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IL BRUNELLO DI MONTALCINO NON CONOSCE CRISI: IN 5 ANNI È CRESCIUTA LA QUOTA DELL’EXPORT, DAL 60 AL 65% DEL TOTALE PRODOTTO, CON 2 MILIONI DI BOTTIGLIE IN PIÙ. E CRESCE ANCHE L’INDOTTO SUL TERRITORIO. COSÌ IL CONSORZIO PER “BENVENUTO BRUNELLO”

Italia
Montalcino e il suo Brunello

È un vino che non conosce crisi, soprattutto all’estero, il Brunello di Montalcino: a partire dal 2007, quando era al 60%, la quota di export è progressivamente aumentata, attestandosi oggi al 65% del totale prodotto. Un aumento che, in termini assoluti, vuol dire essere passati da 3,6 milioni di bottiglie e sportate (sui 6 milioni di quelle prodotte) nel 2007, a 5,6 milioni di bottiglie che prendono la via dell’export, sui 9,2 milioni di quelle prodotte nel 2012. Questi i numeri del Consorzio del Brunello di Montalcino, di scena a “Benvenuto Brunello” (22-25 febbraio, Montalcino).
Gli Usa continuano ad essere un punto di riferimento e il primo mercato straniero, rappresentando il 25% del totale prodotto, con 2,25 milioni di bottiglie importate. Un dato importante, visto che il mercato americano, considerato maturo, è in realtà ancora dotato di grandi potenzialità visto che il consumo procapite è appena di 10 litri all’anno, e che da qui al 2016, secondo lo studio Vinexpo-Iswr (International Wine & Spirits Reasearch), vedrà aumento dei consumi (+12,6%), con le vendite dei vini sopra i 10 dollari a bottiglia destinate a crescere de 30%.
Ma anche sul suo territorio, il Brunello non se la passa male: cresce, seppur leggermente, la quota di vino acquistato direttamente in azienda, o nelle enoteche e nei locali di Montalcino, che pesa sul 18% del totale. Significativi anche i dati sul giro d’affari delle aziende produttrici, forniti dal Consorzio (167 milioni di euro nel 2012 sui i 163 milioni del 2011) e sull’indotto enoturistico, con ristoranti, alberghi ed enoteche che hanno segnato un giro d’affari di 29,7 milioni di euro, sui 27,5 del 2011 (+8%). Per quanto riguarda la produzione, i numeri di Brunello e Rosso sono sul 2011, con rispettivamente 9.200.000 e 4.500.000 bottiglie prodotte. In crescita anche il Moscadello (40.000 bottiglie nel 2012, sulle 30.000 del 2011) e il Sant’Antimo (360.000 nel 2012, sulle 340.000 del 2011).
E la qualità dei vini che stanno per entrare in commercio (il Brunello di Montalcino 2008, ma anche la Riserva 2009 e il Rosso 2011), fanno ben sperare anche per l’immediato futuro. “La vendemmia del 2008 si era svolta in condizioni ottimali e i vini presentavano una buona acidità, con strutture morbide e tannini non troppo aggressivi. Il risultato - ha dichiarato il Presidente del Consorzio Fabrizio Bindocci - sono vini affascinanti per la loro intensità aromatica e per le caratteristiche di morbidezza. Un Brunello equilibrato e piacevole, godibile da subito e che merita appieno le “4 stelle” che avevamo conferito cinque anni fa. Per quanto riguarda la vendemmia 2012 (valutata da “5 stelle”, il massimo del “rating”, ndr) - prosegue Bindocci - la forza del territorio, l’esperienza e la capacità dei produttori hanno saputo trasformare un periodo potenzialmente critico e difficile in un anno che riteniamo potrà dare grandi soddisfazioni a livello nazionale ed internazionale”.
Anche il Rosso 2011, presentato in questa edizione di “Benvenuto Brunello”, ha caratteristiche che si esprimono con grande struttura, con frutti intensi e molto caldi e piacevoli.
“I produttori del Consorzio si stanno impegnando sempre più nella produzione di questo vino, che sta conquistando una propria identità, per proporsi quale valido prodotto in una fascia di mercato dove è importante il rapporto qualità/prezzo. L’essere vincenti sui mercati internazionali è legato principalmente a 2 motivi: investire nei mercati ad alto potenziale di spesa e proporre un prodotto riconoscibile, sia per l’alto valore qualitativo sia per l’unicità dell’offerta”.
Ma non è soltanto il Brunello ad andare all’estero: dopo il “boom” degli anni ’80, che ha portato a Montalcino investitori d’oltre oceano come i fratelli John ed Harry Mariani e la creazione di Castello Banfi, gli ultimi anni hanno conosciuto un nuovo impulso all’“importazione” di capitali provenienti dall’estero. Casi ne sono quelli della tenuta Argiano, acquistata solo poche settimane fa da investitori brasiliani, o di Richard Parsons, ex presidente di Citi e Time Warner, oggi nel collegio della commissione bipartisan sui dibattiti presidenziali USA, che nel 2000 ha acquistato la tenuta “Il Palazzone”, o ancora quello dell’industriale svizzero Ernesto Bertarelli, vincitore della Coppa America nel 2003 e nel 2007 con il veliero Alinghi, che ha comprato nel 2011 la tenuta Poggio di Sotto. Oltre che per gli stranieri, Montalcino è un’attrazione anche per grandi investitori italiani: ne è un esempio quello di Riccardo Illy, ex governatore del Friuli Venezia Giulia nonché presidente del gruppo Illy, che nel 2008 ha rilevato l’azienda Mastrojanni.
Info: www.consorziobrunellodimontalcino.it

Focus - Da “Benvenuto Brunello” esce un giudizio sulla vendemmia 2008 positivo ma non entusiastico. Bene (e in alcuni casi molto) le Riserva 2007. Ecco il responso del Bicchiere negli assaggi di Winenews
L’annata 2008 e la Riserva 2007 di scena a “Benvenuto Brunello” 2013: due vendemmie, per certi aspetti, dalle caratteristiche tendenzialmente opposte e che non hanno perso le loro caratteristiche fondamentali nella declinazione del Brunello, ottenuto notoriamente da Sangiovese in purezza, vitigno oltre modo sensibile alle condizioni climatiche generali. Ecco allora che la 2008, che ha guadagnato un “rating” di quattro stelle, alla “resa dei conti” nel bicchiere, probabilmente, non è riuscita a mantenere quanto aveva promesso al tempo della sua prima presentazione. Intendiamoci, il livello generale dei vini in assaggio sta comodamente su un livello più che buono, ma certamente mancano gli acuti, o meglio ce ne sono in numero non molto alto, e la declinazione in bottiglia di questo millesimo ha messo in evidenza tutte le sue difficoltà, a partire dal bagaglio aromatico, molto poco incentrato sul frutto, fino all’approccio gustativo dove i tannini, tendenzialmente nervosi, non sono stati completamente domati. Ecco, in sintesi, il bilancio dell’assaggio dei Brunello di Montalcino 2008, realizzato dallo staff di Winenews (Franco Pallini e Antonio Boco), che trova nei bicchieri le vette più alte nel Brunello di Montalcino 2008 di Canalicchio di Sopra, dal profilo aromatico elegante e sfaccettato, nella progressione gustativa del Brunello di Castello Romitorio e nel fascino di quello di Citille di Sopra. Solido e grintoso il Brunello 2008 di Col d’Orcia, godibile e reattivo il Brunello di Collemattoni. Tipico anche se con qualche durezza il Brunello 2008 del Poggione. E straordinario il “trittico” costituito dal Brunello 2008 de Le Chiuse, dal Vecchie Vigne 2008 de Le Ragnaie e dal Brunello di Salvioni, tre interpretazioni di grande classe e sostanza. Concreto il Brunello di Canalicchio-Franco Pacenti e delizioso quello di Pietroso e di Querce Bettina. Conferma ad alto livello per il Brunello 2008 di Poggio Rubino e molto promettente il Brunello Altero 2008 di Poggio Antico. Campione di classicità il Brunello 2008 di Poggio di Sotto.
Passiamo ai risultati nel bicchiere della Riserva 2007. Se nel 2012 l’annata 2007 alla prova del bicchiere di “Benvenuto Brunello” si è dimostrata molto buona ma decisamente rubricabile fra quelle “calde” e, in qualche modo, dalla possibile sospensione evolutiva ulteriore, il discorso è decisamente diverso per le Riserva 2007, in anteprima, oggi a Montalcino. E se nei profumi i vini hanno saputo in generale complessificare le loro caratteristiche di partenza, il balzo più grosso è stato fatto al gusto, dove la ricchezza strutturale e una certa tendenza ai toni dolci, ha lasciato spazio ad un recupero deciso di equilibrio, a vantaggio di sensazioni sapide e, in qualche caso, minerali, con vini più inclini all’eleganza che alla potenza e molto caratteriali. Un “fenomeno” piuttosto raro quello di uno stacco così evidente fra annata e riserva, specialmente se si considera il fatto che il Brunello è già un vino a lungo affinamento e, quindi, le differenze tra le due tipologie tendono, evidentemente ad assottigliarsi. Un dato particolarmente positivo e che sottolinea la capacità del Sangiovese, coltivato a Montalcino, di riuscire ad esprimersi in modo del tutto originale e assoluto, grazie ad un terroir davvero ideale per il vitigno toscano per eccellenza.
Ecco allora la “top ten” delle Riserva 2007, dopo la prova del bicchiere: Solido e robusto il Brunello Poggio Alloro Riserva 2007 di Castello Banfi, un classico della produzione di Montalcino, che sembra aver imboccato un percorso gustativo davvero intrigante. Dal carattere terroso e mediterraneo, con un fruttato rigoglioso in primo piano la Riserva 2007 di Tenuta di Sesta, un vino tipico e di bella territorialità. Dai tratti aromatici “old style” e dall’intensa sapidità gustativa il Brunello Riserva 2007 di Tiezzi, che trova una corrispondenza non casuale con i tratti stilistici principali della Riserva 2007 di Capanna. Registro stilistico opposto per Il Brunello Campo del Drago Riserva 2007 di Castiglion del Bosco, che trova equilibrio e compattezza gustativa in un tannino morbido e in una acidità controllata. All’insegna dell’eleganza la Riserva 2007 di Fuligni, un vino raffinato e coerente. Affascinante, m non è una novità, la progressione gustativa del Brunello di Montalcino Ugolaia Riserva 2007, dai tratti aromatici sanguigni e dall’intensa sapidità gustativa. Contrastata e dalla tessitura raffinata la Riserva Phenomena 2007 di Sesti. Dalla progressione gustativa viva e succosa la Riserva 2007 di Pacenti. In linea con le miglior versioni Vigna Spuntali Riserva 2007 di Val di Suga (Angelini), davvero tornata ai fasti di un tempo.

Focus - San Polo-Allegrini: arriva “CasaClima Wine”
È San Polo a Montalcino, proprietà di Allegrini - famiglia simbolo dell’Amarone e della Valpolicella, dedita alla produzione di vino da oltre 400 anni, impegnata da sempre nella valorizzazione della tradizione contadina, e dal 2007, con l’acquisto della cantina San Polo, produttrice anche di Brunello di Montalcino - la prima cantina in Toscana, e la seconda al mondo, ad avere conquistato la certificazione CasaClima Wine, sigillo di qualità dell’agenzia Casaclima (Bolzano), nato per rendere riconoscibili e comunicabili gli sforzi compiuti dalle aziende vitivinicole nei confronti di una più attenta conduzione della loro attività, che valuta la compatibilità ambientale dell’edificio e il comfort abitativo, il consumo di energia e acqua nella produzione dei vini e la scelta degli imballaggi nonché le conseguenze del trasporto e il loro impatto ambientale.
La cantina San Polo, nata nel 2005, ispirata ai principi di integrazione con il territorio, per accogliere le uve di vigneti coltivati nel rispetto dell’agricoltura biologica e sostenibile, è in grado di combinare le più innovative tecnologie costruttive con lo sfruttamento intelligente delle generose risorse naturali e con una dimensione estetica di matrice contemporanea.
“Siamo particolarmente orgogliosi di questo riconoscimento - afferma Marilisa Allegrini - e come produttori guardiamo sempre in primo luogo alla funzionalità di una cantina. Ma qui a Montalcino, area ad altissima vocazione enologica, abbiamo sentito l’obbligo di rispondere alle esigenze dell’azienda ma anche di difendere la dimensione paesaggistica particolare del luogo e l’integrità del suo terrori, utilizzando nuove tecniche costruttive ispirate alla bioarchitettura per restituire a questa terra una parte delle emozioni che, attraverso le sue uve e i suoi paesaggi ci sa donare”.

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