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POLITICA ALIMENTARE

Carne “sintetica”: ok in Senato alla legge che vieta (preventivamente) produzione e vendita

Non si ferma, però, la ricerca. Il Ministro dell’Agricoltura, Lollobrigida: “legge a difesa delle nostre imprese e del futuro benessere dell’umanità”
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Carne sintetica, l’Italia vieta vendita e produzione, ma non ferma la ricerca (ph: Freepik)

Fa discutere, da mesi, la cosiddetta “carne sintetica”, o meglio “coltivata”, tra promotori e detrattori. Fatto sta che, all’insegna del “prevenire è meglio che curare”, almeno dal punto di vista del Governo, il Senato della Repubblica, con 93 voti favorevoli, 28 contrari e 33 astenuti, ha approvato il disegno di legge che vieta la produzione, l’immissione sul mercato e l’importazione in Italia di alimenti e mangimi “artificiali”, ma non la ricerca. Parola della Coldiretti, secondo cui sulla base dei dati di Notosondaggi, “il via libera dell’aula del Senato al ddl sui cibi sintetici è sostenuto da 3 italiani su 4 (74%) che esprimono una opinione e si dichiarano contrari al consumo di latte, carne e pesce prodotti in laboratorio”.
Un provvedimento, quello approvato dal Senato, voluto dal Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che commenta così: “rivendichiamo la piena coerenza di questo testo normativo e il suo indirizzo di natura politica, a difesa delle nostre imprese e del futuro benessere dell’umanità, che passa per il buon cibo e non per i condizionamenti di chi immagina di fare business sullo sfruttamento delle fasce più povere della popolazione”.

La legge Lollobrigida, spiega il Ministero, “è frutto di un meccanismo di sussidiarietà: si è partiti da una sottoscrizione pubblica, per poi passare alle istituzioni del territorio, che trasversalmente hanno sostenuto la petizione contro il cibo sintetico e hanno così aderito all’iniziativa legislativa, supportata da alcune delle maggiori organizzazioni di categoria che si sono allineate alla posizione del Governo”.
Il ministro ha ricordato ad esempio l’ordine del giorno della Regione Toscana contro la carne sintetica votato all’unanimità, l’adesione del MoVimento 5 Stelle alla mozione della Regione Calabria e gli oltre 3.000 Comuni che, in maniera trasversale, hanno sottoscritto le medesime richieste. “Milioni di firme tra le quali, non ci sono solo quelle degli imprenditori agricoli o degli allevatori, ma ci sono le firme di persone che acquistano e consumano, che hanno voluto dare un segnale, tra cui autorevoli rappresentanti italiani ed europei, di ogni schieramento politico. Il diritto di precauzione ci permette di normare e di dire che, finché non c’è certezza della salubrità di un alimento, non viene commercializzato e importato in questa Nazione”, ha sottolineato il Ministro Lollobrigida, che ha aggiunto che il ddl non vieta la ricerca. “L’Italia è una Nazione libera sulla ricerca e dobbiamo mantenere questa consapevolezza e invertire quella fascinazione verso Stati in cui gli studi scientifici sono affidati al privato che fa il suo mestiere, a volte nell’interesse dei cittadini, altre volte nell’interesse esclusivamente delle azioni della multinazionale che rappresenta. Credo che, purtroppo, questo sia il caso di molti che finanziano alcune ricerche al fine di condizionare il mercato e di indirizzare lo sviluppo, per esempio nel campo alimentare, di settori che avvantaggiano alcuni e depotenziano altri”.
Il rapporto Fao-Oms, ricorda ancora il Ministero, parla di 53 pericoli derivanti della carne sintetica. Secondo il documento, i pericoli potenziali riguardano tutte le quattro fasi della produzione: la selezione delle cellule da replicare, la "coltivazione" vera e propria nei bioreattori, la raccolta e la trasformazione. Gli investimenti sugli alimenti sintetici sono in progressiva crescita, sostenuti da diversi protagonisti del settore hi-tech, chimico farmaceutico e finanziario. Sulla carne artificiale solo nel 2020 sono stati infatti investiti 366 milioni di dollari, con un aumento del 6.000% in 5 anni. “Per il Governo Meloni l’elemento prioritario resta quello qualitativo, che oggi è discutibilmente applicabile a un sistema come quello finora introdotto sulle produzioni di carne coltivate, sintetiche o di synthetic food. Vi è poi l’elemento di natura politica che è la difesa della qualità del nostro settore: l’Italia è la Nazione della qualità, come evidenziano i dati dell’export italiano: 60 miliardi dell’agroalimentare e 120 miliardi di italian sounding che tolgono risorse importanti, come imprese e benessere ai cittadini che consumano cibi prodotti in Italia”.
Per rafforzare la logica primaria di salvaguardia della salute dei cittadini oltre che la dimensione produttiva nazionale, sono previste sanzioni amministrative e interdittive in caso di violazione da un minimo di 10.000 euro ad un massimo pari al 10% del fatturato realizzato nell’ultimo esercizio chiuso anteriormente all’accertamento della violazione, nonché la confisca del prodotto illecito. L’applicabilità delle sanzioni è estesa a chiunque abbia finanziato, promosso, agevolato in qualunque modo le condotte illecite.
Vengono, inoltre, previste ulteriori sanzioni amministrative interdittive che intervengono sulla possibilità di svolgere attività di impresa, inibendo l’accesso a contributi, finanziamenti o mutui agevolati o altre erogazioni dello stesso tipo, comunque denominate, concessi o erogati da parte dello Stato, di altri enti pubblici o dell’Unione Europea per lo svolgimento di attività imprenditoriali, nonché prevedendo la chiusura dello stabilimento di produzione per un periodo di tre anni.
Il monitoraggio delle attività connesse all’attuazione delle misure previste dalla proposta di legge, sarà effettuato nell’ambito delle attività di competenza del Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e del Ministero della Salute. I soggetti responsabili dell’attuazione dell’intervento sono le Autorità competenti per i controlli ed in particolare: i Nuclei di Antisofisticazione (Nas), il Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri (Cufa), il Dipartimento dell’Ispettorato Centrale della Tutela, della Qualità e Repressioni di Frodi dei Prodotti Agroalimentari (Icqrf) del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, nonché, per i prodotti della filiera ittica, il Corpo delle Capitanerie di Porto - Guardia Costiera, ognuno per i profili di rispettiva competenza.
L’approvazione della legge, dice ancora la Coldiretti, è “una risposta alla grande mobilitazione che ha portato alla raccolta di oltre 2 milioni di firme a sostegno del provvedimento, con oltre 2.000 comuni che hanno deliberato a favore spesso all’unanimità, tutte le Regioni di ogni colore politico ed esponenti di tutti gli schieramenti oltre a Ministri e Sottosegretari, Parlamentari nazionali ed europei e Sindaci. È nata peraltro una inedita, larga e composita alleanza per reclamare la difesa della cultura del cibo di qualità e spingersi contro quello artificiale e sintetico di cui fanno parte Acli, AcliTerra, Adusbef, Anpit, Asi, AssoBio, Centro Consumatori Italia, Cia, Cna, Città del Vino, Città dell’Olio, Codacons, Codici, Consulta Distretto del Cibo, Ctg, Coldiretti, Demeter, Ecofuturo, Ewa, Federbio, Federparchi, Fipe, Fondazione Qualivita, Fondazione Una, Fondazione UniVerde, Globe, Greenaccord, Gre, Italia Nostra, Kyoto Club, Lega Consumatori, Masci, Movimento Consumatori, Naturasi, Salesiani per il sociale, Slow Food Italia, Unpli, Wilderness”.
“L’Italia che è leader mondiale nella qualità e sicurezza alimentare ha la responsabilità di fare da apripista nelle politiche di tutela della salute e dell’ambiente” afferma il presidente Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “la diffusa diffidenza conferma la necessità di rispettare il principio di precauzione di fronte ad una nuova tecnologia con molte incognite che rischia di cambiare la vita delle persone e l’ambiente che ci circonda. Proprio per questo - conclude Prandini - la sfida che la Coldiretti lancia alle istituzioni europee è che i prodotti in laboratorio nei processi di autorizzazione non vengano equiparati a cibo ma bensì a prodotti a carattere farmaceutico”.
Ma se Governo, politica (bipartisan) e agricoltori sembrano essere contenti della strada intrapresa dal Belpaese su questo fonte, non manca qualche voce contraria. Come quella di una delle tante associazioni animaliste d’Italia, “Essere Animali”. Che “esprime profonda preoccupazione per una decisione che rappresenta un freno alla possibilità di sviluppare e commercializzare un prodotto che non proviene dagli allevamenti intensivi, non richiede l’uso di antibiotici e altri farmaci, né produce tonnellate di deiezioni estremamente inquinanti. Tutte problematiche che, invece, sono legate al settore zootecnico, che con questo ddl viene apertamente favorito a scapito di altre produzioni come quello delle proteine a base vegetale (con l’introduzione del divieto per l’uso di termini come “burger” e similari) e a base di carne coltivata”.
L’articolo 2 dello schema di disegno di legge fa riferimento al principio di precauzione previsto dal Reg. 178/2002, che al fine di garantire la salute umana consente di adottare “misure provvisorie di gestione del rischio”, quali lo stop alla commercializzazione, in caso di effettiva incertezza sul piano scientifico circa la possibilità di effetti dannosi derivanti dall’utilizzo di alcuni prodotti. Tuttavia, secondo “Essere Animali”, “la letteratura scientifica attuale, il recente report di Fao e Oms e i processi di validazione avvenuti già in altri Paesi non lasciano dubbi sul fatto che la carne coltivata sia sicura per i consumatori, essendo basata sul meccanismo della replicazione cellulare, ben noto e applicato da tempo. Oltretutto, l’immissione sul mercato europeo potrà avvenire solamente in seguito all’autorizzazione delle autorità, in primis l’Efsa, che richiede una attenta valutazione di ogni potenziale rischio”.
“Questa decisione è l’ennesima dimostrazione del rapporto privilegiato tra la maggioranza al governo e il comparto zootecnico - dicono gli animalisti - che per favorire i grandi allevatori ignora l’impatto della zootecnia sul territorio italiano e va a danneggiare i comparti economici che potrebbero fare concorrenza all’allevamento intensivo. L’iter passerà ora alla Camera dei Deputati e il nostro appello è che i partiti prendano una posizione più netta contro questa proposta antiscientifica e ingiusta”.

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