus è stato promosso a Premier Grand Cru Classé A, il vertice della classifica, mentre sette aziende clienti di Boüard, sono state promosse o hanno mantenuto la loro classifica. Trotte Vieille ha mantenuto il suo status di Premier Grand Cru Classé B, pur avendo integrato Château Bergat, in precedenza solo Grand Cru Classé.
Secondo l’avvocato, la classificazione è stata inspiegabilmente a favore dei Premiers Grands Crus mentre la componente della degustazione ha contato solo per il 30% del voto finale per il Premier Grand Cru, ma contava per il 50% del voto finale per gli château Grand Cru Classé. Franck Binard, direttore del Conseil des Vins de Saint-Emilion, ha difeso la classificazione. “Non vogliamo entrare in polemica. La giustizia seguirà il suo corso anche se poi ha commentato “è un insulto al lavoro svolto dalle aziende che si sono succedute nella classifica”, ha detto Binard. “E’ anche un insulto alle tante persone che hanno lavorato duramente per rendere possibile la classificazione, ed è offensivo per l’Inao stesso. E’ intollerabile”.

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