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L’Iran censura la parola “vino”. La direttiva è stata lanciata per volere del “leader supremo” l’Ayatollah Ali Khamenei per contrastare una “invasione culturale occidentale dell’Iran, che cerca di distruggere l’identità islamica”

L’Iran censura la parola “vino”. A dirlo è il quotidiano britannico The Telegraph, che spiega come il Governo di Teheran stia vietando anche i nomi di animali e i nomi di capi di Stato esteri. La direttiva è stata lanciata per volere del “leader supremo” l’Ayatollah Ali Khamenei per contrastare una “invasione culturale occidentale dell’Iran, che cerca di distruggere l’identità islamica”.
“Prima di ogni pubblicazione di un libro - dice il capo delle pubblicazioni di libri al Ministero iraniano, Mohammad Selgi - il nostro personale deve prima leggerli pagina per pagina per assicurarsi che siano redazionalmente in linea con la promozione dei principi della rivoluzione islamica, che affrontino efficacemente l’assalto culturale occidentale e che censurino qualsiasi insulto contro i profeti”.
“Ironia della sorte, scrive The Drink Business (www.thedrinksbusiness.com), Selgi ha fatto i suoi commenti ad una rivista iraniana chiamata “Shiraze”, con sede nella città di Shiraz e che è comunemente citata come origine del nome dell’uva “Shiraz”. Per il vino - continua The Drink Business - l’Iran ha sempre avuto una forte affinità con la bevanda, viste anche le origini della produzione di vino fatte risalire all’antica Persia (dove risiede ora lo stato dell’Iran), e ha continuato a farlo anche dopo la conquista islamica del VII secolo. Il divieto di bere alcol dopo la Rivoluzione islamica del 1979 non è riuscita a sradicare in maniera definitiva il consumo di vino nel Paese”.

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