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CARO WINENEWS, TI SCRIVO ... IL MONDO DEL VINO ITALIANO, VISTO DA UNA NEO ADDETTA AI LAVORI: GIULIA DIRINDELLI, TRA IL SERIO E IL FACETO, RACCONTA LA SUA GIOVANE ESPERIENZA DI RESPONSABILE DELLE RP & COMUNICAZIONE ...

Italia

Può essere interessante, per il mondo del vino, capire come una giovane responsabile delle relazioni pubbliche e comunicazione di una delle più importanti aziende vinicola “vede”, “vive” e, quindi, “racconta” il suo e nostro mondo … .
WineNews ha così pensato di far scrivere a Giulia Dirindelli della casa vinicola Cecchi di Castellina in Chianti, due racconti, intitolati dall’autrice “Un anno di Vino” e “Dwine” (in quest’ultimo racconto, serve un po’ di ambientazione … si deve pensare ad una americana, bionda, ben piazzata, che parla un italiano semi decente ma con fortissimo accento americano! …).

Buona lettura …

Un anno di vino …
E’ il 21 febbraio 2006 e questa è la prima uscita ufficiale che faccio nel mio nuovo mondo lavorativo, quello del vino.
Sarebbe bello se potessi iniziare a raccontare la storia di Giulia, protagonista del film Tv, Giulia di Castellina, un po’ come Elisa di Rivaombrosa, sempre versione autoctona, ma questa non è fiction this is reality man, you know, this is real life!!! Ricoperta dalla certezze datami da un’esperienza realmente formativa assimilata in un anno di lavoro per una grande multinazionale entro disinvolta e serena in quello che è lo spazio espositivo più bello di Firenze, la Stazione Leopolda, e solo allora mi rendo conto di essere una emerita signorina nessuno catapultata nel mondo degli elfi.
Intorno a me voci e schiamazzi: “ciao caro, come va? ... sai la vendemmia, ... le barbatelle, ... si si si il vino quel vino era troppo tannico ...”.
Penso tra me e me: “sono spacciata, devo stare tutta la sera in un angolo indossando le vesti di miss nessuno”. Cerco di prendere parte alle conversazioni, scuoto la testa ma dentro muoio, mi sta per venire un attacco di panico ... Ma no! ce la posso fare - devo reagire, trovare argomenti, si - si reagire e trovare argomenti ecco, perché io insomma io le idee su questo mondo ce le ho sapete???!! eh mica sono capitata qui a caso, ho desiderato entrare a far parte di questo mondo perché sono un’appassionata perché amo la vite e il vino, perché le mie radici sono chiantigiane e perché credo che questo mondo abbia bisogno di gioventù.
Grazie alla presenza di chi mi accompagna inizio a presentarmi a qualche personaggio: “molto lieta Giulia Dirindelli”, e mi impegno, mi sforzo, per dire cose il più appropriate possibili alla situazione e all’argomento trainante, mi sforzo talmente tanto che mi passa la fame… porca miseria non è possibile, ho sempre una fame da lupi e poi con tutto quel ben di Dio, mi viene da piangere, ma come è possibile che mi passi la fame ... va bè ... bevo. Così le parole scorrono più veloci. Seduta al tavolo mi sento in gabbia ma cerco ugualmente di sembrare sciolta e interessata. Mi guardo attorno e penso a quello spazio che tante volte ha ospitato feste folli durante le quali sono avvenute cose abbastanza improbabili, rivedo di fronte ai miei occhi scene divertenti stile “la dolce vita”, balli scatenati e la folla di gente che popola quella pista durante le feste notturne, poi ritorno alla realtà e vedere quelle persone infiocchettate, composte, che parlano silenziosamente e fanno prillare i bicchieri, mi fanno pensare che ho sbagliato ternooooo …!!! Non mi resta che fuggire ed andare a prendere una boccata d’aria. Cerco di concentrarmi e di non farmi intimorire da quella pomposità, quindi torno dentro e ricomincia la corsa dalla quale ancora non sono scesa.
In questo lungo viaggio ho assistito a congressi sulle barbatelle, a seminari sui trucioli, a degustazioni mirate sul Sangiovese, sulla Vernaccia e sul Morellino, a presentazioni di vini e di riviste, a inaugurazioni di locali, ad anniversari di denominazioni, a premiazioni e … cene e buffet e colazioni e ri-cene ri-colazioni ri-buffet ed ho scoperto che quelli del vino non fanno altro che mangiare: vino e cibo - cibo e vino. Altro che attacchi di panico, questa è una cosa bellissima, contando che tutti quanti se la suonano e se la cantano da soli: un microcosmo che va avanti parallelamente al mondo normale: infiltrazioni esterne? 90% di origine politico-amministrativa. Il resto del mondo rimane fuori.
Un'altra cosa entusiasmante che ho scoperto in questo anno di esperienza di vino è che esistono: i week-end di degustazione/ le settimane di degustazione/ i minuti di degustazione/ cibo e vino/ arte e vino/ libri e vino/ tv e vino/ radio e vino/ turismo e vino/ vacanze e vino/ amici e vino/ mare e vino/ regate e vino/cuochi e vino/ moda e vino/ musica e vino/ web e vino/ design e vino/ quello che ti viene in mente e vino … Che cavolo va bene che l’Italia è un paese d’artisti ma … dico io, fermiamoci altrimenti ci prendono per pazzi!
Prima di tutto devo chiedere un triplo stipendio perché non si fa altro che lavorare in giorni più impensabili: d’estate, il sabato pomeriggio e sera, la domenica alle 9:00 del mattino, a Pasqua, il venerdì sera, il mercoledì sera, il giovedì sera,,, e basta! Ma cha barba …
1-2 volte l’anno può andare, ma non tutti i fine settimana, tutte le sere no !!!!! Come si fa a sopravvivere? Chi non è sposato non lo farà mai, chi lo è già, divorzia, chi è in cerca di amore finisce per fidanzarsi con il suo vicino di tavolo in una delle tante cena di gala senza la gala, chi ha figli li lascia quando sanno pronunciare solo “mamma” e li ritrova laureati, chi amava la tavola finisce per odiarla, chi era magro diventa grasso, chi adorava il vino ora beve birra, chi mangiava carne adesso è vegetariano… Allora ci vogliamo dare una calmata o no?!
Vogliamo fare qualche cosa di più umano?
Con tutto il rispetto per il lavoro altrui, credo che dobbiamo darci una rinfrescata. Prima di tutto per focalizzare meglio i nostri obiettivi, per non perderci in comunicazioni inutili riservate solo agli addetti ai lavori che poi diventano addetti al traffico, non quello causato dalle auto però, il “traffico di stupefacenti” che si devono prendere per essere sempre in forma, sempre carini, sempre pronti a parlare a confrontarci a discutere il perché di tutto … Che buffa la nostra cara Italia e pensare che dall’altra parte del mondo se la godono alla grande.
Giulia Dirindelli

Dwine … In esclusiva per Vino&Vino Magazine, intervista a Julia Dirindelly, una delle più grandi produttrici di vino della California
Signora Dirindelly si presenti.
Mi chiamo Julia Dirindelly vivo in California esattamente nella Sonoma Valley. Sono molti felicie di rilasciare questi intervista per mondo del vino Italiano che io amo perché io adoro Italia. La mia famiglia è venuta vivere in California tanti anni fa, io sono nata a Los Angeles ma sento che mio sangue è italiano.
Lei è una delle produttrici di vino più conosciute della California, ci può raccontare com’è nata questa sua passione?
Io ho ereditato questa passione da mio nonno Gianni il quale tanti anni fa quando venne a vivere in California partì dalla Toscana con 3 barbatelle di Sangiovesi. Quando io d’estati dalla mia residenza invernale venivo qui in California a passare le vacanzi con mio nonno Gianni mi piaceva stare con lui nelle vigne, vedere composizione di soil e stare tutto il giorno a contatto con natura. Quando poi sono cresciuta ho studiato alla Università di Berkley dove ho preso laurea in marketing del vino con specializzazione in advertising and consulting and oenology administration of communication and new strategies of making wine, dopo di che sono andata a lavorare finalmente nella azienda di mio caro nonno che ormai era tanto vecchio.
Quale è la chiave del successo della Dirindelly Winery?
Noi abbiamo sempre creduto nella valorizzazioni di vitigno autoctoni anche se noi non viviamo più in Toscana crediamo che Sangiovesi sia un grande vitigno. Anche qui nella zona di Sonoma riusciamo ad avere dei grandi vini rossi, di struttura, con un bel frutto maturo, adatti all’invecchiamento. Inizialmente c’erano dei problemi perchè nonostante i vini fossero equilibrati erano molto corti ma poi grazi all’utilizzo di chips abbiamo risolto tanti problemi.
Ma nelle Tenute Dirindelly coltivate solo Sangiovese?
No qui coltiviamo anche Syrah, Cabernet e Merlot che ci servono come complementari per il nostro re il Sangiovesi.
Quale crede possa essere la data che segna l’inizio del successo delle Tenute Dirindelly?
Credo che sia il 1992 quando abbiamo deciso di lanciare la nostra gamma di vini Dwine composta da:
Sangiovesi e Carbernt
Sangiovesi e Merlot
Sangiovesi e Syrah
Questa idea è stata molto di innovazione per quegli anni, infatti, grazi ai miei studi di università, ho potuto capire andamento mercato e esigenze consumatore e creato vini per lui. Adesso produciamo 25 milioni anno di queste bottiglie che vendiamo in tutto il mondo.
Le piacerebbe tornare in Italia per allargare il suo business e tornare alle sue radici?
Si io amare tanto Italia, infatti ci vado sempre ho una grande casa lì con una bella proprietà con cavalli e tanto posto per invitare amici, fare cene e bere buon vino. Per me Italia vacanze no business, e poi in Italia con vino non si può fare business: troppe legge, troppe regole, tante difficoltà con burocrazia e poca apertura alle novità. Meglio California per business e Italia per vacanza.
Prima di finire l’intervista, vorrebbe dare un consiglio ai produttori Italiani?
Loro devono capire che estero non capisce tutte le realtà di vino Italiano. And loro devono trovare il modo di comunicare in maniera più chiara a pubblico straniero. Negli States Italia fa tanti promozioni ma ogni volta con enti diversi e americani non capiscono che differenza c’è tra promozione Regione e promozione consorzio per example. Poi c’è un'altra cosa, produttore italiano no intelligente perde tanto tempo dietro sciocchezze perché per example io sono venuta in Italia a maggio e tutti parlavano se si deve mettere chips nel vino o no sono tornata a settembre e ancora parlavano della stessa cosa. Io non posso dire se per vino Italiano è giusto usare o no il chips, ma credo che parlare troppo di queste cose per fare grande discussione infinita non serve a mercato per crescere. Anzi, si creano ancora più incomprensioni tra producers che invece di parlare contro dovrebbero parlare insieme per interesse loro e del paese.
Giulia Dirindelli

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