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“Il grande vino deve essere bevuto, non oggetto di speculazione per i fondi di investimento”. Così Stéphanie de Boüard, managing director of Château Angelus, il cui Angelus 2005 è il vino che è cresciuto di più (+39,9%) nel 2015 sul Liv-Ex...

Che alcuni grandi vini del mondo rendano bene come investimento, talvolta anche meglio degli asset più tradizionali, è ormai una realtà consolidata. E se di certo grandi rivalutazioni nelle aste mondiali e nelle piattaforme del mercato secondario contribuiscono al prestigio ed al valore delle aziende che li producono, c’è anche a chi, almeno a parole, questo fenomeno non va poi tanto a genio. Perché il grande vino, come abbiamo detto spesso anche noi, nasce soprattutto per essere bevuto, degustato e condiviso. A ribadire il concetto ora Stéphanie de Boüard, managing director of Château Angelus, una delle realtà più dinamiche di Bordeaux, da qualche anno classificato come “Premier Grand Cru Classe A” nella classificazione di St. Emilion (da non confondere con la classificazione del 1855 che riguarda soprattutto Medòc, voce si trovano i 5 più celebri e prestigiosi Premier Cru, ovvero Château Latour, Château Lafite-Rothschild, Château Margaux, Château Mouton Rothschild e Château Haut-Brion, ndr).
Il cui Angelus 2005 è stato il vino che è cresciuto di più nel 2015 sul Liv-Ex: +39,9%, con il valore di una cassa salito da 2.250 sterline a 3.148. Eppure, a “The Drink Business”, testata Uk che collabora strettamente con la stessa Liv-Ex, la de Boüard ha spiegato: “non voglio che il nostro vino diventi qualcosa su cui speculare troppo, non vorrei vederlo finire in fondi di investimento, perchè è importante che i nostri vini vengano stappati, condivisi e goduti, piuttosto che scambiati tra investitori.
Ovviamente è un fenomeno che non si può fermare, ma si può cercare di controllare meglio i canali in cui i vini che si producono vengono venduto. E io voglio fare tutto ciò che posso per scoraggiare che si speculi sui nostri vini, e sto cercando di evitare proprio che le nostre bottiglie finiscano nei patrimonio dei fondi di investimento”.

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