Come anticipato da WineNews, oggi la Commissione Europea ha approvato lo Europe’s Beating Cancer Plan. Documento più che condivisibile nell’obiettivo, che è quello di implementare la ricerca contro il cancro e di ridurre il più possibile l’incidenza di questa grande piaga del nostro tempo, ma che nei dettagli presenta criticità da affrontare in maniera più approfondita, sebbene alcune posizioni rispetto alla bozza circolata fino ad ieri si siano un po’ smussate. Il documento, ora, chiama in causa l’abuso di vino e DI bevande alcoliche (letteralmente harmful alcohol consumption, il consumo dannoso di alcol, ndr) e non più il consumo, ma propone, comunque, seppur con toni meno netti, misure come la revisione della legge europea sulle tasse sulle bevande alcoliche, la riduzione della pubblicità on line e lo stop allo “stimolo al consumo di alcol attraverso i programmi di promozione dei prodotti agricoli Ue”, come per esempio l’Ocm Vino, e ancora modifiche nelle etichette tornando sul tema della lista degli ingredienti entro il 2022, mentre si parla anche di avvisi sui rischi per la salute in etichetta ma dal 2023, e così via. E ora arrivano le prese di posizioni ufficiali della filiera del vino, a livello europeo ed italiano. Diplomatica la risposta della Ceev, l’associazione europea delle imprese del vino, che “esprime il suo sostegno all’iniziativa “Europe’s Beating Cancer Plan” e al suo obiettivo generale, sottolineano che “le aziende vinicole europee continueranno a collaborare con le istituzioni dell’Unione Europea per ridurre l’uso dannoso di alcol”, ha detto Jean-Marie Barillère, presidente Ceev, ma che “il settore vinicolo dell’Unione Europea ha dimostrato, negli ultimi 12 anni, il suo forte impegno attraverso il programma “Wine in Moderation”, per promuovere il consumo responsabile di vino e ridurre i danni legati al consumo eccessivo e irresponsabile”. Il rischio di cancro, aggiunge la Ceev, non può essere valutato in modo isolato, ma deve essere valutato nel contesto dei modelli culturali, di consumo, di alimentazione e di stile di vita. Mentre è chiaro che il consumo eccessivo di bevande alcoliche comporta un aumento del rischio di cancro, secondo l’evidenza scientifica, bere vino moderatamente, in particolare come parte di una dieta in stile mediterraneo e in combinazione con la pratica di altri fattori di stile di vita sano, non sembra aumentare il rischio di cancro.
“Il processo decisionale dovrebbe essere basato sulla scienza e su dati solidi e rilevanti, e la Ceev - spiega ancora una nota - rimane impegnata a collaborare con la Commissione Europea anche su questo. In questo campo, il rapporto dell’Oms Europa dovrebbe essere considerato attentamente. Bisogna sottolineare che l’Oms Europa è una vasta regione che copre 53 Stati membri - da Lisbona a Vladivostok - creando chiari limiti nell’estrapolazione di dati, medie e modelli all’Unione Europea”.
Tra le altre iniziative, la comunicazione del Piano contro il Cancro della Commissione Ue, propone anche di rivedere il programma di promozione. “La promozione permette - ha detto Ignacio Sánchez Recarte, segretario generale della Ceev - ai produttori di vino di trasmettere meglio l’immagine qualitativa dei loro prodotti e i legami con un determinato territorio. L’idea di ridurre i danni legati all’alcol riducendo il consumo di alcol di per sé è semplicistica, particolarmente pericolosa e incoerente con la politica di qualità dell’Unione Europea. Il consumo di vino con moderazione è compatibile con uno stile di vita sano. Resteremo attenti allo sviluppo delle azioni proposte nel campo della tassazione, del marketing e dell’informazione dei consumatori, per garantire che la riduzione dell’uso dannoso dell’alcol rimanga realmente l’obiettivo principale e la priorità”.
Decisamente più netta è la posizione della Unione Italiana Vini (Uiv), che pur sostiene il senso generale dell’iniziativa della Commissione e si dice pronta a collaborare. “La comunicazione del Piano di azione della Commissione europea per combattere il cancro è preoccupante. Troviamo forviante il principio per il quale il consumo di alcol sia considerato dannoso a prescindere da quantità e tipologia della bevanda. Ancora più inique di questa premessa sono le proposte del piano che vedono assimilare il consumo di vino al fumo, con la conseguenza di azzerare un settore che solo in Italia conta su 1,3 milioni di addetti e una leadership mondiale delle esportazioni a volume. Siamo preoccupati dalle ricette proposte dalla Direzione generale per la salute e la sicurezza alimentare - sottolinea il segretario generale Unione Italiana Vini (Uiv) Paolo Castelletti - claim obbligatori che demonizzano il vino, da un lato, e, dall’altro, le proposte di rivedere la tassazione sull’alcol e la restrizione degli acquisti transfrontalieri che rischiano di creare fenomeni di mercato nero e di contrabbando. Non sono misure risolutive a favore di un consumo responsabile, che rimane l’unica vera ricetta contro i rischi alcol-correlati. L’intenzione - anch’essa contenuta nella comunicazione - di modificare la policy in materia di promozione potrebbe avere un serio impatto sugli strumenti della politica agricola comune che hanno l’obiettivo di aumentare la competitività delle imprese sui mercati internazionali”.
Secondo Sandro Sartor, responsabile del “Tavolo Vino e Salute Uiv” e presidente “Wine in Moderation”, l’associazione europea che promuove la cultura del consumo consapevole e del bere responsabile: “sono sorpreso nel leggere che non venga fatta distinzione tra uso e abuso in questo testo. Siamo del tutto convinti che il consumo moderato e responsabile del vino, in particolare all’interno della dieta mediterranea e combinata con un sano stile di vita, sia del tutto compatibile con una vita sana e, come confermato da numerose evidenze scientifiche a tutti disponibili ed accessibili, non sembra far aumentare il rischio di cancro”. A dire la sua anche la Federvini, che, spiega il presidente Sandro Boscaini, “giudica positivamente la Comunicazione della Commissione riguardante la lotta contro il cancro e ritiene un passo importante la predisposizione di un piano d’azione europeo al riguardo. Riteniamo utile che all’interno di un documento così ampio sia stato dedicato un paragrafo al consumo dannoso di alcol, un fenomeno che Federvini, insieme a tutti i suoi associati e alle sue associazioni europee, ha da sempre condannato e sul quale intende collaborare con le autorità nazionali e comunitarie per contribuire al suo contrasto. L’abuso di alcol va combattuto con la prevenzione e l’educazione mentre il suo consumo moderato non va demonizzato in quanto rappresenta una componente importante delle nostre tradizioni millenarie, basate sullo stile di vita mediterraneo, oltreché di dieta, pienamente riconosciuto come salubre. Nel contesto di una dieta mediterranea, e come parte di uno stile di vita sano, l’evidenza scientifica mostra infatti quanto nessun aumento del rischio di cancro risulti da un consumo moderato e consapevole di bevande alcoliche. Riteniamo quindi che l’informazione e l’educazione siano i principali strumenti a disposizione per contrastare abusi ed eccessi, anche in un contesto nel quale il consumo di alcol già risulta in costante declino in Europa e in Italia.
Sono, invece, da respingere misure fiscali e regolamentari che tendono a demonizzare la nostra cultura del bere e della socialità e che, lungi dal contrastare efficacemente l’abuso, colpiscono, oltre che l’intera filiera vitivinicola, la stragrande maggioranza dei consumatori che si rapportano in maniera corretta e responsabile al mondo dei vini, degli aperitivi, degli amari, dei liquori e dei distillati”.
“Plaudiamo alle rassicurazioni fornite oggi dal vicepresidente dell’esecutivo comunitario Margaritis Schinas, secondo cui “l’Unione Europea non ha alcuna intenzione di proibire il vino, né di etichettarlo come una sostanza tossica”, tali affermazioni, infatti, vengono incontro a una nostra espressa richiesta avanzata in una lettera inviata nei giorni scorsi al commissario europeo per l’Economia Paolo Gentiloni e agli eurodeputati Paolo De Castro e Herbert Dorfmann”, sottolineano, infine, in una nota congiunta Confagricoltura, Cia-Agricoltori Italiani, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Copagri, Unione Italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi. “È necessario scongiurare il rischio che decisioni avventate e dogmatiche mettano in pericolo il futuro di una filiera strategica per il nostro Paese come quella vitivinicola, senza peraltro riuscire a trovare una soluzione ai problemi di salute pubblica”, proseguono le associazioni della filiera del vino, che nella lettera inviata al commissario Ue e agli europarlamentari rendono noto di “apprezzare il grande sforzo dell’Ue nel programmare un piano coordinato di attività che sostengano il contrasto a questo male e che richiamino l’attenzione dei governi per uno sforzo comune, importante per la salute dei cittadini europei e per lo sviluppo mondiale futuro”.
“Nel documento della Commissione Ue si parte tuttavia da un assunto erroneo, ovvero che qualsiasi consumo di alcol sia dannoso, senza tenere conto della quantità consumata o delle condizioni in cui si realizza il consumo. È inconfutabile che un consumo eccessivo di alcol, qualsiasi sia la bevanda in questione, sia nocivo per la salute, ma non è tuttavia corretto considerare che il consumo moderato di vino, durante i pasti, rappresenti un pericolo per la salute. La filiera vitivinicola sottolinea a tal riguardo la determinazione con cui le varie sigle abbiano iniziato a lavorare, “con un approccio assolutamente volontario, sulla strada dell’autoregolamentazione in merito a calorie e ingredienti. L’indicazione del valore energetico e dell’elenco degli ingredienti, su cui siamo assolutamente d’accordo - si legge ancora nella lettera - è ora in via di realizzazione e presto verrà inquadrata a livello normativo nell’ambito della riforma della Politica Agricola Comune-Pac”.
Le organizzazioni manifestano infine la propria perplessità per il quadro di incertezza che oggi si profila nelle politiche di promozione dei prodotti agricoli. “È oggi imprescindibile uno sforzo di trasparenza da parte della Commissione per rassicurare l’intera filiera sulla volontà di proseguire nelle azioni di sostegno volte ad incrementare la competitività delle imprese sui mercati internazionali e ad accrescere il livello di conoscenza dei prodotti vitivinicoli di qualità a Dop/Igp presso i consumatori”. “Le importanti rassicurazioni verbali venute dal Vicepresidente della Commissione europea Margaritīs Schinas riconoscono che è del tutto improprio assimilare l'eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino che in Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita “lento”, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol”, dice, per suo conto la Coldiretti, per voce del presidente Ettore Prandini.
“Le parole del Commissario devono ora tradursi in atti concreti che riconoscano la specificità del vino escludendolo dall’ambito di applicazione delle raccomandazioni contenute nel piano ma a preoccupare - sottolinea la Coldiretti - sono anche i limiti posti all’attività di promozione per prodotti simbolo del Made in Italy compresi la carne rossa ed i salumi. Il testo prevede che la Commissione “proporrà un’indicazione obbligatoria della lista degli ingredienti e delle indicazioni nutrizionali sulle bevande alcoliche entro la fine del 2022 e degli allarmi salutistici entro la fine del 2023” rivedendo anche la “politica di promozione sulle bevande alcoliche” e su questo vanno ora garantite le opportune esenzioni per vino e birra”.
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