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DALL’UMBRIA AL MONDO

Cinquant’anni di una cantina, del Sagrantino, “prezioso come l’oro”, e del distretto di Montefalco

Caprai, artefice della rinascita dell’antico vitigno, lancia una “special edition” Sagrantino Docg 2016, firmata dal grande artista Paolo Canevari

Trentacinque anni fa con l’azienda di famiglia ha salvato le antiche viti di Sagrantino, ha fatto rinascere come “per miracolo” il vino da messa di San Francesco, raffigurato nei rinascimentali affreschi di Benozzo Gozzoli a Montefalco, e lo ha rilanciato alla ribalta internazionale insieme al suo territorio. Potrebbe bastare questo, ma, per Marco Caprai è stato solo l’inizio. Il 2021 è un anno speciale: la Arnaldo Caprai compie 50 anni, e con lei il Sagrantino ed il suo territorio, da quando nel 1971 Arnaldo Caprai in persona, imprenditore tessile di successo, acquistò la Tenuta Val di Maggio, 3 ettari di vigneto, una “manciata” rispetto ai 170 di oggi. Per celebrarli, la cantina simbolo dell’Umbria e del vino italiano, lancia una “special edition” di Montefalco Sagrantino Cinquant’Anni Docg 2016, con una preziosa etichetta da collezione, un’opera d’arte in oro zecchino, per un vino che lo vale tutto, dell’artista di fama internazionale Paolo Canevari che reinterpreta la pala quattrocentesca dello “Sposalizio mistico di Santa Caterina d’Alessandria” dello stesso Gozzoli (con i “maestri artigiani” Giusto Manetti Battiloro, azienda storica fiorentina che produce e commercializza foglia d’oro, e il famoso studio grafico fiorentino Doni & Associati). Una selezione speciale creata con Michel Rolland, winemaker di fama mondiale, insieme a Julien Viaud, e che va a formare una “trilogia” celebrativa della quale fanno parte l’ormai mitica, quanto premiatissima, “Special Edition 25 Anni 1993” e la “40 Anni 2007”.
“50 anni fa, finiva la mezzadria, le campagne si spopolavano e iniziava la crisi dell’agricoltura. Ma mio padre aveva capito che si poteva trasformarla in impresa. Recuperare il Sagrantino, che era poco più di una produzione familiare, legandolo ad un territorio considerato di qualità vitivinicola superiore, in Umbria, e alla capacità di fare impresa è stata un’intuizione che ci ha portato oltre i risultati che sognavamo”, è il ricordo - e la filosofia aziendale - di Marco Caprai, dalla fine degli anni Ottanta alla guida della cantina (e di una degustazione verticale celebrativa, anche con WineNews nella cantina a Montefalco, di Sagrantino Special Edition 2016 e 1993, 2008 e la limited edition 2005 dedicata ai 100 anni del Premio Nobel Rita Levi Montalcini, con i proventi delle vendite - 25.000 euro - devoluti alla Fondazione di una delle più grandi scienziate al mondo.
Se la coltivazione del Sagrantino aveva una tradizione secolare a Montefalco, negli anni Settanta, il vitigno autoctono era praticamente scomparso. Ma non per Marco Caprai. Vino dalla storia antichissima, creato nel Medioevo come vino da messa dai seguaci di San Francesco, le cui uve sono citate nella “Naturalis Historia” di Plinio Il Vecchio, raffigurato dal pittore rinascimentale Benozzo Gozzoli negli affreschi della Chiesa del Convento di San Francesco a Montefalco, è proprio da un Convento, quello di Santa Chiara, che Caprai, ne ha salvato le gemme con l’Università di Milano, ed ha creato “Cobra”, il vigneto che ne è la più ricca banca dati di conservazione del genotipo. Alla guida della Arnaldo Caprai, alla sua intraprendenza si devono infatti la produzione del Sagrantino in versione secca anziché passita, e l’attività di ricerca con il professor Leonardo Valenti dell’Università degli Studi di Milano; l’impulso alla produzione di vini come il Montefalco Rosso (il primo vino della cantina, nel 1973, quando viene impiantato anche il vigneto di Sagrantino più vasto del territorio, alla vigilia del riconoscimento della Doc), ed il Collepiano (il primo ed iconico 100% Sagrantino, nel 1979); ma anche l’impianto del primo vigneto ad alta densità di Sagrantino e l’inizia dell’esportazione di questo vino negli Stati Uniti, pochi anni prima, questa volta, del riconoscimento della Docg nel 1992; e, ancora, la nascita del Sagrantino 25 Anni, etichetta per eccellenza che lo porta alla ribalta internazionale, e dello Spinning Beauty (2006), primo Sagrantino in commercio dopo 10 anni di affinamento (oggi nella Linea Signature con Merlot Belcompare e Pinot Nero Malcompare); l’arrivo della Cuvée Secrète, Umbria Bianco Igt per dimostrare tutte le potenzialità delle uve bianche prodotte in Umbria e la stessa anima “bianchista” della griffe (nel 2016 il Grecante è Oscar del vino della Fondazione italiana sommelier come Miglior vino bianco d’Italia, e “Wine Spectator”, lo inserisce tra i 100 migliori vini del mondo), ma anche, più recentemente del Metodo Classico dai vigneti di Pinot Nero e Chardonnay delle aree interne dell’Appennino tra Umbria e Marche dove, a seguito dei terremoti che le hanno colpite, è in atto un vero e proprio spopolamento che si può combattere solo con nuovi progetti di valorizzazione. Il tutto con enologi del calibro di Attilio Pagli, l’enologo storico della cantina, e Michel Rolland, winemaker di fama mondiale, insieme a Julien Viaud.
Progetti lungimiranti di e per il territorio che hanno portato alla nascita di “Montefalco New Green Revolution”, il primo protocollo territoriale di sostenibilità in campo vitivinicolo, e “#caprai4love”, la campagna di raccolta fondi per il recupero di opere d’arte del territorio, ed ad un modello di sostenibilità ambientale, economica e sociale, grazie al quale la griffe è stata eletta “European Winery of the Year 2012” per “Wine Enthusiast” e un “Modello della Sostenibilità” per Expo 2015 certificato da Equalitas, dove Marco Caprai è stato testimonial dell’Umbria al Padiglione Italia (già “Oscar del vino come miglior produttore” per l’Ais-Associazione Italiana Sommelier, “Premio all’innovazione amica” di Legambiente e “Cantina dell’Anno” per il Gambero Rosso e Slow Food, Premio “Imprese per l’innovazione” di Confindustria, mentre la “Revue du Vin de France” ha inserito il Sagrantino tra i 100 vini in grado di concorrere con quelli francesi). Ma che ha portato, più recentemente, anche alla nascita della startup Leaf Srl, spin-off aziendale per la ricerca e l’innovazione.
Un anniversario importante non solo per l’impresa agricola umbra guidata da Marco Caprai, ma anche per tutto il territorio e il comparto vinicolo italiano, perché se il modello di sviluppo territoriale di Montefalco è una case history, studiata anche dalla Fondazione Agnelli ed oltreoceano, si deve alla lungimiranza di quest’azienda nel proporre un nuovo modo di fare impresa, al punto da far nascere intorno a sé, nel corso dei decenni, un tessuto economico florido tutto incentrato sul turismo enologico.

Focus - Pioniera nell’investire in sostenibilità nel vino italiano, la Arnaldo Caprai lancia il primo “Bilancio di sostenibilità” dell’Umbria
Il 62% in meno di consumo totale di acqua, il 50% in meno di consumo di fitofarmaci, 7 certificazioni ambientali, un protocollo aziendale di produzione territoriale, 31 anni di ricerca universitaria, 10 borse di studio finanziate, 53 tesi di laurea incentrate sull’attività della Arnaldo Caprai. Sono solo alcuni dei numeri che emergono dal primo “Bilancio di sostenibilità 2020” che la cantina umbra guidata da Marco Caprai, che quest’anno compie 50 anni, lancia per comunicare, con metodo e trasparenza, obiettivi, performance e attività relative ai tre aspetti della sostenibilità: economico, ambientale e sociale. Un lavoro iniziato da diversi decenni, che fa della cantina una pioniera nell’Italia del vino e non solo, con lo sviluppo di pratiche agronomiche rispettose dell’ambiente e con lo studio delle migliori tecniche enologiche necessarie per valorizzare il suo vitigno più prezioso, il Sagrantino di Montefalco.
“Presentare un “Bilancio di sostenibilità” significa per la nostra azienda portare nel Terzo Millennio la storia di un territorio e del suo vitigno d’eccellenza, il Sagrantino. Non è un avvenimento insolito per la Arnaldo Caprai - spiega Marco Caprai - da quasi 50 anni facciamo infatti dialogare la sapienza antica di fare vino da un vitigno remoto con la ricerca e le nuove tecnologie. Per noi uomini e donne che abbiamo scelto di fare del rapporto viscerale con il territorio la nostra cifra esistenziale, la grande scommessa del nostro tempo è praticare un’agricoltura che sia non solo rispettosa dell’ambiente, ma anche etica: convinti che solo in questo modo i nostri vini potranno continuare ad essere ambasciatori del territorio di Montefalco in tutto il mondo”.
Nella Arnaldo Caprai (117 dipendenti, 160 ettari di vigneti, 8 di bosco, 8 di ulivi, 6 ettari di prati incolti, 4.869.000 di euro di fatturato nel 2020) la sostenibilità si estrinseca nell’integrazione tra il miglioramento ambientale delle tecniche di produzione, l’impegno sociale e la capacità di occuparsi della longevità economica del territorio e delle sue attività. Messo per la prima volta tutto nero su bianco appare un lavoro enorme, condotto con tenacia giorno dopo giorno anche nell’annus horribilis 2020, a cui si riferisce questa prima edizione del “Bilancio di sostenibilità” dell’azienda e che si divide su 4 temi. Per i temi ambientali i riflettori sono puntati sull’agricoltura 4.0 nella quale sono stati fatti svariati investimenti in tecnologie digitali e per l’agricoltura di precisione; sulla chimica di ultima generazione, grazie all’utilizzo di prodotti chimici innovativi a basso impatto ambientale e ad alta efficienza; sulla biodiversità in vigneto, con il miglioramento dei livelli di biodiversità delle acque, dell’aria e dei terreni vitati. Per i temi economici in rilievo ci sono la presenza sui mercati internazionali, con la capacità di penetrazione dei prodotti in 26 Paesi, compresi i luoghi iconici dell’enogastronomia; sullo studio della sostenibilità economica per ogni modifica e/o miglioramento dei processi aziendali; sull’aumento del fatturato per il consolidamento delle strategie d’impresa. Per la sostenibilità sociale, il bilancio sottolinea la costante attenzione al miglioramento dell’ambiente lavorativo per la sicurezza e il benessere dei lavoratori; la formazione di studenti in ambito vinicolo ed enologico attraverso partnership con istituti scolastici di ogni ordine e grado; la costante formazione dei dipendenti con corsi e supporto allo sviluppo di idee e progetti. Infine, i temi trasversali: Ricerca e Sviluppo, con un impegno profuso e costante in attività di ricerca e sviluppo per l’introduzione continua di innovazioni di processo e di prodotto (come i progetti “GrapeAssistance”, modello innovativo di difesa della vite, e 3K.0 per la timbratura digitale delle ore lavorate in campo); qualità della produzione con ricerca costante del miglioramento della qualità; valorizzazione del distretto di Montefalco, che si traduce nell’impegno per migliorare l’attrattività, anche turistica; partnership con Dipartimenti universitari e centri di ricerca specializzati; rafforzamento dell’informazione dei consumatori alla sostenibilità, mettendo in campo sensibilizzazione e formazione verso i processi di produzione sostenibile. “Con questa visione, ad esempio, nel 2008, abbiamo ideato il primo protocollo territoriale italiano di sostenibilità certificabile nel mondo del vino, il “New Green Revolution”, premiato all’Expo 2015 per il suo contributo allo sviluppo sostenibile - si legge nel rapporto - oggi siamo tra le prime realtà italiane a essere certificate con il protocollo di sostenibilità Equalitas. In questo primo nostro bilancio, abbiamo voluto integrare la strategia d’impresa con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Nonostante i traguardi raggiunti, siamo ancora impegnati nella sperimentazione di nuove tecniche agronomiche ed enologiche, certi che solo così saremo in grado di assicurare l’integrità e la cura dei territori e un costante miglioramento delle condizioni materiali di vita delle comunità che vi vivono”.
“L’azienda Caprai è un buon esempio di ciò che può essere l’Italia quando fa l’Italia - afferma Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola - e il suo “Bilancio di sostenibilità” aiuta a raccontarlo. Un incrocio tra saper fare, tecnologie avanzate, coesione, e rapporto con le comunità e con la sua storia. Penso ad esempio al restauro del dipinto del grande Benozzo Gozzoli promosso da Marco (Caprai, ndr; gli affreschi dell’abside della Chiesa-Museo di San Francesco raffiguranti i “Grandi Francescani” Petrarca, Dante e Giotto, attraverso la vendita di un’Edizione limitata di Montefalco Sagrantino Docg che li riproduce in etichetta). E poi, soprattutto, ai buoni vini che aiutano a disegnare e mantenere vivo uno straordinario paesaggio. Alla vigilia della Cop26 di Glasgow e nel pieno dell’impegno per la transizione verde, questa avventura di Caprai ci parla non solo del lavoro, ma di una partita verde per il futuro, verso un’economia più a misura d’uomo, come è scritto nel “Manifesto di Assisi”. Anche per questo fin dall’inizio Marco Caprai è stato tra i fondatori della Fondazione Symbola” (e far parte anche dell’Italian Signature Wines Academy).
La prima edizione del “Bilancio di sostenibilità” della cantina Arnaldo Caprai è stata redatta in conformità ai “GRI Sustainability Reporting Standards” definiti nel 2016 dal Global Reporting Initiative (GRI) secondo l’opzione “Core”, come previsto dallo Standard 101: Foundation, paragrafo 3. È il primo bilancio di sostenibilità depositato alla Camera di Commercio dell’Umbria.

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