Sul filo di lana dell'ultimo anno del Millennio, la Francia è tornata a superare l'Italia al vertice della classifica mondiale, per quantità, dei Paesi produttori di vino. Un primato costantemente detenuto dal nostro Paese, negli ultimi decenni, e precisamnete dal 1981 (il record all'Italia è stato strappato soltanto nel '99 e nel '97). Nel '99, la Francia ha vinificato 60.235.000 ettolitri e l'Italia 58.073.000 ettolitri (nel '97, rispettivamente, 53.561.000 ettolitri e 50.894.000 ettolitri). E' questa la fotografia dell'Office International de la Vigne et du Vin (OIV) sulle statistiche mondiali del vino, riportate da "Civiltà del Bere":
La produzione vitivinicola in Europa nel 1999
L’Office International de la Vigne e du Vin rileva che è stata quantitativamente di 207 milioni 544.000 ettolitri, con una crescita di ben 20 milioni di ettolitri rispetto al '98, pari a un incremento globale dell’11%. Due soli Paesi produttori europei hanno accusato flessioni vendemmiali: sono l’Ungheria (un milione di ettolitri in meno rispetto ai 4,3 milioni del 1998) e la Jugoslavia (la cui produzione di 7 milioni 602 mila ettolitri del ’98 è ulteriormente diminuita a 5 milioni 463 mila per effetto delle vicende belliche). Stabili, poco sotto i 4 milioni di ettolitri, la Grecia e anche l’Austria (poco sotto i 3 milioni di ettolitri). I maggiori produttori, nel ’99, hanno dato questi importanti risultati, tutti di segno positivo sul '98: la Francia ha vinificato 60 milioni 235 mila ettolitri di vino, l’Italia 58 milioni 73 mila ettolitri, la Germania 12 milioni di ettolitri, la Spagna 32 milioni 679 mila ettolitri, la Romania, 6 milioni e mezzo di ettolitri, il Portogallo quasi 8 milioni di ettolitri. Insomma, un ‘99 felice per l’intera vitivinicoltura europea.
La produzione vitivinicola nel mondo nel 1999
Questi sono i dati produttivi globali dell’Office International de la Vigne e du Vin (Oiv), suddivisi per continente (fra parentesi i dati del 1998): 207.544.000 ettolitri in Europa (189.508.000); 47.668.000 ettolitri (44.204.000) nelle Americhe; 7.968.000 ettolitri in Sudafrica; 9.113.000 ettolitri (8.021.000) in Oceania (Australia e Nuova Zelanda); 7.616.000 ettolitri (6.119.000 ettolitri) in Asia. Complessivamente, sono stati prodotti nel mondo 281.436.000 ettolitri (256.708.000 nel 1998). L’Oiv sottolinea che si assiste a una ripresa produttiva a livello mondiale dopo i minimi toccati fra il 1991 e il 1998 (mai superiori a 262 milioni di ettolitri) rispetto agli oltre 300 milioni di ettolitri dei periodi dal 1971 al 1990, con una punta di 333 milioni di ettolitri annui nel quinquennio 1981-1985. E ne attribuisce la ragione all’ampliamento in atto delle superfici vinicole, in particolare nelle aree extraeuropee. In via analitica, nel continente africano è il Sudafrica il principale protagonista vitivinicolo, con una produzione stabilizzatasi attorno agli 8 milioni di ettolitri. Nel continente americano, in testa gli Usa, con 20 milioni 600 mila ettolitri, un po’ sotto la vendemmia record del 1997, pari a 22 milioni di ettolitri. Seguono l’Argentina, con quasi 16 milioni di ettolitri (dopo che nel 1998 la sua produzione era scesa a 12,673 milioni di ettolitri per l’effetto meteorologico negativo del Nino) e il Cile, che arretra dai 5,4 milioni di ettolitri del ’98 a 4,8 milioni di ettolitri. Nell’Oceania, mentre è stabile su appena 600 mila ettolitri la produzione di vini neozelandesi, progredisce di oltre un milione di ettolitri quella dei vini australiani, frutto dei numerosi nuovi impianti a vigneto, e raggiunge gli 8 milioni e mezzo di ettolitri in totale. Esattamente il doppio del quantitativo di vino prodotto appena dieci anni prima (4 milioni 200 mila ettolitri nell’anno 1990). Forte anche l’incremento produttivo nel continente asiatico, dove nel 1999 sono stati messi in cantina 7 milioni 616 mila ettolitri contro i 6 milioni 616 mila ettolitri dell’anno precedente. L'aumento viene tutto dall’Estremo Oriente, a fronte di una produzione stabile in Medio Oriente (Israele, Cipro, Turchia, che assieme non raggiungono il milione di ettolitri). Stabile è anche il Giappone, attestato da tre anni sul milione e 300 mila ettolitri. Ecco dunque che il boom è invece tutto ambientato in Cina, dove la produzione, che era di 2 milioni 700 mila ettolitri nel 199°, è passata dai 3 milioni 550 mila ettolitri del 1998 ai 5 milioni 200 mila ettolitri del 1999. Nuovi impianti sono stati realizzati in Cina anche da joint-venture italiane.
La situazione dei vigneti nel mondo
Alla ripresa della produzione mondiale di vino fa riscontro un aumento del vigneto mondiale. Due dati generali vengono specificamente messi in risalto nel commentario alle statistiche 1999 dell’Oiv. Primo dato. L’ampliamento delle superfici vitate è iniziato nel 1998, dopo che nel 1997 si era toccato, con 7 milioni 766 mila ettari a vigneto, il minimo mondiale a partire dagli anni Cinquanta. All’incremento globale di 30 mila ettari fra il 1997 e il 1998 è seguito, fra il 1998 e il 1999, un ulteriore aumento di superfici a vigneto pari a 65 mila ettari, così da arrivare nell’anno qui preso in considerazione, a un totale di 7 milioni 864 mila ettari coltivati a vite. Secondo dato. Se, come vedremo a breve più in dettaglio, vi sono aree continentali dove si sono moltiplicati nuovi impianti, anche in Europa si assiste a un’inversione di tendenza rispetto al costante calo dei vigneti registratosi in precedenza per effetto degli incentivi comunitari agli espianti ma anche, e soprattutto, per l’abbandono delle coltivazioni a vino nei territori dell’ex Urss. Ciò si deve alla nuova politica comunitaria che ha, sia pur limitatamente, reintrodotto la possibilità di nuovi impianti. Tanto che, fra il 1998 e il 1999, nell’Europa dei Quindici la superficie vitata è aumentata da 3 milioni 528 mila ettari a 3 milioni 551 mila ettari. Tuttavia la quota della viticoltura europea in generale, e quella dei Paesi Ue, rispetto al vigneto mondiale, è ancora in diminuzione, essendo passata, rispettivamente, dal 69, 1% (quella europea in generale) e dal 46,5% (quella della Ue) della fine del decennio Ottanta al 63,9% e al 45,3% del 1999. Per la viticoltura europea comunitaria è questo un segnale di erosione dovuto all’aumento delle superfici nelle altre aree del mondo che deve mettere in guardia la Comunità su politiche troppo limitative nel comparto dei nuovi impianti.
E andiamo allora a vedere cosa sta avvenendo nel resto del mondo. In Africa, l’Oiv segnala un totale di 323 mila ettari coltivati a vite con un incremento di superfici vitate pari a 10 mila ettari fra il 1998 e il 1999. Di questi, 4 mila ettari in più sono stati realizzati nel Sudafrica, altri 5 mila ettari nel Magreb, in particolare in Algeria. Nel continente americano, che nel 1999 registrava 870 mila ettari di vigneti, ci sono stati, rispetto al 1998, nuovi impianti per 27 mila ettari negli Stati Uniti e per 15 mila ettari in Cile. Del tutto particolare la situazione in Argentina, dove il vigneto totale è si stabile attorno a 209 mila ettari, ma ciò per effetto di espianti e nuovi impianti che hanno sostituito vigneti vecchi e di qualità scadente. Lo stesso Oiv rileva che i nuovi vigneti sono ora sia qualitativamente che quantitativamente più produttivi di quelli che sono andati a sostituire, assicurando così alla viticoltura argentina una marcia in più. In Oceania la superficie globale a vite ha fatto un forte balzo in avanti (+ 24% rispetto al 1998), arrivando a 135 mila ettari, per effetto di ben 24 mila ettari di nuovi impianti realizzati in Australia (che complessivamente ha 123 mila dei 135 mila ettari del continente, essendo gli altri appannaggio della Nuova Zelanda). Infine, l’Asia: nel 1999 il vigneto asiatico registrava un milione 517 mila ettari totali, una parte importante dei quali (in Iran, in Siria e in Turchia) destinati peraltro alla produzione non di vino ma di uve da tavola e di uva secca.
La situazione dei vigneti: il caso della Cina
Come si è già detto per il vino, corrispondentemente anche il vigneto cinese si è fortemente ampliato. L’Oiv definisce “fenomenale” l’incremento delle superfici vitate in Cina, passate fra il 1998 e il 1999 da 194 mila ettari a 240 mila ettari, anche qui con un incremento, come quello in Australia, di + 24%.
I consumi del vino nel mondo
Ma chi beve tutti questi fiumi di vino ? Passiamo dunque ad analizzare i dati, in assoluto e pro capite, dei consumi. Come già nel 1998, l’Oiv segnala una leggera ripresa, pari a un + 1,9% nel 1999 rispetto all’anno precedente. Il consumo mondiale si è attestato nel ’99 su 221 milioni 388 mila ettolitri (era stato nel ’98 su 221 milioni 388 mila ettolitri (era stato nel ’98 di 219 milioni 402 mila ettolitri). Per aree continentali, il maggior incremento di consumi si è avuto in Asia (9,7 milioni di ettolitri contro gli 8,3 milioni di ettolitri nel ’98 e 7,5 milioni del ’97). In particolare in Cina si è passati a 5,5 milioni di ettolitri consumati dai 3,5 del ’97 e ai quasi 4 milioni di ettolitri del ’98. Mentre c’è una stasi del mercato giapponese. Nel paese del Sol Levante (dove fra il ’97 e il ’98 si era passati da 2,7 a 3,2 milioni di ettolitri, nel ’99 i consumi si sono fermati a 3,1 milioni di ettolitri, cioè 100 mila ettolitri in meno). Nelle Americhe i consumi sono passati da 43, 3 a 44,2 milioni di ettolitri fra il ’98 e il ’99. In particolare, con una crescita da 20,7 a 20,9 milioni di ettolitri negli Stati Uniti, principale Paese consumatore di questa area, e da 12,7 a 12,8 milioni di ettolitri in Argentina, secondo Paese consumatore. Leggerissimo incremento in Oceania, attestata sui 4 milioni 200 mila ettolitri (appena 70 mila ettolitri in più sul ’98, tutti in Australia). Lieve ripresa dei consumi anche nel continente africano, che, dopo un tenue regresso nel ’98, è tornato ai livelli precedenti con 6 milioni di ettolitri consumati, dei quali 3,9 milioni in Sudafrica. Quanto all’Europa, nel 1999 i consumi sono stati di 157 milioni 151 mila ettolitri (128 milioni 852 mila ettolitri nella Ue dei quindici) contro i 157 milioni 894 mila ettolitri (128 milioni 716 mila nella Ue) del 1998. A un incremento di quasi 500 mila ettolitri in Inghilterra, di 200 mila ettolitri in Spagna e di 58 mila ettolitri in più in Svizzera, fanno più vistosamente da contraltare 640 mila ettolitri consumati in meno in Italia, 300 mila ettolitri in meno in Francia e 50 mila ettolitri in meno in Grecia.
I consumi del vino in Europa
In un'altra tabella, l’Oiv fotografa i consumi pro capite annui nei vari Paesi. A guidare questa classifica sono i Lussemburghesi, con 62,8 litri di vino all’anno a testa. Ma l’Oiv spiega che il dato è falsato dagli acquisti di vino fatti da lussemburghesi per non lussemburghesi (un modo elegante per dire di una evasione di tasse nei Paesi contermini). Virtualmente in vetta sono i francesi, che detengono infatti il primato reale con 58,7 litri di vino consumati a testa (erano 58,1 nel 1998), con una leggera inversione alla tendenza costante al decremento avvertita negli anni precedenti. Al terzo (secondo) posto, gli italiani, con 54,15 contro i 55, 27 litri pro capite del ’98. L’Oiv mette però in rilievo il fatto che in Italia la riduzione costante dei consumi avvenuta fra il 1985 e il 1996 si sia di fatto arrestata, tanto da far presumere che questa soglia rappresenti una sorta di zoccolo duro sotto il quale non si andrà. In ordine decrescente, troviamo il Portogallo, con 49,9 litri pro capite (erano 50,6 nel 1998). Quindi la Spagna dove invece i segnali di ripresa dei consumi sono precisi: nel 1999, 39,5 litri a testa, agli stessi livelli nel 1994, anno dopo il quale si contrassero attorno ai 37,5 litri a testa (due litri in più, dunque, nel ’99, che statisticamente sono un incremento significativo). Fra i paesi europei, le statistiche parigine segnalano la forte ripresa dei consumi in Romania, che erano i o a 10 litri pro capite, per risalire ai 19,3 litri del ’98 e ai 25,3 litri del 1999. Più a nord, i danesi sono stabili attorno ai 29 litri a testa: in Inghilterra si è passati dai 13,1 litri del 1998 ai 14,2 del 1999. Ma i tecnici dell’Oiv informano che il dato non tiene conto degli acquisti di vino fatti dagli inglesi in Francia, e segnatamente a Calais, oltre la Manica, che, in base a stime, rappresentano un 15-20 per cento del consumo inglese e che porterebbero a calcolare il consumo pro-capite degli inglesi attorno ai 16 litri annui.
Altri Paesi che figurano ai primi posti di questa graduatoria (fra parentesi i litri consumati pro capite): Svizzera (40,55; 40,89 nel ’98); Austria (37,8 come nel ’98); Svezia (12,6 come nel ’98); Germania (23 come nel ’98). Nel continente americano è l’Argentina in testa, con 38,4 litri (38,1 nel ’98); seguono Uruguay (32,3), Cile (19) e Stati Uniti (7,9 contro i 7,6 del ’98). In Australia 19,8 litri pro capite nel ’99 (19,7 nel ’98). In Africa, in testa i sudafricani, stabili a 8,6 litri a testa. Stabili anche i cinesi, per ora a soltanto 0,26 litri a testa, e i giapponesi (2,5 litri), ma l’Estremo Oriente è destinato a risalire velocemente le classifiche. L’Oiv osserva che nei Paesi tradizionali consumatori di vino il regresso nei consumi sembra essersi fermato e mantenersi su volumi importanti. Nei paesi di più recente introduzione del vino nelle abitudini alimentari, i tassi di crescita sono talora elevati, ma su quantitativi ancora molto modesti. In prospettiva, saranno le capacità imprenditoriali delle aziende vitivinicole di lunga tradizione a determinare le modificazioni future dell’assetto dei consumi mondiali di vino, se sapranno dare sbocchi alle loro produzioni nei Paesi ancora modesti consumatori. Ma dovranno fare i conti con una concorrenza sempre più globale e con la capacità di produrre vino anche in zone nuove, dove l’impianto di vigneti (come in Cina) sta sviluppandosi a vista d’occhio. Se si confrontano, come fa l’Oiv, i dati relativi alla produzione e ai consumi interni dei principali Paesi produttori e delle aree continentali, emerge un quadro abbastanza dinamico, che impone precise scelte di conquista di altri mercati. Così, nel 1999, l’Italia presentava un surplus di 26 milioni 873 mila ettolitri di vino; la Francia di 26 milioni 735 mila ettolitri; la Spagna di 17 milioni 679 mila ettolitri. Il Sudafrica di soli 4 milioni di ettolitri, l’Argentina di 12 milioni di ettolitri; mentre gli Stati Uniti sono un mercato di forte richiamo, presentando addirittura un deficit di 167 mila ettolitri fra produzione (20 milioni 691 mila ettolitri) e consumi interni (20 milioni 858 mila ettolitri).
Gli scambi commerciali di vino
Questa situazione ci introduce al quadro degli scambi commerciali di vino. I dati relativi all’import-export sono comunque di più difficile controllo selettivo. L’Oiv, che non manca di rilevare come a livello statistico vi sia una discrepanza fra la cifra relativa alle esportazioni globali nel mondo (pari, nel 1999, a 64 milioni 805 mila ettolitri) e quella relativa alle importazioni globali, pari a 61 milioni 599 mila ettolitri, così li sintetizza. In entrambe queste fasce si è assistito a un lieve arretramento dei movimenti (dell’1% in meno nelle esportazioni mondiali, dell’1,5% in meno nelle importazioni rispetto al 1998). Più interessante vedere che gli scambi intra-comunitari di vino sono stati nel 1999 di oltre 35 milioni di ettolitri, pari al 54,6% degli scambi mondiali di vino. I restanti, ossia quelli fra Europa e resto del mondo, o direttamente fra Paesi extra europei, e che rappresentano in volume una fetta di 29 milioni di ettolitri, sono stati garantiti per il 63,6% da vini, europei, e per circa 11 milioni di ettolitri, pari al 37,4% da vini extraeuropei. Altra indicazione significativa è che i vini di importazione hanno coperto quasi un terzo della domanda globale, ossia il 29% del consumo mondiale di vino. Agli inizi del decennio 1980 la quota di domanda soddisfatta da vini di importazione era appena del 18%. C’è quindi un’evidente tendenza alla sempre più ampia circolazione mondiale dei vini. A livello di grandi aree continentali, l’Europa risulta stabile nell’import-export vitivinicolo in quanto, a fronte di un aumento delle importazioni nel 1999 da parte della Russia e del Portogallo (entrambi Paesi dove la produzione ha segnato il passo, in Portogallo, come detto, per le avverse condizioni meteorologiche), Italia e Francia hanno notevolmente ridotto l’import (4 milioni 693 mila ettolitri la Francia nel ’99 contro i 5 milioni 607 mila ettolitri del ’98; 536 mila ettolitri l’Italia nel ’99 rispetto a un milione 72 mila ettolitri nel ’98). In Asia, da segnalare il forte calo delle importazioni da parte del Giappone (un milione 886 mila ettolitri nel ’99 contro i 3 milioni 214 mila ettolitri del ’98, che torna così ai livelli del ’97).
Le conclusioni dell'Office International de la Vigne e du Vin (Oiv)
Queste le osservazioni conclusive elaborate dall’Oiv: “il bilancio mondiale fra produzione e consumi di vino presenta un surplus produttivo rispetto ai consumi di 62 milioni di ettolitri, in netto aumento (+25milioni di ettolitri) rispetto al 1998.Questa situazione ha creato una tendenza al ribasso dei prezzi nonostante le richieste del mercato dei distillati di vino e degli altri impieghi industriali dell'alcool. A fronte di consumi globali di vino sostanzialmente stabili, o al massimo in leggero incremento, la produzione mondiale di vino tende a crescere per due ragioni; l’eliminazione degli incentivi agli espianti totali che erano stati messi in atto dall'Unione europea e i nuovi impianti in alcuni Paesi situati fuori dalla Comunità europea con rese potenzialmente elevate. Si stanno così creando condizioni di potenziale squilibrio nel mercato mondiale del vino, i cui primi segni hanno fatto la loro comparsa proprio nel 1999. Nuovi impianti e contenimento degli espianti porteranno inevitabilmente a un incremento della produzione totale sia per effetto dell’aumento delle superfici vitate che per effetto delle maggiori rese conseguenti all’impiego in fase di ristrutturazione dei vigneti di materiale genetico migliorativo. Questi elementi potranno diventare ulteriori fattori di disequilibrio nei prossimi due-tre anni, a meno di una progressione, alla stessa velocità, dei consumi mondiali. A queste condizioni, la pressione concorrenziale sul mercato mondiale del vino si farà sempre più forte, di anno in anno, a breve e a medio termine, con la conseguente ristrutturazione dei circuiti commerciali a seguito dell’effetto drogante del mercato realizzatosi con i vini di qualità”. Nell’ultimo scorcio del secondo millennio, rileva poi l'Oiv, la vitivinicoltura mondiale ha conosciuto un fenomeno nuovo, letteralmente narcotizzante dei consumi: quello appunto dei grandi vini di qualità.
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