2013 nel segno dell’ottimismo nell’annuale indagine Mediobanca sul comparto viticolo del Bel Paese: l’87% prevede di non subire un calo delle vendite, ma gli ottimisti (crescita delle vendite superiori al 10%) cadono al 14,5% (erano il 43,8% nel 2012), quota superiore solo al 2009 (8%); solo l’1,4% ha aspettative marcatamente al ribasso (oltre il 5%) per il 2013, contro il 9,3% del 2012; ancor più positive le attese per l’export: il 94% degli intervistati lo prevede in crescita o al più stabile nel 2013 (è stato l’85,6% nel 2012), ma il “sentiment” del 2013 permane meno ottimistico di quello del 2012 se si considera che le attese di crescita superiore al 10% cadono dal 47,8% al 28,4% (ancora il valore più basso dopo quello del 2009); per contro, nessun operatore paventa per il 2013 cadute di vendite superiori al 10% (4,5% nel 2012). Ecco lo scenario, disegnato dallo studio Mediobanca, che ha riguardato 108 società di capitali italiane operanti nel comparto vinicolo che hanno fatturato più di 25 milioni di euro, considerando i risultati di bilancio del periodo 2007-2011 integrati con interviste alle imprese volte a valutare i consuntivi del 2012 e le attese per l’anno in corso. Per l’indagine di Mediobanca, l’andamento dei fatturati 2012 è in aumento del 6,9%, più all’estero (+9,4%) che in Italia (+4,5%), confermando una tendenza ormai chiaramente rilevata da più parti.
L’Unione Europea assorbe il 50,6% delle esportazioni, con un incremento a valore del 10,5%. La seconda area di destinazione è il Nord America (33,2% dell’export, +7,2% sul 2011); Asia ed Australia sono in aumento del 26,1% rispetto al 2011, anche se con peso limitato (4,7% dell’export complessivo); marginale il contributo dell’America Latina (1,3%), mentre il resto del mondo (Africa, Medio Oriente e Paese Europei non Ue) si attesta al 10,2% (in calo dell’1,4%).
In ripresa gli investimenti tecnici delle aziende (+10%), dopo la forte flessione del 30,1% subìta nel 2011. In crescita anche gli investimenti pubblicitari del comparto vinicolo (+6,5%), ma quelli nazionali sono caduti del 14,1%. Nel 2012 livello occupazionale in progresso (+2,6%), con un dato aggregato del comparto vinicolo 2007 e 2011 che ha sviluppato un incremento dei dipendenti dell’1,9%. Un dato particolarmente confortante e che è decisamente in controtendenza con il downsizing segnato dalle società del settore beverage (-3,6%) e dall’industria manifatturiera italiana nel suo insieme (-5,5%).
Nel podio dei “top seller” del 2012 si confermano tre gruppi al vertice della graduatoria per fatturato, Cantine Riunite-Civ (514 milioni di fatturato, +3,2% sul 2011), Caviro (283,6 milioni, +14,9%) e la divisione vini della Campari (196,4 milioni, +6,1%). Segue la Fratelli Martini a 162,2 milioni (+12,3% sul 2011) alla posizione n. 4 (era settima nel 2011), sale in quinta posizione (dalla sesta) Mezzacorona a 160,3 milioni (+7,9%). I modesti incrementi di fatturato (tra l’uno ed il due per cento) fanno scendere Cavit dalla quarta (2011) alla sesta (2012) posizione e Antinori dalla quinta alla settima; tra i primi 25 produttori, la maggiore crescita nel 2012 è segnata dalla Collis Veneto Wine Group (+22,2% sul 2011), seguita dalla Casa Vinicola Botter (+20,7%) e dalla Cantina Cooperativa di Soave (+20,2%). La maggiore presenza sui mercati esteri è della Casa Vinicola Botter che vi realizza il 96,4% del proprio fatturato, seguita dalla Fratelli Martini al 92,1%, dalla Ruffino al 91,2% e dalla Masi Agricola al 90,8%; altre 11 società realizzano all’estero oltre il 60% del proprio fatturato. Masi Agricola ha segnato nel 2012 la migliore incidenza del risultato netto sul fatturato (16%), davanti al Gruppo Santa Margherita (14,6%) e alla Antinori (14%).
Interessante, infine, notare che nel 2012 il 45,1% delle vendite nazionali delle principali società vinicole monitorate dal rapporto Mediobanca, è transitato per la grande distribuzione, con una incidenza di quest’ultima pari al 35% nel 2002 e al 47% nel 2012. Il secondo canale per importanza (18,7%) è il cosiddetto aggregato horeca (hotel - restaurant - catering), mentre la vendita diretta incide per poco più del 6%, quota pressoché invariata rispetto all’anno precedente. Dal lato dell’export, prevalgono le vendite tramite intermediari importatori (85,6%), mentre il controllo della rete di proprietà è ancora limitato al 6,9%.
Info: www.mbres.it
Focus - Le prime 25 società vinicole per fatturato secondo l’indagine Mediobanca
Cantine Riunite & Civ, Gruppo Italiano Vini: 498 milioni euro nel 2011 - 514 milioni euro nel 2012; +3,2%; bottiglie prodotte nel 2012: 205.500.00
Caviro: 247 milioni di euro nel 2011 - 284 milioni di euro nel 2012; +14,9%; bottiglie prodotte nel 2012: 55.266.843
Gruppo Campari (divisione vini): 185 milioni di euro nel 2011 - 196 milioni di euro nel 2012; +6,1%; bottiglie prodotte nel 2012: n.d.
Cavit: 152 milioni di euro nel 2011 - 153 milioni di euro nel 2012; +1%; bottiglie prodotte nel 2012: n.d.
Antinori: 150 milioni di euro nel 2011 - 152 milioni di euro nel 2012; +1,7%; bottiglie prodotte nel 2012: 22.400.000
Mezzacorona: 149 milioni di euro nel 2011 - 160 milioni di euro nel 2012; +7,9%; bottiglie prodotte nel 2012: 47.000.000
Fratelli Martini: 144 milioni di euro nel 2011 - 162 milioni di euro nel 2012; +12,3%; bottiglie prodotte nel 2012: n.d.
Zonin: 124 milioni di euro nel 2011 - 140 milioni di euro nel 2012; +13%; bottiglie prodotte nel 2012: 40.000.000
Giordano Vini: 119 milioni di euro nel 2011 - 109 milioni di euro nel 2012; -8,6%; bottiglie prodotte nel 2012: n.d.
Enoitalia: 96 milioni di euro nel 2011 - 113 milioni di euro nel 2012; +18,1%; bottiglie prodotte nel 2012: 85.656.000
Gruppo Santa Margherita: 91 milioni di euro nel 2011 - 95 milioni di euro nel 2012; +4,4%; bottiglie prodotte nel 2012: 16.245.428
Cantina Cooperativa di Soave: 89 milioni di euro nel 2011 - +107 milioni di euro nel 2012; +20,2%; bottiglie prodotte nel 2012: 30.000.000
Schenk Italia: 88 milioni di euro nel 2011 - 84 milioni di euro nel 2012; -4,6%; bottiglie prodotte nel 2012: 40.500.000
Botter: 87 milioni di euro nel 2011 - 105 milioni di euro nel 2012; +20,7%; bottiglie prodotte nel 2012: 55.658.000
La Vis: 85 milioni di euro nel 2011 - 92 milioni di euro nel 2012; +7,8% bottiglie prodotte nel 2012: n.d.
Frescobaldi: 83 milioni di euro nel 2011 - 84 milioni di euro nel 2012; +0,2; bottiglie prodotte nel 2012: 10.000.000
Gruppo Cevico: 83 milioni di euro nel 2011 - 96 milioni di euro nel 2012; +15,2; bottiglie prodotte nel 2012: 65.944.000
Collis Veneto Wine Group: 63 milioni di euro nel 2011 - 76 milioni di euro nel 2012; +22,2%; bottiglie prodotte nel 2012: n.d.
Contri Spumanti: 62 milioni di euro nel 2011 - 72 milioni di euro nel 2012; +16,2%; bottiglie prodotte nel 2012: 69.000.000
Banfi: 62 milioni di euro nel 2011 - 64 milioni di euro nel 2012; +3,2%; bottiglie prodotte nel 2012: 12.000.000
Masi Agricola: 62 milioni di euro nel 2011 - 65 milioni di euro nel 2012; +5,4%; bottiglie prodotte nel 2012:12.900.000
Gancia: 61 milioni di euro nel 2011 - 64 milioni di euro nel 2012; +6%; bottiglie prodotte nel 2012: 43.268.000
Caldirola: 60 milioni di euro nel 2011 - 64 milioni di euro nel 2012; +7,1%; bottiglie prodotte nel 2012: 21.615.343
Mgm - Mondo del Vino: 57 milioni di euro nel 2011 - 66 milioni di euro nel 2012; +15,2; bottiglie prodotte nel 2012: 33.976.930
Ruffino: 57 milioni di euro nel 2011 - 65 milioni di euro nel 2012; +14,2%; bottiglie prodotte nel 2012: 13.650.000
Focus - Le principali società italiane: profili economico patrimoniali 2007/2011 ed assetto commerciale
La redditività operativa (il rapporto tra utile operativo e capitale investito, depurato dalla gestione finanziaria e fiscale, il cosiddetto “Roi” l’indice che consente di misurare il ritorno finanziario dell’attività tipica di impresa) delle principali imprese del vino è in lieve crescita nel 2011 con rapporto tra margine operativo netto e valore aggiunto al 28,7% (28,5% nel 2010), superiore al 2008 (25,8%), ma inferiore al 2007 (29,6%); anche il rendimento del capitale impiegato (Roi) è in ripresa nel 2011 al 5,9% (5,6% nel 2010), ma sotto il 6,3% nel 2007; è inferiore a quello dell’industria manifatturiera italiana (7,6%), del settore alimentare (9,3%) e dell’industria delle sole bevande (11%); il “Roe” (rapporto tra utile netto di esercizio e mezzi propri) si attesta nel 2011 al 4,4% contro il 6,6% del 2010 (4,6% escludendo i proventi straordinari, assai rilevanti quell’anno), su livelli elevati (ha oscillato tra il 2% ed il 3% tra 2007 e 2009), ma al disotto di quello delle società del settore beverage (8,8%).
La struttura patrimoniale delle imprese vitivinicole italiane resta solida, con un rapporto tra debiti finanziari e capitale netto inferiore all’unità (88,1%) ed in miglioramento sul 2010 (89,9%) e sul 2009 (92,7%), dopo che nel 2008 aveva toccato il proprio livello massimo (104,7%).
Il valore delle partecipazioni, sulla base del patrimonio netto a fine 2011, detenute da persone fisiche è pari a 2,2 miliardi di euro, di cui 0,6 miliardi riferibili alle coop ed i restanti 1,6 miliardi al controllo familiare; il portafoglio dei soci esteri è valutabile in 260 milioni di euro, mentre quello dei soci finanziari (assicurazioni e fondi) in circa 420 milioni di euro; si ricorda che le società internazionali quotate segnano un rapporto tra valore di Borsa e mezzi propri pari a 1,3 volte.
La produzione più qualificata (grandi vini e Docg) è passata dal 9,4% del 1996 al 15,7% del 2013, stabili le etichette Doc (36,6%), in calo le produzioni meno pregiate (Igt e vini comuni) scese dal 54,3% al 47,7%; il 74% delle etichette è comunque rappresentato da Doc e Igt.
Focus - Principali società italiane: analisi per forma societaria e tipologia di prodotto nei preconsuntivi 2012 e nelle attese per il 2013
Le società vitivinicole non cooperative (spa e srl) hanno aumentato il fatturato complessivo nel 2011 sul 2010 dell’8,9%, del 12,7% quello all’export; nel 2012 hanno segnato ulteriori progressi nelle vendite (+5,8%) con un differenziale ancora più accentuato a vantaggio di quelle estere (+12,7%). Le vendite delle cooperative hanno seguito nel 2011 una traiettoria simile, con un incremento dell’8,6% sul 2010 e dell’11,8% per la quota estera; il 2012 si prospetta molto positivo, con uno sviluppo del fatturato pari all’8,3% che però sarebbe solo parzialmente ascrivibile all’estero (+4,6%). Le diverse dinamiche estere nel 2012 derivano dalla buona performance delle società non cooperative sui mercati Ue (+17,4%), che rappresentano il 53% dei loro sbocchi non domestici, e nel Nord America (+10,5% per il 27% circa del mercato estero); le cooperative hanno invece flesso nella Ue (-0,5% e 47% circa sul totale) e incrementato in modo contenuto nel Nord America (+4,1%) ove realizzano il 44% circa delle vendite non domestiche; il 2013 si prospetta non dissimile, tenuto conto che quasi il 33% delle non cooperative si attende corposi incrementi delle vendite all’estero (superiori al 10%) contro il 19% delle coop; le società di capitali hanno infine garantito una migliore tutela occupazionale: +5% tra 2007 e 2011, +4% nel 2011 e +3,9% nel 2012; negative invece le variazioni per le coop tra 2007 e 2011 (-0,5%) e nel 2011 (-0,8%), marginalmente positive (+0,4%) per il 2012.
I produttori di spumanti hanno aumentato il fatturato complessivo nel 2011 del 10,9%, del 18,4% quello all’export; nel 2012 hanno segnato una minore crescita nelle vendite (+3,4%), ma ancora con forte evidenza dell’estero (+11,6%); le vendite dei produttori di altri vini hanno seguito nel 2011 una dinamica un po’ meno vivace sia per fatturato totale (+8,4%) che all’estero (+11,6%); il 2012 si profila in crescita con vendite in aumento del 7,7% e la parte non domestica in progresso del 9,2%; quanto ai mercati di riferimento, nel 2012 gli spumanti hanno toccato una crescita ragguardevole nel Nord America (+26,5%), che rappresenta il 18% del mercato non domestico, ed un andamento più modesto nei paesi Ue (+5,6%) che assorbono il 65% circa di quanto venduto oltre confine; per i vini non spumanti, è migliore la tenuta sui mercati di prossimità (la UE con un +11,3% assorbe il 49% del fatturato estero) rispetto al Nord America (+6,2% per il 35% del mercato). Complessivamente, il 2012 degli spumanti appare meno brillante di quello degli altri vini: oltre alla minore crescita delle vendite, sono in calo gli occupati (-1,8% contro +3,2% dei vini non spumanti) e gli investimenti pubblicitari (-1,6% contro +7,7%), mentre quelli tecnici ristagnano (+0,6% contro +11,9%); anche il 2013 degli spumanti è meno ottimistico: poco meno del 6% delle aziende intravede un aumento delle vendite di oltre il 10% (la quota è del 18% per gli altri produttori) e soprattutto circa il 28% paventa un calo di vendite (solo il 7,9% per i vini non spumanti).
Focus - Principali società internazionali quotate (dati di bilancio consuntivi 2001/2011)
L’aggregato dei maggiori produttori internazionali quotati in borsa chiude il 2011 con un fatturato in lieve flessione sul 2010 (-1,6%), ma con margini industriali che toccano i valori massimi del decennio rispetto al fatturato: Mol al 20,1%, Mon al 16,9% (per memoria: le vinicole italiane non cooperative hanno segnato un aumento del fatturato dell’8,9% e margini pari all’11,8% e 8,1% del fatturato). L’utile netto rappresenta il 13% del fatturato (3,7% le italiane); il roe del 2011 è stato pari al 18,1%, inferiore nel decennio solo al 20,2% del 2010 (6,3% le italiane). Migliora la struttura finanziaria con il rapporto tra debiti finanziari e mezzi propri che nel 2011 scende al di sotto dell’85%, in riduzione di 54 punti percentuali rispetto al 138,9% del 2008, massimo del decennio (migliore il rapporto per le italiane al 63,9%); depurando il patrimonio netto dai cospicui attivi immateriali, il rapporto sale al 208,3%. L’occupazione è cresciuta del 3,5% sul 2010 (+4% le italiane); eterogenei gli andamenti delle vendite delle singole imprese: molto dinamiche la cinese Yantai (+20%), che segna un tasso di crescita a doppia cifra ininterrotto dal 2003, la cilena Vina Santa Rita (+16,9%), la Distell Group (+15,1%) e la Treasury Wine Estates (+13,9%); in contrazione la Vranken Pommery (-6,8%); stazionarie Constellation e Vina Concha y Toro.
I più recenti rendiconti del 2012 evidenziano un lieve aumento del fatturato aggregato (+2,3%), in un contesto di contrazione di margini e utili (Mon -8,6% e risultato netto -7,1%); vivaci la sudafricana Distell e le cilene Vina San Pedro Tarapaca e Concha y Toro, con fatturati in crescita del 9,3%, 8,1% e 6,3% anche se gli utili delle due sudamericane sono in diminuzione non beneficiando più dei risarcimenti assicurativi per i danni causati dal terremoto. La cinese Yanyai Changyu interrompe la forte progressione degli ultimi anni, chiudendo i primi nove mesi del 2012 con un giro d’affari in contrazione del 6%.
Il valore di borsa dei titoli che compongono l’indice è costituito per poco più del 30% circa da società nordamericane (6,2 miliardi di euro, di fatto la sola Constellation Brands) e per il 22% dalle cinesi (4,4 miliardi, di cui 3,3 miliardi la Yantai Changyu); segue l’Australia al 15% (3,1 miliardi, di fatto la sola Treasury Wine), il Cile all’8% (1,7 miliardi, di cui 1,2 miliardi la Concha y Toro), la Francia al 5% (1 miliardo) e la Spagna al 3% (0,5 miliardi). Le società cinesi mostrano multipli di borsa elevati, che non hanno paragone nelle altre borse: 5,3 volte il rapporto tra capitalizzazione e mezzi propri (1,3 per gli altri paesi), 21,1 rispetto al Mon (9,7 gli altri) e 29,9 il price/earning (14,3). Dal gennaio 2001 l’indice di Borsa mondiale del settore vinicolo è cresciuto del 175% ben al disopra delle Borse mondiali che hanno segnato un modesto progresso del 37,4%; la migliore performance dei titoli vinicoli (in termini relativi, ossia al netto delle dinamiche delle Borse nazionali) è maturata in Nord America (+193%), in Francia (+105%) e, con minor intensità, in Australia (+10%) e Spagna (+2%), mentre in altri Paesi i produttori di vino hanno reso meno della Borsa nazionale (Cina e Cile con il -54% ciascuno). I coefficienti beta delle società vinicole sono ampiamente inferiori all’unità (0,45 nel 2012), qualificandoli come titoli dal profilo difensivo e anticiclico.
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