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COLLEZIONISMO

Fine wines, nel 2023 giù i prezzi nelle aste. La Francia domina, ma l’Italia aumenta le vendite

Per il barometro annuale iDealwine, il Sassicaia 1985 è il vino più quotato del Belpaese (2.170 euro), il Barolo la denominazione più desiderata

Come è noto, e documentato da WineNews a più riprese, il 2023 non è stato un anno da ricordare per i fine wines con un mercato che sta mostrando, per vari motivi, ritmi diversi e una ricerca di un nuovo equilibrio. Ma non manca, comunque, la voglia di portarsi a casa vini di prestigio e che hanno fatto la storia, pezzi pregiati delle aste che movimentano gli appassionati di tutto il mondo anche se, sempre parlando del 2023, sotto il martelletto non c’è stato il “clamore” degli ultimi anni, come confermano le cifre che si sono abbassate. Un trend che si può vedere anche dal barometro annuale di iDealwine, leader mondiale delle aste di vini online e prima casa d’aste in Francia per la vendita all’incanto di vini e distillati di prestigio, nel Report contenente un’analisi dettagliata sul mercato dei fine wines e sulle loro principali tendenze all’asta. I dati contenuti sono stilati sulla base di oltre 200.000 bottiglie messe all’asta ogni anno e permettono di identificare i vini più ricercati, i record regione per regione e quelle che saranno le tendenze del mercato dei vini pregiati per l’anno a venire. E, in pillole, la tenuta più scambiata all’asta parla ovviamente francese, con il “mito” Domaine de la Romanée-Conti, con un totale di 388 bottiglie per un valore complessivo di 1,5 milioni di euro e un prezzo medio per bottiglia di 3.911 euro (-15%). Il lotto più costoso dell’anno sono le 6 magnum di Petrus 1982, leggendario vino di Bordeaux, aggiudicate per 43.820 euro. Per la bottiglia più cara dell’anno si torna invece da Domaine de la Romanée-Conti con Romanée-Conti 2015 venduto per 22.912 euro. E l’Italia? Non mancano segnali di crescita, ad iniziare dalla posizione n. 6 tra le “regioni” più ricercate (era alla n. 8 nel 2022), grazie a 7.677 bottiglie vendute (+37,5%) ed un prezzo medio di 100 euro (-4,4%) che, se è vero che è in discesa, dipende dalla varietà di vino (con valutazioni diverse) del Belpaese che sempre più spesso finisce nelle aste. E se il Piemonte, Barolo in primis, domina i fine wines italiani (e con Giuseppe Rinaldi è leader anche delle cantine più ricercate del Belpaese), la Toscana si mostra una certezza e piazza il vino più costoso, l’iconico Sassicaia 1985 venduto a 2.170 euro.
Nel 2023, iDealwine ha organizzato in tutto 48 vendite all’asta, di cui tre collezioni private (cantina di un unico collezionista, dal valore minimo di 250.000 euro), per un totale di 222.224 bottiglie aggiudicate (+12%) e un valore complessivo di 33,8 milioni di euro, commissioni d’acquisto incluse. Il notevole incremento dei prezzi osservato nel 2022 ha ceduto il passo a uno scenario più stabile nel 2023, con cifre più contenute sull’anno precedente. Il prezzo medio, che nel 2022 ha sfiorato 194 euro per bottiglia, è sceso a 152 euro nel 2023 (-22%). Bordeaux, Borgogna e Valle del Rodano troneggiano sul podio (rispettivamente 73% e 81% in termini di valore), mentre le altre regioni confermano un progresso lento ma costante, con un’offerta diversificata e un numero sempre crescente di tenute d’eccezione. Tra le 17 regioni passate in rassegna, emergono, accanto alle grandi icone, tanti nuovi volti e astri nascenti del mondo del vino. Tra le principali tendenze 2023, spiegano da iDealwine, figura una netta flessione dei prezzi, soprattutto per le grandi icone: il frangente economico e geopolitico internazionale, unito all’aumento dei tassi di interesse, ha frenato considerevolmente le quotazioni dei Grand Cru e creato un contesto di volatilità dei prezzi senza precedenti, quest’ultimo amplificato dalle variazioni del tasso di cambio euro-dollaro. Il 2023 segna dunque un ritorno alle tendenze 2021, e per alcune referenze addirittura ai livelli pre-Covid. La Borgogna regna incontrastata in termini di valore, anche se con quotazioni in leggero calo: è la prima regione in termini di valore e la seconda per volume (rispettivamente 40,5% e 24,7% del totale aggiudicato) dietro Bordeaux; le sue quotazioni, che avevano raggiunto l’apice nel 2022, hanno subito un forte ribasso nel 2023 (-35%), registrando 5 punti in meno nella ripartizione delle vendite all’asta (dal 45,3% nel 2022 al 40,5% nel 2023). Bordeaux scala le classifiche con le sue vecchie annate, passando dal 26,6% al 30,9%, e tre quarti delle bottiglie in vendita all’asta appartengono ad annate precedenti al 2010. Il Rodano registra un lieve calo (dall’11,6% al 9,9%), mentre altre regioni ancora poco conosciute, come Alsazia, Provenza, Savoia e Corsica, crescono in valore, così come tanti vini non francesi.
In un simile scenario, l’Italia ha un ruolo da protagonista. Lo scorso anno, sulla piattaforma iDealwine, i vini italiani hanno rappresentato la percentuale più importante (61% del volume) nelle vendite di vini non francesi battuti all’asta. Nel valutare il successo dei vini italiani va tenuto conto anche della considerazione di cui godono a livello globale, confermata dalla clientela di iDealwine, che anche lo scorso anno, si è ampliata notevolmente. Infatti, i partecipanti alle aste 2023 che hanno acquistato vini italiani sul portale francese, provengono da ben 43 Paesi. Nel 2023 i vini italiani si sono attestati su un numero totale di 7.677 bottiglie (da 75 cl), con un incremento del 37,5%, che consacra l’Italia al sesto posto nella classifica delle aste di iDealwine (era all’ottavo nel 2022). In termini di valore, l’aumento è quasi altrettanto importante (+31,5%) con il prezzo medio a bottiglia a 100 euro. Il calo del prezzo unitario (-4,4%) e il suo livello, inferiore al prezzo medio generale delle aste 2023 (152 euro), viene considerato come uno dei segnali del successo dell’Italia: la gamma dei vini, anche di diversa fascia di prezzo, è infatti cresciuta notevolmente e non è più limitata alle sole grandi icone, anche se queste ultime, presenti nella Top 20 dei vini più costosi, sono state vendute a un prezzo otto volte superiore a quello della media del resto dei vini italiani. I grandi vini rossi dominano le aste tra le tipologie proposte dal Belpaese, rappresentando il 93% dei volumi aggiudicati (rispetto al 73% di media delle aste nelle altre regioni), segno di una buona considerazione dei grandi vini da invecchiamento prodotti nelle diverse regioni ed in particolare in Piemonte. In quest’area si concentra il 44% dei volumi di vini italiani venduti lo scorso anno e quasi la metà del valore (48%). Qui ci sono la metà delle 20 tenute più presenti alle aste e 11 delle prime 20 posizioni nella classifica dei vini italiani più costosi, grazie, in primis, al Barolo. Da questa denominazione, infatti, provengono il 28,7% delle bottiglie italiane vendute nel 2023 e 7 delle 20 bottiglie italiane più costose anche se a guidare la speciale classifica dei più costosi c’è un Barbaresco ed è quello di Bruno Giacosa che spicca con il Santo Stefano di Neive Riserva annata 1989, vino che si trova alla posizione n. 2 della classifica (dietro al Sassicaia) e che è stato venduto per 1.810 euro nel 2023. Il Barolo Riserva Monfortino 1964 di Giacomo Conterno si è imposto alla posizione n. 3 della Top 20 delle bottiglie più costose, venduto per 1.302 euro ad un appassionato di Hong Kong. Ma tra i produttori presenti in classifica ci sono anche Cappellano (n. 8), Burlotto (n. 9), Bartolo Mascarello (n. 10), Aldo Conterno (n. 13) Giuseppe Rinaldi (n. 14), e Lorenzo Accomasso (n. 15). Il nome di Angelo Gaja, una leggenda del Barolo, è presente con una bottiglia della vecchia annata 1968 di Sorì San Lorenzo, venduta per 1.002 euro. Non mancano tuttavia altri grandi rappresentanti di questa regione, tra cui Roagna con l’introvabile Crichët Payé, frutto di un minuscolo appezzamento situato a Barbaresco in cima a una collina. La versione dell’annata 2000, che si è affinata per 10 anni in botte, è stata venduta per 1.002 euro (n. 5).
E poi ci sono i vini della Toscana, la seconda regione italiana più rappresentata alle aste, che continuano ad entusiasmare gli amanti del vino coprendo il 30% delle bottiglie aggiudicate, pari al 39% del valore venduto. C’è infatti una bottiglia di Bolgheri Doc Sassicaia, in un’annata leggendaria come la 1985, valutata a suo tempo 100/100 da Robert Parker, al primo posto nella classifica dei vini italiani più costosi, venduta per 2.170 euro ad un appassionato svizzero. Toscana che può contare su otto produttori nella Top 20 delle tenute italiane più richieste e su sei bottiglie tra i vini più costosi, di cui tre che superano la soglia dei 1.000 euro a bottiglia. Alla posizione n. 4, il Brunello di Montalcino Riserva 1999 di Soldera Case Basse i cui vini sono un must tra i collezionisti. Nella classifica figurano diverse etichette iconiche, tra cui Masseto (gioiello enoico del Gruppo Frescobaldi), con l’annata 2001 venduta a 1.002 euro. Tra le altre importanti referenze della Toscana, ci sono anche Biondi-Santi, simbolo del Brunello di Montalcino, Pergole Torte di Montevertine, Solaia, tra le eccellenze produttive della famiglia Antinori, una delle più prestigiose al mondo. E poi ci sono anche nomi sinonimo di eccellenza che stanno avendo sempre più attenzione, è il caso de Il Marroneto, griffe di Brunello di Montalcino di proprietà di Alessandro Mori che finisce nella top ten delle aziende più ricercate (n. 10) oppure di Bibi Graetz (n. 20), che gestisce con metodi naturali appezzamenti sparsi in tutta la Toscana, inclusa l’isola del Giglio. E poi, tornando a Montalcino, c’è Argiano il cui Brunello di Montalcino 2018 è stato premiato come il migliore al mondo da “Wine Spectator”. Difficili da trovare nelle aste, le vecchie annate di Brunello di Montalcino di Argiano stanno acquisendo sempre più valore, ma merita attenzione anche l’Igt Solengo.
Ma la clientela internazionale di iDealwine ha puntato l’attenzione sui vini italiani allargando anche lo sguardo oltre il Piemonte e la Toscana. Si è distinta in particolare l’azienda agricola di Francesco Valentini, realtà che rappresenta una delle eccellenze dell’Abruzzo con i suoi vini che stanno riscuotendo un buon successo nelle vendite all’asta, basti pensare che una bottiglia di Montepulciano d’Abruzzo 1994 è stata venduta per 473 euro (n. 16). Nel Nord Italia, anche i vini del Veneto stanno acquisendo una certa importanza e le aste riflettono bene questo andamento, trainati dall’Amarone della Valpolicella che spinge il valore delle quotazioni al rialzo: le annate del 1997 e del 2004 di Quintarelli sono state entrambe vendute all’asta, lo scorso anno, per 426 euro (n. 19) e meglio ancora ha fatto un’annata da collezione come il 1967 di Bertani che ha raggiunto i 451 euro (n. 17). Ma c’è gloria anche per il Sud Italia ed in particolar modo per la Sicilia con la tenuta di Frank Cornelissen che ha scalato la classifica delle bottiglie più richieste, raggiungendo la posizione n. 15.

Focus - Top 20 iDealWine - Le cantine italiane più ricercate dai collezionisti del mondo
Giuseppe Rinaldi
Tenuta dell’Ornellaia (Frescobaldi)
Tenuta San Guido
Giovan Battista Burlotto
Tenuta Tignanello (Antinori)
Giacomo Conterno
Bartolo Mascarello
Angelo Gaja
Case Basse (Gianfranco Soldera)
Il Marroneto
Bruno Giacosa
Francesco Valentini
Roagna
Luciano Sandrone
Frank Cornelissen
Le Macchiole
Vietti
Giuseppe Mascarello
Biondi Santi Tenuta Greppo
Bibi Graetz

Focus - Top 20 iDealWine - I vini italiani più quotati nelle aste
Bolgheri Doc Sassicaia 1985 - Tenuta San Guido, 2.170 euro
Barbaresco Docg Riserva Santo Stefano di Neive 1989 - Bruno Giacosa, 1.810 euro
Barolo Docg Monfortino Riserva 1964 - Giacomo Conterno, 1.302 euro
Brunello di Montalcino Docg Riserva 1999 - Soldera Case Basse 1.064 euro
Barbaresco Docg Crichët Pajé 1999 - Roagna, 1.002 euro
Toscana Igt Masseto 2001 - Tenuta dell’Ornellaia, 1.002 euro
Langhe Doc Sori San Lorenzo 1968 - Angelo Gaja, 1.002 euro
Barolo Docg Pie Franco 2013 - Cappellano
Barolo Docg Monvigliero 2016 (2 bottiglie) - Comm. Giovan Battista Burlotto, 1.252 euro
Barolo Docg 1985 (magnum) - 1.152 euro
Brunello di Montalcino Docg 2010 - Tenuta Greppo Biondi Santi, 546 euro
Toscana Igt Le Pergole Torte 1988 – Montevertine, 521 euro
Barolo Docg Riserva Granbussia 2000 (jeroboam) - Aldo Conterno, 2.003 euro
Barolo Docg Brunate Le Coste 2006 - Giuseppe Rinaldi, 501 euro
Barolo Docg 2010 - Lorenzo Accomasso, 476 euro
Montepulciano d’Abruzzo Doc 1994 - Francesco Valentini, 473 euro
Recioto della Valpolicella Doc Amarone Classico Superiore 1967 - Bertani, 451 euro
Toscana Igt Solaia 2016 - Tenuta Tignanello (Antinori), 451 euro
Amarone della Valpolicella Classico Doc 1997 - Giuseppe Quintarelli, 426 euro
Barbaresco Docg Montestefano 1990 (due bottiglie) - Serafino Rivella, 806 euro

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