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Dopo aver raggiunto il minimo storico nell’estate 2014, il Liv-ex ha cominciato a recuperare, ma il mercato dei fine wines ha un andamento assai diverso se si considerano le diverse valute: corre lo yen, fa bene l’euro, soffrono sterlina e dollaro

Dopo aver raggiunto il suo picco massimo nei primi mesi del 2011, il mercato dei fine wines, stando all’indice Liv-Ex (www.liv-ex.com), il più importante benchmark per gli investimenti nel settore, ha vissuto un vero e proprio crollo, toccando il minimo storico nell’estate del 2014. Da lì, è cominciato il lento recupero, con un guadagno, a settembre 2015, del 3,3% su luglio 2014. Questo, almeno, è il dato nella valuta regina dell’indice, la sterlina, ma l’andamento è diverso se si prendono in considerazione le altre valute, dall’euro al dollaro, passando per lo yen ed il franco svizzero. La moneta giapponese, in questo senso, è quella che mostra la performance migliore: ha toccato il punto più basso a luglio 2012, vivendo un periodo di declino molto più breve delle altre monete e, nonostante un calo dell’1,7% nel 2015, su settembre 2014 la crescita è stata del 3,9%, su settembre 2013 del 2,6% e su settembre 2010 dell’8,1%.
Anche l’euro ha fatto molto meglio della sterlina, con un rialzo, negli ultimi 12 mesi, del 6,6%, mentre in dollari, franco svizzero e sterlina, come detto, i guadagni sono meno pronunciati: dall’inizio dell’anno, +1,6% per la moneta Usa e +3,3% per la valuta svizzera. In dollari, se andiamo alle rilevazioni dell’aprile 2011, l’indice è caduto addirittura del 39%, e da marzo 2015 ad oggi ha guadagnato appena il 2%. Non è certo un disastro, perché, come sottolineano dallo stesso Liv-ex su “The Drinks Business” (www.thedrinksbusiness.com), “per gli acquirenti di queste regioni, che rappresentano la stragrande maggioranza degli investimenti in fine wine nel mondo, il mercato continua a risultare relativamente accessibile”.

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