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COTARELLA E LA SFIDA ENOICA NEL SOL LEVANTE: VOLGE AL TERMINE LA VENDEMMIA TRA I FILARI DELLA FREDDA HOKKAIDO, DOVE LA COLONNINA DI MERCURIO PRECIPITA ANCHE A -20, E LA PIOVOSA KASTUNUMA-KOFU, DOVE I GRAPPOLI VENGONO DIFESI DA OMBRELLINI IMPERMEABILI

L’Italia del vino, oltre che su vitigni unici e terroir inimitabili, può contare anche su professionalità sempre più in grado di fare la differenza, fino a raggiungere una dimensione internazionale. È la storia, tra gli altri, dei “Preparatori d’Uva” Simonit & Sirch, la cui arte, ormai, è richiestissima anche in Francia, ma anche di Riccardo Cotarella, docente di enologia all’Università di Viterbo e forse l’enologo più famoso dell’Italia nel mondo, riesce a trovare il tempo anche per progetti lontani da casa.
Vere e proprie sfide, in realtà, come quella che l’ha portato in Giappone, per il primo vino italian style del Sol Levante: 8 ettari vitati divisi in due zone, per una produzione totale di 35.000 bottiglie, tra la fredda Hokkaido (mille chilometri a nord di Tokyo) e la calda Katsunuma-Kofu, prefettura di Yamanaschi (120 chilometri ad ovest della capitale). Tutto nacque nel 2011, quando, come racconta Cotarella: “mi contattarono dalla Overseas, una delle più importanti compagnie di importazione di cibi e vini italiani in Giappone, proprietaria di 320 enoteche e supermercati”.
Fu il presidente della compagnia, Nobuo Oda, a volere Cotarella: dopo anni passati a commercializzare vino italiano, il sogno era quello di produrre il proprio. E adesso, è finalmente arrivato il momento, con la vendemmia che, alle pendici del monte Asahi, volge ormai al termine, in un territorio talmente impervio da dover ricorrere a stratagemmi a dir poco originali: “a fine vendemmia - spiega Riccardo Cotarella a Winenews - ogni vite viene separata dal tutore (pali di legno o cavi), in modo che, sdraiata a terra, possa essere coperta dalla neve che la riparerà dalle gelate invernali”.
Intorno a Sapporo, infatti, le temperature raggiungono anche i 20 gradi sotto zero, mentre la situazione è del tutto diversa tra i filari di Katsunuma-Kofu, dove “il clima è subtropicale, quindi meno ostile alla vite. Anche se - continua l’enologo - le forti precipitazioni pongono un altro problema, quello della difesa degli acini, tanto che, per proteggerli, i grappoli vengono coperti uno ad uno da una sorta di ombrellini impermeabili”.

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