02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)
LA FOTOGRAFIA

“Grandi Langhe” 2025: qualità e varietà, la forza del vino italiano nel mondo, secondo i buyers

Dagli Usa al Regno Unito, dal Canada al Nord Europa, passando per Messico e Asia, il sentiment di chi vende e racconta l’Italia del vino
ASIA, BUYER, CANADA, CONSORZIO BAROLO BARBARESCO ALBA LANGHE DOGLIANI, CONSORZIO ROERO, EXPORT, GRANDI LANGHE, MERCATI, MESSICO, NORD EUROPA, PIEMONTE LAND, QUALITA, UK, USA, VARIETA, Italia
Qualità e varietà, la forza del vino italiano nel mondo (ph: Depositphotos)

Non sono certo anni facili per il mercato del vino mondiale, con i consumi in calo un po’ ovunque, tra difficoltà delle economie di tanti Paesi importanti, il salutismo crescente, le tensioni internazionali, il cambiamento climatico e non solo. L’Italia, però, nel complesso sembra reggere, e se nel 2023 le esportazioni hanno toccato i 7,7 miliardi di euro, le cose potrebbero essere andate ancora meglio nel 2024, visto che i dati Istat dei primi 10 mesi parlano di una crescita del +5,6% sullo stesso periodo 2023. Ma dai diversi mercati, dagli Usa al Regno Unito, dal Canada al Nord Europa, passando per Messico e Asia, arrivano sentiment diversi, e non troppo negativi. Almeno secondo i tanti buyer del mondo, incontrati da WineNews, a “Grandi Langhe” 2025, nei giorni scorsi, a Torino, evento firmato dal Consorzio dei Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e da quello del Roero, in collaborazione con Piemonte Land, che ha riunito sotto lo stesso tetto gran parte delle denominazioni di quel Piemonte che, insieme al Veneto ed alla Toscana, è stabilmente tra le prime tre regioni per valori esportati, grazie al blasone dei sui grandi vini. Ma dietro alle quali si stanno affermando anche altre realtà italiane, soprattutto (ma non solo) del Sud Italia, che, in molti mercati maturi, rappresentano curiosità stimolanti per i consumatori più appassionati e storici, ma anche interessanti vini di “primo contatto” con la produzione italiana (anche grazie a prezzi più vantaggiosi) per chi inizia oggi ad approcciarsi al vino. Come raccontano, in estrema sintesi (qui il video completo), le riflessioni di Brian Larky (Dalla Terra) e James Bube (Master Sommelier) dagli Usa, Loic Monti (Valmonti) dal Canada, Penelope Edwards (Cellar Door Wines) dal Regno Unito, e ancora, dai mercati del Nord Europa, Niklas Bergqvist (Restaurangakademien) e Michael Mobach (Spring Wine & Spirits) dalla Svezia, Heidi Makinen (Vinitie - Finlandia), Marius Sobye (Nebbiolo Wines - Norvegia) e Eliana Napoli (KB Vin A/S - Danimarca), mentre dall’Asia arrivano le testimonianze di Alan Kwok (Italian Wine Ambassador - Hong Kong), Le Hoang Khanh Vi (Vsa - Vietnam) e Stephanie Lee (Leading brands wine & spirits - Taiwan), con un tocco latino, dal Sudamerica, firmato da Giovanni Orlotti Macias (Importadora Y Exportadora Orfe, Messico).
“In Usa c’è un enorme mercato per il vino italiano. Gli americani amano l’Italia, per la moda, il cinema, il cibo e naturalmente per il vino, c’è una grande storia d’amore tra l’Italia e l’America, un amore che cresce sempre di più. E i vini piemontesi sono tra i più desiderati e attraenti per il consumatore americano”, commenta dagli Stati Uniti Brian Larky di Dalla Terra.
“Io vengo da Chicago, e penso che qui il vino italiano sia sempre stato molto importante, non sparirà mai, almeno nella nostra zona - aggiunge ancora dagli States il Master Sommelier James Bube - la richiesta di vini piemontesi è eccezionale per noi. I nostri clienti sembrano davvero apprezzare non solo le denominazioni più famose, come Barolo e Barbaresco, ma vendiamo anche molto Barbera, il che è davvero entusiasmante e divertente. E poi, parlare di vini come Dolcetto e Pelaverga, per quanto possibile trovarli, è stato davvero interessante. Penso che ci siano molta qualità e diversità in questa regione”.
Restando in Nord America, dal Canada arriva la visione di Loic Monti di Valmonti. “In generale il vino italiano continua ad andare molto bene sul nostro mercato. Tuttavia, le cose vanno più a rilento che in passato per tutti i vini, siano essi francesi, italiani o di qualsiasi altro Paese. Questo rallentamento è legato alla situazione economica e alle nuove tendenze di mercato, come il minor consumo di alcol. Nel Quebec, che è il mio mercato, quindi nella parte francese del Canada, domina la Toscana, ma ora il Piemonte si sta avvicinando sempre di più, sicuramente c’è un grande mercato per il Nebbiolo, per il Barolo ed il Barbaresco, ma anche per una varietà di vini che stanno interessando come i vini bianchi Timorasso o Gavi, ma anche varietà come il Grignolino d’Asti, o il Dolcetto di Dogliani”.
Nel Regno Unito, invece, spiega Penelope Edwards di Cellar Door Wines, molto del successo del vino italiano è legato anche al turismo degli inglesi in Italia. “Dall’Inghilterra molte persone fanno le proprie vacanze in Italia, ci sono molte connessioni. In particolare con la Toscana e la Sicilia. Il Piemonte ha vini iconici come Barolo e Barbaresco, ma sta prendendo campo anche come zona vinicola buona per i vini da tutti i giorni, con grandi volumi. Per esempio trovo molto interessante il Langhe Nebbiolo o il Nebbiolo di Alba, vini che le persone possono bere più regolarmente. Vendo tantissimo Primitivo dalla Puglia, che è un grandissimo vitigno, ma vorrei anche differenziare e, guardando ancora al Piemonte, far conoscere vini che siano più facili da bere come Dolcetto, Barbera e anche i vini bianchi come Favorita e Nascetta”.
Segnali interessanti, però, arrivano anche dai mercati del Nord Europa. Come la Svezia, come spiega Michael Mobac di Spring Wine & Spirits, azienda leader nell’on trade e tra i principali fornitor del monopolio Systembolaget. “In Svezia, il vino italiano è stato un grande successo. L’Italia rappresenta più o meno il 40-45% del mercato, ed è il più grande Paese produttore di vini presente sul nostro mercato. Tuttavia, l’attenzione è concentrata principalmente sui vini rossi, che fanno l’80% dei volumi. La Toscana è molto popolare, ma negli ultimi 10 anni, il Piemonte è diventato una delle regioni vinicole in più rapida crescita per quanto riguarda il vino italiano, ma anche in confronto all’intero mercato”.
“Penso che ci troviamo in una situazione in cui l’economia è piuttosto difficile. Credo che molte persone cerchino di risparmiare un po’ su ciò che comprano - aggiunge Niklas Bergqvist di Restaurangakademien - ma penso che il Piemonte sia in una posizione molto buona in Svezia. I vini italiani sono i vini dominanti sul mercato, ma ovviamente una grande parte di ciò che viene venduto sono vini del Sud Italia a prezzo più basso, e molte confezioni in Bag-in-Box e simili. Ma penso che in particolare quando si tratta della fascia alta, il Piemonte sia molto forte. C’è molto interesse, in particolare per Barolo, Barbaresco, Langhe Nebbiolo, e così via”.
Dalla Finlandia, invece, arriva il racconto della Master of Wine Heidi Makinen di Vinitie: “l’Italia è molto interessante per molti finlandesi. Naturalmente, quando pensiamo all’Italia, ci viene in mente la splendida cucina italiana. Ci sono anche molti ristoranti italiani in Finlandia, come del resto in altre parti del mondo. In generale, l’Italia è un Paese molto interessante per i vini che beviamo. In passato, la regione più popolare probabilmente era il Veneto, ma al giorno d’oggi penso che il Piemonte stia sicuramente crescendo. Amiamo i vini rossi, anche se, nel complesso, lo stile di vino che le persone bevono sta diventando un po’ più leggero, e sempre più persone stanno scegliendo i vini bianchi”. Dalla Norvegia, invece, parla Marius Sobye di Nebbiolo Wines: “in Norvegia molti adorano la cucina italiana e amano venire in Italia in vacanza, e quindi amano anche il vino italiano, credo che ci sia un mercato incredibile da conquistare, ma ci sono anche altri Paesi che stanno crescendo, e c’è competizione. Ho iniziato a lavorare nel commercio del vino, occupandomi solo di vini piemontesi, intorno al 2011-2012, e il mercato era molto forte. Ma poi, naturalmente, soprattutto tra le generazioni più giovani, 5-6-7 anni fa, c’è stata una transizione verso vini più accessibili, più fruttati, con un carattere più “succoso”. Quindi c’è stato un leggero calo in quel periodo, ma ora, negli ultimi anni, ho notato una grande ripresa per i vini piemontesi in generale, così come per i vini più strutturati come Langhe Nebbiolo, Barolo e Barbaresco. Ma in generale, amiamo sentire una maggiore acidità nei vini, perché il cibo norvegese è spesso piuttosto tendente all’acidità”.
“È un periodo molto particolare, direi di transizione - aggiunge dalla Danimarca Eliana Napoli di KB Vin A/S - bisogna darsi da fare e fare lavoro di squadra, essere sempre all’avanguardia, e trovare prodotti nuovi. Il Piemonte è consolidato nel mercato danese e scandinavo in generale, con Barolo, Barbaresco e Barbera, ma anche i grandi bianchi andrebbero scoperti un po’ di più. In generale il vino italiano va bene, è molto richiesto e sempre presente sia nei ristoranti che nei supermercati”.
Guardando all’Asia, se, come abbiamo raccontato spesso in questi mesi, la Cina resta la grande delusione (appena 71 milioni di euro esportati nei primi 10 mesi 2024, in calo del -8,9% sul 2023, secondo i dati Istat), ed il Giappone la certezza (157 milioni di euro nello stesso periodo, +3,6%), ci sono tanti mercati più piccoli, da cui arrivano segnali interessanti. A partire da Hong Kong, come spiega l’Italian Wine Ambassador Alan Kwok: “nel mercato, naturalmente, dominano Piemonte, Toscana, Veneto e Sicilia. Le possibilità per crescere ci sono, soprattutto per chi amplierà il proprio portafoglio di offerta, introducendo nuovi prodotti sul mercato in modo appropriato. Il mercato dei vini italiani a Hong Kong sta crescendo ogni anno perché i clienti vogliono scoprire sempre più varietà autoctone e avventurarsi in regioni diverse.
Il Vietnam - racconta Le Hoang Khanh Vi della Vsa, Vietnam Sommelier Association - non è un mercato grande, ma si parla sempre di vini di altissima qualità che non sono facilmente reperibili. Il pubblico è alla ricerca di questi vini, come Barolo e Barbaresco, ma vuole saperne di più. In generale, amiamo il vino italiano, del Sud Italia, ma anche della Valpolicella e del Chianti, per esempio”.
Un mercato tutto da scoprire, per il vino italiano, è quello di Taiwan, spiega Stephanie Lee di Leading brands wine & spirits: “qui l’Italia arriva dopo Francia, Cile, Australia e Stati Uniti, quindi c’è da lavorare molto per far crescere la conoscenza, non solo dei vini piemontesi, perché le persone non sanno quanta varietà di vini e vitigni ci sia in Italia”.
Infine, una ventata di grande ottimismo arriva dal Sud America e da uno dei mercati emergenti più interessanti per il vino italiano, come il Messico, come spiega Giovanni Orlotti Macias di Importadora Y Exportadora Orfe: “nel nostro mercato sono presenti ormai tutte le principali regioni produttrici, Toscana, Veneto e Piemonte in testa. Il Piemonte è sempre stata una regione che ha sempre attratto molta attenzione sul mercato. Logicamente, quando ci sono le crisi, soprattutto i vini più cari, sono quelli che soffrono un po’ di più. Però credo che il 2025 sarà un bell’anno, speriamo. Dopo la pandemia c’è stata una grande crescita, il consumatore ha capito la grande diversità che c’è dietro il prodotto italiano, perché prima, l’interlocutore tra l’importatore e il cliente finale era il supermercato, che aveva poca offerta, o la ristorazione. Con la pandemia sono cresciuti i clienti privati e le vendite on line, e allora si è capito tutto il potenziale che aveva il prodotto italiano. Così, il consumatore che è un po’ più curioso, vuole cose diverse giorno dopo giorno, e ha trovato nel vino italiano una scelta di vini interminabile. Il vino italiano è pazzesco, la diversità che ha è incredibile”.

Copyright © 2000/2025


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025