- Hong Kong, la quantità di vino falso e contraffatto nel mondo, è enorme
“La quantità di vino falsi e contraffatti nel mercato globale è ancora enorme”, dice Maureen Downey, capo Chai Consulting ed esperta di autenticazione di grandi vini. La società, con sede in California, è stata fondata nel 2005 ed è specializzata nella gestione dei “fine wines”. Intervenendo nel “Hong Kong International Wine & Spirits Fair“, Downey ha affermato che “la maggior parte delle bottiglie contraffatte deve ancora essere scoperta anche se ha rifiutato di fornire una stima in percentuale della dimensione del fenomeno”.
“Quale è la percentuale di falsi? Non credo sia quantificabile, ma penso che stiamo grattando la superficie di qualcosa di enorme”, ha dichiarato. Per sostenere il suo punto di vista, ha ricordato che il presunto contraffattore di vino Rudy Kurniawan ha venduto fino a Us $ 1 milione di dollari di fine wines ogni anno, a partire dal 2002 fino al suo arresto nel 2012. Ma quanto vino falso ha immesso nel mercato ... non abbiamo idea”. Downey ha poi riportato altri esempi di falsificazione ricordando che “sono stati prodotto un sacco di falsi Margaux 1900 Barton & Guestie”. Anche se il falsario responsabile, Khaled Rouabah, è stato condannato nel 2004, “molte delle sue bottiglie sono ancora là fuori”. Downey, inoltre, ha fatto riferimento ad uno dei vini più falsificati del mondo, il Mouton-Rothschild 1945, particolarmente raro e costoso, di cui Kurniawan avrebbe avuto una “ricetta”. Si tratterebbe di un mix di 50% Pichon-Lalande 1988, il 25% Napa Cabernet giovane e il 25% di Bordeaux ossidati.
Sebbene il problema dei grandi vini contraffatti è globale, Downey ha sottolineato che la quantità di bottiglie false in Asia potrebbe essere particolarmente elevata perché è “un mercato nascente”, con i collezionisti “a caccia di vini trofeo”. In particolare, l’abolizione dei dazi sul vino ad Hong Kong, nel febbraio 2008, “ha portato alla nascita di una marea di fornitori, molti dei quali non hanno avuto abbastanza formazione (sul vino) o oppure per opportunismo hanno approfittato degli altri senza educazione (sul vino)”, ha poi spiegato Downey. Ha anche osservato che “alcuni fornitori negli Stati Uniti che vendevano vini falsi appena hanno visto un’opportunità in Asia, hanno trasferito il loro prodotto e, a volte tutta la loro attività qui. Le vittime - i truffati - dovrebbero farsi avanti, così possono avere i loro soldi indietro e aiutando a mettere i cattivi in prigione”.
Le opinioni di Downey sono simili a quelle di Serena Sutcliffe Master of Wine, che aveva a suo tempo dichiarato che le accuse sulla contraffazione erano “la punta dell’iceberg”, e che vi era ancora una “grande quantità” di vino falso venduto privatamente attraverso commercianti o “alcune case d’asta”. Secondo il quotidiano francese “Sud Ouest”, i vini falsi attualmente rappresenterebbero il 20% delle vendite di vino a livello mondiale. Le stime del settore non sono ufficiali e più che altro si riferiscono al valore delle vendite, legate prevalentemente ai top di Bordeaux e di Borgogna. Recentemente a Bordeaux i magistrati hanno condannato un immigrato armeno, Armand Aramian, a quattro mesi di carcere per la vendita di false etichette di Chateau Mouton Rothschild su eBay ad un collezionista. Quando la polizia ha perquisito l’appartamento di Aramian a Parigi ha trovato 8.000 etichette di vino nella sua cantina.
Fonte: www.thedrinksbusiness.com
- Cina, un futuro di bollicine?
In Cina, l’importazione di vini spumanti è più che raddoppiata passando da 2,7 milioni di litri nel 2010 a 6,3 milioni di litri nel 2012, secondo le statistiche degli uffici doganali. La Francia, l’anno scorso, ha conquistato il primo posto in volume, con il 35,5% del mercato, seguita dall’ Italia al 31,2%. A completare la classifica dei top: Australia (10,5%), Spagna (6,9%), Germania (6,4%) e Stati Uniti (2,3%) , ma in termini di valore - pari a € 47 milioni ($ 63.7) nel 2012 - la Francia brilla: infatti ha conquistato una quota del 73,2%, grazie alla presenza dello Champagne, rispetto al 12,2% dell’Italia; gli unici, oltre il 2%, sono l’Australia (5,7%), Spagna (3%) e Germania (2,2%).
Lo spumante, però, rappresenta poco più del 2% in volume e poco meno del 5% del valore delle importazioni di vino in bottiglia nel 2012 in Cina. I motivi del consumo ancora relativamente contenuto, è dovuto a diverse ragioni. Il prezzo è un fattore importante, soprattutto per lo Champagne, visto che sono disponibili vini fermi molto più convenienti, in particolare rossi tranquilli. Inoltre, ci sono problemi di temperatura di servizio, di gusto e di tradizione. Il professor Ma Huiqin della China Agricultural University ha messo l’accento sull’antica abitudine cinese di rifuggire dal consumo di bevande fredde e in generale la preferenza per “l’acqua calda e la birra a temperatura ambiente” assai diffusa. I consumatori, infatti, possono trovare la trama e il sapore (soprattutto nei casi di acidità elevata) dello spumante insolito e, a volte, sgradevole. E, altro aspetto, di non poco conto, i consumatori vedono un forte legame tra vino rosso e salute. Gli esperti, da parte loro, si aspettano una crescita modesta.
Secondo Patricio de la Fuente-Saez, importatore e distributore Links Concept, che gestisce Champagne Louis Roederer e Billecart-Salmon e spumanti da Argentina, Italia, Nuova Zelanda, Spagna, e Stati Uniti, ha aspettative contenute. “Quando guardiamo al mercato del vino spumante parliamo soprattutto di Champagne” dice, citando alberghi, ristoranti e locali di tendenza delle città che aspirano a fornire ai loro clienti una carta di vini di qualità. Definisce il Prosecco come “l’alternativa preferita allo Champagne” e dice che è aiutato dai ristoranti italiani presenti in tutta la Cina, mentre il Cava ha meno appeal pur essendo spinto dai ristoranti spagnoli. Ammonisce, però, contro l’uso delle statistiche sulle importazioni come pietra di paragone delle vendite.
“Le spedizioni di spumante non sono indicative del consumo in crescita, bensì del crescente numero di importatori”, sostiene. Anche così, però le dimensioni del mercato cinese significano che, anche una modesta crescita, può tradursi in vendite significative. “In questo momento osserviamo che le grandi vendite avvengono presso i locali notturni e alberghi che offrono il brunch della domenica”, dice de la Fuente Saez. “E’ tutta una questione di occasioni, proprio come in Europa, dove è bello iniziare una cena con un bicchiere di spumante e ciò avverrà un giorno anche in Cina”.
Fonte: Meininger Wine Business International- www.wine-business-international.com
- India, cresce il turismo del vino
Non solo il vino ma anche il turismo del vino, sta diventando sempre più popolare in India. Per questo le cantine stanno investendo pesantemente nella creazione di infrastrutture per far diventare i vigneti delle destinazioni turistiche. Attualmente, nel Maharashtra, per gli appassionati ci sono due strade del vino. Nashik è il principale hub del turismo del vino, grazie alla presenza di Sula Wines, una delle principali cantine indiane. Ma anche altre cantine hanno recentemente aperto le loro strutture.
Chauteau d’Ori, situato a Dindori nel distretto di Nashik, a breve aprirà le sue porte ai visitatori. Anche Vallonne Vineyards, la cantina boutique vicino Igatpuri a Nashik, ha iniziato con il turismo del vino così come York Vineyards.
Un’altra area di sviluppo è lungo l’autostrada di Solapur dove ad Akluj la Fratelli Wines, una joint venture italo-indiana, ha recentemente aperto i battenti ai visitatori. “Abbiamo iniziato a commercializzare il turismo del vino il mese passato. La nostra foresteria dispone di quattro camere, ma siamo in grado di ospitare più persone al nostro hotel. Attualmente, conduciamo le escursioni nei fine settimana”, ha spiegato Arjunsinh Mohite Patil, direttore della Fratelli Wines. Inoltre, gli enoturisti sono in attesa per l’apertura degli impianti Four Seasons Winery, a Baramati, vicino Pune. Avijit Barman, fondatore dell’agenzia specializzata www.winetourindia.com, che organizza tour del vino in Maharashtra e Karnataka, sostiene che a differenza dell’Occidente, dove sono le coppie di anziani a fare i tour del vino, qui sono le coppie di trent’anni con i figli piccoli la principale categoria di turisti.
“Inoltre è interessante notare - dice Barman - che le donne costituiscono il 60% delle persone che fanno la prenotazione online dei wine tour”. Nel Maharashtra, anche le cantine più piccole hanno istituito strutture ricettive e servizi di ristorazione. Tuttavia, le cantine del Karnataka non sono così organizzate. “Generalmente la stagione delle visite in cantina va da ottobre a marzo - osserva Barman - ora, però, le condizioni meteo favoriscono i viaggi buona parte dell’anno”.
Fonte: The Indian Times
- Australia, class action contro Treasury
Gli azionisti di Treasury Wine Estates (Twe) hanno iniziato una class action, guidata dalla Melbourne City Investments contro la società con l’accusa di aver ingannato il mercato e di aver violato gli obblighi di comunicazione in relazione all’impatto finanziario relativo all’eliminazione delle vecchie annate in giacenza presso i distributori americani, annunciato il 15 luglio 2013.
Treasury Wine Estates, che possiede i marchi Penfolds e Wolf Blass, ha dichiarato che si difenderà vigorosamente negando “ tutte le accuse di illeciti”. Lo scorso luglio Twe aveva annunciato di voler ritirare vini di vecchie annate, per un valore complessivo stimato in $160 milioni, dai magazzini dei distributori americani, compresi $33milioni previsti per la distruzione di 6 milioni di bottiglie ormai invendibili.
Fonte: The Sydney Morning Herald
- Uk, gli inglesi preferiscono il vino più economico
In un test di degustazione alla cieca, otto inglesi su dieci hanno preferito il vino più economico rispetto a quello più costoso e più della metà ha pensato che la bottiglia più economica, £ 4,99, era più costosa di quella da £ 19,99. La ricerca è stata effettuata dalla Wine Academy di Londra, che ha ribadito, nonostante i risultati del test, che la bottiglia da £ 19,99 è decisamente superiore ma per comprenderlo ci vuole esperienza.
Di fronte alla possibilità di preferire un gusto rispetto ad un altro e per di più ad un prezzo più conveniente, il consumatore ha ragioni da vendere. Ad ogni gruppo di assaggiatori alla cieca che ha degustato due vini ottenuti dalla stessa varietà di uve, ma venduti a prezzi diversi, è stato chiesto di valutare il vino e di indovinare il prezzo. In media, l’80% ha preferito il gusto di Aspen Hills Chardonnay dal sud est dell’Australia, che costa £ 4,99 da Majestic Wine al più costoso Gerard Thomas Saint-Aubin 1er cru della Borgogna, da £ 19,99 da Waitrose e Majestic.
L’Academy sostiene che i consumatori, dilettanti assaggiatori di vino, basano il loro giudizio sulla “morbidezza” e, infatti, i vini meno costosi tendono ad avere minore acidità, gradazione alcolica più elevata e un sapore più semplice. Al contrario gli esperti cercano sapori più complessi, l’equilibrio, l’armonia e la lunghezza della persistenza. Il migliore, e normalmente il più costoso, è il vino con i sapori che durano più a lungo: una manciata di secondi per un vino a buon mercato, rispetto a quasi un minuto per le varietà di maggiore qualità, ha evidenziato il fondatore dell’Accademia Leta Bester che poi ha aggiunto: “inizialmente i nostri studenti preferiscono la semplicità dei vini meno costosi poi con l’esperienza e acquistando il senso del gusto tendono a scegliere i vini più costosi che dimostrano una maggiore complessità”.
Nessuno è nato con un palato buono o cattivo e, come in ogni disciplina, la degustazione serve ad insegnare al corpo e in questo caso, di sviluppare le “linee di comunicazione” tra naso, lingua e il cervello”.
Fonte: The Telegraph
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