Un’estate, quella appena trascorsa, che è stata caratterizzata da una situazione a “a macchia di leopardo” per le vendite di vino in enoteca, con città che hanno realizzato ottime performance e altre sotto la media. Le temperature che in certe settimane hanno raggiunto picchi di quasi 40 gradi non hanno aiutato i consumi, in particolare dei vini rossi, che scontano una tendenza generale del mercato che privilegia vini più facili e meno strutturati, ma che vede, nei territori delle denominazioni top - dalla Toscana al Piemonte - i grandi rossi sempre in testa alle wish list dei turisti, in particolare stranieri, che non rinunciano ad acquistare, durante le loro vacanze, una bottiglia di Barolo, di Amarone della Valpolicella, di Chianti Classico o di Brunello di Montalcino, a conferma del legame indissolubile tra cantine e territorio. Intanto, è già partito il countdown per il Natale, momento clou per le vendite del vino (tra cene, eventi aziendali e regalistica), caratterizzato da un sentiment di fiducia, seppur cauta, da parte degli operatori, condizionata dalla difficile situazione internazionale. In questo panorama mutevole - in cui i canali di acquisto del vino si moltiplicano, dalla grande distribuzione all’online - l’enotecario continua a rappresentare una figura di riferimento, sempre più di nicchia ma insostituibile, in grado, grazie alla sua competenza e know-how, di offrire consigli, orientare le scelte e stimolare la curiosità dei clienti. É lo stato dell’arte delle enoteche italiane che emerge da un sondaggio qualitativo di WineNews, che ha interpellato Vinarius (Associazione delle Enoteche Italiane) ed alcuni indirizzi di riferimento del settore a livello nazionale, come l’Enoteca Trimani di Roma, l’Enoteca Longo di Legnano, l’Antica Bottega del Vino di Verona, l’Enoteca Cianciulli di Napoli, la Casa del Barolo di Torino, l’Enoteca Cotti di Milano e l’Enoteca Oratio di Firenze.
Andrea Terraneo, presidente di Vinarius, Associazione delle Enoteche Italiane, che rappresenta oltre 120 realtà di tutto lo Stivale spiega che, in questo momento, ci sono segnali eterogenei: “la definirei una situazione “a macchia di leopardo” - afferma - con territori che vanno molto bene e altri in sofferenza. In generale l’estate è andata meno peggio di come si poteva pensare, con una buona performance soprattutto dei bianchi, come è naturale che sia (anche se in realtà, nelle settimane in cui le temperature si sono impennate, a salvarsi sono state solo le bollicine). In generale i rossi soffrono, tranne le denominazioni per le quali c’è richiesta costante da parte dei turisti, come Toscana e Piemonte. E si conferma la predilezione, da parte dei consumatori, per vini più snelli e facili da bere, meno strutturati, siano essi rossi o bianchi. I fatturati e le vendite hanno tenuto, con uno scontrino medio pressoché invariato, ma non dimentichiamo che, in questo quadro generale, non si tiene conto dell’inflazione. Per quanto riguarda il Natale prevale l’ottimismo, anche se la tendenza generale per tutte le enoteche (che non dimentichiamo essere attività perlopiù a conduzione familiare), è di puntare su una grande oculatezza e attenzione alla gestione del magazzino, senza investimenti pesanti che possono risultare poi difficili da vendere dopo le feste. Quindi, come sempre accade nelle fasi storiche di incertezza, caratterizzate da una situazione internazionale complessa, si procede con una certa lungimiranza”. Secondo Francesco Trimani di Enoteca Trimani, una delle più note e prestigiose di Roma, con due importanti punti vendita ed un wine bar “quello della capitale rimane un mercato sempre dinamico e interessante, nonostante quest’anno l’andamento generale del vino italiano, specie per quanto riguarda l’export, abbia segnato il passo. L’attuale situazione di incertezza economica non aiuta, sia a livello nazionale che internazionale, e a questo va aggiunto che la stagione turistica appena finita non è stata splendente come quella degli ultimi due anni: abbiamo notato una diminuzione dei viaggiatori high-spending, che per noi rappresentano un target importante, perché sono quelli che amano mangiare e bere bene. In generale riscontriamo sempre una buona richiesta da parte del mercato, ma è finito il tempo delle vendite facili: il cliente richiede sempre più che le bottiglie vengano raccontate, con competenza e passione. La tendenza è quella di andare a scoprire vini e territori meno conosciuti, ma è complicato e faticoso scegliere il vino da un sito web. Per questo il lavoro dell’enotecario è così importante, e anche complesso: occorre un continuo aggiornamento ed una profonda preparazione. Per fortuna abbiamo la fortuna di lavorare in un settore che è ricco di storie da raccontare. Oltre alla voglia di piccole etichette meno conosciute, tengono naturalmente le grandi denominazioni: Piemonte e Toscana in testa, con Barolo, Barbaresco, Chianti Classico, Brunello di Montalcino e Nobile di Montepulciano. Anche i vini del Lazio e in generale quelli del Sud stanno lentamente crescendo. I rossi sono comunque sempre in testa alle preferenze sul mercato di Roma, anche se - a quanto pare - la tendenza mondiale vira verso il bianco. Le bollicine - siano esse Franciacorta, Prosecco, Trentodoc e Alta Langa, ma anche Champagne - rimangono un evergreen, ormai destagionalizzate, anche se noi registriamo più un consumo al bicchiere, come aperitivo, e come bottiglie da portare a casa, piuttosto che nella ristorazione. Infine, in vista del Natale siamo ottimisti: qualcosa comincia già a muoversi a livello di richieste e stiamo finalizzando i listini, soprattutto per quanto riguarda la regalistica aziendale. Del resto il vino rimane un regalo sempre apprezzato, con vari livelli di prezzo e importanza, dalle grandi griffe alle boutique winery”.
Proprio la regalistica, concentrata in particolare nel periodo di Natale, è uno dei punti forti dell’Enoteca Longo, storica realtà di Legnano, guidata da Paola Longo: “dopo un’estate che è andata molto bene, grazie ai numerosi eventi e incontri con i produttori che abbiamo organizzato e che hanno fatto da volano alle vendite - soprattutto per vini bianchi, rosati e bollicine - siamo già pronti per il prossimo step. In particolare, per i cesti natalizi ci concentriamo sull’abbinata vino-cibo, ovviamente di livello luxury, perché abbiamo visto che questo piace molto ai nostri clienti. Per quanto riguarda le tipologie più vendute, registriamo una certa stasi per le classiche denominazione rossiste, in particolare della Toscana, mentre vanno benissimo territori emergenti, come l’Alto Piemonte. A livello di clientela purtroppo dobbiamo registrare una vera e propria débâcle per quanto riguarda i giovani: adesso quasi tutti bevono Gin tonic e birra, non più vino. A mio parere in questi anni sono stati fatti grossi errori di comunicazione, che hanno reso il vino elitario e hanno portato le nuove generazione a disinteressarsi ed allontanarsi da questo mondo”. Luca Nicolis dell’Antica Bottega del Vino di Verona, uno dei “templi” food & wine della città, parla di “un’estate eccezionale, grazie sia ad un turismo di ottimo livello, sia alla clientela veronese, che da sempre vanta un’ottima cultura enologica e ama spendere per mangiare bene. Nei mesi più caldi sono andati particolarmente vini rossi leggeri e di pronta beva, come Etna Rosso e Valpolicella, mentre hanno pagato pegno le tipologie troppo mature e lavorate. Per le grandi denominazioni va sempre benissimo l’Amarone - sul quale giochiamo in casa e su cui possiamo offrire una certa profondità di scelta, con annate e cru particolari - ed un risveglio del Piemonte. In generale riscontro un grande interesse per lavorazioni particolari, dagli orange wines ai vini in anfora”. E le prospettive per Natale? “Siamo sicuramente pronti ed ottimisti: puntiamo sulle bollicine e quest’anno anche su Bordeaux, che vanta ottime bottiglie a prezzi accattivanti. Onestamente siamo un pò stufi della Borgogna…”.
Meno positive le notizie che arrivano dal Sud: Rodolfo Cianciulli dell’Enoteca Cianciulli di Napoli, punto di riferimento per le vendite in città e in Costiera Amalfitana, riferisce di “un’estate decisamente non buona, con pochi acquisti da parte degli italiani e calo anche per gli stranieri, che qui rappresentano da sempre una categoria che spende molto. Una tendenza difficile da capire, forse imputabile alla situazione internazionale, tra guerre e congiuntura economica negativa. Per non parlare della Cina, in recessione. In generale la sensazione è che sia sparita la fascia media della clientela, resiste solo quella alta. Per Natale le previsioni sono comunque buone, con fatturato invariato per noi, anche perché forniamo molte enoteche. Per quanto riguarda le tipologie registriamo un crollo assoluto dello Champagne, mentre tengono le grandi denominazioni made in Italy, in particolare Amarone e Supertuscan, dal Sassicaia al Tignanello, ormai evergreen che non conoscono crisi”.
Carlotta Molinaro, a capo della storica Casa del Barolo di Torino, istituzione della città fin dagli Anni Cinquanta del Novecento, racconta che negli ultimi anni ha deciso di specializzarsi nella fornitura alle aziende, soprattutto per la regalistica di fascia alta, “ma continuiamo a lavorare anche con i privati - spiega - che si rivolgono a noi per acquistare bottiglie speciali o particolari, da regalare o da stappare con gli ospiti a cena, per fare bella figura. Si parla di una fascia di prezzo medio-alta, dai 30 euro in su. Invece per il consumo di tutti i giorni è più facile che si rivolgano alla grande distribuzione. Quest’estate abbiamo venduto molto bene i vini rossi del Trentino, poco strutturati, da bere anche freschi e magari in abbinamento con il pesce, come Pinot Nero, Lagrein e Schiava. Stabili e sempre molto richieste le bollicine: essendo in Piemonte puntiamo molto sull’Alta Langa, che è sempre più apprezzata. A seguire Franciacorta e Champagne, territori in cui selezioniamo piccoli produttori di nicchia. Il Natale è naturalmente il periodo clou per le vendite, basti pensare che iniziamo a giugno a lavorare sui listini per le aziende, che già a settembre iniziano a programmare la regalistica. Il nostro punto forte è l’abbinamento tra vino e food: da foie gras, salmone e caviale insieme agli Champagne, ai prodotti piemontesi di eccellenza, come tajarin e cioccolato, insieme alle grandi etichette della regione, come Barolo e Barbaresco. Rispetto alle grandi denominazioni rossiste, negli ultimi anni va comunque registrato un calo delle vendite: i vini molto complessi, grassi e rotondi risultano sempre più difficili da bere”.
Giorgio Cotti dell’Enoteca Cotti di Milano, storico locale in via Solferino, commenta che “l’estate 2024 è andata bene, in linea con lo scorso anno, anche se in generale, sentendo altri colleghi enotecari, si percepisce un leggero calo rispetto al 2022, in cui si sono avuti risultati eccezionali. In particolare a Milano quest’anno si registra un calo dei turisti alto-spendenti, con l’incremento invece di un turismo “mordi e fuggi” che naturalmente non rappresenta il nostro target. Se nei mesi caldi abbiamo venduto quasi solo vini bianchi e spumanti, da un mese a questa parte è ripresa la richiesta dei rossi: essendo in una zona particolarmente centrale, abbiamo soprattutto richieste di grandi denominazioni, soprattutto da parte di stranieri che non rinunciano a portarsi a casa un “pezzetto” dell’Italia del vino, anche perché rispetto all’estero trovano prezzi più molto bassi. Vincono i territori classici, dal Piemonte, con Barolo e Barbaresco, alla Toscana, in particolare Brunello di Montalcino e Bolgheri, passando per l’Amarone. Per quanto riguarda gli italiani c’è interesse per certe zone di nicchia, Alto Adige e Friuli per i banchi e Piemonte per i rossi. Sulle bollicine la Franciacorta fa da padrona tutto l’anno, anche per una questione geografica, ma la vera tendenza emergente è quella dell’Alta Langa, un territorio in cui i produttori stanno lavorando molto bene e si muovono su standard quantitativi elevati. Ancora è presto per fare previsioni sul Natale, le aziende cominciano adesso a chiedere preventivi per la realistica ed i milanesi iniziano a pensarci dopo Sant’Ambrogio: ma il sentiment che abbiamo è senz’altro positivo”.
L’Enoteca Oratio di Firenze propone una formula innovativa, un mix di classica vendita di bottiglie, libreria specializzata in testi food & wine e somministrazione al bicchiere. Riccardo Gavelli, che la gestisce insieme ai suoi soci, spiega che l’estate è andata molto bene: “anche quest’anno a Firenze si è registrata un’ondata di turismo particolarmente intensa, soprattutto internazionale, che per per noi rappresenta un target importante. Ad agosto il flusso è calato (diventando più nazionale e “mordi e fuggi”) e infatti abbiamo lavorato meno, mentre settembre è stato il mese migliore. Per quanto riguarda la clientela italiana noi lavoriamo moltissimo con etichette di nicchia (basti pensare che abbiamo l’esclusiva su Firenze per l’80% dei vini presenti in enoteca): tipologie particolari e poco note, dal Cesanese del Piglio alla Passerina del Frusinate, tutti con un buon rapporto qualità/prezzo. Questi sono pensati soprattuto per la clientela italiana (il nostro target è over 40, ma ci sono anche giovani), a cui dedichiamo tanto tempo in termini di storytelling ed informazione. La prima volta che un cliente arriva gli spieghiamo praticamente tutti i vini… Invece per quanto riguarda i turisti tendono a richiedere denominazioni note e mainstream, soprattutto Brunello, Barolo e Amarone. Per il Natale siamo ottimisti, crediamo che sarà in linea con lo scorso anno, ma non nascondo una certa cautela, che percepisco anche tra gli altri operatori”.
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