Mentre il Consorzio del Gallo Nero, che nel 2024 compie i suoi primi 100 anni, ha già tagliato un traguardo storico - vale a dire la possibilità, dal 1 luglio 2023, di utilizzo in etichetta per le Gran Selezione delle 11 Unità Geografiche Aggiuntive (San Casciano, Montefioralle, Panzano, San Donato in Poggio, Castellina, Vagliagli, Greve, Lamole, Radda, Gaiole e Castelnuovo Berardenga) - alla Chianti Classico Collection 2024 (edizione n. 31) la denominazione sospesa tra la Firenze del Rinascimento e la Siena del Medioevo, che ha presentato le nuove annate in commercio, ovvero la 2022 e la Riserva e Gran Selezione 2021, appare con sempre maggiore chiarezza quella più attrezzata, probabilmente, per giocare le nuove sfide del mondo del vino del futuro (da quella sui prezzi a quella della connotazione stilistica delle proprie etichette, solo per fare due esempi significativi), anche in virtù dei suoi numeri non confidenziali: 7.200 ettari a vigneto per una produzione media tra i 35 ed i 38 milioni di bottiglie (con il Consorzio a raggruppare 482 soci, di cui 345 che imbottigliano il Chianti Classico con propria etichetta).
Un vero e proprio “distretto”, nel quale intorno al vino si muove un giro d'affari di 1 miliardo di euro, che, tuttavia, deve necessariamente fare i conti con le insidie - sempre più pressanti - del cambiamento climatico, anche a queste latitudini non certo più benevolo. Ecco allora i vini dell’annata 2022 - che ha prodotto 260.000 ettolitri di vino - “cavarsela”, grazie alla variegata conformazione climatica dell’areale di produzione e al sempre più consapevole lavoro dei suoi produttori, ma fino ad un certo punto. Per il 2022, Lamma (il Laboratorio di monitoraggio e modellistica ambientale della Regione Toscana) ha registrato in Toscana l’anno più caldo con +1,3 °C sul periodo di riferimento 1991-2020. E ad un’estate torrida, la seconda più calda di sempre (dopo la 2003), è seguito un autunno più caldo del normale, culminato nell’eccezionale anomalia dell’ottobre più caldo mai osservato nella Regione. Nel complesso la Toscana ha ricevuto solo il 13% in meno di pioggia rispetto agli anni precedenti, ma la distribuzione delle piogge ha visto lunghe e intense fasi siccitose (gennaio-marzo e maggio-luglio), interrotte da brevi parentesi eccezionalmente piovose (settembre, novembre e dicembre). Dal punto di vista pluviometrico le variazioni maggiori rispetto alle serie storiche si sono registrate ad ottobre (deficit del 94%) e a settembre (surplus di pari entità, +94%). Insomma, venendo alle questioni enoiche, un’annata, la 2022 difficilmente non rubricabile tra quelle calde, con i suoi pregi ma anche con i suoi difetti, e, soprattutto, soggetta ad improvvisi cambi di passo climatici che hanno compromesso in parte la regolarità dei ritmi vegetativi delle viti e dei processi di maturazione delle uve. A vini pronti, queste criticità hanno interferito sulla profondità e l’articolazione aromatica, rendendo i profumi maturi e un po’ monocordi, mentre sul piano gustativo non mancano picchi alcolici e scarti di equilibrio.
Ecco allora, secondo i migliori assaggi dello staff WineNews, sulla tipologia annata, il Chianti Classico Ama 2022 del Castello di Ama proporre aromi definiti e ben a fuoco di frutti rossi maturi e cenni di erbe aromatiche, che ben accompagnano un sorso succoso e pieno non privo di fragranza. Convincente il Chianti Classico 2022 de La Montanina, dal profilo aromatico arioso sui frutti chiari e scuri ad anticipare una bocca di grande sapidità. Ben profilato il Chianti Classico 2022 di Monteraponi, dai profumi di frutti di bosco maturi e spezie e dalla progressione gustativa guidata da una bella vivacità tannica. Sfumato nei profumi di erba di campo e more il Chianti Classico 2022 de Le Miccine, dal gusto snello e scattante. Ricco nei profumi ma non privo di una certa eleganza il Chianti Classico 2022 del Castello di Monsanto, dalla bocca scorrevole e tendenzialmente dolce. Ben eseguito, ma non è la prima volta che succede, il Chianti Classico 2022 di Istine, dai profumi guidati da un rigoglioso fruttato e dalla progressione gustativa decisa e solida. Ben realizzato, con uno stile sobriamente moderno, il Chianti Classico Vallenuova 2022 di Tolaini, intenso nei profumi e garbato al gusto. Dalla bocca ben impostata, reattiva e succosa, il Chianti Classico 2022 di Castagnoli, che profuma di erbe aromatiche, spezie e piccoli frutti rossi. Piacevolmente saporito il sorso del Chianti Classico Lavoro 2022 di Oliviera, dai profumi aperti sul frutto rosso e la terra. Profumi eterei che incrociano i fiori e il sottobosco per il Chianti Classico 2022 di Castellinuzza e Piuca, dal gusto saporito e dall’articolazione agile.
Dopo l’annata, dunque, veniamo alle tipologie che rappresentano il vertice qualitativo della piramide del Chianti Classico, la Riserva e la Gran Selezione, che escono con l’annata 2021, e che insieme valgono il 42% della produzione e il 54% del fatturato del Gallo Nero. Nel 2014 sono state 33 le prime etichette di Chianti Classico Gran Selezione ad uscire sul mercato. Nel 2024, a 10 anni da questa novità, i vini certificati in questa tipologia sono ben 213 ed in più possono, dal 1 luglio 2023, fregiarsi in etichetta delle Uga (Unità Geografiche Aggiuntive), ma anche, sempre dallo scorso anno, dare uno spazio più marcato al Sangiovese (nel nuovo disciplinare di produzione il Sangiovese passa da un minimo dell’80% a un minimo del 90%), e produrre uvaggi insieme a varietà a bacca rossa di antica coltivazione come Ciliegiolo, Colorino, Mammolo, Malvasia Nera, Pugnitello, e non solo. La Gran Selezione, in particolare, in volume rappresenta circa il 5% di tutta la produzione di Chianti Classico, ma è facile previsione considerare questa percentuale in crescita sostenuta. Insomma, un vino proiettato verso un futuro sempre più brillante e verso, probabilmente, una sfida tutta “casalinga” nei confronti del Chianti Classico Riserva. Tipologia storica e che, a ben guardare, almeno dal punto di vista qualitativo, “venderà cara la pelle”. Riserva e Gran Selezione hanno affrontato un 2021, non semplice, come ormai purtroppo siamo abituati a segnalare quasi ad ogni vendemmia. Anche l’annata 2021, infatti, la possiamo inserire tra quelle calde, ma visto i tempi che corrono, non caldissime e che ha permesso alle viti di non “mollare”. Si tratta di un millesimo che si segnala per un’estate decisamente calda con solo qualche sporadica pioggia sul finire del mese di agosto e temperature elevate, benché senza ondate di calore accentuato. Un quadro generale che ha condotto ad una vendemmia in qualche caso anticipata e che ha prodotto uve integre dal punto di vista sanitario ma, evidentemente, con qualche inevitabile squilibrio nella loro maturazione.
Questo, in generale, ma il Chianti Classico che si estende in un vasto areale, dove spesso i boschi convivono con i vigneti e le altezze medie sono di tutto rispetto, ha saputo produrre anche vini intriganti, per un quantitativo di 265.000 ettolitri. Il Chianti Classico Riserva 2021 del Castello di Volpaia, ma non è una novità, è vino solido e ben eseguito dai tratti aromatici centrati e dal gusto intenso e decisamente godibile. È uscito bene anche il Chianti Classico Vigneto Branca 2021 di Cigliano di Sopra, dai profumi terrosi e fruttati ad anticipare una bocca succosa e invitante. Sorprendente per vitalità e slancio il Chianti Classico Riserva 2021 dell’Erta di Radda, dai profumi caratterizzati da un fruttato cristallino che accompagnano una bocca sicura di trama tannica impeccabile e bella intensità aromatica. Raffinato nel suo fraseggio aromatico tra frutti chiari ed erbe aromatiche il Chianti Classico Vigna Barbischio 2021 di Maurizio Alongi, dal sorso misurato, profondo e altrettanto fine. Bella interpretazione in chiave stilistica moderna il Chianti Classico Riserva Ducale Oro 2021 di Ruffino, dal sorso succoso e contrastato e dai profumi ben a fuoco. Di buona esecuzione e dal piglio tendenzialmente elegante il Chianti Classico Gran Selezione 2021 di Brancaia, sfumato negli aromi e saporito nel sorso. Possiede una bella materia il sorso del Chianti Classico Gran Selezione Badiola 2021 del Castello di Fonterutoli, altrettanto ben centrato nei profumi di frutti rossi e spezie. Convince per finezza aromatica e saporita progressione gustativa il Chianti Classico Gran Selezione La Corte 2021 del Castello di Querceto. Articolato e profondo il sorso del Chianti Classico Gran Selezione Vigna Gittori 2021 di Riecine, intenso e sfaccettato negli aromi. Dalla progressione gustativa potente e compatta il Chianti Classico Gran Selezione Badia a Passignano 2021 di Antinori, che profuma di frutta rossa in confettura e spezie. Alfieri, questi, tra gli altri, di una denominazione in salute ed in equilibrio, quella Chianti Classico, secondo i numeri del Consorzio del Gallo Nero (che abbiamo approfondito qui).
Per il 2023, a fronte di una contrazione del prodotto imbottigliato (-11%), legata a varie cause fra cui le previsioni sulla riduzione della produzione, la crescita generale dei prezzi e il fenomeno del sovra-stoccaggio in alcuni dei mercati chiave del Gallo Nero, l’anno si chiude con alcuni risultati di rilievo: l’ottimo exploit del mercato interno e l’ulteriore crescita in valore e notorietà della Gran Selezione. Una crescita, quella in valore, che, in generale, interessa le tre tipologie del Chianti Classico il cui prezzo medio, aumenta infatti del 7% sul 2022 e del 13% sul 2021. E, per distretto che, con il vino come perno, vede un giro d’affari stimabile intorno a 1 miliardo di euro, emerge che le vendite dei vini Gallo Nero degli ultimi anni (2020-2023) sono state superiori del 4% sulla produzione del medesimo periodo. Per un territorio tra i più belli d’Italia e del mondo che, tra qualità dei vini, prestigio e posizione di mercato, può guardare al futuro con fiducia.
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