Dall’Italia escono meno litri di vino, ma nelle cantine del Belpaese entrano più soldi dall’estero. A dirlo i dati Istat dell’export sui primi 8 mesi 2013, elaborati da Ismea, che registra un incremento degli introiti del 8%, contro una flessione in volume del 4%, che lascia presagire una perdita di quote di mercato in alcuni Paesi. Soprattutto per i vini sfusi, che grazie ai rincari a due cifre dei prezzi all’origine, hanno ottenuto una maggiore remunerazione sui mercati esteri (+21%), nonostante il cedimento dell’8% dei quantitativi esportati. -3% in volume e +6% in valore per i vini confezionati, +17% e +11% per gli spumanti, che crescono trainati soprattutto dal Prosecco.
L’analisi per tipologie di vino, in base alla piramide qualitativa, evidenzia per le Igp volumi inferiori dell’1% sul 2012, per un controvalore in crescita dell’8%, e per le Dop una flessione del 3% in quantità e un +5% degli incassi.
Esaminando le principali destinazioni dell’export, si evince per i vini sfusi un aumento delle vendite in Germania (+5% in quantità), che rappresenta il principale mercato di sbocco per questo segmento, a fronte del drastico ridimensionamento delle spedizioni nell’Est europeo e in Cina.
Anche per i vini confezionati emergono andamenti disomogenei nei diversi Paesi, con buone performance in Usa e Canada (rispettivamente +4% e +8% i quantitativi inviati) e importanti battute d’arresto in Regno Unito (-7%), Germania (-5%), Svizzera (-4%), Giappone (-10%), Cina (-22%) e Russia (-4%).
Sulla flessione della Cina incide, secondo l’Ismea, la saturazione delle scorte in mano agli importatori, a causa di un momentaneo stallo della domanda, mentre sul fronte russo a frenare la marcia del vino tricolore sarebbe l’incertezza sulle regole imposte alla dogana. Da rilevare al contrario la buona performance degli spumanti e dei vini frizzanti a Mosca: i primi in crescita del 30% in volume e del 50% in valore, i secondi rispettivamente del 62% e 78%.
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