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Il Barolo Vigne 2007 di Luciano Sandrone (+34,1%) ed il Tignanello 2004 di Antinori (+32,2%) nella “The Top 10 wines on the Liv-ex 1000” 2015, la classifica vini che hanno visto crescere di più le proprie quotazioni nel mercato del collezionismo

Italia
Il Barolo Vigne 2007 di Luciano Sandrone ed il Tignanello 2004 di Antinori tra i vini che hanno visto maggiori aumenti delle proprie quotazioni nel 2015 secondo Liv Ex

Il 2015 ormai agli sgoccioli, che probabilmente segnerà un nuovo record per le esportazioni di vino italiano (si va verso i 5,4 miliardi di euro, +6% sul 2014 secondo Wine Monitor - Nomisma), è stato un anno che ha confermato la crescita delle più importanti griffe dell’Italia enoica. Perchè se è vero che nella “Power 100” del 2015, stilata, come ogni anno, da “Liv-ex”, il benchmark del mercato secondario (www.liv-ex.com), e “The Drinks Business”, che mette in fila i marchi più potenti nel mondo del vino, in base a criteri ben precisi, come i volumi di vendita, le performance di prezzo, numero di vini e di etichette scambiate sul Liv ex, i brand del Balpaese, pur ben presenti, hanno perso qualche posizione sul 2014, è altrettanto vero che, nel complesso, l’Italia è stata la seconda “regione” più scambiata, dietro a Bordeaux ma superando la Borgogna, con i vini del Belpaese che hanno raggiunto una “market share” del 7,1% nel 2015 sull’appena 0,9% del 2010. E se l’“Italy 100” (sotto indice del “Fine Wine 1000”), che raccoglie le ultime annate di 5 classici Supertuscan (Masseto, Ornellaia, Sassicaia di Tenuta San Guido, Solaia e Tignanello di Antinori) e di altre griffe dell’Italia enoica (Barbaresco e Sorì Tildìn di Gaja, Barolo Vigne di Sandrone, Messorio de Le Macchiole e Redigaffi di Tua Rita), negli ultimi 5 anni (dato aggiornato al 30 novembre 2015) ha visto una crescita in valore del 18,19%, performances decisamente migliore, in termini di crescita, dei vini di Bordeaux, con il “Bordeaux 500” che nello stesso periodo ha perso il 8,43%, un ulteriore segnale di quanto l’Italia possa dire la sua nel mercato del collezionismo arriva dalla “The top 10 wines on the Liv-ex 1000” 2015, che ha messo in fila i vini che hanno visto le proprie quotazioni crescere di più nell’ultimo anno.
Dove per l’Italia, ci sono il Barolo Vigne 2007 di Luciano Sandrone, che ha fatto +34,1% (passando dalle 645 sterline a cassa di dicembre 2014 alle 865 di novembre 2015), ed il Tignanello 2004 di Antinori, che ha fatto +33,2% (da 764 a 1.018 sterline alla cassa), rispettivamente in posizione n. 5 e 6. Meglio di loro hanno fatto, nell’ordine, Chateau Angelus 2005 (+39,9%, da 2.250 a 3.148 sterline), Chateauneuf du Pape Reserve 2010 di Domaine du Pegau (+37,2%, da 436 a 598 sterline), Opus One 2006 (+35,9%, da 2.134 a 2.900 sterline), e Clos Tart 2010 di Mommessin (+34,4%, da 2.182 a 2.933 sterline).
Ma le due etichette italiane, in termini di crescita, hanno performato meglio di mostri sacri del vino mondiale, mettendosi alle spalle, il Porto Taylor 1994 (+31,4%, da 818 a 1.075 sterline), Batartd Montrachet 2002 di Domaine Leflaive (+30,7%, da 2.992 a 3.818 sterline), Cheval Blanc 2005 (+29,3% da 3.750 a 4.848 sterline) e La Mission Haut Brion 2015 (+28,5%, da 2.900 a 3.728 sterline). Certo, è evidente come le quotazioni assolute dei grandi francesi siano ancora decisamente superiori. Eppure, queste performance, sono l’ennesimo segnale di un interesse per le etichette-mito del vino italiano che cresce tra i collezionisti del mondo.

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