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E’ LA UMANI RONCHI LA PRIMA DELLE GRANDI CANTINE ITALIANE A SCOMMETTERE SUL BIOLOGICO CERTIFICATO. LA “CONVERSIONE” DELL’AZIENDA VITIVINICOLA MARCHIGIANA SEGNA LA POSSIBILE STRADA ANCHE AGLI ALTRI “BIG” DEL BEL PAESE?

E’ la prima grande azienda italiana che ha scelto di differenziare la propria gamma prodotti puntando sul biologico certificato. Umani Ronchi, 230 ettari vitati nel territorio del Rosso Conero e del Verdicchio ma anche del Montepulciano d’Abruzzo, è la più importante griffe delle Marche e la prima vera grande azienda vitivinicola italiana che ha scelto di imboccare anche la via del biologico come ulteriore passo nel segno della qualità e della differenziazione delle produzioni.
Una via certo non facile, fino ad ora legata, almeno in Italia, a piccoli produttori e a scelte spesso “più ideologiche” che produttive: con l’avvento della Umani Ronchi il biologico italiano prende una svolta decisa e la griffe marchigiana detta, per prima, la strada agli altri “big” italiani. Del resto quella del biologico è una tendenza che sta avendo sempre più riscontro tra il grande pubblico, specie quello internazionale, come testimoniano illustri esempi di importanti cantine francesi, Louis Lurton e Humbrecht in testa, che questa strada l’hanno intrapresa da tempo, con notevoli successi.
Nasce così la “conversione” di Michele Bernetti che, con il padre Massimo, guida la cantina Umani Ronchi (nel 2006, fatturato a 11,5 milioni di euro, 4,2 milioni di bottiglie; l’export, pari al 75% della produzione, ha toccato 40 Paesi nel mondo, in particolare Gran Bretagna, Germania, Scandinavia, Giappone e Usa). La scommessa inizia applicando i rigorosi dettami dell’agricoltura biologica nella nuova tenuta abruzzese del gruppo di Montipagano, 30 ettari di estensione (di cui 27 vitati) per un potenziale di 200.000 bottiglie annue in quel di Roseto degli Abruzzi, dove le ottime condizioni ambientali (grande soleggiamento abbinato ad una bassa umidità) hanno convinto la Umani Ronchi ad abbracciare la coltivazione biologica.
“Immediatamente dopo l’acquisizione della tenuta in Abruzzo, già nei primissimi tempi di gestione, ci siamo resi conto - spiega Michele Bernetti - dell’esistenza di condizioni ambientali e climatiche eccezionali ed estremamente favorevoli per la pratica dell’agricoltura biologica. Tanto che abbiamo subito dopo presentato richiesta di conversione al regime biologico. Già da tempo ci stavamo orientando in tale direzione, tanto che, fin dagli anni Ottanta, avevamo cominciato ad adottare, anche nelle Marche, tecniche di agricoltura a basso impatto ambientale”.

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