Durante i pasti bevono un paio di bicchieri di vino, non fanno diete particolari, non bevono superalcolici. E godono di ottima salute psicofisica. Parola di unìindagine della Regione Marche, di scena al Vinitaly, sull’elisir di lunga vita che sta contagiando molti suoi cittadini, primi in Italia per speranza di vita (i maschi) e primi in assoluto - dopo il sorpasso alla Sardegna - anche per numero di centenari, che in vent’anni si sono quintuplicati passando da 99 a 507. L’indagine, condotta su un campione stocastico di 3.121 individui over 60 dal professor Gabriele Micozzi, docente di marketing all’Università Politecnica delle Marche, restituisce risultati sorprendenti sulle abitudini eno-alimentari della terza età marchigiana a confronto con quelle dei pari età nazionali. E il vino è un protagonista principale di un modello che vede 9 anziani marchigiani su 10 bere vino quasi tutti i giorni, con un paio di bicchieri per ogni pasto. Un dato ben superiore alla media nazionale (69%) che rimane alto anche se si considerano le fasce di età più avanzate: il 95,6% dei maschi tra i 75 e gli 80 anni consuma infatti ancora vino, dato che fisiologicamente scende, ma di poco, per gli ultraottantenni (68%) che comunque dichiarano di bere tutti i giorni o 5 volte alla settimana. La tendenza si inverte se si considera la percentuale di ‘over 60‘ marchigiani che consumano superalcolici: solo l’1% delle donne e l’11% degli uomini (7%), contro una media italiana che si attesta al 16%.
“Questa è un’analisi scientifica dei comportamenti sociali e delle abitudini di vita che evidenzia nelle Marche un’unicità di stile di vita - ha detto il professor Micozzi, che ha svolto l’indagine per conto di Imt - lo scopo non era rilevare da un punto di vista medico il grado di salute dei marchigiani ma cogliere dai comportamenti preziosi indizi sulla longevità. E in questo caso di indizi ne abbiamo trovati così tanti da farne quasi una prova”. Restando alle differenze di abitudini su terza età e vino, emergono altre rivelazioni sorprendenti: solo un marchigiano su tre - contro il 48% della media nazionale - ha cominciato a consumare vino dopo i 18 anni; con addirittura l’8% che ha confessato di aver bevuto il primo bicchiere a meno di 14 anni. Per l’iniziazione - quasi sempre in famiglia - i gusti e l’acquisto, ancora una volta si scopre nel campione regionale una tradizione culturale difficile da smantellare, nonostante le sollecitazioni della modernità, con l’uomo che preferisce il vino rosso e la donna di gran lunga il bianco, con i vini da tavola a farla da padroni e soprattutto con la stragrande maggioranza che al contrario della media nazionale preferisce di gran lunga acquistare vini, regionali, in azienda (63%) rispetto al supermercato (18%), all’enoteca (10%) o alla produzione propria (9%), mentre nessuno acquista ancora on line.
Ma il senso dei marchigiani per una buona (e lunga) qualità della vita non si ferma qui. Secondo l’indagine, gli anziani della regione sono meno sedentari (27% contro il 38% nazionale), e soprattutto hanno praticato o praticano maggior attività fisica, che non è la pratica sportiva (38%), quanto il lavoro in campagna o in altre attività che obbligano al movimento; qui il campione regionale si stacca di molto sulla media del Paese, con l’84% degli anziani marchigiani in movimento contro il 54%. Anche sull’alimentazione le differenze sono molte e ci riportano ad antichi usi e consumi. Nove marchigiani su dieci consumano carne, verdura e frutta di produzione propria o comunque di produzione e/o coltivazione diretta: un dato altissimo in confronto alla media nazionale che si ferma al 36%. L’alimentazione è principalmente mista (74%) e quasi mai il modello marchigiano adotta una dieta costante (7%, contro il 21% degli italiani).
Infine, un focus sul grado di soddisfazione psicofisica dei “ragazzi del boom”, autentici testimonial del nuovo “modello Marche”: oltre la metà degli abitanti (53%) non ha mai avuto problemi di salute (34% la media italiana), con l’84% che gode di buona salute (contro il 61%) e il 78% che si dichiara felice (contro 60% degli anziani del Paese), evidentemente anche grazie al vino, che ha influenza positiva sulla salute per il 78% (contro il 46% in Italia) e alla propria regione, definita serena quasi da tutti.
Focus - Anche i vini made in Marche “godono” di ottima salute. Con il boom del Verdicchio: +41,6% in valore e +10% in quantità all’export nel 2013 (17 milioni di euro per 8 milioni e mezzo di bottiglie)
È boom per l’export dei vini marchigiani con un +36% sul 2012: su un fatturato complessivo del pianeta vino che nelle Marche supera i 136 milioni (+8,8%), le esportazioni valgono oltre 68 milioni di euro, il 50% del totale. A fare da traino è il Verdicchio - il vino bianco fermo più premiato dalle guide italiane 2014 e ambasciatore delle Marche nel mondo - che con 17 milioni di euro assorbe circa il 25% delle esportazioni e fa un balzo sorprendente nel 2013: +41,6% in valore e +10% in quantità (8 milioni e mezzo le bottiglie all’estero). Merito di politiche promozionali vincenti e di una riconosciuta qualità, a partire dalla crescita del prezzo medio del Verdicchio a ettolitro, aumentato del 17,6% sull’anno precedente (dati Ismea). Ma anche della versatilità dell’offerta, sia in termini di varietà, dal Verdicchio al Rosso Piceno, dall’Offida Pecorino al Falerio, dalla Lacrima all’Igt Marche, che di rapporto qualità-prezzo, con bottiglie dai 3 ai 10 euro e oltre.
Un boom dell’export che è andato a compensare il -9,4% in valore del mercato interno sul 2012. Negli ultimi quattro anni la Regione ha investito attraverso Ocm e Psr 11.159.000 euro per i viticoltori. Tra i Paesi di riferimento, Stati Uniti (che assorbono circa il 60% dell’export), Canada e Giappone. Nel Vecchio Continente la parte da leone la fa l’Europa del Nord: Belgio, Olanda, Germania, Svezia e Inghilterra, con un mercato che vale circa 13 milioni di euro sui 20 milioni dell’Ue-28. Buone performance extra Ue anche in Svizzera e in Norvegia, destinazione sulla quale si stanno concentrando molte cantine marchigiane. Sul fatturato totale dei vini marchigiani, l’accelerazione maggiore (+10,3%) la porta la qualità delle produzioni a marchio Doc, Docg e Igt, che passano da 80 a 88,2 milioni di euro. Significativa la linea degli spumanti (il cui simbolo regionale, oltre al Verdicchio, è la Vernaccia di Serrapetrona), che incide complessivamente per 36,2 milioni e registra un +15% sul 2012.
Tra i segmenti emergenti, in linea col dato nazionale, c’è anche il biologico. Con circa 3.278 ettari di superficie vitata bio (fonte: Sinab), pari al 19% della superficie vitata regionale (17.400 ettari), le Marche sono la regione N. 6 d’Italia più votata alla viticoltura bio (dopo Sicilia, Puglia, Toscana, Umbria e Abruzzo).
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