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SCIENZA E COMUNICAZIONE

Il vino bevuto con moderazione, nella Dieta Mediterranea, non fa male, e aiuta a vivere meglio

Il messaggio del “Lifestyle, Diet, Wine & Health Congress” 2025 by Irvas e Wine in Moderation, a Roma (27-28 marzo)

Il vino consumato con moderazione, ai pasti, come vuole la Dieta Mediterranea, all’interno di un stile di vita sano, di certo non fa male, anzi, decine e decine di studi scientifici affermano senza dubbio che può essere benefico per la prevenzione di malattie cardiovascolari, ma anche per il funzionamento dell’intestino, che influisce anche sul cervello, e non solo. Perché se è vero che il vino è anche alcol, e che l’etanolo è a tutti gli effetti un cancerogeno, e nessuno lo nega, è altrettanto vero che la differenza la fa la quantità, la concentrazione, e il fatto che nel vino ci siano tante altre sostanze nutrizionali che non solo contrastano i potenziali rischi dell’etanolo, dell’alcol, ma che sono funzionali al benessere, come il resveratrolo e non solo, e anche al benessere “sociale”, concetto molto più ampio di quello “semplicemente” clinico, è un tema su cui riflettere e da affermare con forza. Come con forza va combattuto ogni abuso, ogni consumo smodato, e anche chi, non osservando le cose nella loro complessità, ma solo in qualche dettaglio, vuole scrivere sulle etichette delle bottiglie che il “vino causa il cancro”. Messaggio spesso ripetuto, e che oggi, con il settore del vino (e degli alcolici in generale) già in difficoltà sui mercati, e da qualche anno sotto la pressione di spinte che vanno verso il “no safe lavel”, il “consumo zero”, si vuole ribadire a tutela non solo della scienza, ma anche di un settore che è cultura, storia, agricoltura, presidio dei territori e molto altro. Tema al centro del “Lifestyle, Diet, Wine & Health Congress” 2025, di scena domani e il 28 marzo a Roma, firmato da Wine Information Council, Irvas (Istituto per la Ricerca sul Vino e la Salute) e Wine in Moderation (WiM), e presentato, oggi, a Palazzo Grazioli, nella sede della Stampa Estera, in un talk guidato dal giornalista e produttore di vino Bruno Vespa, con i vertici delle organizzazioni, come, tra gli altri, Attilio Giacosa (Irvas) e Sandro Sartor (Wine in Moderation). “Valanghe di documenti dicono che il vino non solo non fa male, ma che fa anche bene in certi casi. La sensibilità sul tema, però, è cambiata, lo vediamo costantemente”, ha detto Vespa, introducendo i lavori. Ma così come lo star bene è il frutto di un insieme di più fattori, così le malattie, tranne rarissimi casi e per lo più virali, sono causate da più elementi, e non da uno solo.
“Il rapporto tra stile di vita, attività fisica, alimentazione, sonno: tutto ha a che fare con la cura della salute - ha spiegato il presidente Irvas, Attilio Giacosa - e quando parliamo di salute parliamo di malattie croniche degenerative che peggiorano la qualità della vita. Lo stile di vita complessivo pesa per più del 40% nel rischio e nella prevenzione di malattie tumorali, ancora di più se si parla di quelle cardiovascolari. E anche per questo faremo un focus sulla Dieta Mediterranea, che da decenni è riconosciuta come la migliore al mondo, anche nel ridurre il rischio di sviluppare malattie e tumori. Ed in questo quadro, il ruolo del vino è supportato da dati incontrovertibili. È vero, il vino - sottolinea Giacosa - ha anche etanolo, che in certe concentrazioni è cancerogeno, ma ci sono tante altre sostanze che ne contrastano questo potenziale rischio. Non si sfugge alle evidenze della cosiddetta “curva a J”, che dice che chi consuma moderate quantità di vino, nel modello mediterraneo, ai pasti, ovvero i classici 2 bicchieri al giorno per gli uomini, e 1 per le donne, sta meglio degli astemi. Ci sono evidenze scientifiche e rigorose che lo affermano, e anche il rapporto tra oncologia e vino sta cambiando. Ma dobbiamo ribadirlo. E siccome molti dicono che abbiamo solo dati da studi di osservazione, e non di intervento, proprio adesso sta partendo, in Spagna, un nuovo studio, su migliaia di pazienti, divisi tra coloro che berranno vino e coloro che non lo faranno, che saranno osservati per anni, per ribadire ancora una volta quello che già sappiamo”. Quando si parla di salute, inoltre, il vero tema è che “stress ossidativo e infiammazione cronica di basso grado sono alla base di molte delle patologie più diffuse - ha ricordato Giuseppe Poli, professore onorario di Patologia Generale all’Università di Torino - come diabete, tumori e malattie cardiovascolari. Per questo, uno stile di vita sano non può prescindere da alcuni pilastri fondamentali: alimentazione equilibrata, di cui può tranquillamente fare parte anche un consumo moderato di vino ai pasti, attività fisica regolare, qualità del sonno e, in alcuni casi, moderata restrizione calorica. Questi fattori, se combinati in modo sinergico, contribuiscono a modulare i processi infiammatori e a rallentare l’invecchiamento cellulare, favorendo una longevità sana. È quindi essenziale promuovere maggiore consapevolezza sul ruolo cruciale delle scelte quotidiane nella prevenzione, attraverso un’informazione corretta e strumenti concreti che aiutino le persone ad adottare comportamenti sostenibili nel tempo”.
Insomma, il concetto sembra chiaro, eppure, da uomo di comunicazione, lo stesso Bruno Vespa ha ricordato come “il dibattito si sia diviso in chi sostiene che il vino fa bene e chi dice che il vino fa male, al di là della quantità, e per questo servono messaggi sintetici e chiari da trasmettere al pubblico”. Che è anche uno degli obiettivi del congresso, come spiegato al presidente Wine in Moderation, Sandro Sartor: “il nostro obiettivo è promuovere consumo moderato ed educazione, quindi ci poniamo sempre la domanda se il consumo moderato fa male o no. Per questo dentro a Wine in Moderation c’è il Wine Information Council, e per questo ci rivolgiamo alla scienza. Non siamo né negazionisti, né complottisti, vogliamo che la scienza, in maniera non strumentale, ci dica come stanno le cose. Per esempio, che l’abuso di alcol fa male, lo diciamo noi per primi. Per questo è importante promuovere un’informazione equilibrata, fondata su dati concreti, che tenga conto della ricerca e valorizzi il principio della moderazione. Il “Lifestyle, Diet, Wine & Health Congress” rappresenta un’occasione preziosa per approfondire questi temi con trasparenza e rigore, contribuendo ad una maggiore consapevolezza individuale”.
Eppure, qualunque sia l’opinione, tutti si appellano alla scienza per sostenerla. Una spirale da cui sembra difficile uscire. “Ma si può farlo con le conoscenze “vere” - ha spiegato Giacosa a WineNews - oggi la scienza su questo capitolo sta portando informazioni veramente significative, e il congresso che stiamo organizzando vuole fare il punto proprio su questo, e soprattutto sull’inserimento di due concetti. Il primo è che il vino contiene alcol, ma non è una bevanda alcolica paragonabile a tutti gli altri liquidi che contengono alcol e che vengono venduti nel mondo, perché il vino è un alimento che nasce da un frutto, che viene spremuto e fermentato, e contiene nel suo percorso finale tutta quella serie di componenti che fanno parte del frutto originale, componenti estremamente positive. Certo c’è dell’alcol, e l’alcol è una sostanza cancerogena, però il punto cruciale è che oggi esistono evidenze che dimostrano come nel vino vi siano sostanze capaci di contrastare gli aspetti negativi dell’alcol in quanto tale, e fornire tutta una serie di vantaggi. Il secondo è che il vino - ha ribadito Giacosa - è un alimento che entra a pieno titolo all’interno del modello mediterraneo, la Dieta Mediterranea vede il vino come un componente importante, così come lo sono la frutta, la verdura, una buona quantità di pesce, poca carne, soprattutto di tipo rosso. Vale a dire che il vino è un alimento che ha contenuti salutistici estremamente importanti”.
L’importanza della nutrizione, nel suo complesso, nella prevenzione delle malattie, dunque, sarà al centro del dibattito del “Lifestyle, Diet, Wine & Health Congress” 2025, con un’attenzione particolare agli effetti della dieta sulla longevità e sulla salute metabolica. “Da decenni la ricerca dimostra che la Dieta Mediterranea è il modello più efficace per la prevenzione delle malattie cardiovascolari e metaboliche, grazie alle sue proprietà antinfiammatorie e antiossidanti”, afferma il professor Ramon Estruch del Department of Internal Medicine dell’Hospital Clínic Barcellona. “Tuttavia - aggiunge - è fondamentale continuare a studiarne le componenti e il loro impatto sulla salute, per fornire raccomandazioni sempre più precise e basate su dati solidi. Per questo, il congresso sarà un’opportunità straordinaria per condividere le più recenti scoperte e promuovere un approccio alla nutrizione fondato sulla scienza e non sulle mode alimentari”.
Oltre ad esplorare l’impatto della dieta sulla salute, il congresso affronterà un aspetto cruciale della ricerca nutrizionale: l’affidabilità e la metodologia degli studi scientifici. La continua evoluzione degli strumenti di ricerca richiede approcci sempre più rigorosi per garantire risultati solidi e riproducibili. “Un approccio equilibrato alla salute si fonda su evidenze scientifiche solide, su una comunicazione chiara e su raccomandazioni pratiche - dichiara Ursula Fradera, alla guida del Wine Information Council - e numerosi studi mostrano che la combinazione di una dieta sana, attività fisica regolare e un consumo moderato di tutti gli alimenti, nel contesto di uno stile di vita salutare, può contribuire significativamente al benessere e alla prevenzione delle malattie croniche. Proprio per questo, nella prima edizione del congresso, tenutasi a Toledo nel 2023, abbiamo lanciato la Lifestyle Matters Declaration, un documento che promuove un approccio scientifico, equilibrato e responsabile alla salute e alla qualità della vita. L’edizione di quest’anno rappresenta un’importante occasione per proseguire su questa strada, offrendo ai professionisti strumenti concreti per informare correttamente il pubblico e favorire scelte consapevoli e sostenibili”.
Tra gli interventi in programma (qui l’elenco completo), da segnalare quello di Luc Djoussé, epidemiologo cardiovascolare professore associato di medicina presso la Harvard Medical School. “Le malattie cardiovascolari (Cvd) rimangono una delle principali cause di morte e disabilità in molte nazioni sviluppate - spiega Djoussé - nonostante le principali scoperte scientifiche e i progressi nella ricerca biomedica. Mentre la mortalità per Cvd è diminuita rispetto al picco raggiunto alla fine degli anni Sessanta, il peso globale delle Cvd è ancora elevato e sottolinea quindi la necessità di identificare strategie convenienti che possano prevenire le Cvd e fungere da integrazione alla gestione medica e chirurgica delle Cvd. I dati emergenti suggeriscono che i fattori dello stile di vita modificabili, tra cui modelli alimentari sani, consumo moderato di alcol, non fumare, regolare attività fisica, sonno adeguato e mantenimento di un peso sano, possono influenzare favorevolmente il rischio di sviluppare endpoint e fattori di rischio Cvd come diabete di tipo 2, dislipidemia e ipertensione”.
Ma interessante, tra gli altri, è anche l’intervento di Michael Klein, professore di Psicologia clinica, salute mentale e ricerca applicata sulle dipendenze alla Catholic University of Applied Sciences di Colonia, su “Come il benessere mentale e la felicità contribuiscono alla longevità”. “L’importanza del benessere mentale e della felicità come fattori di potenziamento della longevità è ben consolidata nella ricerca sulla salute psicologica. Pertanto, il ruolo del benessere deve essere preso in considerazione nella ricerca e nella pratica sullo stile di vita. Il benessere è spesso associato a situazioni sociali positive, tra cui un consumo moderato di alcol. Naturalmente, la felicità e la soddisfazione della vita sono possibili senza alcol. Ma se l’alcol in piccole dosi è privo di rischi, come sembra essere, perché le persone dovrebbero rinunciare all’alcol? La demonizzazione del consumo moderato di alcol - spiega Klein nel suo abstract - potrebbe avere conseguenze più negative che positive, come la storia insegna già. D’altro canto, consumare alcol in piccole dosi può migliorare la qualità della vita e il benessere, in particolare se abbinato a una Dieta Mediterranea. Tuttavia, un severo divieto di alcol aumenta la reattività e il senso di colpa nelle situazioni di consumo. Entrambi distolgono le persone dal benessere e dalla felicità. Di conseguenza, un consumo moderato e ragionevole di alcol potrebbe migliorare il benessere mentale generale e quindi contribuire ad un’efficace prevenzione della salute mentale”.
Ma sono solo alcuni, tra i tanti interventi di relatori come Carlo La Vecchia (Università degli Studi di Milano), Laura Di Renzo (Università Tor Vergata), Gabriele Gorelli (Master of Wine) e Marta Garo-Pascual (Inselspital, Università di Berna), protagonisti il 27 marzo, e, ancora, come Iris Shai (Università di Ben Gurion, Harvard e Lipsia), Emilio Ros (Ospedale Clínic de Barcelona) e Laura Catena (Catena Institute of Wine), che interverranno, invece, il 28 marzo. Per riaffermare, scientificamente, un concetto chiaro dalla notte dei dei tempi: la moderazione è la stella polare da seguire. Nel consumo di vino, e non solo.

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