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VINO & EXPORT

Il vino italiano cresce in Canada, suo quinto mercato. Ma frena la corsa, e la Francia ci supera

A dirlo i dati dell’Ice di Toronto, a WineNews, sui primi 8 mesi del 2018. Il direttore Picariello: “vino pilastro del made in Italy in questo Paese”
ICE CANADA, VINO ITALIANO, Mondo
Il direttore dell'Ice di Toronto Matteo Picariello

È in salute e cresce, almeno in valore, il vino italiano in Canada, quinto mercato straniero di riferimento per le cantine del Belpaese. Un mercato, che, però, per certi versi, segue le stesse dinamiche degli Usa, con l’Italia enoica primatista nel 2017 tra i fornitori, con 515 milioni di dollari (21% del totale importato) per 80 milioni di litri (19%), con una crescita del 71% in valore negli ultimi 10 anni, e una prima parte del 2018 che vede le spedizioni italiane crescere in valore, e perdere in volume, e la Francia, principale competitor, correre più velocemente. A dirlo i dati di Statistics Canada, elaborati dall’Ice per WineNews. Nei primi 8 mesi del 2018, infatti, le esportazioni italiane sono cresciute del 6,5% in valore, a 347,5 milioni di dollari, mentre sono diminuite del 3,4% in volume, a 51,2 milioni di litri. Di contro, nello stesso periodo, la Francia visto crescere del 14% il valore delle esportazioni, a 368,3 milioni di dollari, superando il Belpaese, e del 7,7% quello dei volumi, a 41,3 milioni di litri. Un mercato dove, anche per la logica vicinanza geografica, sono fortissimi anche gli Usa, saliti a quota 336,2 milioni di dollari (+6,1%), a fronte di una leggera perdita in volume, a 40 milioni di litri (-2,3%). Con un andamento complessivo delle importazioni che, da gennaio ad agosto, ha visto la quantità crescere dell’1,6% (a 279,8 milioni di litri), e il valore a +8,2%, a 1,6 miliardi di dollari. Un mercato, quello canadese, che sta crescendo anche per gli spumanti, con 10 milioni di litri importati (+5,6%) per 124 milioni di dollari (+10,9%), con l’Italia primo fornitore in volume (4,4 milioni di litri, +6,5%) e secondo i valore (38,5 milioni di dollari, +8%), dietro alla Francia (58,7 milioni di dollari, +15,7%, per 2,2 milioni di litri, +8,1%).
“In termini di vendite, il vino italiano ha superato il miliardo di dollari canadesi - spiega l’Ice Toronto, diretto da Matteo Picariello - il 14% sul totale delle vendite di vino in Canada. Il settore vinicolo è davvero un pilastro fondamentale del made in Italy in Canada. I dati relativi ai primi 8 mesi del 2018 indicano, però, un rallentamento nella corsa dei nostri vini. Seppure si tratti di un dato provvisorio che potrebbe venire considerato di assestamento, dovuto alla forte crescita recente dei nostri prodotti rispetto soprattutto alle quote di mercato dei vini d’oltralpe o al recente boom delle nostre bollicine, è un dato che monitoreremo con attenzione e spostando parzialmente il focus del sostegno dell’Ice/Italia Trade Agency - da iniziative volte principalmente a favorire l’ingresso di nuovi prodotti/produttori ad anche azioni di supporto ai consumi e campagne social e pubblicitaria quale “coda” del Progetto Usa”.
Un mercato complesso, in gran soggetto a Monopolio, e dove iniziano a farsi sentire anche gli effetti del Ceta, l’accordo di libero scambio con l’Ue.
“Il Ceta - spiega l’Ice - ha introdotto alcune novità nel mercato vinicolo, anche se più marginali rispetto ad altri settori. Innanzitutto l’eliminazione immediata delle tariffe doganali, ridotte a 1,87 o 4,68 centesimi di dollaro canadese per litro (a seconda della percentuale alcolica). La maggior parte delle imposte e accise sono tuttavia rimaste invariate. L’inserimento di alcune norme che rendono più trasparente l’attività dei Monopoli e che rafforzano la protezione delle Indicazioni Geografiche completano un quadro di sicura agevolazione del settore vinicolo apportato dall’entrata in vigore del Ceta. Ma non si ritiene queste variazioni abbiano impatto sull’export di vino. Sono molte viceversa gli analisti locali che stimano un impatto negativo sui consumi di alcolici a seguito della recentissima, a partire dal 17 ottobre, liberalizzazione completa dei consumi di cannabis. Anche se l’eventuale impatto avrà tempi lunghi, e colpirà principalmente birra e super alcolici, e in misura solo molto marginale i vini importati”.
Un Paese, peraltro, in cui il consumo del vino è in crescita (nel 2016-2017 siamo sui 16,6 litri pro-capite +5,7% sui livelli del 2013, “in particolare nelle Province più popolate, come Ontario e Quebec. Secondo i dati pubblicati da Statistics Canada, negli ultimi due anni i canadesi hanno speso circa 7 miliardi di dollari per l’acquisto di vino (+16,% sui livelli del 2013). Questa evoluzione - spiega Picariello - ha sicuramente radici demografiche: l’interesse dei baby boomers e dei millennials per i prodotti vinicoli, così come la maggiore varietà e qualità dei vini presenti sul mercato, sono tutti fattori che spiegano l’interesse crescente dei consumatori canadesi per il vino, anche dal punto di vista qualitativo, nella gamma dei prodotti richiesti. Per l’Italia, le tipologie di vino e i territori sono ancora dominati dalla presenza di Regioni importanti come Toscana, Veneto, ma va sottolineato l’emergere delle Regioni del Sud (Puglia, Campania, Sicilia) che per il rapporto qualità prezzo sono competitive. Per quanto concerne le fasce di prezzo dei vini venduti in Canada, possiamo affermare che circa la metà dei vini rossi fermi venduti in Canada si situa nella fascia compresa fra 17 e 20 dollari canadesi. Per il vino bianco, il 55% delle vendite è nella fascia da 15 a 17 dollari. Anche se bisogna tenere sempre presente che il cambio euro/dollaro canadese incide sulle fluttuazioni dei prezzi finali nel corso dell’anno”.
Un mercato importante, comunque, ma con delle peculiarità da conoscere. A partire dalla “presenza dei Monopoli. La commercializzazione dei vini e degli alcolici in Canada è riservata ai Liquor Control Boards che in ogni provincia e territorio, ad eccezione dell’Alberta, detengono il monopolio dell’importazione, distribuzione e stoccaggio dei prodotti alcolici. Ogni Monopolio, in quanto agenzia governativa provinciale, è totalmente indipendente, per cui in assenza di normative federali trasversali, le procedure e misure adottate variano, anche significativamente, da provincia in provincia. Per entrare sul mercato e mantenere una propria quota dello stesso, il produttore italiano - sottolinea Picariello - deve prima di tutto trovare un agente che lo rappresenti presso il monopolio. Poi è necessario specificare che sebbene l’importazione tecnicamente è di competenza esclusiva del Monopolio (unico vero buyer), i canali di distribuzione del prodotto possono distinguersi a seconda che l’importazione sia destinata ai negozi di vendita al dettaglio del Monopolio, oppure a effettuata per conto di consumatori di diverse categorie (horeca, ristoranti, privati). Comunque, la scelta dell’agente rappresentante è fondamentale proprio per navigare le normative (spesso molto intricate e fumose) e creare la strategia migliore rispetto alle necessità aziendali”.
Di certo, in un mercato gestito dallo Stato, i rapporti istituzionali sono fondamentali. Ed in questo senso, “Ice ha rapporti solidi di collaborazione con i vari monopoli provinciali, con i quali organizza regolarmente iniziative di promozione del prodotto italiano a livello di grande distribuzione. La conoscenza del terroir italiano (e il consumo che da essa deriva) è un altro impegno su cui Ice punta, attraverso una serie di eventi nel corso dell’anno, come seminari, discovery trips per operatori privati e funzionari del monopolio, di fatto rendendo il lavoro dei nostri uffici in Canada quasi quotidiano per questo settore. Siamo il punto di riferimento in Canada per il vino italiano e siamo contenti che la qualità del nostro lavoro si rifletta sulla nostra posizione nel mercato locale. Anche quest’anno, per esempio, l’Ice organizza, a fine ottobre, il roadshow del vino italiano “A tasting of wines from Italy”, riservato unicamente al trade. Giunto alla 23 edizione il tour farà tappa come ogni anno a Vancouver, Calgary, Toronto e terminerà a Montréal. L’iniziativa è divenuta con gli anni l’appuntamento commerciale di riferimento per il trade canadese e rappresenta oggi l’evento più atteso e accreditato dedicato al vino italiano in Canada. 120 produttori italiani parteciperanno ai walk around tasting e stringeranno contatti con oltre 3.500 operatori tra agenti vino, rappresentanti dei monopoli, horeca, giornalisti specializzati, opinion leaders, wine lovers e altri interlocutori specializzati che parteciperanno numerosi nelle quattro città. A Montréal, una particolare attenzione sarà dedicata anche alla formazione dei giovani sommelier canadesi. Sarà infatti organizzato un momento formativo per i giovani studenti provenienti dalle cinque più importanti scuole di sommelier del Québec. L’Ice consegnerà un premio per il miglior sommelier tra i finissants del corso di sommellerie della più importante scuola del Québec. In Alberta viene organizzato con la principale rivista di settore il premio alla migliore “Restaurant Italian Wine List”. Con Vinitaly, invece - sottolinea ancora Picariello - organizziamo dei corsi di formazione nelle aree dove il vino + meno conosciuto con tappe ad Halifax, St.John e Ottawa, e continueremo a collaborare con i più importanti monopoli provinciali in campagne promozionali dedicate al vino italiano. Senza poi dimenticare le missioni commerciali per giornalisti, rappresentanti dei monopoli e agenzie vini che organizziamo a Vinitaly e Wine2wine e quelle numerose privatistiche commissionate soprattutto da consorzi e raggruppamenti di aziende tra cui ricordiamo, tra i tanti, il Gambero Rosso, Le Famiglie Storiche (Amarone), il Consorzio del Brunello di Montalcino e del Chianti Classico. Quest’anno infine l’Italia sarà Paese all’onore della Grande Dégustation de Montréal, evento aperto al pubblico organizzato dall’associazione delle agenzie di vino del Québec, e grazie all’Ice, a cui è stato affidato il compito di coordinare la partecipazione italiana, sono altre cento cantine che parteciperanno”.

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