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L’“Annuario di WineNews”: viaggio nel recente passato tra fatti e tendenze wine & food. Ecco cosa ha lasciato in eredità al mondo dell’agroalimentare italiano il 2014: export, acquisizioni, investimenti, classifiche, tendenze, web, politica ...

Italia
Viaggio by Winenews nel recente passato tra fatti e tendenze wine & food

Che cosa lascia il 2014 che sta per chiudersi, al 2015 del mondo dell’agroalimentare italiano? Ecco un breve “viaggio nel tempo” la cui rotta è segnata dall’“Annuario di WineNews”. Partiamo dalle certezze, soprattutto in campo economico. Come l’export. Sarà nuovo record, probabilmente, quello segnato dalle esportazioni di vino italiano nel 2014, dopo quello del 2013. Ma con una crescita inferiore a quella che ci si aspettava, e si sperava, visto che i tassi di aumento medi annui, dal 2009, sono stati del 9%. La crescita 2014 sul 2013, invece, sarà poco superiore al +1%, con il valore che dovrebbe passare dai 5,04 ai 5,1 miliardi di euro (stime Wine Monitor-Nomisma). Un successo garantito soprattutto dai mercati storici, come Stati Uniti e Uk e, in parte, Germania, mentre sono in chiaro scuro i nuovi mercati. Il Brasile e l’India non decollano, soprattutto per i forti dazi all’importazione, la Cina cresce più lentamente del previsto, e la Russia, tra i cosiddetti “Bric”, è quella che, pur senza incrementi clamorosi, tra qualche difficoltà di stampo più burocratico che economico, sembra il partner più affidabile tra i Paesi “emergenti”.
Anche nel 2014 i passaggi di mano, le acquisizioni e le alleanze hanno interessato i vigneti del Belpaese. A quest’ultimo caso, appartiene l’incontro fra Trentodoc e Prosecco: il Gruppo Lunelli (Ferrari) è entrato al 50% in Bisol, marchio di riferimento nel mondo del Prosecco Superiore, per permettere alla storica cantina di Valdobbiadene di affrontare da protagonista la sfida del mercato globale, in un momento favorevolissimo per il Prosecco sui mercati internazionali. A testimonianza dell’immutato appeal dei territori del vino tricolore, Vignamaggio, storica villa del Chianti Classico, situata nella “sottozona” di Greve in Chianti e appartenuta alla famiglia di “Monna Lisa”, è stata acquistata da un gruppo di imprenditori sudafricani, per una cifra stimabile sui 30 milioni di euro. Tre giovani imprenditori veneti, invece, hanno acquistato Le Macioche, nel territorio del Brunello di Montalcino per 4 milioni di euro. La griffe fiorentina Frescobaldi è sbarcata, per la prima volta, nel Chianti Classico, prendendo in affitto la quasi totalità i vigneti del Castello di San Donato in Perano, a Gaiole in Chianti, una delle sottozone più vocate dell’intero areale del Gallo Nero. Una sorta di imprimatur di Frescobaldi, per un definitivo acquisto nel prossimo futuro.
Sul fronte dei magazine internazionali il 2014 ha visto primeggiare nella “Top 100” di Wine Spectator Toscana (8 vini) e Piemonte (5 vini), con l’esordio più che positivo del Chianti Classico Gran Selezione, l’unico vino italiano presente tra i primi 10 vini del mondo secondo la rivista newyorchese, con il San Lorenzo 2010 del Castello di Ama. Situazione invertita nella “Top 100” di Wine Enthusiast dove primeggia il Piemonte (8 vini), seguito dalla Toscana (5) e tra i primi 10, troviamo al secondo posto il Soave Classico La Rocca 2012 di Peropan. Ma è stato, senza dubbio, anche l’anno del Barolo, consacrato con ben 8 etichette nelle prime 22 posizioni (compresi il n. 1 e il n. 2, Paolo Scavino 2010 Bric dël Fiasc e Giuseppe Rinaldi 2010 Brunate), dalla “Top 100 Cellar Selection” dello stesso magazine Usa.
Continua il valzer delle guide enoiche italiane, dove il nostro ormai tradizionale “incrocio”, ha visto un solo vino mettere d’accordo tutti: il Bolgheri Sassicaia 2011 della Tenuta di San Guido. Alle guide di Gambero Rosso, Slow Food, Bibenda, Veronelli, L’Espresso e Annuario di Luca Maroni, si aggiungono due new entry: il 2014 è stata la prima volta per la “Guida Essenziale ai Vini d’Italia” di Daniele Cernilli e per “Vitae - La Guida Vini 2015” dell’Ais- Associazione Italiana Sommelier.
Un 2014 positivo anche per il vino come investimento a lungo termine. Tutti gli indici Liv-ex (il benchmark del mercato secondario dei fine wines) a cinque anni sono positivi. Ai primi tre posti per percentuale di redditività Burgundy (44%), Rest of the World (40%) e Champagne (32%). Bene l’“Italy 100” (+18,75%), anche grazie alle performance nella “Power 100” di Liv-ex e “The Drinks Business” dei top brand tricolore. Nel 2014, infatti, in questa speciale classifica, la crescita dell’Italia è esponenziale, con il Sassicaia capace di salire fino alla posizione n. 3 (dalla n. 39 a cui si era fermato solo un anno fa). Ornellaia, arriva alla posizione n. 13 (dalla n. 37 del 2013), mentre Gaja entra direttamente alla posizione n. 14, e cresce anche il Masseto (che passa dalla posizione n. 33 alla n. 25).
Sul fronte della grande cucina italiana, il 2014 è stato un anno di conferme importanti, e di qualche novità. Massimo Bottura (che ha pubblicato il suo primo libro, che ripercorre 25 anni di carriera in 48 ricette, “Vieni in Italia con me”) si è confermato n. 1 degli chef italiani, bissando il podio (posizione n. 3) della “The World’s 50 Best Restaurants”, prestigiosa classifica di S.Pellegrino e Acqua Panna, e organizzata dalla rivista britannica “Restaurant”, e rimanendo il più premiato da tutte le guide italiane. Compresa l’edizione tricolore della Michelin, che non ha portato novità tra le “tre stelle”, che rimangono 8, come nel 2013 (oltre allo stesso Bottura ci sono Niko Romito del “Reale” di Castel di Sangro, Enrico Crippa del “Piazza Duomo” di Alba “Dal Pescatore” a Canneto sull’Oglio di Nadia Santini, “Le Calandre” a Rubano di Massimiliano Alajmo, l’“Enoteca Pinchiorri” a Firenze di Annie Feolde, “La Pergola” del Rome Cavalieri a Roma di Heinz Beck, e “Da Vittorio” a Brusaporto dei fratelli Cerea).
Ma il 2014 è stato anche l’anno delle aperture (o degli annunci) di ristoranti italiani di alto livello all’estero (Bottura a Istanbul, Davide Scabin a New York, Alajmo a Parigi), segno che la ristorazione italiana di più alta qualità inizia a guardare concretamente anche al proprio radicamento oltreconfine. In Italia, inoltre, come emerso chiaramente dalle analisi delle varie guidi, in primis quella de L’Espresso diretta da Enzo Vizzari, il 2014 è stato l’anno che ha fissato un cambiamento in atto da anni nella nostra ristorazione: una una fascia di ingresso della ristorazione molto vivace, perché si sono moltiplicati i luoghi del mangiare come fast food, street food, pizzerie, piadinerie, hamburgerie, gastronomie che dalla prima colazione ai piatti veloci, dall’aperitivo alla cena, offrono di tutto, l’alta ristorazione che non se la passa benissimo, ma che in qualche modo resiste, e una fascia intermedia, invece, che soffre moltissimo, perché è quella che dovrebbe regalare esperienze gastronomiche ad una clientela che ha tagliato i consumi, perché il mangiare per piacere e non per necessità è uno dei primi tagli di spesa che si fanno. E il saldo tra aperture e chiusure è decisamente negativo.
Da non dimenticare, tra le tante cose, anche un compleanno storico, quello dei 40 anni festeggiato dal ristorante “Le Cirque” di Sirio Maccioni, a New York, che è stato importantissimo per il successo della cucina e dei vini italiani in Usa, e ai cui tavoli si sono seduti artisti del calibro di Frank Sinatra, Robert De Niro, Henry Kissinger, Woody Allen, i Presidenti Usa Jimmy Carter, Bill Clinton, Bush Sr e Ronald Reagan e il Papa Giovanni Paolo II.
Nell’anno che finisce è anche il valore del know how italiano ad essere stato riconosciuto oltreconfine, con due italiani chiamati alla “corte” di Château d’Yquem, leggenda del vino di Francia, che ha scelto di affidarsi al Metodo Simonit&Sirch, il metodo di potatura della vite messo a punto dai friulani Marco Simonit e Pierpaolo Sirch, e con l’investitura dell’enologo italiano Riccardo Cotarella a presidente dell’Union Internationale des Œnologues (Uioe). Un’attenzione verso l’Italia del vino che abbraccia ogni suo aspetto, primi tra tutti i territori, con il Belpaese che finalmente ha tra questi il suo primo Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, con l’ingresso nella World Heritage List del Paesaggio vitivinicolo di Langhe-Roero e Monferrato. Ma non solo, perché per la prima volta al mondo, anche una pratica agricola e viticola è stata riconosciuta patrimonio di tutti, con l’iscrizione nella lista dei Patrimoni dell’Umanità della vite ad alberello di Pantelleria. Il 2014 è stato anche l’anno in cui per la prima volta i top influencer del vino mondiale hanno scelto l’Italia per riunirsi, con il Simposio dei Master of Wine sold out a Firenze, con l’Istituto del Vino Grandi Marchi guidato dal Marchese Piero Antinori.
Un’interesse reale ed anche virtuale per l’Italia wine & food, con Google che, per la prima volta nella sua storia, ha scelto di promuovere le produzioni top di un Paese, con il progetto “Made in Italy: eccellenze in digitale” (con Symbola, Ministero delle Politiche Agricole, Unioncamere e Università Ca Foscari), e ha portato sul cliccatissimo Street View cinque paesaggi-icona d’Italia, famosi per le loro produzioni uniche ed inimitabili (le Langhe del Barolo, la Maremma, Montalcino e il Brunello, l’Altopiano di Castelluccio di Norcia e lenticchie, gli aranceti di Sicilia). Non basta? Con Slow Food e Samantha Cristoforetti, prima astronauta italiana donna nello spazio, il cibo italiano nel 2014 è arrivato anche nello spazio, sull’Iss, la Stazione Spaziale Internazionale.
Ma, soprattutto, in vista del 2015, è stato l’anno in cui si è iniziato a parlare più concretamente dell’Expo, il più importante evento che l’Italia si appresta ad ospitare nell’anno che viene, ed in cui dovrà mostrare il meglio di sé, con l’enogastronomia chiamata ad avere un ruolo centrale, con un Padiglione Vino sotto la regia di Vinitaly ed il “Cibus è Italia - Il padiglione Expo Federalimentare” sicuramente d’effetto, e ci auguriamo con importanti ricadute sui territori, vera anima della passione di wine lovers e gourmet, ma che, per molti, ancora manca di contenuti. Un’Expo dove finalmente le super potenze mondiali potrebbero sedersi attorno ad un tavolo per ritrovare consapevolezza sulla Terra che ci nutre, visto il tema “Nutrire il Pianeta - Energia per la vita”, come ammonito dal fondatore di Slow Food Carlo Petrini, dal regista Ermanno Olmi e da Don Ciotti, anima di Libera, dal “Salone del Gusto e Terra Madre” di Torino, “benedetto” da Papa Francesco e con il messaggio della first lady Usa Michelle Obama.
“Se facciamo l’Expo facciamo l’Italia”, ha detto il Premier Matteo Renzi. Lo stesso Premier che in visita a Vinitaly, segno di una politica che sembra credere sempre di più nell’agroalimentare made in Italy (che chiude l’anno con 3 piani di sviluppo del Ministero delle Politiche Agricole: “#campolibero”, “Agricoltura 2.0” e le nuove misure per gli investimenti, senza dimenticare il “testo unico” del vino, che ha iniziato il suo iter), ha lanciato la sfida: portare in pochi anni l’export enoico a 7 miliardi di euro, e quello dell’intero settore agroalimentare da 30 a 50 miliardi di euro.

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