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L’ITALIA SI RIUNISCE NEL BICCHIERE: È IL BAROLO IL VINO-SIMBOLO DELL’UNITÀ, POI CHIANTI CLASSICO E MARSALA. LO DICE UN SONDAGGIO DI WINENEWS. GLI UOMINI CHE UNIFICARONO IL PAESE? CAVOUR, RICASOLI E GARIBALDI: UOMINI DI STATO E DI AGRICOLTURA

Cosa hanno in comune Camillo Benso Conte di Cavour, Bettino Ricasoli e Giuseppe Garibaldi? Hanno fatto l’Italia unita 150 anni fa, certo. Ma erano anche uomini legati all’agricoltura (i primi due imprenditori agricoli, Garibaldi apicoltore a Caprera). Una passione anche nei confronti del vino (soprattutto di Cavour “inventore” del Barolo e di Bettino Ricasoli, “inventore” del Chianti Classico) da sempre prodotto principe della nostra agricoltura, e quindi, del nostro Paese. E per gli eno-appassionati l’Italia si unisce anche nel bicchiere: il Barolo è il vino che più evoca l’Unità del Paese (per il 55% del campione), seguito dal Chianti Classico (30%) e dal Marsala (13%). E tra i territori del vino che più la rappresentano, spicca in testa il Piemonte con Barolo e Langhe, indicato dal 42% degli eno-appassionati, e poi la Toscana con il Chianti Classico (28%) e quindi la Sicilia con Marsala (12%), ovvero i luoghi che hanno fatto da sfondo all’epopea unitaria e alle azioni di quei personaggi del Risorgimento. Ecco l’Unità d’Italia degli eno-appassionati secondo il sondaggio di www.winenews.it, uno dei siti più cliccati dagli amanti del buon bere.
Camillo Benso Conte di Cavour è il personaggio storico più legato al vino, e in generale all’agricoltura, per il 60% degli eno-appassionati, seguito da Bettino Ricasoli (24%) e Giuseppe Garibaldi (14%). Il Conte piemontese, primo presidente del Consiglio dello Stato italiano, non fu soltanto un fine politico ma anche un imprenditore agricolo e si deve a lui l’idea del Barolo come vino di qualità, destinato ai mercati internazionali. Anche il toscano Ricasoli, immediato successore di Cavour e primo ministro per due volte, fu imprenditore agricolo e, come il suo collega piemontese, fu l’arteficie di uno dei più importanti vini italiani: il Chianti Classico. E poi Giuseppe Garibaldi, l’“Eroe dei due mondi”, uomo d’azione e “contadino” nella sua azienda agricola sull’isola di Caprera, apicoltore per passione, che sbarcato a Marsala alla guida dei Mille ebbe modo di assaggiare il Marsala Superiore, quel vino dolce e liquoroso, che poco dopo, in suo onore, fu ribattezzato “Garibaldi Dolce”. Tre uomini diversi ma uniti nell’amore e nella passione per l’agricoltura e, soprattutto nel caso di Cavour e Ricasoli, persuasi che i tempi fossero ormai maturi per l’abbandono di un’agricoltura improvvisata e pronti a scommettere che l’Italia unita sarebbe ritornata ai fasti dell’antica Enotria, producendo vini in grado di affrontare la concorrenza con quelli francesi.
Il Barolo, vino simbolo del Piemonte e pietra miliare dell’enologia tricolore, fu compreso nel suo vero potenziale da Cavour, che, dopo i Marchesi Falletti, contribuì a dar fama al “vino del re” (Carlo Alberto al quale la Marchesa Giulia fece arrivare oltre 300 botti, una per ogni giorno dell’anno, direttamente a corte a Torino dalla sue tenute, come vuole un aneddoto riportato dalla Marchesi di Barolo, una delle storiche cantine del Piemonte). Il Chianti Classico, inventato da Bettino Ricasoli che lo definiva il Chianti “sublime” e che considerava il vino come prodotto simbolo per l’export di un Paese, capace dunque di rappresentare la storia e la cultura di tutto un popolo. Una visione di lunga portata, quella di Ricasoli che, proprio oggi, sembra trovare la sua piena conferma. Ed infine, il Marsala, il primo vino italiano da esportazione, capace di concorrere con i blasonati vini liquorosi portoghesi e spagnoli, che la facevano da padroni specialmente nel ricco mercato inglese.
Ma tra gli enoappassionati c’è anche chi tra i vini-simbolo dell’Unità d’Italia indica il Brunello di Montalcino Biondi Santi, uno dei vini made in Italy più conosciuti al mondo, il cui inventore, Ferruccio Biondi Santi (nonno di Franco Biondi Santi, oggi alla guida della Tenuta Il Greppo) fu un fervente garibaldino. E chi segnala, invece, la famiglia Florio, marchio storico del Marsala fin dalla sua nascita, sostenitrice dell’impresa dei Mille e dell’unificazione dell’Italia, convinta che tale scelta avrebbe consentito lo sviluppo economico della Sicilia (Vincenzo Florio fu senatore del Regno d’Italia nel 1861).
E seppur mai un sondaggio è stato così chiaro nelle risposte c’è anche chi indica i tanti vini dell’Italia dei campanili, la cui identità è legata alla storia e alle tradizioni di territori ben precisi. Anche per questo, molti enonauti sottolineano il valore dell’iniziativa di Vinitaly, la “Bottiglia dell’Unità d’Italia” (due blend, il “Vino bianco d’Italia” e il “Vino rosso d’Italia”, con 40 vitigni autoctoni italiani, 20 bianchi e 20 rossi, ognuno proveniente da una delle 20 regioni del Belpaese), pensata per celebrare i 150 anni della storica ricorrenza, un’idea del presidente di Veronafiere, Ettore Riello, lanciata nel Vinitaly 2010 a Verona per la storica visita del Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, e subito accolta dal Quirinale con grande entusiasmo ed inserita tra gli eventi maggiormente significativi per il 2011, anno delle celebrazioni, come uniche bottiglie autorizzate a celebrare la ricorrenza nazionale dalla Presidenza della Repubblica.

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