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Imbottigliato o sfuso? In Gran Bretagna torna sul tavolo uno dei temi più delicati: i big del commercio enoico imbottigliano lo sfuso (australiano e neozelandese) direttamente in Uk, abbattendo i costi ma senza sfondare nel segmento dei vini premium

In Gran Bretagna si torna a dibattere su uni dei temi più delicati che riguardano il vino e, più precisamente, il commercio enoico: meglio importare vino sfuso ed imbottigliarlo in suolo britannico, o importare direttamente vino imbottigliato? Da una parte, imbottigliando in Uk si abbattono i costi di spedizione, con un occhio alla sostenibilità, ma si ha anche un controllo più sicuro della qualità, ed una risposta più veloce alle fluttuazioni del mercato; dall’altra, supportare la filiera vinicola dal filare alla bottiglia vuol dire sostenere economicamente le comunità locali e la loro industria, preservando non solo i posti di lavoro, ma anche il senso stesso di tradizione.
Fino a 15 anni fa, come ricorda il portale Uk “Harpers” (www.harpers.co.uk), l’imbottigliamento su suolo britannico era riservato quasi esclusivamente a vini di scarsa qualità, con poca personalità ed ancor meno fascino, spesso disdegnati dai wine lover. Ma oggi è diverso, tanto che secondo le stime della Kingsland Drinks più del 50% del vino venduto in Uk è imbottigliato in Uk, con una percentuale in crescita continua, tanto che, a esempio, l’85% di tutto il vino importato dall’Australia, è sfuso, e le spedizioni, in tutto il mondo, dalla terra dei canguri, oggi sono per il 57% di vino sfuso, contro il 18% di 10 anni fa. Per avere un’idea, il principale fornitore di vino del Regno Unito è Accolade Wines, con 180 milioni di litri venduti ogni anno, ed il marchio Hardys che vanta una gamma che va dall’entry level ai premium, di cui il 90% è imbottigliato all’Accolade Park, il superhub creato a Bristol nel 2009, capace di imbottigliare ben 600.000 bottiglie al giorno.
Dietro ad Accolade, ci sono tante altre realtà, da Lanchester Group a Kingsland Drinks, che puntano forte sull’imbottigliato, soprattutto da Australia e Nuova Zelanda, con progetti importanti in vista, come l’imbottigliamento degli spumanti, nella consapevolezza di abbattere enormemente i prezzi così: basti pensare, ad esempio, che 24.000 litri di vino in un flexitanc prendono le metà dello spazio che in bottiglia. Anche Concha y Toro, con i brand Isla Negra, Trivento e Viña Maipo, imbottiglia in Uk il 30% delle proprie vendite sul suolo britannico, ma il fiore all’occhiello, Casillero del Diablo, imbottigliato in Cile. Perché, per quanto economicamente si tratti di una scelta vantaggiosa, il vino è qualcosa che va al di là del mero bene commerciale, ma ha tra le sue componenti principali il rapporto con la terra e con la tradizione, a cui è ancora legata la produzione di tutti i vini di livello del mondo, anche per un discorso di tenuta qualitativa, che certo non sarebbe la stessa se trasportati nei flexitanc.

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