02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Dal Veneto al Piemonte, dalla Lombardia all’Emilia Romagna, dalla Toscana alla Puglia, alla Sicilia: la vendemmia 2017 nelle previsioni di Veneto Agricoltura. Fondamentale l’andamento climatico, tra le gelate di aprile e la siccità estiva

Italia
La vendemmia spettacolare in Sicilia a Capofaro by Tasca d’Almerita

La vendemmia tra i filari del Belpaese, in straordinario anticipo, è già iniziata, praticamene ovunque, con i primi grappoli raccolti in Sicilia e Sardegna addirittura nell’ultima settimana di luglio, mentre le uve per le basi spumante di Franciacorta ed Oltrepò Pavese sono già a buon punto. Ma se si parla di bollicine, ovviamente, non si può non raccontare lo stato dell’arte del vigneto veneto, e quindi del Prosecco, su cui ha fatto il punto Veneto Agricoltura, l’agenzia per l’innovazione nel settore primario della Regione Veneto, con l’edizione n. 43 delle previsioni vendemmiali nel Triveneto e nel resto del Paese. Partendo, ovviamente, dall’andamento climatico che ha caratterizzato sin qui l’annata: fondamentale è stato il caldo anomalo di marzo, che ha portato ad un anticipo importante del germogliamento, con le gemme colpite poi dalle gelate del 19-21 aprile, cui sono seguite le piogge di giugno e la siccità di luglio ed agosto, per un’annata che si può considerare speculare alla 2007 (www.venetoagricoltura.org).

Le gelate hanno colpito in maniera particolare Bardolino e Custoza, ma neanche la pianura alle spalle di Soave e la parte orientale della Valpolicella si sono salvate, con danni che, in alcune zone assai limitate, porteranno ad un calo superiore al 50% della produzione. La Glera, in questo senso, è la varietà che ha pagato maggiormente, avanti com’era nella sua fase vegetativa, e le speranze riposte nelle gemme secondarie sono andate presto deluse. Nei primi di giugno, grazie alle precipitazioni, si è assistito ad una esplosione vegetativa: risalgono ad allora i pochi problemi con la peronospora, mentre preoccupa di più il caldo di luglio ed agosto, che porta al blocco della fotosintesi, anche se Garganega e Moscato riescono a rispondere meglio. La finestra per la fotosintesi, nelle annate calde, si riduce ad un paio di ore la mattina e ad un’ulteriore finestra al pomeriggio, e questo porta a riduzione degli zuccheri come di altri metabolismi, una realtà alla quale, forse, dovremo abituarci.
Di buono c’è lo stato sanitario delle uve, con la botrite che non rappresenta una minaccia, mentre si registrano diversi casi di scottatura, nelle aziende che non hanno lavorato al meglio, decidendo di effettuare le cimature in queste ultime settimane. Per la Glera, come per la Garganega ed il Pinot Grigio, il quadro chimico è ottimale: zuccheri, Ph ed acidità sono esattamente sugli stessi livelli del 2007. Le previsioni produttive, in termini qualitativi, sono assai omogenee: nella provincia di Venezia, ad esempio, la produzione è prevista in crescita grazie all’entrata in produzione dei nuovi impianti, in quella di Treviso le difficoltà della Glera porteranno ad un -20% della capacità produttiva, Rovigo replicherà grossomodo i risultati del 2016 (+2%), in calo la provincia di Vicenza (-10%), mentre uscendo dal Veneto, la provincia di Trento deve fare la conta dei danni della grandine caduta abbondantemente stanotte, quella di Bolzano crescerà del 10% ed il Friuli Venezia Giulia perderà qualcosa nella produzione dei bianchi (-10%) e si confermerà sui livelli del 2016 con i rossi, per una produzione complessiva del Triveneto che toccherà le 9 milioni di tonnellate per le uve a bacca bianca e le 2,8 milioni di tonnellate per quelle a bacca rossa.
Nel complesso, quindi, i punti di forza sono la sanità delle uve, e quindi il minore impatto ambientale che deriva dalla minore necessità di trattamenti, per una qualità complessiva buona, una minore produzione ed un anticipo di maturazione che, di per sé, non è un fattore negativo. Tra i punti di debolezza, la siccità, che rischia di diventare un problema sociale, perché agricoltura e società civile potrebbero trovarsi in una posizione conflittuale per l’utilizzo delle risorse, e ovviamente le gelate. Nel complesso, si parla di un calo produttivo del 10% per i bianchi e del 5-7% per i rossi, con un anticipo vendemmiale mediamente di 7-10 giorni e, se per fare una previsione qualitativa è ancora presto, è giusto ricordare come i cambiamenti in atto nel vigneto Veneto stiano portando a miglioramenti evidenti. Specie in termini di sostenibilità, con la graduale eliminazione del diserbo e l’aumento della lavorazione del sottofila, cui si sommano la meccanizzazione di diverse operazioni colturali, per un minore impatto ambientale e maggiore qualità in vigna, e nello stesso senso va la ricerca sulle varietà resistenti. Al contrario, i due aspetti che ancora non trovano miglioramenti in questi ultimi anni riguardano l’irrigazione, che porta ad un aggravio dei costi in vigna, e la mancanza di biodiversità, con le varietà autoctone meno conosciute, specie a bacca rossa, che continuano a lasciare il posto a quelle più richieste sul mercato, dalla Glera al Pinot Grigio.
Ma sotto la lente di Veneto Agricoltura, come detto, sono finite anche le altre principali regioni enoiche del Belpaese, a partire dal Piemonte, dove ci si prepara ad una vendemmia molto anticipata, che per qualche verso assomiglia al 2003 per andamento. Su Langhe e Roero la situazione è critica dal punto di vista idrico, ma non ci sono situazioni diffuse di stress. In questi mesi ha piovuto solo al Nord del Piemonte, praticamente mai al Sud, creando qualche criticità. Attendiamo vendemmie ridimensionate quantitativamente, per incidenza delle gelate (ma non così grave) nelle zone di fondo valle e delle grandinate, che porteranno ad una produzione inferiore del 10-15% sul 2016, ma nel caso dei Nebbiolo la riduzione potrebbe essere peggiore. In termini sanitari e qualitativi, invece, sarà un’ottima vendemmia, l’oidio è stata l’unica minaccia, ben combattuta, oltre ad un attacco, inaspettato, di black rot nel Sud della Regione.
In Lombardia, le principali avversità sono state le gelate del 19-21 aprile e la siccità dei mesi successivi, comunque meno grave. I cali della gelata picchieranno più duro nelle vallate delle due denominazioni principali della Regione, Franciacorta (2.600 ettari vitati) e Oltrepò Pavese (13.000 ettari), mentre le terrazze della Valtellina hanno superato indenni le gelate, a parte negli areali intorno a Sondrio. Sempre in Valtellina, lo stress idrico non si è fatto sentire, mentre ha avuto invece qualche effetto nella Franciacorta, e più grave in Oltrepò, ma comunque sotto controllo. A proposito di rese potenziali, in Franciacorta le perdite per le gelate saranno del 30% sulle rese previste (120 quintali massimi per ettaro), con le vendemmie già iniziate in largo anticipo; in Oltrepò si contano danni sul 12-15% della superficie vitata, in alcune aziende per l’80% della produzione, e anche qui la raccolta è iniziata in largo anticipo. In Valtellina la situazione migliore, sarà una vendemmia nella media seppur in anticipo, comunque a fine settembre. Nel complesso, la pressione delle malattie fungine è stata bassa, con diversi trattamenti risparmiati.
In Emilia Romana c’è qualche difficoltà in più, con l’annata che si sta rivelando particolarmente difficile per le condizioni climatiche, con 6-7 gradi in più delle medie del periodo, ed un anticipo delle maturazioni di 8-10 giorni sul 2016, annata già di per sé precoce. Il momento più difficile è stato quello tra il 18 ed il 22 aprile, con la gelata che ha colpito la Regione, seguita poi da temperature anomale e dalla mancanza di precipitazioni da dicembre ad oggi: siamo in deficit di 40-60 mm sul nostro fabbisogno, anche nel vigneto, con conseguenze sulle maturazioni. L’aspetto sanitario è invece buono, la peronospora non si è fatta vedere, mentre l’oidio dà qualche preoccupazione in collina. Con 50.000 ettari di vigneti distribuiti in tutte le province la situazione è piuttosto disomogenea: a Piacenza la Barbera presenta un livello qualitativo buono, ma quantità in calo del 10%, per i bianchi è già iniziata la vendemmia, per i rossi si inizia i primi di settembre. In Romagna, invece, è un’annata difficile per il Sangiovese (produzione in calo del 20-25%), la qualità non è esaltante, e l’epoca di raccolta è in anticipo di 15 giorni; situazione identica per l’Albana, mentre per il Trebbiano Romagnolo, in pianura, dove situazione idrica è meno critica, la situazione è abbastanza buona, nonostante un calo produttivo del 15-20% ed un anticipo di 10-15 giorni sulla vendemmia. In conclusione, si assiste ad un anticipo medio delle vendemmie di 10-12 giorni, per una produzione stimata in 6 milioni di ettolitri (7,4 nel 2016), ma qualitativamente non sarà un’annata da ricordare.
Annata particolare anche per la Toscana: stagione atipica, iniziando dall’inverno, con le piogge di dicembre e gennaio, e temperature molto basse tra gennaio e febbraio. Poi le piogge sono sparite, le temperature superano le medie stagionali a marzo ed aprile, e la vegetazione appena iniziata viene colpita dalle gelate del 17-18 aprile, che ha danneggiato il 30% dei germogli. Da maggio ad ora non è più piovuto, e negli ultimi dieci giorni le massime a 39-40 gradi hanno creato qualche problema (scottature) nel momento dell’invaiatura. In due mesi ci sono stati solo tre giorni di pioggia, con apporto di acqua quasi nullo. Lo stato sanitario è complessivamente buono, niente peronospora, per l’oidio infezioni limitate e bloccate dal caldo. In complesso, si assiste a maturazioni difformi per presenza di germogli primari e secondari, specie nel Sangiovese. Per le varietà precoci siamo già in vendemmia (Pinot Nero e Chardonnay), in anticipo di 15 giorni sulla normalità della Regione. Precoce anche l’arrivo degli ungulati che, non avendo nutrimento, si riversano su terreni coltivati, costituendo un vero e proprio flagello. Presto per dare un giudizio esaustivo sulla qualità, ma è probabile trovarsi di fronte ad uve sfibrate, e le previsioni non prevedono piogge consistenti da qui alla fine di agosto. Il problema delle scottature riguarda esclusivamente le aziende che hanno effettuato cimatura nelle ultime settimane, sbagliando, perché le uve dovevano essere coperte luce e caldo. La produzione, in ambito regionale, è prevista in calo del -20%.
In Puglia il 2017 ha portato immediatamente in dote la nevicata della seconda decade di gennaio, con le precipitazioni poi quasi assenti nel periodo successivo, tanto che la produzione dei cereali si è dimezzata. La gelata di aprile ha interessato 1.000 ettari, provocando solo pochi casi gravi. Le piogge sono del 60-70% in meno, e anche qui il gran caldo (anche 45 gradi) ha colpito duro, dando vita ad un grappolo spargolo e leggero. Si stima una riduzione produttiva del 30% per il Primitivo e per il Nero di Troia, del 15% per il Negroamaro, del 10% per i vitigni internazionali e del 15% per quelli a bacca bianca, per cui c’è una buona richiesta (Cococciola). Nel Primitivo delle denominazioni più importanti, a partire da Manduria, i prezzi sono buoni, 100-120 euro a quintale. Il quadro climatico porta ad un anticipo di 10 giorni nell’inizio delle raccolte, tanto che lo Chardonnay in Salento, è stato iniziato a vendemmiare il 4 agosto. Nelle zone costiere del Tarantino via il 19 agosto, all’interno il 21 agosto. A livello sanitario, anche qui molto bene, peronospora assente e oidio sotto controllo. Le avversità meteo hanno risparmiato la Regione, in termini di gelate e grandine, solo la siccità crea problemi agli impianti giovani.
Infine, la Sicilia, dove la vendemmia, per le varietà bianche precoci (Pinot Grigio) è iniziata a fine luglio, grazie ad un decreto ad hoc della Regione che ha permesso di raccogliere prima della fine del mese, poi è iniziata la raccolta dello Chardonnay, ed in alcune zone siamo già alle uve a bacca rossa, mentre nel Siracusano è già terminata la raccolta dei bianchi. L’annata sarà caratterizzata da un certo calo quantitativo (15-20%), ma la qualità dovrebbe essere tra buona ed ottima, garantita da grande sanità, ma in alcune zone interne, specie sui terreni argillosi, c’è qualche difficoltà legata allo stress idrico. La speranza, adesso, è che, come indicano le previsioni, le alte temperature smettano di picchiare sull’isola.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024